Un mondo senza password
Torino, ottobre 2017
Diavolo di un Gianluca! Mi ha infilato in un’altra storia che mi ha subito appassionato, ma non so proprio come fare a trovare i soldi per sentirmi dentro questo progetto…
Andiamo per ordine. Sul finire dell’anno scorso mi viene a dire: «Ho trovato un affare interessantissimo. Se ci partecipiamo facciamo il botto! Mia moglie mi ha parlato di un russo che sta mettendo a punto un sistema che, tramite il riconoscimento umano biometrico, ci permetterà di fare a meno delle password per l’accesso ai servizi digitali. Mica male, eh! Abbiamo la possibilità di incontrarlo di persona».
«Bello! Ma per partecipare al progetto che cosa dobbiamo fare?»
«Daniele, vuole 800 mila euro».
«800 mila euro?!?», rispondo sgranando gli occhi. «Non andiamo neanche a incontrarlo…».
Alla fine, Gianluca tanto ha fatto che mi ha convinto, e siamo andati a cena con il figlio dello scienziato di cui mi ha parlato. «Può essere un primo passo per capirne qualcosa», mi sono detto.
Siamo stati a cena in un ristorantino del quadrilatero, in centro, a Torino. Gianluca, io e Igor Atroshchenko. Igor è un giovane intraprendente ed è convintissimo che suo padre, che si chiama Valery, abbia in mano un asso da giocare pesantissimo, rivoluzionario. Alla fine della cena, dopo aver ascoltato i suoi discorsi, molto tecnici, resto con una sola idea chiara: stanno lavorando da molto tempo, da almeno sei-sette anni, attorno a un progetto tecnico che dovrebbe portare alla realizzazione di uno scanner che sfrutta la biometria come mezzo di riconoscimento digitale degli utenti. Mi ha convinto. Ma il problema dei soldi non è cosa da poco: «Sì, ci servono 800 mila euro per cominciare», sottolinea Igor.
«Guarda», gli dico, «noi, Gianluca e io, siamo interessati ad aiutarvi, ma non abbiamo 800 mila euro da investire così, senza sapere bene nel dettaglio quello che state facendo. Ragioniamoci un attimo, presentaci tuo padre perché possiamo capire meglio il progetto».
«Mio padre è qui a Torino, certo, ma non parla italiano…»
«No problem Igor, Gianluca parla russo e sua moglie è russa, come la mia».
Sono passati alcuni mesi da quel primo colloquio ed eccoci a cena con lo scienziato. Finalmente conosciamo di persona Valery Atroshchenko.
Siamo stati in pizzeria. Gianluca, io e Igor ci avventiamo sulla pizza fumante ma Valery no: prende qualche boccone e parla, parla… Ci descrive questo mondo nuovo che lui intravede, un mondo dove il riconoscimento biometrico facciale garantirà maggiore sicurezza nel nostro quotidiano utilizzo di Internet e del digitale. «Io», ci dice il padre di Igor, «ho in mano una soluzione che nessuno ha».
Qualche giorno dopo sono passato in agenzia immobiliare, da Gianluca: «Senti, mi sono informato bene. Questo Valery è un pezzo da novanta, è esperto di ottica, di elettronica e di elettrotecnica. Si occupa di questi temi da decenni. Ex insegnante di filosofia si è convertito alla matematica e sta effettivamente lavorando su questa teoria del riconoscimento biometrico e avrebbe già realizzato lo scanner che ne permetterebbe l’applicazione. E sta funzionando. Per me vale la pena buttarsi in questa avventura».
«E i soldi?»
«Noi pazzi siamo… ma non possiamo investire 800 mila euro. Cerchiamo un’alternativa. Magari aggiriamo l’ostacolo trovando dei partner tecnologici. Ti pare?»