5.
La casa dei Mikùlicyn era chiusa con un lucchetto attaccato a due anelli del paletto. Jurij Andrèevich tentò a lungo di aprirlo e infine lo staccò di forza, insieme a frammenti di legno attaccati alle viti. Come prima, si precipitarono dentro di furia, senza spogliarsi, con le pellicce addosso e i berretti, ed entrarono con i “válenki” nelle stanze interne. Li colpì subito l’ordine che regnava in alcune parti della casa, per esempio nello studio di Averkiji Stepànovich. Qualcuno doveva aver vissuto lì e in epoca molto recente. Ma chi? Se erano stati i padroni o uno solo di loro, dove erano nascosti e perché avevano chiuso il portone col lucchetto, e non con la serratura normale? Inoltre, se i padroni fossero stati lì, e vi avessero vissuto abitualmente e a lungo, tutta la casa sarebbe stata in ordine, non solo alcune sue parti. No, non doveva trattarsi dei Mikùlicyn. Ma allora chi era? Non se ne preoccuparono, non si misero ad arrovellarcisi sopra. Erano tante in quel momento le abitazioni abbandonate e in parte saccheggiate, tanti i ricercati che si nascondevano. «Dev’essere qualche ufficiale bianco,» convennero. «Se verrà, ci metteremo d’accordo e potremo anche stare insieme.»
E di nuovo, come già un’altra volta, Jurij Andrèevich rimase come inchiodato, sulla soglia dello studio, ammirandone la vastità e meravigliandosi della larghezza e comodità della scrivania presso la finestra. Di nuovo pensò come quel severo rifugio disponesse e invogliasse a un lavoro paziente e fecondo.
Fra le dipendenze, nel cortile dei Mìkùlicyn, c’era una stalla costruita a ridosso della legnaia. Ma era chiusa a chiave e Jurij Andrèevich non sapeva in che stato fosse. Per non perder tempo, decise di mettere per la prima notte la cavalla nella legnaia che si poteva aprire facilmente. Staccò Savraska e, quando non fu più accaldata, l’abbeverò con acqua attinta dal pozzo. Voleva darle del fieno tolto dal fondo della slitta, ma, sotto il peso delle viaggiatrici, si era tutto tritato e non era più buono per il cavallo. Per fortuna, nell’ampio fienile sopra la legnaia e la stalla, ne trovò a sufficienza ammucchiato negli angoli e lungo le pareti.
Quella notte dormirono sotto le pellicce, senza spogliarsi, come dormono i bambini dopo una giornata di corse e di birichinate.