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Daniel

ELTON JOHN

Quando Rocco si svegliò era quasi mezzogiornolocal time. Di Daniele nessuna traccia. Dietro di sé, solo un biglietto scritto di corsa: “Ne avrò per tutta la mattina, poi devo pranzare con Ralph e il cliente. Ti chiamo nel pomeriggio. Non spendere troppo, Dani”.

Uno dei risvegli più poetici della sua vita, la poesia delle parole inutili per tutti, ma essenziali per te. Il giardino dell’hotel era illuminato dal sole. La città profumava di fresco. Fece colazione con i titoli dell’“Independent”. Si tuffò al buffet ormai in chiusura e si riempì di burri, marmellate, uova, bacon e il solito caffè lungo. Con la pancia piena, si sentiva pronto per lo shopping selvaggio, con tante idee e pochipounds. Stava per prendere la metro, quando fece dietrofront. Troppe persone avevano quelle stesse intenzioni, rendendo impraticabili le vie del centro. Figuriamoci i magazzini a lui amici: da Harvey Nichols a Selfridges, sarebbe stato tutto un assalto di gente perbene. Così cambiò rotta e programmi, scegliendo Wimbledon. Prese la District Line e uscì dalla città. Era ricominciato a piovere. Sceso a Southfields, fece la lunga camminata che durante il torneo viene di solito occupata dagli appassionati in coda. Una fila lunga giorni e chilometri, che può valere uno degli ultimi biglietti per il Campo centrale.

Il tempio era deserto e incuteva uno strano timore. Una lieve foschia copriva il Central Court di tante battaglie. Ora era lì, muto. Con i suoi segreti e le sue lacrime. Le rimonte e le interruzioni per pioggia. Con le sue gesta memorabili, che avevano consacrato alla storia i sogni di pochi eletti. Era ancora fermo, a pretendere rispetto, quando il telefonino suonò. Rocco si sentì più imbarazzato che in chiesa. Rispose sottovoce a un Daniele quasi sommerso dal tono dei commensali.

– Che ci fai a Wimbledon?

– Avevo voglia di fare quattro passi lontano dalla confusione. Il centro di sabato mi spaventa. E tu che fai?

– Sono in un ristorante a Earl’s Court con regista e compagnia bella. Tra un’oretta dovrei poter liquidare tutti. Ralph e il cliente prendono lo stesso volo. Tu per quanto ne hai ancora?

– Poco. Dove ci vediamo?

– Che ne dici di Chelsea? Dovrebbe essere un po’ più tranquillo, lì.

– Proviamo. Ci troviamo davanti a Muji, va bene?

– Perfetto.

– Sai dov’è?

– No.

– Sai cos’è?

– No. Ma è un posto di Chelsea dove sarai alle cinque. Giusto?

– Giusto.

Per Rocco, Muji era un altro tempio. Quello degli oggetti impensati. Tutto ciò che era firmato Muji non aveva etichetta. Poteva essere un portamine o un paio di slip, un giubbotto o un tappeto per la casa. Questo non-marchio riusciva a comunicare più di tanti altri. In parole povere, era una trovata pubblicitaria: un tentativo di celare il taglio di costi fissi con la scusa dell’understatement. Una Ryanair più snob. Comunque. A Rocco e Daniele non poteva importare di meno delle logiche di business. Loro volevano innanzi tutto comprare i regali di Natale. Daniele era arrivato con venti minuti di ritardo, dando la colpa alle indicazioni sciagurate di una passante. Rocco non gli diede peso e s’improvvisò guida volontaria dello shopping tour. Da Muji trovarono solo cose con destinatario da destinarsi. Ogni oggetto che toccavano li divertiva. Ogni tre toccati, uno finiva alla cassa.

Alternarono le visite ai negozi con frequenti pause nei bar. A turno avevano voglie irresistibili di caffè omuffin al cioccolato. Alla fine della giornata si resero conto di aver comprato solo stupidate: tazzemade in Italy, sali da bagno alla camomilla balsamica, T-shirt dalle frasi sconce che nessuno avrebbe messo mai. Quando erano insieme, la loro età complessiva non raggiungeva i ventinove anni. A volte neanche i ventotto.

Prima di cena passarono in hotel per una doccia. Su suggerimento di Ralph, Daniele aveva prenotato da Mezzo: il ristorante ideale per gustare la Londraup-to-date del momento. L’unico handicap, il rumore. La totale dedizione dei nuovi architetti al concetto di open space faceva crollare ogni intimità durante i pasti. Era, questa, una regola generale seguita dai ristoranti della capitale, da Oxo a Quaglino. Rocco e Daniele rinunciarono a qualsiasi tipo di confidenza: un volume così alto permetteva solo di dire cose allegre. Il silenzio si sedette a tavola solo per un attimo, quando Daniele lesse un messaggio di Viola: “Come stai? Torna presto”.

In quel momento la odiò. Non gli mancava affatto e non aveva nessuna voglia di tornare alla realtà dell’altra sua relazione, vivere, non pensare. Anziché risponderle, spense il telefono. Rocco non lasciò trasparire emozione e proseguì il discorso facendo finta di niente. Avrebbe voluto lavorare alla British Telecom solo per poter leggere il contenuto di quel messaggio. Ma dentro di sé sentiva di aver vinto una battaglia.

La domenica corse via veloce. Rocco e Daniele trovarono solo il tempo di fare l’amore. Questa volta lo fecero quasi per davvero. Il “quasi” era dovuto all’assoluta mancanza di esperienza nel settore specifico. Ma ci andarono molto vicini, alla penetrazione, e nelle loro teste l’amore era come se l’avessero fatto.Live in London City.

La pace dei sensi tolse ogni energia da dedicare alla città. Batman e Robin optarono per una colazione in camera a carico della nota spese. La cameriera buttò l’occhio sul lettino intatto che occupava un angolo della camera. Li guardò, capì e si rifugiò nel consueto perbenismo anglosassone. Era una faccia cui ormai cominciavano ad abituarsi: tra il disappunto e lo scontento, la curiosità e il moralismo. Come effetto, continuarono a pacioccarsi fino quasi a dimenticarsi del tempo. Fu solo merito di un taxista spregiudicato se riuscirono a prendere il volo. A bordo, Daniele si ritirò in un silenzio quasi inquietante. La faccia seria, gli occhi fuori dall’oblò. Non aveva nessuna voglia di tornare a casa. Viola lo aspettava, è vero. Ma la felicità, in quel momento, gli stava seduta accanto. Non voleva pensare, ma a volte era costretto a farlo. Dormì appoggiandosi alla spalla di Rocco.

Viola aprì la porta con una faccia davvero distrutta. Occhi segnati, sorriso tirato, capelli senza nessuna logica, chissà quante volte c’erano passate le sue mani, mani nervose, mani di donna che aspetta e non sa, e costruisce fantasmi. Anche se era incazzata nera, provò ad abbracciare Daniele come se nulla fosse.

– Ti avevo mandato un messaggio, ieri sera. L’hai ricevuto?

– No. A dir la verità ho avuto un po’ di problemi col mio telefonino. Anche Roxanne ha provato a chiamarmi più volte ma non è mai riuscita.

Che fare? Credergli o continuare a macinare dubbi? Soldato Jane consultò Lolita. Decisero insieme che era meglio vivere – sopravvivere – il presente.

– Be’, in effetti mi sembrava strano che non mi avessi risposto. Non è da te. Com’è andata?

– Bene, anche se lo spot è stato un massacro. Ho lavorato anche oggi fino all’ultimo. E tu sei pronta per domani?

Viola prese il libro in mano e se lo appoggiò sul petto.

– Mica tanto. Mi sa che stanotte non dormo.

– Tanto non serve a niente. Quello che sai, sai. Vieni a letto e basta.

Daniele si sforzava di essere il solito.

Viola si sforzava di credergli solo perché così aveva deciso, per stasera non pensare più. Per fortuna la sua testa era completamente occupata dall’appello del giorno dopo. Quando andò a dormire erano le quattro passate. Daniele occupava tutto il letto in diagonale, tanto che Viola dovette spingerlo con la forza, per sdraiarsi. Lo abbracciò senza essere ricambiata. Non era mai successo, in due anni di piccole e grandi liti.

Daniele si alzò prima che suonasse la sveglia. Viola era già seduta in salotto. Il libro aperto sulle ginocchia – il libro temuto – la caffettiera seduta sul tavolino di fianco a lei.

– Allora, sei pronta? Sei carica? Dài che ce la fai, Viola. Sei troppothe best.

– Smettila. Non mi ricordo niente.

– Vedrai che andrà bene. Quando sei passata, dammi un colpo di telefono in agenzia.

– Okay.

Per la fretta di uscire, Daniele saltò la colazione a piè pari. Salutò Viola mandandole un bacio distante, spedito da una mano fredda e anonima. Quella casa era diventata opprimente. Aveva voglia di starsene un po’ per i fatti suoi. Viola rimandò a dopo l’esame qualsiasi riflessione. L’università riusciva ancora a essere una priorità. O un alibi. Ripassato l’ultimo capitolo, si tirò a lucido, cominciando dai tacchi. Voleva arrivare all’appello in forma smagliante, e ci riuscì. The Lolita Power aveva colpito ancora. L’esame andò meno bene dei soliti trenta, ma un ventotto riuscì comunque a portarlo a casa. Non aveva brillato come sempre, e su un paio di risposte era stata poco esaustiva. Quanto bastava per rovinarle il libretto. Tornata a casa, si sentì spossata. Aveva bisogno di fuggire da tutti i dubbi che le stavano girando intorno. Le era venuta una strana voglia di vendetta. Conosceva un solo modo per metterla in pratica. Chiamò Daniele.

– Di nuovo a Nizza?

– Sì, mia sorella ha bisogno di parlarmi. Se ti va, puoi raggiungermi nel weekend.

– Come, “se ti va”? Certo che mi va, te l’avevo detto che il prossimo fine settimana l’avremmo passato insieme.

– Perfetto. Allora ti chiamo io tra un paio di giorni così mi dici quando arrivi, okay?

La telefonata mise nella testa di Daniele un po’ di insicurezza.Se ti va. Se ti va. Fino a un momento prima aveva voglia di staccare, di fuggire, di non dover rendere conto a nessuno delle sue scelte. Ora che poteva farlo affioravano nuovi dubbi. Passò a trovare Rubens. L’ex playboy gli riservò grande entusiasmo, ma era in una situazione veramente delicata. Daniele sorvolò, pensando che il suo problema avesse la precedenza. Entrato in cucina trovò Marina in lutto. Irriconoscibile. Silenziosa. Rubens spiegò sottovoce che avevano sostituitoPink Link inFM con un programma molto simile.

Daniele continuò a pensare che fosse una cazzata, ma quell’atmosfera sepolcrale lo tenne in soggezione per qualche minuto. Marina continuava a non dire una parola. Una pena del contrappasso voluta da Mariah Carey e Tony Mottòla. Dopo cinque minuti di attesa, Daniele decise di scomparire. Forse era il caso di rimandare.

Rubens gli diede appuntamento per la sera dopo. Daniele chiuse la porta e scosse ancora la testa.