23

 

 

Barbara

 

 

Sabato 12 Maggio 04:30 p.m.

 

Dieci minuti nella medesima stanza con la mia famiglia e già spero che questa maschera purificante al fango e avena mi soffochi e ponga fine alle mie sofferenze.

Siamo qui, nella SPA dell’albergo, io, la nonna, la zia, mia sorella, la mamma e le testimoni. Le sue uniche tre amiche sin dai tempi delle scuole elementari. La signora Gioia ha una forte emicrania dopo la mattinata passata sotto il sole, quindi per stasera ha dato forfait.

Bastarda fortunata. L’avessi io una buona scusa per evitarmi tutto questo supplizio! Anche se sono certa che pure con la peste nera mia madre mi obbligherebbe a stare con loro. Dentro una tuta di contenimento onde evitare di contagiarle, ma comunque con loro.

E ora è quasi mezz’ora che ci stiamo facendo applicare impacchi su impacchi per purificare i pori della pelle, prima di farci fare il massaggio con le pietre calde, poi ci sarà lo shiatsu, l’epilazione e non so cos’altro, ma so che ne avremo ancora per un po’. Almeno fino all’ora di cena, dove staremo rintanate in una sala a parte per l’addio al nubilato.

Con tutto quello che abbiamo in lista per queste quattro ore, dovremo uscire da qui ringiovanite di almeno dieci anni!

E non sarebbe male come programma per un sabato pomeriggio, se solo non ci fosse questo branco di oche giulive alla riscossa!

Credo che per le 9 di sera avrò già sbroccato di brutto.

Laryn non fa che elencare tutte le cose che ha intenzione di comprarsi non appena sarà la signora Bruni, moglie del ricco dottore e che butterà via tutti i mobili di Alessio perché non l’aggradano, con le sue amiche che fanno «Uuuuh!» e «Wow!» ogni qualvolta sentono il nome di un qualunque oggetto super costoso di extra lusso, gridando isteriche.

Spero che quel babbaleo di Alessio abbia fatto la separazione dei beni!

Mentre io, la zia e la nonna non facciamo che lanciarci furtive occhiate di esasperazione pura. Ma ti potrai eccitare per aver sentito il nome di una linea di lusso di divani... Roche Bobois credo, o qualcosa che suona molto simile... come se avessi appena visto Johnny Depp passarti davanti completamente nudo?

Non sono mica normali quelle!

«Perché non ti trovi anche tu un bravo ragazzo come Alessio, Barb?» chiede all’improvviso mia madre, mentre un’estetista le massaggia la pianta dei piedi piatti.

«Se non sbaglio il ragazzo tanto bravo che si sta per sposare Laryn è lo stesso che l’anno scorso vi ha fatto rimettere dodicimila euro nell’affitto della villa dove doveva svolgersi il nostro di matrimonio!» sbotto stanca di sentirle ripetere sempre le stesse cose.

«Ancora con questa storia? Non eravate fatti per stare insieme, va avanti tesoro! Superalo!» sospira sorseggiando il suo tè freddo al mango.

«Io sono andata avanti mamma! È stato un bene che Alessio si sia fatto infinocchiare da Laryn, perché ho capito che tempo un mese e avrei chiesto il divorzio.» sorrido beata.

E lo penso proprio, perché prima o poi mi sarei risvegliata anche da sola da quello strano incantesimo voodoo che mi aveva fatto Alessio.

Almeno lo spero!

«Certo! Lo dice ora perché lui ha preferito me!» sghignazza mia sorella, seguita a ruota dalle sue amiche, delle quali non riesco mai a ricordare i nomi. Mmm… vorrà dire che le chiamerò Anastasia, Genoveffa e Poppea, visto il volume degli airbag di quest’ultima.

«Piantala Laryn! Il tuo comportamento è stato riprovevole e non c’è niente di cui andare fieri!» la rimprovera nostra nonna con fare secco ed esausto.

Mia sorella perde il suo sorriso da super donna, sostituendolo con il suo classico broncio da bambina viziata, fissandosi la punta dei piedi smaltati di rosa antico.

«C’era bisogno di essere così dura con lei mamma?» interviene lesta mia madre, paladina della giustizia esclusiva di miss ce l’ho solo io ed è pure di platino.

«E tu perché non hai mai detto nulla quando Laryn ha fatto una cosa così orribile a sua sorella?» replica la nonna fulminandola con i suoi occhi blu taglienti e severi.

Mia madre si limita a roteare i suoi verso il soffitto bianco e a bersi altro tè freddo, ignorando la nonna e tornando a concentrarsi sul suo massaggio.

Ovviamente, grazie a questo piccolo siparietto, l’atmosfera si gela completamente.

Però almeno le chiacchiere inutili si azzerano e io posso finalmente provare a rilassarmi un po’ e a godermi il massaggio.

 

Sabato 12 Maggio 05:35 p.m.

 

Devo dire che tutti questi massaggi, massaggini, scrub, epilazioni e compagnia bella mi sono proprio piaciuti! Ora sono favolosamente rilassata, come se non avessi più un osso in corpo, e totalmente liscia come una ciliegia! Lo sono talmente che rischio di sguillare fuori dal mio accappatoio!

Al momento è il turno di manicure e pedicure, ma siccome i discorsi sono tornati a convergere sul matrimonio, abito da sposa, mobili costosi e su quanto Laryn sia favolosa, io decido di isolarmi con il mio mp3 e di salvare quel poco di sanità mentale che ancora mi resta, lasciandomi coccolare dalle fantastiche note di un vecchio successo anni ’80. Sweet Cherry Pie dei Warrant, mentre mi diverto a messaggiare con Lucrezia sulla nostra chat privata in WhatsApp.

Non le ho ancora confidato tutto quello che è successo con Ren tra ieri sera e stamattina. È che non saprei da che parte iniziare e poi mi immagino già i suoi commenti, che si aggirerebbero tutti sul: “Fattelo scema!”. Oramai la conosco. E onestamente è il medesimo consiglio che le darei io a parti inverse! Ma ovviamente è l’unico che non posso in alcun modo seguire.

Quindi preferisco riportarle semplicemente i dettagli delle ultime ore in compagnia del circolo dell’uncinetto alle mie spalle, così le faccio fare due risate e mi tengo da parte i dettagli più piccanti del weekend per quando la rivedrò lunedì. È meglio parlarne faccia a faccia, con magari un buon cappuccino e un enorme bombolone a fare da contorno al mio imbarazzo e alle sue risate goliardiche.

 

Sabato 12 Maggio 06:00 p.m.

 

Sto chattando con Ren.

A quanto pare a lui è toccato comunque il golf in compagnia dello sposo e dei suoi amici. Vorrebbe prendersi a colpi in testa con la mazza. Ci credo! Era riuscito a svicolare la partita della mattinata per poi ritrovarsi inguaiato comunque nel pomeriggio. Povero amico mio!

Ma a suo dire c’è di buono che nessuno gli rompe le scatole. Alessio lo ignora, mentre alcuni gli fanno domande sul suo lavoro. Dice che sembrano anche simpatici! Sono davvero contenta per lui, almeno gli passa meglio il tempo!

Io invece non ne posso davvero più.

Sono tornata in camera per cambiarmi in vista dell’aperitivo, poiché la mamma esige come sempre estrema eleganza, ma almeno ciò mi ha permesso di svicolare almeno per una mezzoretta dal gruppetto di iene ridens.

Mi infilo il vestito numero due: bretelline sottili, lungo fino a metà coscia aderente, viola, con un profondo scavo sulla schiena. Indosso nuovamente quelle trappole mortali tacco dodici, una truccata veloce e mi siedo un po’ sul letto a navigare in rete col telefonino, Facebook, Instagram, Wattpad… tutto pur di ritardare il momento in cui me ne dovrò tornare a quello strazio.

Per un attimo spero di incrociare Ren, ma lui non deve tornare in camera a cambiarsi.

Peccato! Mi sarebbe servito vederlo. Ho bisogno di una faccia amica dopo le ultime ore passate a ricevere frecciatine e commenti acidi da parte di quelle serpi. Certo, zia Violetta e la nonna mi hanno dato man forte, ma è stato comunque molto snervante!

Al limite del tempo massimo concessomi da mia madre mi arrendo ed esco nuovamente dalla camera. Cammino a passo lento per i corridoi dell’albergo, guardandomi in giro e fermandomi a quasi tutte le finestre che incontro per gustarmi il panorama aranciato del tramonto fuori da qui. Non ho nessuna fretta di tornare alla festa.

Ripenso alla passeggiata di questa mattina, a quello che ci siamo detti io e Ren… al bacio… e improvvisamente inizio a sentire di nuovo quelle piacevoli scariche elettriche e le farfalle dentro il mio stomaco, desiderando per un breve istante nuovamente le sue mani su di me, sfiorandomi con i polpastrelli le labbra che riprendono a bruciare al ricordo di quando la sua bocca me le ha divorate con una passione e un desiderio tale da ubriacarmi.

Sospirando con la testa sempre più piena e ovattata, riprendo ad avviarmi al piano terra.

Due ragazzi.

Come no!

Per dimenticare lui e le sue labbra mi ci vorrà molto di più! Forse solo se Sam Heughan in persona mi baciasse, allora potrei dimenticarmi delle sensazioni che mi hanno trasmesso i baci di Ren. Altrimenti la vedo molto dura!

 

Sabato 12 Maggio 09:40 p.m.

 

Basta! Non ne posso più! Sono ore che andiamo avanti a tè caldo, punch alla frutta e tartine. È questa la loro idea di addio al nubilato? Ma fanno sul serio?

Io ero convinta che avrei potuto passare la serata a bere, a ballare e a godere della visione di un sexy spogliarellista che mi dimena davanti le sue grazie!

Invece il momento più eccitante della serata è stato quando Samantha si è fatta sbattere sul cofano dell’auto dal sexy architetto danese.

Esatto. Abbiamo guardato Sex And The City 2, il film.

Ora Laryn sta scartando i regali. Tutti completini intimi castigati e bianchi da verginella degli anni ’50. Ma che gusti ha questa gente? Non oso immaginare come reagirà quando aprirà il mio di regalo!

Volete sapere cos’è?

Curiosone!

Ma vi voglio accontentare, sono buona!

Ovviamente si tratta di un dildo! Le ho preso uno di quelli manuali, un po’ di fatica non le farà male, però ho comunque scelto la misura extra large. Nero. Se non le viene un infarto nel vederlo capirà quanto le sarà utile volendo passare la sua vita con Alessio.

Sono perfida?

Ma che dite?

Se sono l’emblema della simpatia!

Dopo l’ennesimo «Oooh!» sospirato davanti a una vestaglia bianca di seta ricamata a roselline sui bordi, mi caccio in bocca la tartina al tartufo numero trentadue, per evitare di morire dalla noia, quando mi si accostano la zia e la nonna.

«Tieni…» bisbiglia zia Violetta passandomi una tazza di tè bianca in porcellana.

«Grazie zia, ma non ne posso più di bere tè!» sospiro guardandomi attorno per la piccola saletta addobbata con palloncini rosa e coccarde fucsia. In perfetto stile compleanno da bambina che ama le feste principesche.

«Assaggialo! Questo è un tè specialissimo!» insiste ammiccandomi con gli occhi truccati di verde, come il vestito in maglina che indossa.

La guardo incuriosita e un po’ diffidente, ma faccio comunque come mi chiede. Ne prendo un piccolo sorso e come la mia lingua viene in contatto con quel liquido caldo ambrato, mi volto di scatto verso la zia e la nonna. «Ma ci hai aggiunto dell’alcol?»

«Forse un po’!» sorride mostrandomi due di quelle piccole bottigliette di vodka da viaggio.

Scuoto la testa ridendo divertita. «Tu sei fuori!»

«Sai… volevamo rendere più movimentata la serata!» interviene la nonna mostrandomi altre tre di quelle piccole bottigliette vuote, indicandomi con gli occhi il grande recipiente in rame con dentro il tè caldo, facendomi intuire dove hanno svuotato tutta la vodka.

«Oh cielo non ci credo!» scoppio a ridere appoggiando la tazza sul tavolo, rovesciandone qualche goccia sulla tovaglia rosa e sulle mani.

«Vediamo se riusciamo a svegliare quelle mummie!» esclama mia nonna prendendone un lungo sorso dalla sua tazza con fare gongolante.

«Già! Perché questa festa è divertente quanto un orgasmo mancato!» aggiunge mia zia con fare teatrale, mangiando un sandwich al formaggio svizzero.

Okay. È troppo.

Ora sto rischiando di farmi la pipì addosso da quanto rido!

«Da chi vogliamo iniziare?» chiede mia zia guardandosi attorno con sguardo analitico.

Mentre sto per risponderle, sento mia sorella urlare inorridita il mio nome. Deve aver appena scartato il mio regalo.

«Io inizierei da Laryn. L’aiutasse a sciogliersi un po’ e a essere meno rigida e imbastita!»

Mia zia mi lancia un occhiolino di assenso e poi lei e la nonna iniziano a distribuire tazzine di tè a destra e a manca, dandone una ben riempita a mia sorella.

Beh… se il loro piano funziona ci sarà senz’altro da divertirsi!

 

Sabato 12 Maggio 10:15 p.m.

 

Diciamo che la loro idea ha più o meno avuto successo.

Dico più o meno perché ora sono quasi tutte svenute sulle poltroncine.

Hanno fatto relativamente presto direi!

La nonna dopo tre tazze di tè è crollata sul divanetto, ma non prima di aver ballato come un’ossessa sulle note di Sexy Back, la Macarena e Maracaibo. Così come la madre di Alessio e Laryn. Mia madre, insieme a Genoveffa e Poppea, stanno cantando Il Cobra al karaoke proprio in questo momento. Uno stonaticcio che non vi dico! Ho i timpani che mi stanno implorando di gettarmi direttamente del cemento a presa rapida dentro le orecchie! Zia Violetta si è appartata con un cameriere di circa 25 anni e l’altra amica di mia sorella è… onestamente non lo so!

Io invece sono completamente sobria. Non mi va di ubriacarmi, anche perché mi manca la mia spalla preferita di bevute.

Senza pensarci due volte gli scrivo un messaggio.

-Come va la serata?-

Invio e poi con le scarpe in mano esco in giardino. Ho bisogno di una bella boccata d’aria fresca.

Passeggio per un po’ con i piedi nudi piacevolmente a contatto con l’erba umida e fresca, godendomi tutte le favolose sensazioni sotto le piante dei piedi e persino il piccolo solletico causatomi dagli steli d’erba.

Tempo un paio di minuti e sento il telefono vibrare dentro la borsetta nera.

-Noiosa! La tua?-

Sorridendo come una scema gli rispondo, mentre continuo a camminare in direzione della piscina, ma come premo invio carpisco la suoneria classica di Ren squillare in risposta.

Non capendo però di preciso da che parte provenga il suono, non aspetto che lui mi risponda e gli invio subito un altro messaggio.

-Marco- attendo.

Come parte Nuvole Rapide dei Subsonica seguo il suono, trovando finalmente il mio amico seduto su una sdraio in legno attorno alla piscina, nel punto più buio del giardino.

«Marco!» replico ad alta voce spuntandogli alle spalle.

Ren si volta di scatto verso di me, stampandosi immediatamente un enorme sorriso sul viso decorato da un leggero pizzetto bruno. «Polo!» esclama in risposta mentre io prendo posto accanto a lui. «Ti stavo giusto chiedendo dov’eri come ho letto il tuo Marco!»

Non so se voi avete mai giocato a Marco Polo, fondamentalmente è un po’ come il gioco Acqua Fuoco, solo che invece di dire «Fuoco! Fuochino! Fuochissimo!» si urla «Marco Polo!» semplice, no?

«Allora… che ci fai qui Bamby?»

«Sono scappata dalla festa. E tu?» curioso appoggiando scarpe e borsa sull’erba accanto ai piedi.

«Idem! Dopo il golf hanno ordinato la cena e si sono messi a guardare… indovina? Tornei di golf in tivù. Volevo suicidarmi!» esclama dandomi una spallata.

«E ci credo!» sghignazzo appoggiandomi con le mani sulla seduta in legno della sdraio.

«E la tua invece?» allunga le gambe davanti a sé.

«Oh beh! Più o meno come la tua, solo che il pomeriggio, se escludo il fatto che per quasi un’ora mi sono sorbita mia madre e mia sorella criticare me e le mie scelte, alla SPA non è stato male!» struscio i piedi sull’erba, distendendo a mia volta le gambe.

«Ti sei fatta coccolare, eh?» mi colpisce il piede con la punta della sua scarpa da tennis.

«Decisamente! Mi hanno massaggiato ogni singolo muscolo del corpo e tolto ogni pelo superfluo, sono più liscia del sedere di un bambino!» rido sfiorandomi una coscia. Liscissima e morbidissima.

«Accidenti vi hanno rimesse completamente a nuovo devo dire!» fischia rimirandomi.

«Eh sì! Un bel checkup!»

Per un istante se ne rimane in silenzio. Io prendo a fissare ammaliata le lucciole che ci svolazzano tranquille attorno, mentre Ren sembra preso a rispondere a un messaggio. Chissà a chi? Magari è in piena ricerca della prima delle famigerate cinque ragazze che gli occorreranno per dimenticarsi di me!

Di già?

Un momento… a me non deve importare. Giusto dieci ore fa abbiamo deciso di dimenticarci di tutto e di andare avanti e ora mi infastidisco se lui messaggia con un’altra sgualdrina?

Ahm… cioè… con un’altra str... ecco... volevo dire ragazza. Forse mi devo dare una calmata.

«Aspetta un momento!» squilla all’improvviso.

«Che succede?» scatto guardandomi attorno confusa.

«Quando dici ogni pelo superfluo, intendi… per caso…» sembra alquanto imbarazzato.

Incuneo un sopracciglio. «Ma che fai? Incanali le notizie in differita?» rido scuotendo la testa, guadagnandomi un bel dito medio dal mio migliore amico. «Comunque sì Ren. Intendo ovunque!» specifico calzando sulla parola “ovunque”, percependo le guance bruciare. «Non che prima in determinate zone ci fosse poi molto!» borbotto poi scrollandomi le spalle.

«Oh!» è la sua unica risposta, mentre le sue iridi mi scivolano dal volto all’inguine, impuntandosi per alcuni secondi con le pupille sempre più dilatate, facendomi sussultare il cuore in gola e sentire una rovente palla di lava nascere all’interno della pancia.

Questo non è fare finta di niente Ren! Tu mi stai deliberatamente fissando immaginandomi sicuramente glabra e… chissà cos’altro?

Ho bisogno d’aria!

Giusto. Sono già all’aperto.

«Ren?» cerco di usare un tono di voce deciso, schioccandogli le dita davanti alla faccia. Funziona! Finalmente il mio “amico” si ridesta da questo strano stato di trance, facendolo tornare con gli occhi ad altezza dei miei.

Ovviamente mi fingo irritata.

Ren diventa ultravioletto fino alla punta delle orecchie. «Scusami, ma tu mi parli di parti intime depilate e io vado in tilt. È automatico!»

È davvero questa la sua linea di difesa?

Assottiglio ancora di più lo sguardo. «Sì, ma fissarmi il fiorellino non è molto da amico!» sentenzio drizzandomi con la schiena, per sembrare più impettita possibile.

A Ren iniziano a vibrare gli angoli della bocca. «Hai realmente usato il termine fiorellino?» chiede prima di scoppiare a ridere.

«Come vuoi che lo chiami? Non volevo essere volgare, ma se preferisci posso definirla bocciolo, patatina, vulva, vagina, fi…» Ren mi interrompe tappandomi la bocca con una mano, sovrastandomi con la sua altezza, fissandomi improvvisamente serio, con gli zigomi ancora arrossati.

«Che c’è?» bofonchio con la voce attutita dal suo palmo, guardandolo perplessa.

Mmm… che buono il profumo della sua pelle! Sa di vento e di pioggia, misto al muschio bianco del suo solito bagnoschiuma.

«Guai a te se osi dire la parola con la F!» mi ammonisce con voce profonda e morbida come un maglione di cashmere.

Incuneo un sopracciglio come a voler dire: «Perché?»

Ren come sempre sembra cogliere al volo la mia domanda non detta. «Perché è eccitante e, fidati, sono già troppo e pericolosamente eccitato da questa mattina Bamby!» solleva un angolo della bocca in un ghigno tremendamente da strappa mutande.

Le sopracciglia mi schizzano entrambe verso il cielo, mentre gli occhi mi si dilatano ancora di più. Il cuore prende improvvisamente a battermi a livelli inumani e le farfalle si stanno scatenando impazzite, cavalcando a pelo i miei ormoni imbizzarriti.

Ren si china piano verso di me. «Tra la faccenda della depilazione e tu che dici le parolacce… rischio di perdere il controllo!» la sua voce è sempre più un sussurro gutturale.

Okay. Ora basta.

«Levami la mano da davanti alla bocca!» cerco di sembrare seria, anche se manca davvero poco affinché sia io a perdere il lume della ragione.

«Come? Non ti capisco!» si mordicchia il labbro inferiore facendo il cretino.

«Levala!» protesto tentando di allontanarlo, ma niente. Sembra incollato alla mia faccia. «Ren!» nulla, così faccio l’ultima cosa possibile.

Tiro fuori la lingua e gli lecco la mano.

Un tempo si sarebbe ritratto schifato, ora invece diventa serio, con gli occhi bollenti come il caramello fuso.

Deglutisco lentamente e rumorosamente, mentre piano fa scivolare la mano sulla guancia per posizionarla dietro la mia nuca.

«R-Ren?» sono sempre più nervosa, con il cuore che minaccia di esplodermi come un petardo.

«Tanto non conta giusto?» mormora sfiorandomi il naso con il suo, lanciandomi uno sguardo maledettamente sexy da sotto le folte ciglia nere. «È colpa dell’atmosfera…» mi accarezza le labbra con il respiro caldo. «… tornati a casa sarà come se non fosse successo nulla!» la sua voce è sempre più un bisbiglio e poi nuovamente la sua bocca è sopra alla mia, in un bacio calmo. Non ha davvero fretta al momento. Si sta prendendo tutto il tempo di assaporarmi, studiarmi. Accarezza e morde il mio labbro inferiore. Sonda ogni parte interna della mia bocca con la lingua, invitando la mia a seguirlo, a sfiorarlo.

Come ci siamo arrivati ancora una volta a questo punto? Possibile che con un primo bacio abbiamo portato alla luce una sorta di dipendenza?

Sembrerebbe esattamente così, perché nel giro di ventiquattro ore non siamo in grado di stare seduti vicini per più di dieci minuti senza metterci le mani addosso, e da lì le lingue.

Sarà veramente solo il momento e l’ambiente?

Lunedì torneremo davvero come prima?

Onestamente, al momento non riesco più a preoccuparmene. I baci di Lorenzo sono come un denso balsamo per le mie ansie e paure, mettendole così tutte a tacere.

Ren mi sospinge a sdraiarmi sulla sdraio in legno, stendendosi su un fianco accanto a me, aumentando la velocità delle pennellate con le quali manda in delirio i miei sensi. Mi fa scorrere la mano fra i capelli, il collo, fino a farla scivolare lungo il mio fianco e arpionarla lì.

Io gli cingo il collo con un braccio, afferrandogli e tirandogli i riccioli soffici, girandomi un po’ per potergli incatenare una gamba con la mia.

«Questa sdraio di legno non è molto comoda però!» mormora sorridendo contro le mie labbra.

«Hai ragione!» concordo mentre sono tutta presa ad accarezzargli il petto da sopra il maglione di cotone.

«Bamby ti va di spostarci?» chiede insicuro, guardandomi con occhi titubanti.

«Non voglio tornare ancora là dentro!» protesto staccandomi da lui. «Mi piace qui!»

Ren mi fissa per un po’ meditabondo, poi si alza in piedi e se ne va verso il sentiero dal quale sono arrivata io poco fa.

Di scatto mi alzo anche io. Dove va? Si è offeso? Oppure preferisce smetterla qui? Cioè… se è così potrebbe anche dirmelo invece di prendere e… oh! Sta tornando! E con sé ha quei grandi cuscini che costituiscono l’imbottitura di uno dei divani che si trovano sotto al grande gazebo bianco, più quella che mi sembra una coperta.

Ci vorrà imbottire la sdraio?

Ren cammina con passo sicuro e con un gigantesco sorriso stampato da un orecchio all’altro, il suo bottino infilato sotto le braccia e senza dirmi una parola, mi afferra una mano e mi trascina con lui in una zona un po’ nascosta del giardino.

Getta sull’erba i cuscini, cercando di sistemarli come fossero un unico materassino, li ricopre con la coperta e poi con un semplice gesto della mano mi invita a sedermi.

Non me lo faccio ripetere due volte, scoprendolo un giaciglio davvero comodo, ma all’improvviso inizio a sentirmi nervosa. Cosa succederà ora?

Ren si accomoda accanto a me. «Ehi comodo! Sono un genio!» esclama gongolante rimbalzando col sedere sui cuscini.

«Sì… sei un vero genio…» cerco di essere rilassata anche se mi tremano le mani. È che all’improvviso è come se mi fossi un po’ risvegliata da quello strano stato di euforia ormonale nel quale ero nuovamente piombata poco fa.

«Bamby…» sussurra avvicinandosi e sfiorandomi il collo con le labbra.

«Ren co-cosa stiamo facendo?» balbetto voltandomi verso di lui.

Lo vedo tentennare, mordendosi l’interno di una guancia. «Non lo so. Non ci capisco più niente, giuro! Un attimo prima è tutto come sempre, e quello subito dopo io…» si passa una mano sul volto, inspirando brusco. «So solo che non riesco a pensare ad altro da ventiquattro ore. Forse sto impazzendo.» tira un piccolo sorriso storto, allungando una mano verso di me per accarezzarmi una guancia.

«Per me è lo stesso, ma… ma che succede se dopo non sarà più come prima?» chiedo realmente spaventata, appoggiandomi con il volto al suo palmo grande, caldo e familiare.

Quello stesso palmo che mi ha coccolata, accarezzata, sostenuta, raccolto le mie lacrime.

Il palmo di un amico, un fratello... un uomo.

Un amante.

«Qualcosa cambierà. È ovvio. Ma temo che accadrà comunque. Ci ho riflettuto bene e sono arrivato alla conclusione che sarà inevitabile. Dipende da noi in che modo farlo mutare, non credi?» appoggia la fronte contro la mia, prendendo un nuovo profondo respiro.

«Ma poco fa hai detto che era solo per adesso, che lunedì…»

«Lo so, è che morivo dalla voglia di baciarti e ho pensato che se ti dicevo ancora che era una cosa così, dettata dal momento, dall’atmosfera, come hai affermato tu, forse mi avresti lasciato fare! Ma non lo penso. Non più almeno.» continua a sfiorarmi il viso con la punta delle dita, in tocchi delicati e teneri.

«Cosa è cambiato rispetto a oggi pomeriggio?» gli chiedo facendogli scorrere le mani lungo il petto, fermandole sulle sue spalle larghe.

Lo sento inspirare forte. «Niente di base, solo che qualcuno mi ha dato qualcosa su cui riflettere!» sorride fissandomi per un po’ negli occhi, con i suoi davvero infiniti, prima di riprendere da dove ci siamo fermati un momento fa.

Solo noi, i nostri respiri sempre più ansanti, il frinire dei grilli e le lucciole a farci compagnia.