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Barbara
Venerdì 11 Maggio 02:10 p.m.
Siamo appena arrivati a destinazione. Diamine! È una struttura venti volte più gigante di quella che avevano affittato per il mio di matrimonio! Questo lascia trasparire quanto preferiscono mia sorella a me, se già non mi fosse saltato agli occhi negli ultimi 27 anni.
Il vecchio monastero francescano è completamente avvolto nella campagna Toscana. Tutto intorno ci sono solo campi coltivati, abeti altissimi, cespugli con ogni tipo di fiore dai profumi più o meno pungenti e un assoluto silenzio al di fuori degli uccellini.
L’edificio bianco è di quattro piani con un bel giardino super curato e una gigantesca piscina dove poter fare il bagno in estate.
Ren parcheggia la sua Audi sotto una bella e possente tettoia di legno, sopra una stradina di selciato bianco e beige, in mezzo ad almeno altri quindici macchinoni di extra lusso tutti tirati a lucido.
Prima di scendere mi controllo un attimo allo specchietto del parasole. La maschera di bellezza ha compiuto decisamente miracoli e il fondotinta super coprente ha fatto tutto il resto. I capelli per il pomeriggio li ho legati in una treccia a spina di pesce, così stasera saranno un po’ mossi in soffici onde, mentre a chiudere il mio look ho messo un paio di finti occhiali da vista dalla montatura quadrata, e diciamo che così non si nota molto che ho passato quasi tutta la notte in bianco.
«Sei uno schianto Bamby!» mi ammicca Ren inforcando i suoi occhiali da sole dalla forma a goccia neri.
Dopo una partenza curiosamente silenziosa da parte sua, (chissà cosa gli era preso!) io e Ren abbiamo cantato a squarciagola per tutto il tempo sulle note delle nostre canzoni preferite nel disperato tentativo di non pensare che di lì a poche ore avremmo nuovamente avuto a che fare con quei pazzi snob dei miei familiari. E ora siamo entrambi un po’ nervosi. Ma è normale suppongo. Comunque sono certa che dopo due o tre bicchierini staremo entrambi meglio.
Lentamente scendo dall’auto e mi do una sistemata alla maglietta e ai pantaloni. Per il viaggio in macchina sono voluta rimanere comoda, optando solo per un profondo scollo dal quale spuntano le gemelle grazie anche al mio super push-up.
Due facchini ci corrono incontro per prenderci le valige elargendoci un gigantesco e cordiale sorriso e noi due, dopo un enorme respiro, inalando polline, polvere e aria fresca, ci prendiamo per mano e ci dirigiamo all’interno dell’enorme struttura, pronti per il primo tempo della nostra recita.
Come varchiamo l’ingresso noto subito che l’arredamento è in stile un po’ rustico, quasi da agriturismo o casale di campagna, con travi in legno a vista, mura bianche, quadri di fiori alle pareti, tende e divani nei toni del crema, piante e fiori ovunque e mobili dal sapore vintage. Non è male! Tutto molto armonioso e caloroso devo dire.
Arrivati nella hall mi accorgo che c’è un discreto via vai di persone fra fattorini, personale e ospiti.
Riconosco di sfuggita alcuni colleghi di mio padre, amici di famiglia e diversi parenti alla lontana che non vedo o sento da una vita. Ho come la sensazione che i miei non abbiano saltato nemmeno un nome della loro rubrica!
«Salve, ci dovrebbe essere una camera prenotata a mio nome.» sorrido alla ragazza dalla folta chioma corvina legata in un’alta coda, la quale mi ricambia da dietro il bancone della reception.
«Siete qui per il matrimonio?» domanda aprendo un pesante libro delle presenze voltandolo verso di noi, prima di mettersi al computer.
«Esatto.» purtroppo! «Sono…»
«Baby B!» urla una voce assai familiare alle mie spalle.
Mi volto con il sorriso che minaccia di fuoriuscirmi dai contorni del viso, preparandomi a salutare una delle uniche due persone che amo di questa assurda famiglia.
«Zia Violetta!» squillo correndole incontro per sprofondare nel suo caldo abbraccio al profumo di gelsomino. «Come stai?»
«Io benone zucchero dolce! Torno da due mesi di lavoro alle Canarie!» esclama euforica strapazzandomi le guance di baci.
«Mi sembravi favolosamente abbronzata!» ammicco squadrandola da capo a piedi con una piccola punta di invidia.
«Vero?» si mette in posa da vamp, spingendo all’infuori le tette.
Violetta è la sorella minore di mia madre. 42 anni, pittrice, viaggia in giro per il mondo per dipingere i paesaggi più vari, per poi rivendere i suoi quadri a cifre da capogiro. È completamente diversa da mia madre.
Hippie, non ama il lusso, non si è mai voluta sposare, ma ha avuto molte storie serie e lunghe. La più duratura è stata con Giovanni, o come lo chiamavo io, zio Gianni, sono stati insieme 16 anni. Una vita quasi! Si sono lasciati circa nove anni fa, quando sono arrivati alla fatidica domanda… Dove sta andando la nostra relazione?
Gianni voleva sposarsi, avere dei figli e una casa nella campagna marchigiana dove poter coltivare i suoi ortaggi biologici da rivendere ai mercati locali. Mentre mia zia, beh! Lei no. Così hanno deciso di comune accordo di lasciarsi, ma so che sono rimasti in ottimi rapporti e lui a ogni compleanno le manda un super cesto di frutta fresca.
Io e zia Violetta ci assomigliamo molto. Stessi capelli neri tendenti al castano, stessi occhi color cioccolato al latte e carnagione olivastra. Da piccola speravo tanto di essere la sua figlia segreta, ma purtroppo non è così.
Mai una gioia!
«Dov’è nonna?» le chiedo sistemandomi la tracolla della borsa sulla spalla.
«Quella noiosa di Annina la sta trascinando in giro a salutare tutti gli invitati sparpagliati qua e là! Dovevi vedere che faccia aveva povera mamma! Ma… ehi!» esclama guardando alle mie spalle. «Lorenzo sei tu?» sbatte allegra le mani fiondandosi da Ren più veloce della luce.
«Ciao Violetta!» la saluta lui abbracciandola stretta.
Come per me, anche per lui mia zia e mia nonna sono le uniche persone della famiglia che adora e che gli vogliono bene.
Quando era vivo anche mio nonno Carlo, il marito di nonna Luce, era dei nostri. Era un uomo favoloso! A essere onesta non capisco come sia possibile che da due persone fantastiche come loro, possa essere nata una snob come mia madre!
«Cielo Ren! Quasi non ti riconoscevo, sai? Sei sempre più bello, davvero!» gli stritola le guance leggermente velate di barba scura.
«Grazie! Anche tu sei uno schianto Violetta!» ammicca malizioso.
«No, non mi freghi! Ci sono già cascata una volta con uno bello come te e non ricapiterà!» sghignazza mia zia premendogli la punta del naso con un dito. «Allora? Come mai qui? Sei di supporto per Baby B?» domanda guardando a turno me e Ren.
«Ecco…»
«Non crederai davvero che io mi beva che sia lui?»
Vediamo… vocetta nasale stridula e fastidiosa che mi fa accapponare la pelle e venir voglia di strapparmi via le orecchie. Sì! Deve essere appena arrivata quella gran rottura di mia sorella Laryn!
«Ciao anche a te Laryn!» la saluto tirando un sorriso che più finto non si può.
Mia sorella mi squadra con i suoi occhi verde scuro arcigni, sollevando le perfette labbra colorate di rosa in un ghigno sfottò. Come sempre è vestita come una perfetta lady inglese. Maglietta semplice a maniche lunghe bianca, golfino bianco legato sulle spalle, longuette beige e ballerine bianche. Al collo porta il consueto giro di perle abbinato con gli orecchini, lasciati in vista dai capelli neri a caschetto tirati indietro.
«Sei ridicola, come sempre!» sghignazza guardando me, poi Ren e infine le nostre dita intrecciate.
«Laryn possibile che devi sempre essere così antipatica? Assomigli ogni giorno di più a tua madre!» la rimbecca nostra zia scuotendo la testa, passandosi una mano fra le onde nere come l’ebano che le arrivano al seno.
«Grazie!» sorride lei guardandola con altezzosità.
«Non era un complimento.» borbotta la zia.
«Per me sì e comunque se mia sorella è ridicola, io non ci posso fare niente! Ha decantato a nostra madre il fatto che veniva al matrimonio con il suo nuovo favoloso fidanzato e poi guarda con chi si presenta!» ride acida. «Crede davvero che noi ci possiamo cadere? Come se non conoscessimo tutti Lorenzo!»
Mia zia sgrana gli occhi marroni scintillanti, fissandoci con un sorriso di proporzioni epiche. «Vi siete finalmente messi insieme?» squilla esagitata.
«Ahm… sì! Ecco…» non so perché ora sono un po’ nervosa, ma grazie al cielo l’euforia di zia Violetta funziona per colmare le mie lacune, poiché esplode in un gridolino di gioia abbracciandoci stretti.
«Cielo ragazzi! È da quando ti ho conosciuto Ren che spero fortemente che avvenga ciò! Ve lo dicevo che le vostre anime erano fatte per stare unite, sono così felice!»
«Zia ma ti pare che sia vero?» brontola mia sorella stizzita, ma Violetta la ignora bellamente, continuando a concentrarsi su noi due, che siamo un po’ in imbarazzo, lo confesso.
«Beh… sì! È stato tutto molto improvviso, ma un giorno ho guardato Bamby negli occhi ed è stato come se la vedessi per la prima volta!» risponde Ren cingendomi la vita con un braccio per stringermi forte a lui.
E bravo il mio amico! Ottima risposta, qua il cinque! Okay, forse è meglio farlo dopo.
«Ma ti prego!» borbotta Laryn roteando gli occhi verso il soffitto.
«Qui bisogna festeggiare ragazzi, è una notizia davvero favolosa questa!» continua mia zia stritolandomi una guancia.
«Veramente qui si starebbe già festeggiando il mio matrimonio!» ringhia mia sorella spostandosi nuovamente i capelli dietro un orecchio, mettendo in mostra l’enorme anello che troneggia sul suo indice sinistro.
È da quando è arrivata che me lo sbatte in faccia.
Sì, ho visto l’enorme diamante da tre miliardi di carati che Alessio ti ha regalato e che è il doppio di quello che aveva dato a me… bastardo… quindi puoi anche smettere di agitare quella mano come se fosse posseduta, prima che ti si sviti e caschi a terra stecchita!
«Sì, sì! Lo sappiamo tutti che ti sposi cara! È da mesi che non parli d’altro. Ma questa è una notizia favolosa e bisogna che festeggiamo! Dunque…»
«Perché dovete festeggiare?» ed eccola qua, mia madre in tutta la sua folgorante gloria. «Ciao Barbara.» mi saluta sorridendo appena, squadrandomi con il suo solito disappunto, specie quando nota i jeans. Per lei non sono un indumento da donna. Poi, quando nota l’alta figura di Lorenzo accanto a me e che mi tiene stretta a lui, per un breve istante la vedo sgranare gli occhi blu notte confusa, prima di riassumere la sua classica espressione impassibile. È quella che le ha consigliato il suo chirurgo plastico di fiducia per evitare nuove rughe.
«Che storia è questa? Non dovevi venire con il tuo nuovo fidanzato?» domanda calma lanciando un’occhiataccia a sua sorella.
«Appunto Annina cara! Finalmente i due ragazzi si sono accorti di essere perfetti l’uno per l’altra!» annuncia mia zia elargendole un piccolo e vivace occhiolino.
«Come?» mia madre sembra davvero inorridita all’idea.
Bersaglio uno centrato in pieno!
«Salve signora Allegretti, è bello rivederla dopo tanto tempo!» la saluta cordiale Ren con il suo classico sorriso smagliante che fa sciogliere tutte le ragazze che incontra.
«Sì. Anche per me.» replica con scarsissima convinzione la mia genitrice.
«Chi è che sta insieme?» curiosa mia nonna raggiungendoci con aria già stanca. «Baby, tesoro!» squittisce allargando le braccia per permettermi di farmi stritolare.
Cielo quanto mi è mancata! Non vive a Rimini, ma a Parma e non riesco ad andare a trovarla tanto spesso.
«Ciao nonnina!» le stampo un bacio sulla guancia morbida.
«Ciao bambolina! Come stai?» chiede arruffandomi i capelli, sciogliendomi un po’ la treccia.
«Tutto bene, grazie!»
«E ci credo!» trilla zia Violetta dandomi una gomitata. «Ma lo sai mamma che finalmente lei e Lorenzo si sono messi insieme?» annuncia sempre più agitata.
«Ma davvero? Oh ma è una notizia favolosa! Qui bisogna festeggiare!» mi stampa altri tre baci sulle guance, prima di fiondarsi da Lorenzo e fare lo stesso.
«Mamma piantala! Qui c’è già un avvenimento da festeggiare ed è il matrimonio di Laryn, o ve ne siete dimenticati?» domanda irritata mia madre fulminandoci tutti con lo sguardo da pazza.
«Sia mai!» sospiro tornando accanto a Ren, mentre in contemporanea mia madre e mia sorella mi lanciano una stilettata con lo sguardo, la quale ricambio con un sorriso serafico.
«Ora che ne dite di andarvi a cambiare tutti quanti? Alle 4 inizia il cocktail di benvenuto e vi voglio tutti pronti e…» ripassa nuovamente i suoi raggi x su me e Ren con fare disgustato. «… mi raccomando, con abiti consoni all’occasione.» ci tiene a precisare.
«Tranquilla mammina, saremo impeccabili!» le sorrido assumendo una vocettina in falsetto sbattendo le ciglia.
«Piantala di fare la stupida!» brontola superandomi per dirigersi non so dove, seguita a ruota da mia sorella, la quale mi lancia un’ultima occhiataccia velenosa, prima di sollevare il mento e sparire in un’altra sala.
«Andremo a cambiarci!» esclama teatralmente mia zia prendendo a braccetto la nonna. «Ci vediamo dopo.» ci saluta con una mano, facendo danzare le dita nell’aria.
«Certo, a dopo!» ricambio seguendo Ren verso gli ascensori.
Dopo devo prendere mia zia e la nonna da parte per spiegare loro tutto quanto. Mi posso fidare di quelle due e non voglio prenderle in giro.
«Si comincia direi!» sussurra Ren stringendomi a lui per le spalle.
«Già! Direi di sì!» mi appoggio completamente al suo fianco mentre entriamo nell’ascensore.
Avanti con la prima serata!
Che la forza sia con me!