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Fall on Me

REM

Caro amico mio, lo so che non ci hai creduto, l’altra sera. Ma quello che ti abbiamo detto è vero. Io e Rubens abbiamo deciso di partire per la Thailandia. Vorremmo trasferirci lì. Abbiamo chiesto un anno di aspettativa e ce l’hanno data. Due piccoli impiegati come noi vengono rimpiazzati in fretta. È successo tutto abbastanza all’improvviso: ci siamo guardati in faccia e ci siamo resi conto che i nostri sogni potevano andare al di là della solita routine. No, non pensare che sia solo colpa della radio. Certo, quella era la mia libertà. Il microfono delle mie rivincite. Sapere che c’era qualcuno che mi ascoltava e non mi aveva mai incontrato mi riempiva veramente di gioia, anche se non sono mai riuscita a esprimerla totalmente. Adesso, quindi, è un momento ancora più difficile. Ma non si tratta solo di quello. Sono sempre più convinta che non c’è un tempo preciso per il coraggio. Sei tu stesso che me l’hai insegnato. E la vita è troppo breve per fare discriminazioni tra fasce d’età. Tu hai diritto ai colpi di testa perché sei giovane, e tu no. Perché? Sai spiegarmelo tu, perché? Avrei potuto fare un master in America o un anno in Australia se solo me ne fossi ricordata in tempo. Non l’ho fatto. Ma non voglio avere un rimorso postdatato, mi capisci? Rubens ha un amico che gestisce un villaggio turistico in un’isola della Thailandia, tipo quella di The Beach. La nostra prima base sarà lì: mi ci vedi a fare la cameriera in un residence? Se trovo qualcuno che mi dà ai nervi sono capace di arrivare alle mani, stanne certo. L’amore – madonna che effetto mi fa questa parola,brrr – mi ha cambiata, però sotto sotto sono rimasta la solita baraccona che tu conosci bene. Lo so che è folle fuggire con un uomo dopo pochi mesi che ci stai insieme... Anche per questo non te ne ho parlato. So perfettamente le pulci che mi avresti messo. Questa era una decisione che dovevo prendere da sola. Poi magari ci rendiamo conto che è solo una fuga per trentenni rimbambiti e torniamo alle nostre scrivanie. Questo lo sapremo solo quando saremo là.

Volevo anche dirti che sono molto contenta di te e Daniele. Lui è un ragazzo meraviglioso. L’ho capito da come è stato paziente e sensibile col nostro caro CarloG. Appena l’ha visto triste si è dedicato solo a lui. E questo la dice lunga. Sarà anche egoista, ma una persona così è in grado di dare tanto. Per cui non ti abbattere mai e lotta per il tuo amore, o quello che sarà. Adesso la smetto perché mi viene da piangere. Quando sarò arrivata, appena trovo un computer ti scrivo. Altrimenti ti mando una cartolina col mio indirizzo, così saprai dove venire a trovarmi.

Sappi che io per te ci sarò sempre.

Marina

Rocco piegò la lettera e capì che era tutto vero. Marina, la sua grande amica Marina, lo lasciava per amore. Provò a chiamarla in ufficio, ma gli confermarono la verità: in aspettativa per un anno, la dottoressa. Beata lei che se lo può permettere.

Questo il commento della responsabile leasing.

Rocco rilesse la lettera per struggersi di malinconia. Era arrabbiato con se stesso, per non aver preso sul serio Rubens un paio di sere prima. E poi sentiva di aver trascurato Marina negli ultimi tempi. Cercava di ricordare come l’aveva salutata l’ultima volta. La memoria girava a vuoto – memoria in esilio quando non deve – offuscata da un oblio ingordo e beffardo. Avrebbe voluto schiacciare il tastoREWIND per rivedere la scena. Darle un bacio più grande, un abbraccio più forte. Rivendicava il diritto di replica, ma era impossibile. Negli addii, piccoli lutti del cuore, è sempre e solo buona la prima.

Anche CarloG aveva ricevuto una lettera simile a quella di Rocco. Erano tutti e due felici e tristi. Ne discussero nel centro commerciale più periferico della città. Si sentivano monchi da un lato e fieri dall’altro. Sbigottiti dall’iniziativa, avevano cercato di riderci su. Immaginavano Marina predicare pace e serenità con le coroncine di fiori appese al collo. Fare braccialetti di perle da vendere in spiaggia. Cucinare fiori di loto.

No, non potevano stare senza di lei. Dovevano andarla a riprendere, e dovevano andarci subito. Entrarono nella prima agenzia viaggi, tutta vetri e Seychelles. Varcata la soglia, Rocco si rese conto di quanto quell’idea fosse vicina a una cazzata. Una grande cazzata. Ma CarloG era troppo convinto. Gli fece cenno di stare zitto e si avvicinò con un grande sorriso – la faccia da intervistatore – alla signorina in divisa dietro il terminale.

– Buongiorno, vorremmo avere qualche informazione sulla Thailandia.

– È per tutti e due?

– Sì, per noi due.

La signorina guardò Rocco, che allargò le braccia quasi a escludersi dalla conversazione.

– Che periodo?

– Subito. Appena possibile.

– Mi spiace, ma non abbiamolast minute in questo periodo. È alta stagione.

– Quindi?

– Quindi potreste partire non prima di una settimana. Vi va bene?

CarloG guardò Rocco, sempre più distante, io non c’entro fai tu. Sempre più imbarazzato. Così rispose anche per lui, facendo finta di niente.

– Sì, tra una settimana sarebbe perfetto.

– Vi interessa solo mare o volete fare anche un tour organizzato?

– A dir la verità, vorremmo solo il biglietto aereo.

La signorina guardò CarloG come se avesse bestemmiato.

– Solo il biglietto aereo? Come volete, come volete. Ma poi non tornate in agenzia a lamentarvi che avete pagato troppo di albergo e spese mediche.

– Spese mediche?

Le parole più delicate del vocabolario di CarloG.

– È capitato a tutti i nostri clienti. Appena hanno deciso di partire da soli, si sono ammalati. E non avendo l’assicurazione prevista dai pacchetti, hanno pagato fior di quattrini.

– Scusi, ma che malattie ci sono in Thailandia?

– Be’, tutte quelle dei paesi tropicali, naturalmente. Malaria, tifo, dengue, febbre gialla, malattia del sonno, epatite.

EPATITE?

– Certo, tutti i tipi di epatite: A, B, C e, ovviamente, la K.

CarloG ingiallì di colpo. Si alzò in piedi. Aveva una gran voglia di allontanarsi da quel luogo, le parole come prima forma di contagio.

– Ho capito. Quindi lei ci consiglia un pacchetto viaggio più soggiorno, mi pare di capire.

– Vedo che è un ragazzo sveglio.

– Bene. Ne parlo un attimo con il mio amico e decidiamo.

– Come preferisce. Ma non aspetti troppo. In questo periodo stanno già prenotando tutti.

CarloG guardò l’ufficio deserto, e sorrise. Poi svegliò Rocco dal letargo e uscirono. Dopo un paio di negozi, cominciarono a parlarsi di nuovo.

– CarloG, ma era proprio il caso di fare questa pagliacciata?

– Invece è stata una benedizione divina. Dobbiamo metterci subito in contatto con Marina.

– Per dirle che?

CarloG si fermò come se il suo migliore amico fosse il più stupido del mondo, cosa che aveva già pensato almeno un altro paio di volte.

– Per dirle di andare subito sul sito del Boston Medical Research Institute.

Rocco lo guardò allibito.

– Ti indicano tutte le precauzioni per prevenire l’epatite K. Tutte. Non puoi sbagliare.

– Sbagliare cosa?

– Sbagliare. Essere contagiato. Allora, lo mando anche a te via e-mail. Così il primo dei due a cui Marina scrive glielo comunica. Va bene? Questo come primo obiettivo. Poi troveremo anche il modo di farla tornare.

Rocco non ascoltava più. Vagava lontano, perso nei rumori del centro commerciale. Faceva sì con la testa ai deliri di CarloG. Pensava a quanto avrebbe riso Marina, se li avesse visti lì, a preoccuparsi per la sua non-epatite.

Li avrebbe subito rimproverati di fumare troppe canne.