Un incontro imprevisto

Borgaro, inizi 2000

In Comune sono stati davvero bravi con me, hanno accettato la mia richiesta di servizio civile ma − ironia della sorte – mi hanno assegnato alla polizia locale! Non so proprio come possa essere stato possibile, mi pare tanto un controsenso che un obiettore di coscienza vada a fare il servizio civile per un corpo che è dotato di pistole e manganelli…, ma tant’è. E io ho accettato.

Comunque, tra l’anno scorso e l’inizio di questo, così straordinario per essere l’inizio di un secolo nuovo, ho trascorso alla polizia locale di Borgaro circa dieci mesi molto belli, facendo un po’ di tutto, meno che occuparmi di sicurezza sul territorio, ovviamente! Sapendo che sono perito grafico mi hanno spesso chiesto di lavorare su documenti, volantini e comunicazioni varie, affidandomi anche la realizzazione del calendario della polizia locale, tipo quello − per intenderci − che fanno ogni anno i Carabinieri. Tutto bene, dunque, tutto pacifico, ma qualcosa di eccezionale è accaduto proprio nei giorni scorsi…

«Ma tu lavori in Comune?», mi domanda un ragazzo che si chiama Gianluca Gastaldi. È un mio vicino di casa. Abita al sesto piano del condominio in cui vivo io con i miei genitori e mio fratello. Ci siamo incrociati tante volte sulla soglia del condominio, per le scale o in ascensore, ma è la prima volta che ci fermiamo per scambiare due parole. Non so praticamente nulla di lui − succede spesso tra coinquilini nei palazzi delle realtà urbane, anche in città di periferia come Borgaro −. Ci siamo salutati e, stranamente, ci siamo messi a parlare. Siamo quasi coetanei, lui ha solo qualche anno più di me.

«Sì», gli dico, «io lavoro in Comune, ma solo per poco: tra qualche giorno terminerò il mio periodo di servizio civile». Gianluca diventa improvvisamente triste. Mi confida che lavora per un’importante azienda torinese che si occupa di robotica su linee di produzione industriale e che gli hanno proposto di andare all’estero:

«Mi hanno detto che devo andare in Cina! Ma io proprio non voglio».

«In Cina?», esclamo stupito. «E pensa che io pago per andare in quei Paesi», aggiungo, riferendomi ai viaggi che ho compiuto fino a quel momento nel Sud-Est asiatico.

«Ma a te interessa viaggiare?», mi domanda, come se avesse avuto un’illuminazione.

«Lo farei anche per lavoro», rispondo, di getto, senza nemmeno pensarci.

«Beh, se questo è il tuo desiderio», replica, «allora posso darti una mano. Conosco un’azienda, stanno lavorando con noi su una linea produttiva, che ha bisogno di persone disponibili a lavorare all’estero. Potrebbe fare al caso tuo. Appena finisci il servizio civile in Comune dimmelo che ti metto in contatto con loro».

«La cosa mi intriga…»

«Ok, allora gliene parlo. Dammi un tuo numero di telefono. Vedrai che ti cercano. L’azienda si chiama Parsec».

Sono rientrato in casa e ho scritto su un foglietto vagante il nome dell’azienda. Spero che succeda qualcosa in tempi brevi.

«Signor Mangano?»

«Sì, sono io».

«Buongiorno, sono della Parsec, ci hanno segnalato il suo nominativo per un colloquio». Rimango sorpreso, mi ero quasi dimenticato della cosa.

«Buongiorno, dica pure».

«Verrebbe da noi per un colloquio?»

Ovviamente ho risposto di sì. Già, ma che cosa fa la Parsec? Non lo so, non l’ho chiesto a Gianluca. So soltanto che cercano persone che, come me, sognano di andare a lavorare all’estero. Lo ricerco: «Gianluca, ciao, scusa se ti disturbo, ma ho bisogno che mi risolvi un problema. Mi hanno cercato dalla Parsec, ecco, innanzitutto grazie per il tuo interessamento, ma devi dirmi: che cosa fanno?»

«Pensavo l’avessi capito! Te l’ho detto che lavorano sulle linee di produzione, come noi di Comau. Si occupano di robotica. Insomma, muovono i robot!»

«Ma io non ne so niente di quella roba. Io sono un perito grafico».

«Non preoccuparti Daniele», dice al telefono e capisco che si è messo a ridere. «Tu devi semplicemente dire, come ti ho spiegato, che vuoi viaggiare e vedrai che ti prendono».

Sto aspettando di parlare con un certo Paolo Destefanis che mi dicono essere il titolare della Parsec. Sono negli uffici di Torino dell’azienda (che ha sede principale a Bruino).

«Avanti, prego».

Mi siedo davanti a Destefanis, nel suo ufficio: «E allora a lei piace viaggiare, giusto?», mi domanda, subito, d’impeto.

«Beh, sì» rispondo, «mi sento particolarmente attratto dai Paesi del Sud-Est asiatico e ci sono anche stato…»

«Ok, questo l’ho capito. Ma veniamo alle questioni tecniche: mi sa dire di che colore sono i robot?»

La domanda mi lascia di stucco: di che colore sono i robot?!? Mi guardo intorno e noto su un tavolo un modellino di robot, color arancione… Mi starà mica prendendo per il c…?

«Arancione, direi…», rispondo.

«Ok, Daniele, lei è assunto. Vada pure a parlare con le segretarie per la definizione del contratto».

Mi sono alzato dalla sedia e quasi senza salutare mi sono diretto in una stanza a fianco dove una gentile signorina mi ha chiesto i dati anagrafici e altro ancora.

«Va bene, signor Mangano, la chiameremo appena siamo a posto con l’assunzione. Dopo di che potrà cominciare a lavorare da noi». Mi fa un bel sorriso e mi saluta.

Sto per lasciare l’azienda in un misto di confusione e incredulità. Sono già per strada, ma, all’improvviso, sento gridare: «Mangano, prepari le valigie. Lunedì si parte», è Destefanis che mi ha rincorso per farmi una comunicazione ufficiale. Per strada, urlandomi dietro.

Appena arrivato a casa ho chiamato nuovamente una delle segretarie: «Il signor Destefanis mi ha detto che lunedì devo partire. Visto che oggi è giovedì sa dirmi per cortesia dove sarò mandato?»

«Mi dicono che deve andare a Colonia, nello stabilimento della Ford», risponde la ragazza.

«Ah», penso tra me, «quindi niente Sud-Est asiatico…» «Grazie signorina. Come dice? Se sono a posto con i documenti per l’estero? Certo che sì, ho il passaporto, l’ho già usato diverse volte. Sono pronto a partire».

Qualche istante dopo è la stessa segretaria a richiamarmi: «Cambio di programma, signor Mangano, lei ha vinto un viaggio in Spagna». Scherza la ragazza. Ma lo scherzo è solo nel tono della voce: dovrò per davvero andare in Spagna. A Valencia, lunedì prossimo, primo giorno di lavoro alla Parsec di Bruino.

Il 14 aprile 2000 ho firmato il mio contratto con la Parsec. Diventerò un programmatore di robot, a quanto pare. E chi ne sa qualcosa…