12
Lorenzo
Venerdì 11 Maggio 03:40 p.m.
Detesto dovermi vestire elegante, ma almeno per stasera ho deciso di usare una cosa un po’ più nelle mie corde. Giacca nera, camicia, cravatta e jeans. Se Annina, la madre di Barbara, non approva affari suoi.
Già mi basta la cravatta per sentirmi soffocare!
Mi passo le mani fra i capelli per gettarmeli all’indietro, infilo il telefono in tasca, prendo la chiave della stanza e mi scapicollo fuori, quando mi ritrovo di fronte allo stronzo senza palle, meglio conosciuto come Alessio Bruni. A quanto pare stava venendo proprio in camera nostra.
A fare cosa?
Mi blocco nel bel mezzo del corridoio dolcemente illuminato dalle applique bianche posizionate qua e là tra un quadretto di fiori e l’altro, chiudendo brusco la porta alle mie spalle, mentre entrambi restiamo per qualche breve istante a fissarci, a studiarci, a mandarci mentalmente a quel paese.
È scontato sottolineare che io e lui non ci siamo mai potuti vedere. Anzi, ci siamo sempre odiati. Di quell’odio viscerale, atavico. Di quelli che tireresti dritto con la macchina se te lo ritrovi sulle strisce pedonali davanti a te.
«Alessio. Cosa ci fai qui?» domando sistemandomi la giacca.
«A dire il vero vorrei chiederti la medesima cosa, anche se mi sono giunte voci.» replica con fare saccente squadrandomi da capo a piedi con il suo solito ghigno altezzoso da principino.
«Già, quindi… visto che sai perché io mi trovo qui, la mia domanda è più lecita. Cosa vuoi?» infilo le mani nelle tasche anteriori dei jeans fissandolo con occhi a fessura, sentendo già un ringhio risalirmi su per la gola.
«Volevo parlare con Barbara. È in camera?» domanda slacciandosi i bottoni della giacca del completo grigio fumo, il quale di sicuro costa più del mio intero guardaroba.
«No. È già scesa. Anche se non capisco davvero di cosa vuoi parlare! Non ti basta quello che vi siete detti l’anno scorso?» ora il ringhio è ancora più profondo e udibile. «Ah giusto! Tu non hai avuto le palle per affrontarla, così hai preferito mandare avanti Laryn!» incuneo un angolo della bocca in un ghigno atto a mostrare i denti.
«Sì… lo so anche da me che non mi sono comportato bene con lei…»
«Questo è un eufemismo direi!» borbotto avvicinandomi a lui di qualche passo, nello stesso modo in cui si avvicinerebbe un leone a un’inutile gazzella ferita.
«Ma io comunque vorrei parlarle. Devo farlo! Immagino che per lei non sia facile essere qui e vorrei sapere se sta bene!» si passa agitato una mano fra i corti capelli biondi, rizzandosi qualche ciuffo.
Non resisto oltre e mi avvento su di lui afferrandolo per la giacca e sbattendolo contro la parete, facendo cadere un paio di quadri, rompendo il vetro. «Senti, stronzo che non sei altro…» digrigno i denti avvicinando di molto il mio volto al suo, mentre Alessio tenta di liberarsi dalla mia presa, ma io sono decisamente più grosso e più forte di lui.
«Credi davvero che Bamby, una ragazza favolosa, passi il suo tempo a struggersi per uno sfigato come te?» lo sbatacchio un’altra volta contro la parete. Così! Tanto per divertirmi.
«Lasciami immediatamente!» mi intima tentando nuovamente di liberarsi dalla mia presa.
«E, tanto per essere chiari, lei sta bene. Anzi! Più che bene direi! Bamby sta una meraviglia e sta con me ora… altro motivo per il quale è felice e si sveglia sempre con il sorriso sulle labbra.» sogghigno sollevando un angolo della bocca con fare sfottò.
Gli occhi azzurri di Alessio si adombrano di rabbia mentre lo sento digrignare i denti.
«Ora che ci penso… non sorrideva molto quando stava con te! Ma guardandoti ho sempre sospettato che fossi uno sfigato anche a letto, oltre che nella vita.» mi volto per poterlo spingere lontano da me. «Stalle alla larga.» gli intimo tornando serio.
«Sapevo che tu provavi qualcosa per lei. Tutte quelle telefonate, le vostre chiacchiere segrete… Bamby! Ho sempre trovato ridicolo quel nomignolo!» fa schioccare la lingua contro i denti, mentre si liscia la giacca e la camicia.
«Solo perché a te ha dato un cazzotto quando ce l’hai chiamata!» ridacchio passandomi una mano fra i capelli per gettarmeli nuovamente all’indietro.
«Tsk!» mi squadra con sufficienza. «Figurati se non ti raccontava tutto!» brontola sempre più irritato, avvicinandomisi di qualche passo.
«Già! Lei mi dice tutto!» calzo volutamente sull’ultima parola, così da fargli capire meglio cosa intendo con quel “tutto”.
Da come allarga gli occhi, diventando livido in volto, deduco che abbia funzionato. Ottimo!
«Credevo che Barbara avesse gusti migliori.» sentenzia con fare pomposo passandomi davanti e squadrandomi nuovamente da capo a piedi.
Mi schiaffo in faccia il mio sorrisino migliore e lo squadro a mia volta. «Infatti. Ora sta con me!» mi avvio verso le scale, ma prima di voltare l’angolo mi giro nuovamente verso di lui, il quale mi sembra sempre più sull’orlo di un’implosione. «Sta lontano da lei questo weekend. Concentrati sul tuo matrimonio e su quella che sarà tua moglie fra un paio di giorni. Sai? Trovo che siete perfetti l’uno per l’altra. Due bastardi con il bastone infilato su per il sedere.»
«Brutto…»
Ma non lo faccio finire di parlare. Mi avvio alle scale e decido di farmi tre rampe a scendere.
Avrei tanto voluto spaccargli quella faccia da sfigato a suon di pugni, ma poi sarebbe stato un gran casino, così me ne sono stato buono. Anche se non è stata affatto una cosa semplice. E comunque mi sono tolto qualche piccola soddisfazione.
È da dopo il primo «Alessio. Piacere di conoscerti!» che muoio dalla voglia di mettergli le mani addosso!
Arrivo nella sala dove si tiene l’aperitivo, notando già un discreto passeggio di gente che chiacchiera, sorride e beve, ma non riesco a vedere Bamby da nessuna parte.
Mi avvicino al tavolo del buffet, dal quale frego un vol-au-vent con dentro non so cosa, saluto Daniele, il padre di Barbara, con un cenno della testa. Lui ricambia con un flebile saluto e poi torna a conversare con quello che so essere il padre del babbeo.
Non è mai stato un tipo molto espansivo, ma è certo che in quanto a chiacchiere sua moglie compensa!
Continuo a guardarmi in giro in cerca della mia ragazza per un weekend, quando vedo spuntare Violetta dal giardino.
«Violetta!» la chiamo sollevando in aria una mano.
Lei come mi nota mi elargisce un enorme sorriso venendomi incontro, facendo danzare con le mani le due estremità dello spolverino azzurro che indossa sopra un abito aderente nero fino al ginocchio.
«Lorenzino bello!» squilla allegra fermandosi davanti a me, facendo anche una piroetta. «Sei uno schianto vestito così!» mi scandaglia millimetro per millimetro con fare decisamente lascivo.
Devo dire che quando fa così assomiglia in maniera spropositata a Barbara!
«Grazie! Anche se io non mi sento molto a mio agio con la cravatta. E comunque sei favolosa anche tu!» le lancio un occhiolino.
«Adulatore! È solo uno straccetto!» ridacchia ancheggiando, attirando l’attenzione di parecchi uomini presenti, sposati e non. Maggiorenni e non.
«Ascolta Vì, hai visto Bamby per caso?» le domando lanciando un’altra occhiata alla sala che si sta pian piano riempiendo.
«Sì, è qui in giardino. Stavamo parlando giusto un minuto fa!» mi informa fregandosi un cubetto di parmigiano dalla forma intera posta al centro della lunga tavolata imbandita.
«Ottimo, grazie. Iniziavo a pensare che se la fosse filata lasciandomi qui!» ridacchio grattandomi una guancia irsuta. Forse avrei dovuto farmi la barba!
«Senti tesoro bello di zia, lo sai che ti adoro proprio come se fossi realmente mio nipote, ma apri bene quei due padiglioni che tu chiami orecchie e stammi a sentire per una volta! Se uno di voi due non si sbriga a fare la prima mossa, ve ne pentirete amaramente!» mi sgrida puntandomi un dito contro con fare minaccioso.
Sbuffo passandomi una mano nei capelli gettandoli all’indietro. «Vì, quante volte ancora dobbiamo affrontare questo discorso?»
«Ancora una volta se serve, perché siete uno più cocciuto dell’altra diamine!» sbotta dandomi uno schiaffetto su un braccio.
«Violetta…»
«No Lorenzo! Ora tu mi ascolti perché se non vi svegliate… se… se uno dei due non si decide a fare il primo passo, quando finalmente aprirete gli occhi sarà troppo tardi. Pensaci bene, già una volta hai corso questo rischio.» rimane qualche istante a fissarmi con fare tremendamente serio dritto negli occhi, con i suoi incredibilmente simili a quelli di Bamby, prima di lanciarmi un occhiolino e andare a prendersi un cocktail al bar.
Ultimamente sembrano tutti un disco rotto più del solito con questo argomento!
Però è certo che quello che mi ha appena detto Violetta un po’ mi fa pensare.
L’ho quasi persa l’anno scorso?
Non saprei.
Non è che le cose fra di noi fossero cambiate poi molto con l’arrivo di Alessio, ma forse se si fossero realmente sposati effettivamente io e lei non ci saremmo più visti come prima.
Niente più serate in giro per locali. Niente più chiacchiere fino a notte fonda. Niente più pigiama party.
Non ci avevo mai riflettuto su questa eventualità e… e non so mica come mi fa sentire!
Dopo quattordici anni e passa sono abituato ad averla nella mia vita, a dividerci le giornate, i segreti, a farci da spalla… ma prima o poi le cose cambieranno. È vero. È inevitabile. Allora perché non mi sono mai posto il problema?
All’improvviso, mentre io continuo a rimuginare su questi nuovi pensieri e tormenti, la vedo apparire dal giardino e per un attimo sento proprio il respiro mozzarmisi in gola. Ma che diamine succede oggi?
Forse è colpa di quello che è accaduto stamattina con la visione del suo perizoma e del suo angolo retto, o di prima in camera, oppure per tutte le parole infilatemi nel cervello da zia Violetta, comunque sono decisamente sotto sopra e non è da me.
«Eccoti!» mi sorride venendomi incontro con passo un po’ troppo ancheggiante sui tacchi vertiginosi, i quali le mettono in risalto le stupende gambe completamente scoperte dal microscopico strato di tessuto nero, il quale lascia ben poco spazio all’immaginazione.
Cazzo!
Non si è mai vestita così!
Nemmeno quando andiamo a ballare!
Inevitabilmente fulmino con lo sguardo ogni singolo detentore di cromosomi xy che se la sta mangiando con gli occhi in questo momento. Praticamente chiunque presente in questa sala. Ma in fondo devo o non devo interpretare il suo fidanzato per quarantotto ore? Mi sto solamente calando nella parte di uno parecchio possessivo!
«Ehi! Sei uno schianto Bamby!» esclamo incapace di scollarle gli occhi di dosso.
«Grazie dolcezza! Anche tu non sei niente male. Le amiche di Laryn non fanno che mangiarti con gli occhi! Dopotutto quelle mummie da country club non sono abituate a cotanta mascolinità!» ammicca sistemandomi meglio la cravatta.
«Beh… siamo proprio una coppia fantastica!» sorrido cingendole la schiena attirandola ancora più vicino a me. Dobbiamo recitare la parte della coppia perfetta!
«Sì! Concordo!» ricambia l’abbraccio, anche se la vedo strana.
«Oh! Sono appena entrati mia sorella e Alessio. Potresti darmi una palpatina?» sussurra voltandosi verso di me per non farsi vedere da quei due.
«Una palpatina?» ripeto senza riuscire a trattenere un ghigno divertito.
«Sì! Qualcosa di affettuoso, intimo, ma non fare il furbo, okay? Non ci metto nulla a infilarti un tacco nel piede!» sghignazza sbattendo le lunghe ciglia nere.
«Non avevo dubbi!» sussurro avvicinandomi con le labbra al suo orecchio, mentre faccio scivolare una mano lungo la sua schiena, fermandola proprio sopra il suo sedere, dandole anche una tastatina discreta. «Mmm… sai Bamby? In tutti questi anni ho sempre pensato che possiedi un culetto davvero favoloso!» bisbiglio ancora stampandole un bacio sotto l’orecchio, facendola rabbrividire e aggrappare a me, mentre io inspiro un po’ del profumo di vaniglia dei suoi capelli.
Sì! Decisamente inizio a divertirmi con questa storia!
«Grazie. Sono molto fiera del mio sederino, ma ora puoi anche levarla la mano da lì, ci stai un po’ marciando!» mi fa notare strizzandomi il naso.
Inevitabilmente inizio a sghignazzare. «Disse la donna che solo un’ora fa mi è montata in groppa dimenandosi come un’ossessa!» rido tenendomi la punta della lingua tra i denti, mentre mi allontano un po’ da lei.
«Non mi dimenavo come un’ossessa, che maleducato!» mi strizza nuovamente il naso fulminandomi con lo sguardo. Inevitabilmente io mi metto a ridere ancora di più.
«Dai Bamby, andiamo a bere qualcosa e buttiamoci nella mischia!» le lancio un occhiolino afferrandola per la mano conducendola verso il bar.
«Sì! Credo che mi serva un buon drink per riuscire a far fronte a questa prima serata!» esclama con enfasi iniziando a raccontarmi del curioso scambio di vedute con i genitori del suo ex.
Che gente!