12
Aurora ebbe finalmente la certezza di qual era il particolare che strideva nella scena e che non era ancora riuscita a mettere a fuoco. Il braccio della vittima era stato inchiodato e posizionato in modo da indicare qualcosa.
Il calendario.
Ad Aurora mancò l’aria. L’ossigeno si fermò da qualche parte tra i polmoni e la trachea, spezzandole il respiro.
Corse giù a osservare il foglietto del calendario. Indicava una data.
Oggi.
Aurora sgranò gli occhi. Accanto alla data c’era uno scarabocchio a matita. Un’asta spessa verticale al centro, con sopra e sotto delle specie di filamenti che si allargavano ai lati, come sottili tentacoli.
Con le mani che tremavano, estrasse il cellulare e scattò una foto alla pagina del calendario.
Aurora non si rese conto che Bruno era comparso sulla soglia e la stava chiamando. Corse in cucina e si mise ad aprire, uno dopo l’altro, freneticamente, gli sportelli dei pensili. Trovò il contenitore della differenziata e iniziò a rovistare tra la carta. Poi lo rovesciò a terra, sparpagliandone il contenuto sul pavimento.
«Ma che stai facendo?» la incalzò la voce di Bruno alle sue spalle.
Aurora lo ignorò. Continuò a frugare finché non trovò quello che cercava. Solo a quel punto alzò lo sguardo e disse: «Stiamo sbagliando tutto. Non è stato il marito».
«C-che cosa?»
«Hai visto il tavolo in cucina?»
Bruno annuì.
«Ci sono due piatti con gli avanzi della cena di ieri. Non ti sembra strano?»
«Direi di no… forse stavano cenando quando…»
«L’ho pensato anch’io. Ma non ci sono segni di colluttazione in cucina. Niente è fuori posto. La cena è stata interrotta per un altro motivo. E poi perché due piatti, e non tre?»
«Non capisco dove vuoi arrivare.»
«Credo che Carlo non fosse presente, nel momento in cui Rossella è stata aggredita.»
«Come fai a dirlo?»
«I bicchieri.»
«Cosa?»
«Dalle tracce è evidente che Rossella è stata aggredita in casa, quindi uno dei due bicchieri era il suo. L’altro, quello con i girasoli, è certamente di Aprile. Guardala nelle foto, erano i suoi fiori preferiti.»
Bruno si passò una mano tra i capelli, pensieroso. «Il marito può essere rientrato e aver aggredito la moglie» disse poi.
«Forse» ribatté Aurora. «E allora perché il tavolo non era apparecchiato anche per lui? Non lo stavano aspettando?»
«Potrebbe aver telefonato per avvertire che non avrebbe mangiato a casa. Forse era di turno, dobbiamo ancora parlare con il suo titolare. Forse era sua abitudine il mercoledì tornare a casa dopo cena… ci sono un’infinità di ipotesi che possono spiegare questo comportamento.»
«C’è un altro particolare.» Aurora si diresse in corridoio e si fermò davanti al calendario.
«Un… calendario a strappo?»
«Il braccio di Rossella è stato inchiodato alla ringhiera in modo da indicare questo calendario.»
«Ne sei proprio sicura?»
«Sì, e la data è quella di oggi, ovvero del giorno dopo l’omicidio.»
«D’accordo, ma…»
«Ora osserva lo scarabocchio.»
«Il tratto è infantile» ammise Bruno. «Potrebbe averlo disegnato Aprile.»
«Che tu sappia, Aprile è molto più alta della media della sua età?»
«Dovrei controllare il fascicolo, ma non credo.»
«Il calendario è appeso troppo in alto perché una bambina di nove anni possa arrivarci.»
«Potrebbe essere stato il marito» suggerì Bruno. «O Rossella.»
«Già, ma perché? Nella differenziata ho trovato le pagine del calendario strappate i giorni precedenti, ma manca quella di ieri. E nessuna delle altre pagine è stata scarabocchiata.»
«Probabilmente Carlo era fuori di testa e quello scarabocchio significava qualcosa per lui.»
Aurora scosse il capo, poco convinta. «Immaginati la scena. Supponiamo che l’aggressore sia Carlo come pensi. Lui rientra a casa. Dato che niente, sulla scena, fa pensare che ci sia stata una lite, è già furioso. E probabilmente ha già intenzione di uccidere. Tutto deve essersi consumato in pochi attimi. Il vicino dice di aver sentito le urla verso le dieci. Carlo entra in casa, colpisce la moglie con l’arma che impugna, la trafigge con dei vecchi chiodi, scrive sul muro con il sangue, poi rapisce la figlia. Ma, prima di andarsene, strappa la pagina del calendario e in quella del giorno successivo scarabocchia qualcosa. Ti sembra che abbia senso?»
«Nella logica di un uomo che ha appena ucciso brutalmente la moglie, forse sì» commentò Bruno.
«Oppure non è stato lui» lo incalzò Aurora. «E la scritta, la data di oggi sul calendario, il disegno… sono tutti messaggi dell’assassino.»
Bruno guardò di nuovo il disegno sul calendario.
Rivide l’asta spessa verticale al centro, con sopra e sotto delle specie di filamenti che si allargavano ai lati come sottili tentacoli. Per quanto incomprensibili, quelle linee di matita non erano certo tracciate per caso.
«Non lo so, Scalviati…»
«Credo che sia un ultimatum, Bruno» affermò Aurora con decisione. «Il killer ha agito con lucidità, la sua è una sfida. C’è un motivo per cui ha lasciato il calendario con la data di oggi. Significa che possiamo salvare Aprile. Ma anche che abbiamo meno di ventiquattro ore.»