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Aurora si sedette al volante della sua auto. Solo in quel momento si rese conto di quanto lei e Piovani fossero simili. Anche lui era tormentato da incubi. Anche lui aveva sfiorato l’orrore e aveva deciso di affrontare i fantasmi a modo suo. Anche lui avrebbe voluto soltanto dimenticare, ma quello di dimenticare è un lusso concesso a pochi.
Per giorni l’aveva considerato un nemico, ma non era lui il vero nemico. Il suo nemico agiva nell’ombra come un burattinaio, controllava ogni sua mossa a distanza.
Anche il suo nemico stava affrontando i fantasmi a modo suo. Uccidendo degli innocenti.
Aurora sfilò il cellulare dalla tasca e compose il numero di Stoner. Mai come adesso sentiva il bisogno di sentire una voce amica.
«Dawnee» rispose. «Mi fa piacere risentirti.»
«Ho ripensato a quello che ci siamo detti qualche giorno fa» ribatté Aurora. «Mi dispiace averti rovesciato addosso le mie insicurezze.»
«Non dirlo neanche per scherzo. Io ci sarò sempre per te.»
«Grazie.»
Stoner si accorse che la voce di Aurora tremava. «Stai ancora seguendo il caso del killer dei chiodi?»
Aurora rimase in silenzio per qualche secondo. «Sì. Anche se ogni volta che mi sento vicina alla verità, ogni volta che penso di poter allungare la mano per afferrarla, mi sfugge tra le dita come se stessi cercando di afferrare l’acqua di una sorgente.»
«Hai deciso di chi fidarti?»
A questa domanda, Aurora non rispose.