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Ironic
ALANIS MORISSETTE
“Ti devo vedere subito. Rischio un clamoroso flop. CarloG.”
Dopo un messaggio simile, Rocco corse subito in aiuto.
S’incontrarono in un minuscolo bar-corridoio che aveva come nome la marca di un caffè. Il luogo ideale se vuoi che il barista intervenga nella conversazione.
– Allora, mi dici che c’è?
CarloG scosse la testa come se dovesse annunciare una disgrazia terribile. La gestualità esplicita era parte fondamentale del suo fascino.
– Devo uscire con Miriam a cena.
– Quella di Capodanno?
– Sì.
– Non mi sembra così grave. E quando?
– Tra due ore e mezzo.
– Quindi forse è meglio se arriviamo subito al dunque.
CarloG ordinò due gin tonic senza nemmeno consultare Rocco. Prese i bicchieri dal banco e li portò al tavolino attento a non rovesciarli.
– Il mio problema è questo. Io non sono mai uscito con una ragazza. Mai. Solo uomini brutali tipo Maurizio-er-Magnaccia e compagnia bella. Quindi presumo ci si comporti in modo diverso.
– E lo chiedi a me?
– Sì, sei l’unico che conosco che abbia un passato eterosessuale, zia Irvana a parte.
Rocco sorrise.
– Quindi vorresti un prontuario delle cose da fare o non fare con lei stasera.
– Esatto.
CarloG diede un lungo sorso al gin tonic, bevi, bevi e tutto sarà più facile. Rocco lo seguì a ruota.
– Innanzi tutto non devi fare il moderno.
– Cioè?
– Alle donne sta sul culo ’sta storia della parità. Devi evitare in tutti i modi di fare il ragionamento: avete voluto gli stessi diritti? Allora pedalate.
– Non ho capito.
– Ho semplicemente detto che devi pagarle la cena. Niente fifty-fifty, chiaro? L’essere taccagno con una donna non è né moderno né paritario.
CarloG finì rapidamente il suo gin tonic e ne ordinò un altro.
– Ci siamo. Poi?
Rocco cercò d’immaginare tutti gli sbagli detti o sentiti per anni dalle sue amiche, o rubati sugli autobus.
– Be’, evita espressioni tipo “sono operativo dalle sette”. Fa troppo impiegato sfigato, per di più ambizioso.
– Mai detta una roba simile.
Rocco lo guardò attentamente. Gli occhi dolci, eppure capaci di analizzare con cattiveria pungente.
– Poi forse è meglio se togli tutto questo gioiellame. Una mia collega ha liquidato uno solo perché gli penzolava un braccialetto d’oro a maglia molle.
CarloG se lo sganciò immediatamente dal polso. Insieme a due anelli e a una collana con ciondolo Pomellato, uno struzzo regalato da Maurizio-er-Magnaccia dopo una lite. Rocco continuò la radiografia.
– Evita il profumo.
CarloG impallidì di colpo.
– Allora metti solo il dopobarba. Ma poco, mi raccomando. Tu stasera devi fare il maschio. Il maschio pulito ma che non profuma.
– Hai ragione. Poi?
– Non ti mettere la magliettaBOYFRIEND WANTED dell’altra sera. Vestiti con cura, ma senza esagerare. Però fai vedere che ci tieni.
CarloG era fortemente tentato di prendere appunti. La corte a una donna appariva molto più elaborata di quelle cui lui era abituato.
– E non devi assolutamente cercare di nascondere i tuoi difetti fisici. Per esempio, non provare a nascondere i peli che ti spuntano dalla camicia. Fai la fine di quelli che vanno in giro col riporto.
CarloG vide andare in fumo tutte le sue cerette in programma.
– Sì, ma per i comportamenti pratici?
Rocco si rese conto che stava parlando con un diciottenne di trent’anni. Come se quella conversazione fosse stata surgelata per un decennio e fosse ancora lì, buona come i Quattro Salti in Padella.
– Un errore che non devi fare è provare a nascondere l’imbarazzo facendo il protervo. Devi dominare l’imbarazzo, non devi dominare lei.
CarloG chiese al barista un notes e cominciò a scrivere.
– E cosa devo soprattutto evitare, a cena?
– Non guardarle le tette. Mai. Che non ti scappi l’occhio. Saresti finito.
– Mai guardate.
– Non toccarle i capelli. Per le donne sono un vero e proprio scudo. E soprattutto non allungare la mano sul genitale fino a che non sei a letto. Per esempio, se fate un po’ di petting in macchina non ti azzardare a mettere le mani lì. Almeno, non farlo se vuoi cominciare una storia seria. Frena la curiosità.
CarloG non era mai stato così attento. Scriveva e beveva gin tonic, bevi e tutto andrà liscio.
– E se state per fare l’amore, affronta subito il problema preservativi.
Qui CarloG sentiva di non aver bisogno di consigli.
– Le chiedi in modo molto diretto: “Come siamo messi a precauzioni? Hai dei preservativi?”.
CarloG annuiva col capo.
– Perché forse non lo sai, ma non ci sono solo le malattie sessuali. Una ragazza può anche rimanere incinta.
–INCINTA? No, ti prego. Un bambino all’esordio sarebbe veramente troppo per me. E poi bisogna scegliere il nome...
– Vedi che ho fatto bene a ricordartelo? Ah, dimenticavo. Guai a te se nell’intimità le spintoni la testa per farti fare un pompino. È il modo per non farselo fare mai. Piuttosto glielo chiedi. E poi mettiti in testa che il sesso orale non piace a tutte.
Il barista – capelli incrostati nel gel del mattino – aveva smesso di asciugare i bicchieri e ascoltava interessato la lista di errori che aveva sempre commesso.
– Se vedi che non si toglie le calze, non costringerla. Evidentemente è da un po’ che non si depila.
– E per spogliarla?
– Sbottonale la camicetta con molta calma. E togliti un pezzo alla volta. Non metterti nudo in un attimo per poi sederti accanto a lei. Non la rivedi più.
CarloG guardò l’orologio e capì che il tempo stava volando.
– Oddio Rocco, devo andare. Altrimenti arrivo in ritardo.
– Va bene. Cerca comunque di non far succedere niente stasera. Nel caso, queste sono le chiavi di casa mia. Hai tempo fino alle due di notte. Okay?
– Okay.
– E non regalarle nulla di mio per fare il brillante.
CarloG uscì dal bar di corsa, lasciando tutti i gin tonic sulle spalle di Rocco.
Si fece barba e doccia. Riuscì a evitare l’acqua di colonia. Non riuscì a evitare il ritardo. D’altronde, era il primo appuntamento al femminile della sua vita – una donna finalmente – e non gli sembrava proprio il caso di stravolgere le sue abitudini, cosa vuoi che siano dieci minuti.
– Miriam, scusami. È che ho cambiato ali, e queste sono davvero lentissime.
– Non ti preoccupare. Sono appena arrivata anch’io.
Non era vero, ma Miriam sapeva essere una vera femmina. Astuta.Smart. CarloG si sentiva agitatissimo, ma si ricordò dei suggerimenti di Rocco. Cercò di convivere con il suo nervosismo. In fondo era un’esperienza così surreale per lui, che voleva godersela fino in fondo. La sua camicia Dolce e Gabbana gli infondeva una strana sicurezza. Chiese a Miriam il lato del tavolo che preferiva, la fece ordinare per prima e si aggregò in ogni decisione.
Gli venne di nuovo in mente la sua ultima relazione, con Maurizio-er-Magnaccia. Quando andavano al ristorante non ordinavano mai la stessa cosa: se lui diceva vino bianco l’altro rispondeva birra, e viceversa. Dietro la teoria degli opposti, mascheravano una palese incompatibilità di carattere.
Miriam stava morendo dalla curiosità. Dopo il San Silvestro dei baci, il suo cervello aveva bisogno di una spiegazione. Sapeva che CarloG era gay, gayssimo. Sul suo conto aveva sentito ogni epiteto possibile, parole senza fantasia. Era stata anche informata dell’attivismo di sua zia. Però l’eccitazione di quella notte le aveva fatto un’ottima impressione. E adesso era lì per indagare. Aveva preso lei l’iniziativa, suggerendo perfino il ristorante. Ora stava conducendo la cena.
CarloG era affascinato da tanta intraprendenza. D’improvviso gli cadde l’occhio sulla tetta. Lo tolse subito, ma fu veramente fiero del suo errore. Si sentivavery masculine. Talmente maschio che provò a cambiare timbro di voce, dissimulare per crederci di più, bevi e tutto sarà più facile. Miriam se ne accorse, ma fece finta di niente. Anzi, apprezzò.
Finirono per parlare dei colleghi intervistatori. Un’ora e mezzo di male parole.
Quando arrivò il conto, CarloG se ne impadronì con prepotenza, che bello dover pagare. Poi si avviarono all’uscita senza sapere dove andare.
– Che ne dici di bere qualcosa da me?
CarloG provò una tattica decisamente anni Settanta.
– A casa tua?
– Sì, cioè... no. A casa di un mio amico.
– A casa tua o a casa di un tuo amico?
– A casa di un mio amico, che però è mia. Almeno, stasera è mia.
– Ho capito, te l’ha prestata.
CarloG fece una faccia tristemente sgamata.
– Più o meno.
– Solo stasera?
– Solo stasera.
Miriam era troppo furba per accettare, donna classica, esperta.
– Ti ringrazio ma sono veramente stanca. Facciamo un’altra volta, ti va? Tanto ci incroceremo sicuramente in ufficio tra un’intervista e l’altra.
– Affare fatto.
– È stata una bellissima serata, CarloG. Grazie per la cena.
Si salutarono con un bacio senza sale.
Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di agire. Miriam salì in macchina e partì facendo ciao con la mano. Mentre si chiedeva dove avesse sbagliato, CarloG si ricordò di non aver mai rimorchiato una donna. Tornò a casa che non era neanche mezzanotte. Prese un Tavor e si mise a dormire. La mattina dopo venne svegliato da Rocco, l’amico s’interessa a te più di quanto potresti fare tu.
– Mi stai dicendo che a casa mia non ci sei neanche salito?
– No, ti ho detto che non ha voluto. Era stanca.
– Ma sei un grandissimo stronzo. Io sono stato a cazzeggiare in giro fino alle due di notte e tu nemmeno mi avvisi? Ma vaffanculo.
– Rocco, calmati. Mi dispiace. Ero troppo deluso.
– Deluso per cosa? Se mi hai detto che è andato tutto bene.
– Sì, ma non è successo niente.
– Te l’avevo detto che non succedeva niente. Era nel programma. Ma tu non hai voluto ascoltarmi.
– Be’, Marina mi ha raccontato che un sacco di volte ha scopato la prima sera.
– Infatti se n’è dovuta andare in Thailandia.
– Adesso sei tu a essere stronzo, Rocco.
– Senti bene: ho dormito cinque ore per fare un favore a te, e poi scopro che potevo evitare di fare il giro dei pub col mio collega noioso.
– Mi spiace. Ci sei stasera, che ti racconto?
– No. Vedo Daniele. Mi ha chiamato poco fa che è appena tornato dalla Toscana.
– Domani a pranzo?
– Non lo so. Vediamo.
– Dài, ti chiamo io.
Quel pomeriggio Rocco era così stanco che per riuscire a seguire la riunione editoriale – le situazioni in cui ti chiedi dove hai sbagliato e perché – dovette riempirsi di pizzicotti. Il dottor Manzoni era in vena di fare battute spiritose, cui rispondevano sorrisi forzati di tutti i partecipanti. Così Rocco elargiva assensi col capo, sperando che il dottor Manzoni rivolgesse le sue attenzioni anche alla segretaria di redazione o alla stagista fresca di laurea in Lettere antiche. Macché. Dopo l’ultimo numero del “Filatelico”, gli occhi del capo erano solo per Rocco. Gli chiedeva suggerimenti strategici, gli lasciava carta bianca sulla posta dei lettori. L’aveva perfino autorizzato a uscire senza chiedere permesso. Fiducia piena e totale nel giovin signore che avrebbe fatto rinascere la filatelia italiana.
Una stima che certo faceva piacere al suo umore professionale. Un’altalena continua tra i sogni di inviato sportivo e di cronista d’assalto.
Ora la filatelia sembrava dargli una nuova possibilità: dare colore a una vita, quella dei collezionisti, che lui vedeva grigia e sbiadita, maniacale e frustrata. Una vita di persone sole. Lo capiva dalle lettere che riceveva. Una richiesta di compagnia sotto la forma inconsueta di una domanda sulle ultime emissioni. Era ancora lì, a smuovere con energia la tastiera del computer, quando gli apparve un’insolita hotmail punto com da utente sconosciuto. Bastò leggere la prima riga per riconoscere la voce di Marina.
La bastarda è ancora viva. Credevi, eh, che partissi e lasciassi perdere tutto per stare dietro all’unico uomo che ha piegato il mio cuore? Sei il solito diffidente. Solo che qui è così difficile trovare un internet café e poi, a dir la verità, volevo veramente tagliare il cordone ombelicale con la civiltà. Anzi, già che ci sei, puoi avvisare mia madre che sto bene? Non l’ho ancora chiamata e sarà già preoccupata. Dille cheIO SONO FELICE e che la smetta di piangere e di pregare. Quella è capace di fare un voto, e tu devi fermarla. Lo so che è un compito ingrato, il tuo, ma gli amici non servono soprattutto a pararti il culo con genitori e fidanzati?
L’isola di Ko Pha-Ngan è veramente un paradiso. Il tempo è una cosa di cui non hanno mai sentito parlare. I vecchi stanno in spiaggia a fumare e aspettano. So già che stai immaginando gli sfigati dei Malavoglia, ma non è così. I thailandesi il tempo se lo godono senza aggiungere nient’altro. Massaggi a parte, io e Rubens le prime due settimane non abbiamo fatto proprio niente: ci siamo guardati intorno tutto il tempo a elargire sorrisi inebetiti. Abbiamo fatto un sacco di sesso, ma questo lo immagini. Il problema è che Rubens comincia a non bastarmi più. Fisicamente, intendo. C’è un cameriere del residence che mi piace un casino, e secondo me ha già capito con chi ha a che fare. Però se Rubens mi becca è la fine. Lui è così innamorato... Anch’io lo sono, a modo mio, solo che forse non sono proprio fatta per le relazioni. Da qualche giorno abbiamo iniziato tutti e due a lavorare nel residence: lui aiuta in cucina, io sto alla reception. Abbiamo il bungalow più truzzo di tutto il villaggio. L’unico con il bagno da piastrellare. Vorrei che tu fossi qui, con CarloG. Lasceremmo a casa Rubens e ce ne andremmo tutti e tre a fare i cretini in giro.
E il tuo amore condiviso come va? Sei riuscito a trovare un equilibrio? Abbraccialo da parte mia, anche se Rubens in questo momento gli sta scrivendo dal computer di fianco a me. Ora devo andare perché il mio tempo è scaduto. Tornerò qui tra non prima di una settimana. Vedi di scrivermi, capito? Mi manchi.
Marina
Rocco lanciò il documento in stampa. Corse subito a prenderlo. Non voleva condividere quella lettera con nessuno dei suoi colleghi impiccioni. Arrivato a casa, l’appese nella sua bacheca in cucina. Ogni tanto la fissava, immaginando la faccia irriverente di Marina che gli diceva: “Smetti di guardarmi e vai a fare la doccia. Tra poco arriva Daniele”.