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Barbara
Mercoledì 1 Giugno ore 11:10 a.m.
«Che palle!»
«Che ti prende?» mi chiede Lucrezia guardandomi curiosa dalla sua scrivania. «Guardi ancora il cellulare?» domanda abbozzando un sorrisino divertito.
A quanto pare la mia cosiddetta amica si diverte un mondo con le mie sofferenze.
Ah! Che mondo sarebbe senza le amiche!
«Due settimane Lù! Sono passate due stramaledette settimane dall’ultima volta che ci siamo parlati! E per dare retta a quello scemo di Alex, gli ho pure dato spazio e qual è il risultato? Che non si è più fatto sentire. Ottimo! Mi faccio i complimenti da sola per la mia stupidità!» sbotto continuando a controllare in maniera a dir poco convulsiva se ho messaggi da qualche parte. Facebook, Twitter, WhatsApp, i messaggi classici del telefono, la casella vocale… qualche piccione viaggiatore rimasto fuori dalla finestra... nulla. Nada. Nothing. Nichego. Quest’ultimo è in russo. Non chiedetemi come lo so, una ragazza ha i suoi segreti e le sue necessità.
Tornando al discorso Ren, il periodo più lungo in cui non ci siamo parlati fino a qui era stato per tre giorni e solo perché per punizione i suoi lo avevano rinchiuso in casa senza poter usare il cellulare. Lo avevano sorpreso rincasare di nascosto ben quattro ore dopo il coprifuoco. Avevamo 17 anni ed eravamo stati a un concerto al Velvet dei Subsonica, una discoteca di musica rock a Rimini.
Ma ora non mi parla per sua libera scelta da oltre due settimane e io mi trovo spiazzata! Sta accadendo quello che più temevo. Lo sto perdendo e non so davvero cosa fare per impedire che ciò avvenga!
«Hai provato a contattarlo nuovamente?» indaga la mia amica continuando a digitare sulla tastiera bianca del suo computer.
Tornata al lavoro il lunedì dopo quella lunga domenica, ho subito preso la mia amica da parte e le ho confessato tutto. Il bacio a sorpresa. Le scariche elettriche. Il risveglio con i fuochi di artificio il sabato mattina. La fantastica notte di sesso. Alessio e tutto il casino che ne è seguito.
Lei, a discapito di quello che mi ero figurata all’inizio, mi ha ascoltata con attenzione e faccia super seria, nessuna battutina. Nessun commento inopportuno. Forse ha prontamente fiutato che non ero per niente in vena.
Così sono quindici giorni che analizziamo ogni singola cosa fatta o detta, ma anche lei, come per mia zia, mia nonna e Alex, è del parere che tutto si sistemerà, che siamo solo confusi e bla, bla, bla.
Sono talmente stanca e depressa che tutto questo ottimismo sta iniziando a innervosirmi!
«No. Sono stanca di non ricevere nessuna risposta da lui. Mi fa sentire un’accattona!» sono sempre più scoraggiata e depressa. Non riesco a concentrarmi nemmeno sul lavoro e ho la scadenza a breve per questo sito!
Mi appoggio con la fronte sul bordo della scrivania, continuando a fissare il mio cellulare. Non ho fatto altro in tutti questi giorni. Mi sembra di essere tornata all’adolescenza! A quando aspettavi appiccicata al cellulare che il ragazzo che ti piaceva ti degnasse anche di un solo misero squillino! E, onestamente, io non ero così nemmeno a 15 anni. Sto subendo quella fase idiota della vita con leggera differita!
«Ti chiamerà vedrai! Vi conoscete da tanto tempo e il vostro è un rapporto speciale, senza contare quello che vi è successo durante quel weekend. Siete storditi, confusi, ma vi ritroverete!» mi ammicca attraverso i computer, facendo anche scoppiare il palloncino della sua Big Bubble, trasmettendomi un dolcissimo profumo di fragola e panna.
«Mah!» sbuffo picchiando un paio di volte la fronte contro la liscia e dura superficie della mia scrivania.
«Se voi avete finito con le vostre chiacchiere da donne, c’è del lavoro da sbrigare!» brontola Giulio dalla sua postazione.
«Oh ma chiudi il becco nonnino!» lo rimbecca Lucrezia lanciandogli una linguaccia e una pallina di carta, facendolo borbottare fra sé e sé.
Lucrezia dice che si risolverà tutto.
Spero vivamente che abbia ragione, perché io sono due settimane che non riesco a dormire e non faccio che pensare a lui. A noi. A quello che ci è successo. A noi. Alle sue parole. A noi.
Non ho ancora ben chiaro cosa provo, sono davvero parecchio confusa da tutto quanto, ma è per questo che ho bisogno di parlargli dannazione!
Stanca di aspettare gli invio un nuovo messaggio. Tanto oramai… accattona più, accattona meno!
-Mi manchi. Che fine hai fatto?-
Decido di puntare su un approccio più soft, più dolce… aspettando di ritrovarmelo davanti alla faccia per poterlo insultare e mandare a quel paese.
Prendo un profondo respiro, lo invio e dopodiché provo a concentrarmi su questa dannata impaginazione del sito.
Mercoledì 1 Giugno 04:30 p.m.
Basta! Per oggi mi rifiuto di continuare oltre con il mio lavoro, per tre validissimi motivi.
1) Per essere semplicemente il 1 giugno è un caldo boia oggi! Mi sto squagliando davanti al computer!
2) Domani è giorno di vacanza e io sono già mentalmente al mare!
3) Ren non mi ha ancora risposto e io invece di guardare il computer guardo il telefono, facendo incazzare a morte Giulio.
Alla fine cedo, sposto il lavoro dentro il mio hard disk portatile, spengo il computer e mi appresto ad andarmene.
«Dove vai così presto Barbara?» chiede Giulio inarcando un folto sopracciglio, fissandomi con i suoi occhi azzurri severi.
«Non riesco a concentrarmi oltre per oggi. Porto il lavoro a casa. Ci vediamo venerdì ragazzi!» faccio per andarmene, ma come le passo accanto Lucrezia mi afferra per una mano.
«Chiamami se hai bisogno di sfogarti o vuoi semplicemente compagnia, okay?» mi guarda con occhi seri, ma al contempo molto affettuosi.
«Grazie!» le sorrido chinandomi per stamparle un piccolo bacio sulla rotonda e morbida guancia, poi le lancio un occhiolino e mi avvio fuori dall’ufficio.
L’afa qui non migliora di certo, anzi forse è addirittura peggiore.
C’è un’umidità oggi che fa spavento! E ancora in teoria l’estate deve arrivare!
Passeggio lungo Viale Carducci evitando agilmente ragazzini in bicicletta e turisti imbranati.
Mi incanto a guardare la vetrina della Mondadori, sbavando sui nuovi arrivi, obbligandomi con la forza a non entrare. Ne ho troppi in attesa di essere letti a casa!
Mi fermo in un bar per comperarmi una gustosa lattina di Estathè al limone bella ghiacciata e poi vado a sedermi su un tratto di muretto con lo sguardo rivolto al mare, infilandomi le cuffiette del mio lettore musicale.
Gli stabilimenti non sono ancora completamente operativi, ma in compenso oggi le spiagge sono piene! Spero che anche domani sia una giornata così, almeno vengo a squagliarmi in spiaggia anche io, così da staccare la spina da tutti i miei grattacapi almeno per qualche ora.
Apro la lattina, ci infilo la cannuccia bianca che Diego il barista mi ha gentilmente dato e ne prendo un lungo sorso. Mentre il liquido dolce mi scivola lungo la gola rinfrescandomi dall’interno, mi godo la leggera brezza che sorge dal mare, respirando il fantastico profumo di salsedine, sabbia e di creme solari.
All’improvviso parte una delle mie canzoni preferite, la quale, nemmeno a farlo apposta, sembra una perfetta colonna sonora per tutta quanta la mia situazione attuale. Don’t Speak dei No Doubt.
“…You and me, We used to be together, Everyday together always.
I really feel, That I'm losing my best friend, I can't believe, This could be the end.
It looks as though you're letting go, And if it's real, Well I don't want to know.
Don't speak, I know just what you're saying, So please stop explaining
Don't tell me cause it hurts…”
Mai parole furono più perfette mia cara Gwen!
Sospirando prendo un altro sorso di tè, e poi inizio a canticchiare il resto della canzone, mentre sto seriamente valutando se togliermi o meno le scarpe e andare a testare la temperatura dell’acqua, quando percepisco il telefono vibrare.
Lo afferro da dentro la borsa per scoprire che si tratta di una nuova chat su WhatsApp. A quanto pare mia zia ha deciso di entrare in questo tunnel, trascinando me e… la nonna? Cioè, mia nonna ha WhatsApp e lo sa usare? Sono davvero sbalordita e divertita! Soprattutto perché le hanno dato il nome: Meglio Di Sex And The City. Che sceme!
Leggo il messaggio.
-Nipote mia, come vedi sia io che tua nonna siamo ufficialmente entrate nel ventunesimo secolo e anche nel mondo della generazione Y! O era la X? Va beh… questa è la nostra chat privata, dove possiamo sentirci tutte le volte che vuoi!-
Scrive mia zia completando con una serie infinita di smile che sorridono.
Non faccio in tempo a replicare che si aggiunge mia nonna.
-Ciao Baby! Hai visto che btsrv’-
Che?
-Mamma ma hai bevuto?- risponde al volo zia Violetta.
-È questa studia…studio... stri… oh ma va a quel paese!-
Scoppio a ridere. Mia nonna e il telefonino non sono mai andati molto d’accordo!
-Ciao a voi! Tranquilla nonna, il t9 del telefono è una piaga comune a tutti!-
Le scrivo io continuando a ridere di cuore.
-Lo detesto!- replica con tanto di smile arrabbiato con le corna da diavoletto. –Ma sono felice di essere riuscita a usarlo, così ci potremo sentire di più!-
-Sì! Sono felice anche io- rispondo sincera.
-A proposito… sentito Lorenzo di recente?- chiede la zia.
Il sorriso mi si spegne sulle labbra. –No. E sono 2 settimane-
Le loro risposte non tardano ad arrivare.
-Vedrai che ti chiama! È cotto di te!- mia nonna è sempre così dolce!
-Quel cretino, imbecille, bamboccio di uno stupido!- mia zia è meno diplomatica.
E va avanti per almeno altri dieci messaggi con ogni genere di impropero nei riguardi di Lorenzo, alcuni persino in spagnolo e francese. È una donna dalle costanti sorprese!
Fra un –Vigliacco!-e un –Gilipollas!- (stronzo in spagnolo... credo) mi arriva un messaggio.
Continuando a ridacchiare per gli svariati scambi di opinioni tra mia zia e mia nonna, controllo di chi è il messaggio sorseggiando la mia bibita. Sorso che per poco non mi strozza infilandosi nel tubo sbagliato, quando leggo il nome di Ren.
Fisso il cellulare come fosse un ordigno in procinto di esplodere, indecisa se leggerlo o meno, in fondo lui non si è preso la briga di degnarmi di una risposta in tutti questi giorni!
Continuo a guardare il simbolo 1 sopra la bustina dei messaggi, finendo di bere il tè, rosicchiando poi la cannuccia. Lo faccio sempre quando sono nervosa.
Alla fine mi alzo, getto la lattina vuota nel primo cestino che incontro e continuo a passeggiare rimettendo il telefono dentro la borsa, dopo aver salutato la zia e la nonna, ovviamente.
Alla fine la mia parte infantile vince su quella ragionevole e decido di giocare al suo medesimo gioco.
Stupida? Molto probabile. Ma io non sono una di quelle che corrono al primo schiocco di dita del proprio ragazzo, cioè amico, cioè… va beh. Non importa.
Riconosco che mi è mancato da morire nei giorni scorsi e mi manca molto anche adesso, ma è ora che pure lui passi quello che ho passato io.
Giusto? Oh, lo sapevo che voi mi avreste capita!
Alzo il volume del mio mp3, tolgo le espadrillas, arrotolo i jeans fino a metà polpaccio e prendo a passeggiare sul bagnasciuga.
Urca!!! L’acqua è freddissima!!!
Magari però tra acqua fredda e aria di mare riuscirò a schiarirmi meglio le idee e a capire cosa accidenti fare con quel cretino del mio migliore amico.
Mercoledì 1 Giugno 06:00 p.m.
Dopo aver aspettato che mi si asciugassero i piedi seduta sul muretto tinto di azzurro per almeno un quarto d’ora, mi incammino verso casa, valutando mentalmente cosa mi va di mangiare per cena. Forse una bella insalata di tonno. È veloce e non richiede un grande impegno da parte mia.
Correndo sulle strisce pedonali per non farmi mettere sotto da un automobilista che ha deciso che il darmi precedenza sia superfluo, volto nella via di casa, soffiandomi velocemente il naso. Forse mettere i piedi in ammollo alle cinque del pomeriggio non è stata una grande idea!
Ributto il fazzoletto in borsa e a pochi metri dal portone del mio condominio mi blocco.
Sono decisamente congelata nel bel mezzo del marciapiedi a fissare una figura alta, dai capelli castani ricci raccolti in una piccola coda, fasciato in una t-shirt nera e dei jeans decisamente molto skinny.
Ren. Quel Ren. Il fuggitivo, per capirci meglio, è sotto casa mia e mi sta dando le spalle, mentre si guarda attorno con fare distratto.
Chissà perché poi è qui fuori invece di essere entrato con la sua chiave? Meglio così comunque, o avrei rischiato di prenderlo a padellate sulla testa!
Prendo un profondo respiro e mi avvicino piano.
Diamine se sono nervosa!
Perché sono nervosa?
In fondo stiamo parlando di Lorenzo! Il mio Ren! Il mio migliore amico, quello che era con me il giorno che mi sono arrivate le mestruazioni per la prima volta mentre eravamo in piscina, dandomi una mano a uscire dall’acqua senza che nessuno si accorgesse della cosa! Lo stesso amico che mi ha consolata a ogni delusione amorosa da ragazzina. Quell’amico che ha picchiato Stefano Arana perché aveva detto in giro che ero una facile in seconda liceo, e solo perché mi ero rifiutata di baciarlo. Quello che c’è sempre stato quando la mia famiglia era una costante delusione. Quel ragazzo che mi ha fatto sentire e provare cose meravigliose come mai prima d’ora.
Mi asciugo i palmi delle mani sui jeans, getto il lettore musicale in borsa e prendo una serie infinita di profondi respiri.
Come sono a pochi passi da lui, con il cuore e lo stomaco che mi ballano il rock’n roll acrobatico, Ren percepisce in qualche modo la mia presenza e si volta di scatto.
Appena i nostri occhi si incrociano vedo i suoi zigomi velarsi timidamente di rosso e le sue iridi color caramello brillare ancora di più. Ma questo forse è solo merito del caldo e dei raggi del sole che sta lentamente andando incontro al tramonto.
Facendomi un gran coraggio mi appiccico in faccia un’espressione di totale irritazione. «Guarda, guarda chi si rivede! Allora sei vivo!» esclamo assottigliando lo sguardo minacciosa.
«Ciao anche a te Bamby!» tenta un sorriso seducente, ma si vede che è troppo nervoso, perché gli ho visto fare decisamente di meglio.
«Lorenzo…» ribatto con un piccolo cenno del capo.
«Ahia! Devi essere davvero incazzata se mi chiami per nome!» si gratta nervoso il collo.
«Tu cosa credi?»
«Ti va di salire a casa tua, così parliamo?» dondola agitato sui talloni.
«Ora ti va di parlare? E quando ho passato giorni a chiedertelo io, tu dov’eri?» sibilo per evitare di alzare troppo la voce e attirare curiosi e impiccioni. E ne ho di vicini ficcanaso io!
«Sono stato a un corso di aggiornamento e non ho potuto contattarti. Ora possiamo entrare? Per favore!» mi implora avvicinandosi un po’.
Sbuffando rumorosamente lo supero per poi aprire il portone e senza assicurarmi che lui mi segua o meno, salgo fino al mio appartamento, entro, getto vicino all’ingresso la mia borsa, fregandomene di dove atterra e poi mi butto sul divano verde, attendendolo con braccia conserte, gambe accavallate e sguardo impassibile, anche se dentro me c’è come una festa e vorrei saltare, ballare, gridare e baciarlo.
«Dunque…» esclama chiudendosi la porta alle spalle. «Credo che sia arrivato il momento di parlare un po’ noi due.» si siede sulla mia poltrona a sacco davanti a me.
Inarco un sopracciglio. «Inizia tu, prego.»
Ren si passa una mano sul viso, prima di grattarsi il mento e prendere un bel respiro. «Non mi hai risposto al messaggio prima.» constata l’ovvio fissandomi meditabondo.
«Nemmeno tu hai risposto a un mio singolo messaggio o chiamata in queste due settimane!» gli faccio notare affilando ancora di più lo sguardo, facendogli emettere un piccolo sospiro contornato da un mezzo sorriso.
«Giusto…» inspira profondamente. «Volevo chiederti scusa per il mio comportamento. Non avrei dovuto sbroccare in quel modo e non avrei dovuto evitarti.»
«Tu dici?» brontolo secca.
«Sì, sì. Lo so. Smettila di fare l’acida e ascolta.» mi punta un dito contro con fare ammonitore, ma io gli vedo un piccolo ghigno che freme per sbocciare a un angolo della bocca.
Con una mano gli faccio cenno di proseguire, così lui si schiarisce la voce con un leggero colpo di tosse e poi mi si avvicina inginocchiandosi davanti a me.
Per un breve istante perdo la mia aria da dura, sostituita da una un po’ più imbarazzata, con il cuore che mi fa una capriola verso lo stomaco, prima di tornare al suo posto.
Fortunatamente riesco a recuperare la mia espressione impassibile, ma non abbastanza velocemente da non farmi scoprire da Ren, il quale ora mi fissa con fare più sicuro.
«Bamby, quello che è successo quel weekend in qualche modo ci ha cambiati. Ha modificato la mia maniera di vederti, di pensarti… non credevo potesse mai capitare fra di noi, eppure eccoci qua!» appoggia le mani grandi sulle mie ginocchia.
Il cuore torna a navigarmi verso lo stomaco, agitando le farfalle già abbastanza vispe di loro.
«Ren…»
«Ascoltami fino in fondo prima di dire qualcosa.» prende un altro profondo respiro. «Quando ho visto il tuo ex… quel babbaleo baciarti, non ci ho visto più dalla gelosia! Sono sempre stato molto possessivo nei tuoi riguardi e critico sui tuoi ragazzi, ma solo ora ho capito che si trattava di gelosia. Io non posso più sopportare l’idea che qualcun altro ti tocchi!» il suo sguardo è incredibilmente serio e talmente profondo da togliermi il respiro mentre sto annegando in questo mare di caramello fuso.
Prendendo al volo il mio attimo di sbandamento dovuto alle sue parole, mi divarica le gambe per potercisi sistemare nel mezzo. Ora sì che inizio a essere nervosa e irrequieta!
Deglutisco piano. «Ren… que-quello che è successo ha cambiato anche me, ma… ma…» non so come potermi spiegare. È tutto così nuovo!
«Ma sono il tuo migliore amico?» interviene lui sollevando un sopracciglio.
Boccheggio un momento in cerca delle parole adatte, ma alla fine annuisco e basta.
«Io so che tu hai paura che tutto fra di noi possa cambiare e che non possa finire bene, ma e se andasse esattamente all’opposto?» fa scorrere le mani dalle mie ginocchia lungo le cosce, facendomi sussultare.
«Ren sai com’è la mia vita, tu e i tuoi siete in pratica la mia famiglia! Se io perdo te…»
«Ma perché pensi da subito che non funzionerebbe?» domanda interrompendomi, portando le mani sui miei fianchi.
Lo guardo con supponenza, emettendo una piccola risata di gola strozzata. «Andiamo! Si parla di me e di te. Siamo una frana nei rapporti di coppia! La mia storia più duratura è stata quella con Alessio e solo perché avevo deciso di annullarmi pur di provare a stare con lui. Come puoi pensare che fra di noi possa andare diversamente? E una volta che ci renderemo conto di aver commesso un errore, ci allontaneremo e non ci parleremo più.» inizio a sentire gli occhi bruciare e il naso pizzicare.
Per quanto ogni singola cellula del mio corpo frema per gettarsi fra le sue braccia, una piccola parte del mio cervello continua a ripetermi: Sei sicura di voler buttare alle ortiche 15 anni di stupenda amicizia per un’attrazione fisica improvvisa e incontrollabile?
«Ma io so praticamente tutto di te, come tu di me! Perché non dovrebbe funzionare? E comunque ho capito che se non funziona con te allora non funzionerebbe con nessun’altra!» mi attira più vicina a lui.
«Ren…» inizio ad ansimare e la cosa peggiora come, dopo un ultimo brusco strattone nella sua direzione, lo sento duro puntarmi contro.
Oh mammina santissima!
Portatemi un estintore che io qui sto per prendere violentemente fuoco! Fortuna che qui con me c’è un pompiere esperto!
«Bamby?» mormora avvicinando il volto al mio, accarezzandomi le labbra con il suo respiro caldo al profumo di menta.
«Perché queste cose non me le hai dette due settimane fa?» non so perché gliel’ho chiesto proprio ora. Forse sto solo temporeggiando, perché una volta che avrò nuovamente assaggiato le sue labbra, non le vorrò più lasciare.
E questa cosa mi terrorizza da morire.
«Te l’ho detto. Stavo ribollendo dalla gelosia e tu mi eri parsa intenzionata a voler lasciare le cose come se non fosse accaduto nulla. Avevo bisogno di starmene un po’ da solo per capire, per provare a vedere se mi sarebbe passata, ma più ti stavo lontano, più capivo invece che era qui volevo stare, perché sono sicuro che è con me che devi stare tu.» mi sfiora la punta del naso con il suo incorniciandomi il volto con le mani.
Con la vista completamente offuscata dalle lacrime, gli getto le braccia attorno al collo, colmando l’esigua distanza che ci separa per posare le mie labbra sulle sue, mentre ordino a quella vocina che mi ripete di fermarmi di chiudere il becco.
Ren reagisce immediatamente schiudendomi le labbra con la sua lingua, inghiottendo il mio gemito non appena le nostre lingue prendono a sfiorarsi.
Senza perdere tempo mi slaccia e sfila i jeans, mentre io gli levo la t-shirt e mi godo la vista del suo petto marmoreo nudo e stupendamente decorato come una tela.
«Ho sempre pensato che un piercing qui fosse assai eccitante!» mormoro sfiorandogli il capezzolo decorato, facendolo gemere e sogghignare.
«E io ho sempre trovato arrapante quello all’ombelico!» replica mordicchiandosi il labbro inferiore, mentre mi sfila anche la maglia, facendomi restare in biancheria intima, mentre lo vedo mangiarmi letteralmente con gli occhi, prima di chinarsi e prendere a leccarmi il collo a scendere. «Ho sempre pensato che avevi un corpo da urlo e che fossi bellissima!» sussurra contro la mia pelle, mentre fa scivolare la lingua nell’incavo fra i seni.
«Anche tu non sei affatto male!» faccio scorrere una mano fra i suoi capelli, liberandoli dall’elastico nero. Li ha un po’ accorciati?
Lo sento sghignazzare, mentre continua a scendere verso il mio ombelico facendomi inarcare con la schiena verso di lui.
«Io… io ho sempre pensato che dovevi baciare bene!» getto la testa all’indietro come mi stampa un bacio sull’inguine.
«Ah sì?» solleva lo sguardo verso il mio, osservandomi con fare birichino.
Annuisco mordendomi il labbro inferiore. «Hai una bocca bellissima e ti ho visto baciare le altre…» spiego sentendomi arrossire appena sulle guance.
«E ora che hai provato anche tu qual è il responso?» indaga sollevandosi verso di me, afferrandomi per i capelli e tirandomeli leggermente all’indietro, per scoprirmi nuovamente il collo.
«Che baci da dio!» ansimo per le carezze che mi sta dedicando da sopra gli slip, mentre in lui sento nascere un piccolo ringhio come si rende conto di quanto sono già pericolosamente eccitata.
«Anche tu Bamby! Dopo quel primo bacio ho capito perché i ragazzi avevano sempre quell’espressione dopo averti baciata.» dice con la bocca praticamente sulla mia, mentre sposta da un lato le mie mutandine e prende ad accarezzarmi con un dito, facendomi gemere forte.
«Qua-quale espressione?» curioso avvicinandomi con il bacino alla sua mano.
«Quell’espressione a metà strada fra il tormento e l’estasi!» mi morde il labbro inferiore. «Sai… quando sei in estasi per aver appena ricevuto il bacio più bello ed eccitante della tua vita e nel tormento perché l’unica cosa che vorresti è entrare dentro l’artefice di tale bacio, ma sai che non puoi!» mi fissa per alcuni istanti, solleticandomi con le lunghe ciglia, prima di tornare a divorarci le bocche a vicenda, mentre lui aumenta il ritmo delle dita dentro e fuori di me.
«Oddio Ren!» urlo quasi aggrappandomi alle sue spalle, lui però interrompe le carezze e afferrandomi saldo le gambe, mi solleva in braccio e mi porta in camera, gettandomi nel centro del materasso prima di slacciarsi e sfilarsi i jeans insieme ai boxer.
Mi sollevo sui gomiti per guardarlo in tutta la sua magnificenza mentre prende a gattonare verso di me, inginocchiandosi senza smettere per uno solo istante di squadrarmi in lungo e in largo.
«Queste sono di troppo!» si passa la punta della lingua sulle labbra, agganciando i lati dei miei slip con le dita, sfilandomeli lentamente, prima di gettarli sul pavimento e di sistemarsi i miei piedi sulle spalle, stampandomi un bacio sulle caviglie.
«Mi sei mancata da morire in questi giorni!» mi afferra i fianchi per sollevarmi verso di lui.
«Anche tu!» replico mordendomi il labbro inferiore, come prende a spingersi lentamente dentro di me, centimetro dopo centimetro, facendo gemere entrambi di estasi, restando per qualche breve istante perfettamente immobili, con gli occhi ben saldi gli uni dentro gli altri, i respiri frammentati e il sangue in ebollizione.
Allungo le braccia sopra la mia testa e affondo le unghie nel materasso, muovendo piano il bacino verso l’alto in un tacito invito a cominciare, facendolo gemere e stringere la presa sui miei fianchi, prima di accontentarmi e deliziarmi con una spinta decisa e profonda.
Diavolo se mi era mancato!
Dopo questo primo affondo, Ren e io iniziamo a muoverci in simultanea, venendoci incontro, cercandoci, il tutto senza mai interrompere questo intenso contatto visivo.
È una danza pigra quella di stasera.
Non abbiamo fretta.
Ci prendiamo il nostro tempo.
Assaporiamo ogni respiro, ogni ansito, ogni affondo, ogni piccola goccia di sudore che ci scivola sulla pelle, in una sorta di muto accordo di farlo durare il più a lungo possibile, come a voler suggellare una promessa.
È favoloso come una cosa che solo un mese fa ci sembrava assurda anche solo pensare, ora capisco essere assolutamente magnifica e perfetta!
Io e Ren sembriamo essere venuti al mondo appositamente per cercarci, unirci, amarci… ora ne sono davvero certa.
La presa sulle mie lenzuola aumenta come lui prende a spingere con più decisione e potenza, sfregando sapientemente un punto ben preciso dentro di me, facendomi arricciare le dita dei piedi. Sensazione che diventa più acuta come lui mi solleva ancora un po' il bacino con le mani, portandomi a urlare il suo nome a pieni polmoni.
Molto probabilmente mi hanno sentita almeno a tre vie di distanza, ma chi se ne importa? Sono nel mio personale Eden al momento, con la mente ancora avvolta in soffici nuvole di zucchero filato, mentre in lontananza sento Ren invocare il mio nome travolto da potenti scosse, prima di lasciarsi cadere sopra di me sfinito.
Restiamo per un po’ in silenzio, con solo i nostri respiri a farci da dolce sottofondo e le nostre mani che si cercano e si intrecciano.
Sono felicemente distrutta, con ogni singolo muscolo del corpo in totale relax. Non potrei davvero stare meglio.
Pian piano Ren si risolleva sulle braccia, spostandosi accanto a me, cingendomi la vita con un braccio per tenermi ancora più ancorata al suo corpo e stamparmi un dolce sentiero di baci umidi da dietro l’orecchio alla spalla.
«È stato fantastico!» sussurra stringendomi ferreo.
«Concordo in pieno!» convengo voltandomi su un fianco per avvilupparmi completamente a lui e respirare a fondo il suo profumo.
Ren inizia ad accarezzarmi la schiena con la punta delle dita, soffermandosi un po’ sul punto esatto dove ho il fiore di loto.
«Ren…» gli stampo un bacio sullo sterno. «… e ora?» chiedo facendo le fusa come un gatto sotto le sue carezze. Non posso farci niente. Amo i grattini!
«Che intendi? Vuoi rifarlo?» sghignazza prendendo a giocare con qualche ciocca dei miei capelli.
«Scemo! Stavo parlando di noi!» lo riprendo dandogli un pizzicotto su una natica soda e nuda, prima di allontanarmi un po’ per poterlo guardare negli occhi vivi e brillanti. «Cosa facciamo ora? Cosa siamo? Due semplici amici che ogni tanto fanno del buon sesso, o… o…» non riesco davvero a dirlo!
Mi fa scorrere una mano dalla guancia ai capelli, gettandomeli dietro le spalle. «O una coppia?» sorride felice, mordicchiandosi il labbro inferiore in un leggero, quanto tenero, imbarazzo.
«Una coppia...» ripeto tra me e me assorta, fissandolo intensamente nei suoi occhi così familiari e curiosamente sconosciuti per via di questa luce totalmente nuova con la quale mi stanno ricambiando lo sguardo, facendomi sentire il cuore sfarfallare, le guance arrossire e la voglia di sorridere felice. «Credo che mi dovrò abituare alla cosa, sai?» gli sfioro la punta del naso.
«Anche io, ma so già che mi piacerà da matti dire in giro che sei la mia ragazza e minacciare di morte istantanea chiunque provi ad avvicinarsi a te.»
«Mmm… dovrò ricordarmi di non scappare più in spiaggia con il primo conosciuto nei locali!» ridacchio maliziosa, facendo assottigliare con fare minaccioso gli occhi di Ren, il quale ora sta persino ringhiando feroce.
«Provaci!» sibila prima di darmi un bacio da capogiro. «Ora sei solo mia!» mi morde forte il labbro inferiore, tirandolo un po’ verso lui.
«Guarda bello mio, che lo stesso vale per te! Devi dire addio alle solite sciacquette che ti spupazzi abitualmente!» gli rammento facendolo girare sulla schiena, prendendo a stuzzicargli il piercing al capezzolo con la punta della lingua, ricevendo dei forti gemiti di piacere in risposta da parte sua.
«Nemmeno per una cosetta a tre?» propone con fare da volpone, ridacchiando tenendosi la punta della lingua fra i denti.
Per fargli capire che non si deve azzardare, gli mordo il capezzolo con un po’ di forza, cosa che gli provoca un gemito ben più profondo e ancora più sexy.
«Dato che mi è piaciuto da matti quello che mi hai appena fatto, non capisco se il tuo è un no, oppure un sì piccola!» la voce è sempre più ansante e bassa, merito di tutte le attenzioni che gli sto donando.
«Voleva essere un no!» gli lancio un’occhiataccia.
«Ridimmi un po’ di no per favore?» ammicca con entrambe le sopracciglia.
«Idiota!» gli do uno schiaffetto sulla pancia perfettamente tesa sopra agli addominali, prima di appoggiarmi con il mento sul suo petto per osservarlo attentamente.
«Che c’è Bamby?» chiede portandosi una mano sotto la testa.
«Il mio ragazzo. Lorenzo Tommasi, alias Ren, alias il mio migliore amico, alias colui che era con me il giorno che mi sono comperata il primo reggiseno è ora il mio ragazzo.» sento le labbra aprirmisi in un piccolo sorriso, arrossendo fino al collo. «Mi piace!» esclamo allegra.
Ren ricambia il sorriso, arrossendo pure lui sugli zigomi. «Piace anche a me sentirmi chiamare “il mio ragazzo” da te!»
Mi sollevo per potergli dare un bacio a fior di labbra. «Quindi ci ritroveremo a dirci cose come “amore”, “mi piaci tanto” o “ti amo” e così via?»
«Naaa! Non siamo i tipi io e te!» ridacchia scuotendo la testa.
«Perfetto allora! Non mi sono mai sentita a mio agio nel dire “ti amo” o nel chiamare qualcuno “amore mio”!»
«Siamo in due baby! Lo vedi che siamo perfetti l’uno per l’altra?» mi stampa un bacio sulla fronte.
Mi sdraio nuovamente al suo fianco. «Rimani qui stasera?» chiedo accarezzandogli la leggera peluria scura sotto l’ombelico.
«Prova a buttarmi fuori!» replica facendomi rotolare sopra di lui.
«Ottimo! Quindi… cosa ti va di fare? Hai fame?»
Ren scuote piano la testa, allargando il sorriso facendolo sembrare quello di un feroce predatore che sta per attaccare la preda. Infatti si passa pure la lingua sulle labbra carnose e dischiuse. «Mica ho finito con te! Mangeremo più tardi… se avanza il tempo.» ammicca con entrambe le sopracciglia poco prima di travolgermi con un bacio che preannuncia una nuova tempesta di passione in arrivo.