Diventare ristoratore?
Chivasso, autunno 2007
Non c’è lavoro! Mi ero reso conto di che aria tirava da alcuni mesi, ma ora le impressioni si sono rivelate purtroppo realtà. Sono stato da un amico che fa di mestiere il ristoratore: gestisce da diverso tempo il ristorante “La Fortezza”, a Chivasso. È il luogo dove abbiamo fatto il nostro pranzo di nozze…
Seduti a un tavolo del ristorante, l’uno di fronte all’altro, gli ho raccontato quello che mi succede, gli ho confidato dubbi e preoccupazioni. Ho da pensare a una famiglia e ho una bimba da far crescere… Qualcuno con cui sfogarsi fa sempre bene, e lui è una persona di esperienza.
«Daniele, ascoltami bene. Anch’io ho qualche problema. Qui il lavoro è faticoso, ma dà soddisfazioni, arriviamo a punte di 50 mila euro al mese di fatturato, non è poco. Però ho dei seri problemi di salute, il diabete mi tormenta. Forse è giunta l’ora di passare la mano… Che ne diresti di rilevare tu questo ristorante? Il reddito per te e la tua famiglia è garantito».
La proposta mi ha sorpreso. Non immaginavo di venire qui e di trovarmi nella situazione di chi, cercando conforto, si trova subito di fronte a una possibile soluzione dei suoi problemi. Ma, la questione è seria: se mai accettassi vorrebbe dire che dovrei ridefinire la mia identità professionale… Ho faticato così tanto per diventare programmatore di robot da perito grafico che ero! Rischio di dover buttare alle ortiche sette anni di apprendimento e di esperienza attorno ai robot, in giro per l’Europa, nei migliori stabilimenti automobilistici del continente…
L’ho ringraziato della proposta e della fiducia. Mi occorrerebbero 200 mila euro per acquistare il ristorante, ma soprattutto, la decisione e la voglia di cambiare mestiere…
Sono arrivato a casa pieno di pensieri. Gemma, che già cammina da un po’, mi è venuta subito incontro e ha chiesto di essere presa in braccio. L’ho guardata… e ho pensato alla proposta del ristoratore. Poi sono andato a cercare Victoria con Gemma in braccio. L’ho trovata in camera da letto, sta riordinando la stanza.
Accenno appena: «Mi hanno fatto una proposta di lavoro».
«Dobbiamo di nuovo partire?»
«No, no, si tratta di un’altra cosa. Sono stato da Giovanni…»
«Ah, il papà di Serena…»
«Sì, gli ho raccontato della mia situazione lavorativa… Mi ha proposto di comprare il suo ristorante! Dice che le cose vanno bene ma lui ha problemi di salute e non se la sente più di andare avanti. Che ne dici se accettassimo? Non mi importa di cambiare mestiere e di buttare al vento tutto quello che ho imparato e fatto. In questo momento ho una sola preoccupazione: dare tranquillità alla nostra famiglia».
Victoria mi ha fissato con uno sguardo incredulo: «Ma sei impazzito? Ma non ti rendi conto che se mai dovessimo rilevare un esercizio come quello non avremmo più respiro? Lavoreremmo sette giorni su sette, e poi niente Natale, niente Pasqua, al lavoro quando gli altri fanno festa… No, Daniele, credo proprio che non faccia al caso nostro. Ti sei fatto una professionalità importante. Facciamo passare questo momento difficile per il tuo settore ma poi le cose andranno meglio, io ci spero!»