27
Lorenzo
Domenica 13 Maggio 10:10 a.m.
Che fine ha fatto Bamby?
Mi ha chiesto di attenderla così, nudo, sul letto, ma sarà mezz’ora che se ne è andata, se non di più, e io inizio ad avere freddo!
Vabbè, io mi rivesto. Vorrà dire che poi dovrà divertirsi a spogliarmi di nuovo!
Inevitabilmente inizio a ridacchiare da solo come uno scemo al ricordo della foga che ha messo nello spogliarmi già dentro l’ascensore ieri sera. Accidenti cosa non sa fare con quelle mani! Per non parlare di quella bocca! Mi ha letteralmente fatto schizzare in orbita! E non ho fatto in tempo a varcare la soglia della camera, che già gridavo il suo nome, tenendole la testa ben salda contro di me.
Giuro che ho avuto le vertigini per almeno due minuti tanto è stato intenso come orgasmo!
E più ci penso, più comprendo che sono completamente stravolto, andato.
Sono realmente andato per lei.
Con il sorgere del sole credevo che ce ne saremmo pentiti, sentendoci in imbarazzo, tentando di trovare una scusa patetica per poter scappare e chiudere qui la questione.
Invece l’unica cosa che ho pensato appena mi sono reso conto di averla fra le braccia è che ne volevo ancora. Di più. Non solo per questo weekend. Non solo per questa giornata. Io la voglio anche domani e dopodomani e nei giorni futuri.
È un enorme cambiamento per noi due e so già che dovremo sopportare mesi e mesi di «Te l’avevo detto!» da parte di ogni singola persona che conosciamo, ma… sì! Io voglio tentare. So che potrebbe valerne la pena con lei.
Come ho fatto a non capirlo prima?
Vado in bagno, mi lavo la faccia, denti, controllo la barba… insomma, mi faccio bello per Bamby!
Tornato in camera mi metto a rifare il letto. Non so perché, dato che come entrerà da quella porta io ce la getterò nuovamente sopra per disfarlo, ma voglio ingannare l’attesa.
Sempre più impaziente apro la finestra che da sul giardino interno per far arieggiare un po’ la stanza e mi affaccio. Oggi il tempo non sembra un granché. Il cielo è di un bel grigio scuro e al momento si sta alzando un po’ il vento. Sarebbe divertente se piovesse proprio in questa giornata, chissà come la prenderebbe Laryn? Sicuramente inveirebbe contro Dio stesso per aver rovinato il suo gran giorno, perché nemmeno lui si può permettere di osare tanto con lei.
Ridacchiando fra me e me come uno scemo, punto gli occhi verso la piscina e come lo faccio mi sento il sangue gelare.
Riconosco immediatamente le due figure che discutono a bordo piscina.
Barbara e Alessio.
Perché è con lui?
È per questo motivo che non è ancora tornata in camera da me?
Di cosa staranno parlando?
Se osa anche solo sfiorarla io… non faccio in tempo a pensarlo che lui l’attira a sé e la bacia.
Istintivamente mi sfugge un ringhio d’ira e faccio per scapicollarmi fuori quando la vedo respingerlo.
Tiro un sospiro di sollievo.
Sollievo che è assai breve, perché lui la bacia nuovamente e questa volta Bamby non glielo impedisce.
Furioso chiudo la finestra con una spinta così forte da far vibrare tutto il vetro, e inizio a fare avanti e indietro per la stanza, prendendo dei profondi respiri.
Cazzo non ci credo! Quindi io mi sono fatto i gran film mentali per niente su di noi?
Su un possibile noi?
Per lei si è trattato davvero di una cosa così?
Non posso… non voglio credere che lei desideri ancora quel bamboccio! Ma come è possibile che sia così stupida da non vedere quanto è sprecata per lui? Per non vedere cosa c’è qui, davanti a lei?
Non posso rimanere. Non riuscirò a guardarla rovinarsi la vita. Non le raccoglierò un’altra volta i cocci quando lui si comporterà nuovamente da cretino e la farà soffrire ancora.
Non ora che ho finalmente aperto gli occhi. Non adesso che ho scoperto cosa provo per lei.
In fretta e furia faccio la mia valigia e mi preparo a tornare a Cattolica. Getto i miei vestiti alla rinfusa nel trolley, finisco di vestirmi e mi preparo a lasciare la stanza, quando Bamby entra con in mano un vassoio carico di cibo.
«Scusami se ci ho messo un po’ ma non ci crederai mai cosa…» si blocca come nota il mio borsone sopra al letto e me completamente vestito. «Cosa succede Ren? Perché mi sembri sul punto di andartene?» domanda cauta appoggiando quella che doveva essere la nostra colazione sopra la scrivania.
«Perché torno a casa. Qui non ti servo più mi sembra!» replico aspro infilandomi gli occhiali da sole. Non che mi servano a molto al momento, ma è un buon modo per nasconderle come mi sento realmente. Mi conosce troppo bene e mi capisce al volo solo guardandomi negli occhi.
«Ma cosa stai dicendo? Non mi servi più… non ti capisco!» inizia ad agitarsi. Lo vedo da come respira affannosamente.
«Ho finito il mio lavoro! Non mi hai portato qui per far ingelosire il tuo ex? Beh, mi sembra che abbia funzionato anche troppo bene, non trovi?» mi schiaffo in faccia un gran ghigno strafottente.
«Il mio ex… Ren ma ti sei fumato qualcosa mentre ero via?» prova a scherzare, ma non le riesce troppo bene. Un po’ mi dispiace vederla così, ma ora come ora non mi importa. Mi sento uno stupido ferito.
«Andiamo Bamby, non fare la finta tonta con me, ti conosco troppo bene!» afferro il borsone e lo carico in spalla. «Ti ho vista in giardino con Alessio poco fa. Hai ottenuto quello che volevi, no? Il tuo ex è tornato da te con la coda fra le gambe e immagino che ora manderà all’aria un secondo matrimonio, anche se io trovo davvero stupido fidarsi nuovamente di uno così, ma come si suol dire… contenta tu, no?»
«Ci hai visti? Allora avrai visto anche quando l’ho respinto!» prova a difendersi bloccandomi la strada verso la porta.
«Io ho visto che ti piaceva a dire il vero!» sibilo sempre più acido e con la voglia crescente di spaccare qualcosa. Le gambe di un medico a caso andranno benissimo per cominciare. Potrei anche usare qualche mazza da golf per lui tanto preziosa!
«Ma che dici?» squilla adirata. «Ren non capisco davvero cosa ti stia prendendo! Lo sai per quale motivo ti ho chiesto di accompagnarmi e non è di certo per provare a riprendermi Alessio!» mi afferra per una mano, ma io mi scosto e la supero.
«Beh, ora è tutto tuo. Non nasconderlo che mi hai usato! L’hai detto tu che volevi me anche perché Alessio è sempre stato geloso. Beh… eccolo! È tutto tuo!» apro la porta e la varco, ma lei continua a seguirmi tentando di fermarmi.
«Insomma vuoi smetterla con questa sceneggiata? Stammi a sentire per un minuto invece di fare sempre di testa tua! Come puoi dirmi così dopo tutto quello che c’è stato fra noi ieri notte?» pesta i piedi al pavimento strattonandomi per un braccio.
«E cosa c’è stato fra di noi?» le chiedo digrignando i denti, sperando che mi dica quello che ho bisogno di sentirle dire.
Ti prego dimmi che anche tu hai provato quello che so di aver sentito io! Ne ho bisogno perché al momento non ci sto capendo nulla e questa situazione mi sta uccidendo perché temo di perderti. E per davvero questa volta.
Bamby mi guarda confusa. La vedo schiudere la bocca… quella bocca che in poche ore ho imparato a conoscere, a bramare… sembra che voglia dire qualcosa. Boccheggia per alcuni istanti alla disperata ricerca di parole che forse nemmeno lei conosce, ma poi la richiude. Si passa una mano fra i lunghi capelli scuri come il cacao fondente prendendo un profondo respiro.
«Non so cosa dirti Ren. Ma non potremmo parlarne con calma stasera?» prova a chiedere titubante.
«No.» rispondo di getto. «Non voglio… non riesco a fingere oltre. Basta Bamby.» premo il pulsante dell’ascensore e attendo che si aprano le porte, rimanendo con gli occhi incollati a questi due rettangoli di metallo, impedendogli di correre verso di lei. Non potrei sopportare la visione del suo volto ferito dalle mie parole.
«Ren cosa vuoi da me?» chiede in un filo di voce, facendo trapelare la disperazione e la paura che la devono attanagliare dentro.
Entro nell’ascensore. Lei non mi blocca più. «Se non lo capisci da sola…» faccio per premere il pulsante del piano terra, ma poi mi fermo. «È cambiato qualcosa fra noi due e a quanto pare io sono l’unico a essersene accorto. O a volerlo.»
«N-non è vero!» protesta mettendo il broncio.
Sul viso mi compare un sorriso dolce e amaro. «Però tu non vuoi da me quello che io ho capito di volere da te, giusto?» tento di frenare l’enorme emozione che all’improvviso mi incrina la voce.
«I-io… Ren tu... tu sei... sei il mio migliore amico, come…»
«Appunto.» la interrompo incapace di sentire altro. «Ora devo andare.»
«Aspetta! Non abbiamo finito di parlare!» le vedo i suoi grandi occhi da cerbiatta velarsi di lacrime e il mio primo istinto è quello di afferrarla fra le braccia e consolarla, dirle che va tutto bene, come ho sempre fatto, ma questa volta non posso.
Devo proteggere me stesso ora.
«Ciao Bamby.» premo il pulsante, mentre la guardo svanire dietro le pesanti porte.
Facendo uscire un profondo fiotto d’aria mi accascio contro la parete fresca alle mie spalle.
È difficile far ignorare alla mia mente che cosa è successo proprio qui dentro solo dieci ore fa con lei e ciò al momento fa davvero male.
Abbiamo varcato il limite che ci eravamo imposti silenziosamente di comune accordo tanti anni fa e come temevo il nostro rapporto è andato a puttane.
Quello che non avevo previsto era di ritrovarmi con il cuore ridotto in mille pezzi e con la consapevolezza di essermi innamorato della mia migliore amica.