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Lorenzo

 

 

Sabato 12 Maggio 10:15 a.m.

 

Io e Bamby ce ne stiamo in silenzio a camminare per questa vasta e addormentata valle da un po’ oramai. Non c’è nessun essere umano oltre a noi due e quello che si sente è solo il frusciare del vento fra gli steli di grano ancora completamente verdi e gli uccellini che cinguettano tranquilli nascosti fra i fitti rami di abeti e querce che delineano questo sentiero di breccia bianca. Sono davvero imponenti e ci schermano il sole già bello alto nel cielo di un azzurro limpidissimo, senza nemmeno una nuvola.

Credo che sarà un’altra bella giornata oggi a giudicare da quanto il sole sia caldo già a quest’ora del mattino. Il che è proprio una buona cosa, dato che in caso di pioggia obbligherebbe trecento invitati a rimanere rinchiusi dentro quattro mura... sai che casino?

Prendo un profondo respiro, arraffando più aria possibile. Mi piacciono i profumi che caratterizzano la campagna! Erba appena tagliata, sole, gli aghi degli abeti, l’aria fresca e pulita... sono davvero corroboranti, quasi quanto l’odore del mare e della salsedine.

Espirando silenziosamente getto un’occhiata fugace alla mia silenziosa compagna di passeggiata. Fra di noi c’è un ingombrante imbarazzo che proprio non vuole smammare. Ovviamente so perché, ma non so come fare per rimediare.

A colazione sono riuscito a sembrare tranquillo, normale, anzi! Ci ho persino flirtato! E non per far credere che noi due stiamo insieme, ma perché volevo stuzzicarla, farla arrossire. Toccarla.

Mentre ora non so da che parte iniziare un discorso qualsiasi.

Questa situazione mi farà uscire completamente di testa.

Grattandomi la punta del naso guardo ancora verso Bamby. È tutta presa a gingillarsi l’orlo delle maniche della sua felpa grigia con gli unicorni, mentre calcia con la punta delle sue Converse vari sassolini, mordicchiandosi agitata il cordellino bianco del cappuccio.

Mi passo una mano fra i capelli sciolti grattandomi pensieroso la nuca. È proprio ora che iniziamo da qualche parte. Ma da quale?

«Allora…» mi schiarisco la gola con un colpo di tosse. «… questa mattina… noi… ecco…» cervello che ne diresti di collaborare?

«Già… stamattina!» esclama in un sospiro grattandosi via lo smalto nero da un’unghia del pollice.

Devo riuscire a smorzare la tensione. In fondo ieri sera ha funzionato! Dobbiamo nuovamente buttare tutto sul ridere e andremo alla grande!

«Dunque… non… non scherzavi mica quando dicevi che se ti impegnavi di più eri ancora meglio!» ridacchio a disagio, ma il trucco funziona, perché Bamby scoppia in una fragorosa risata, piegandosi addirittura in avanti reggendosi la pancia con le mani.

«Che scemo!» sghignazza dandomi un cazzotto su una spalla. «Ma grazie! Fa piacere trovarti d’accordo!» mi lancia un occhiolino asciugandosi qualche lacrima. Fortuna che stamattina non si è ancora truccata o ora assomiglierebbe a un panda. In ogni caso io la preferisco di più quando è così. Jeans, maglietta spiritosa e scarpe da tennis. È più se stessa. È la mia Bamby!

«È vero piccola e, non so se te l’ho mai detto, ma hai delle tette davvero da urlo!» cerco di assumere un’aria da uomo vissuto, ma temo che la mia faccia rosso peperone mi possa fregare un po’!

«Lorenzo Giovanni Tommasi… ci stai provando con me?»

Lo so che la sua vuole essere una battuta e che io dovrei risponderle a tono, ma tutto quello che invece mi viene fuori dalla bocca è solo: «Anche fosse?» con un tono davvero roco.

Bamby si blocca voltandosi a guardarmi con gli occhi cacao sbarrati e le guance imporporate. «Come scusa?» gracchia agitata.

Mi blocco anche io. Che ho detto?

Eppure, ora che quelle parole mi sono rotolate via dalla lingua, inizio a vedere qualcosa delinearsi e prendere forma davanti a me.

«Bamby io non so che diavolo ci è successo ieri, ma è chiaro che da dopo quel bacio non facciamo che girare intorno all’argomento e a sentirci a disagio vicini. Non è da noi essere nervosi nel dormire insieme e questa mattina… ammetto che forse è partito tutto da me, ma se… se tua madre non avesse bussato alla porta io sarei decisamente andato fino in fondo e non credo che tu mi avresti fermato.» mi avvicino di qualche passo, fermandomi quando sento la punta delle mie scarpe toccare le sue, facendola sussultare e innervosire ancora di più.

«Ren io non lo so. Non ci sto capendo più niente, ma è evidente che ieri sera è scattato qualcosa e questa mattina… beh… concordo con te. Non ti avrei fermato. Ma a cosa ci avrebbe portato? Cioè, tu sei Ren! Sei il mio migliore amico! Non… non è salutare quello che ci sta accadendo.» si passa una mano fra i capelli, tirandoli un po’ alla radice.

Non ha tutti i torti. «Quindi suggerisci di fare finta di niente?» non so fino a quanto mi sta bene. Ma forse è l’unica strada da prendere per noi due.

«Credo di sì. È colpa di questo assurdo weekend! Tutta questa situazione ci sta confondendo e poi si sa che ai matrimoni si finisce sempre a letto con qualcuno. È colpa dell’aria romantica che circonda tutti! Lunedì a casa saremo tornati come prima.» sembra piuttosto sicura di sé. Talmente tanto che mi contagia un po’.

Forse ha ragione dopotutto. Qui tra l’atmosfera, zia Violetta, nonna Lucia, i miei fratelli e Alex ci siamo lasciati prendere la mano.

«Sai Bamby? Concordo in pieno con te! Lunedì a casa saremo tornati noi stessi… anzi! Io propongo un bell’aperitivo al Racket Bar a rimorchiare il trastullo che ci aiuterà a dimenticarci di ieri. E stamattina.» propongo riprendendo a camminare lungo il sentiero.

«Ehi disgraziato!» mi molla uno scappellotto, facendomi molto male con l’anello in argento a forma di unicorno che porta al pollice destro. «Io non sono così facile da dimenticare!» mi fulmina con lo sguardo assassino.

«Dici?» sollevo un angolo della bocca.

«Assolutamente! In fondo bello mio, tu non solo hai avuto la fortuna di baciarmi, ma mi hai vista mezza nuda e hai tastato e baciato le mie favolose gemelle!» usa un tono molto serio, sollevando il mento in modo pomposo mentre si indica il seno con le dita, facendomi scoppiare a ridere.

«Io direi che per dimenticare tutto ciò ti ci vorranno almeno quattro appuntamenti diversi di sesso occasionale da favola, se non cinque!»

«Addirittura?» continuo a ridere. Non riesco a smettere!

«Certo!» annuisce seria. Troppo seria per il livello del discorso.

«E per dimenticare me?» sono realmente curioso! In fondo stiamo parlando di me... mi do un cinque appuntamenti pure io!

Bamby ci riflette un po’ sopra, picchiettandosi un dito contro il mento. «Forse due!»

«Cosa? Solo due? Ma starai scherzando spero!» sono seriamente allibito dalla sua affermazione.

«Ho detto forse! È probabile che ne basti anche solo uno!» sghignazza divertita.

«Scusami, perché per dimenticare te io dovrei metterci quattro, forse cinque appuntamenti di sesso occasionale, e tu solo uno forse due?» mi sento sempre più ferito nell’orgoglio cribbio!

«Ciccio, io ti ho solo baciato, tu mi hai visto, toccato e baciato il seno!» sentenzia incrociando le braccia al petto.

«Beh… ma anche tu mi hai visto le tette!» ribatto mettendo il muso.

Uno o forse due ragazzi prima di dimenticare i miei baci. È umiliante, non trovate?

Mentre non so se basteranno cinque ragazze per dimenticarmi il sapore e l’odore della sua pelle e del suo sesso.

Oddio! Basta pensarci Lorenzo!

«Sai che novità? È da quando abbiamo 12 anni che ti vedo le tette! Non è la medesima cosa amico mio!» fa per riprendere la passeggiata, ma io all’improvviso l’afferro per un braccio, la tiro all’indietro e la sbatto contro la ruvida corteccia di una quercia alle sue spalle.

«Ma che fai?» squittisce arrossendo voracemente.

«Cerco di far salire a due certi i ragazzi che dovrai baciare per dimenticarmi. È una questione di orgoglio piccola! L’hai voluto tu!» sussurro roco fissandola da sotto le ciglia con il volto molto vicino al suo, stringendo le mani ai suoi fianchi.

Bamby non aggiunge altro, così io prendo il suo silenzio per un sì e prima di accorgermi del grosso errore che stiamo commettendo… di nuovo… plasmo le mie labbra sulle sue, in un tocco dolce e tenero.

Le assaggio, le assaporo e poi prendo a divorarle letteralmente. Sempre più preso da un nuovo bisogno di dare e avere di più.

Dalla bocca di Bamby scaturisce un piccolo gemito, mentre mi avvolge ferrea le braccia attorno al collo, tenendomi più stretto a lei.

Il sangue inizia a ribollirmi nelle vene, e la voglia di andare nuovamente oltre a questo contatto inizia a consumarmi dall’interno. Le mani fremono per toccare ancora una volta la sua pelle e affondare per la prima volta nella sua carne. Ma mi devo fermare. Così, con grande fatica mi allontano dal suo calore, provocando in entrambi profondi gemiti di dissenso.

Bamby apre lentamente gli occhi, fissandomi sconvolta, con le pupille dilatate e il respiro ansante.

«Ora sono senz’altro due. Se non addirittura due e mezzo!» sollevo un angolo della bocca in un ghigno strafottente.

Bamby non replica nulla, ma allarga le sue bellissime labbra in un sorriso sensuale, mordicchiandosi quello inferiore con fare ammiccante, mentre posso leggere un’infinità di emozioni diverse attraversarle gli occhi.

La più brillante ed evidente è il desiderio e ciò non aiuta la mia libido a tornare a livelli normali. Anzi! Alimenta il mio bisogno di spingerla in mezzo al campo di grano per perdermi e fondermi in lei. Ma stringo i denti e mi limito a lanciarle un occhiolino, allontanandomi un po’ dal suo corpo caldo per mettermi a distanza di sicurezza.

Beh… non so lei, ma io credo che non riuscirò a dimenticarmi di tutto questo molto facilmente.