THE WILDCARD BLOG
Si batte senza paura contro le frodi perché non dobbiate farlo voi
Ancora alla deriva. Ancora senza wifi. Ancora senza comunicazioni.
Il ponte con la piscina è invaso da passeggeri in preda al doposbronza, che hanno trascinato all’aperto materassi e lenzuola perché la mancanza di aria condizionata ha trasformato in saune le cabine dei ponti inferiori. Questo posto comincia a sembrare un campo profughi dell’America Centrale.
Fin qui abbiamo: una passeggera morta, voli persi, razzi di segnalazione, un puzzo da mettersi a piangere. E ve l’ho detto che si è guastato il sistema di deflusso dei gabinetti e dobbiamo «fare la pupù» (l’eufemismo prediletto di Damien) nei sacchetti? Ecco, c’è anche questo.
Ho scarabocchiato i miei appunti sul retro dei volantini per risparmiare la batteria. Mi restano poco più di quattro ore di autonomia, ma non voglio correre rischi. Invierò queste righe nel preciso istante in cui sarò online, magagne e tutto. La gente deve sapere cosa sta succedendo qui. E io sarò il primo a raccontarlo.
Per rendere meglio la totale follia della giornata, ecco una cronaca puntuale:
09.30: Appena incrociata l’assistente dell’Avvoltoio. Freddina, ma abbiamo stabilito un contatto. Che sia carina aiuta ;). Possibile accesso a Celine???
Mi sentivo ancora un po’ sfasato, deciso di rimandare la caccia all’Avvoltoio a dopo la doccia.
Verso le 10.00: Diretto in cabina, ho visto una ragazza che singhiozzava istericamente a uno dei tavoli del buffet Lido, con un gruppetto di persone attorno a lei. Mi sono fermato ad ascoltare. Lei e gli altri fanno parte di un gruppo di single, e una delle ragazze è morta ieri. La sicurezza dice che è per intossicazione da alcol, ma quelli del gruppo non ne sono convinti. Potrebbe essere qualcosa di più sinistro. Non ci sono ancora stati annunci ufficiali a riguardo, ma dev’essere per quello che hanno sigillato una cabina sul mio stesso ponte. Devo scovare Trining per scoprire qualcosa di più. Stamattina non l’ho vista.
10.20: In cabina c’è un gran puzzo e niente aria. Fatto una doccia, niente acqua calda. Nessuna traccia di Trining, ma ho parlato con Paulo, lo stanchissimo steward dell’altro lato del ponte. Dice che non sa niente di una passeggera morta (si vedeva che mentiva) e che Trining è malata (spero di non essere stato io a infettarla).
10.30: Merda. Letteralmente. Messaggio di Damien. La nave ha problemi di propulsione. I gabinetti non funzionano. «Per la pipì la doccia va bene, ma per la pupù il sacchetto conviene.» Verranno distribuiti dei sacchetti di plastica rossa per i «rifiuti pericolosi». Ho cercato di tirare lo sciacquone del mio bagno, ha fatto degli strani gorgoglii. Meno male che lo stomaco si è rimesso a posto. Devo trovare il modo di parlare con qualche ufficiale, o addirittura con Damien. Silenzio assordante da parte del comandante. Forse è davvero un tentativo della Foveros di mettere a tacere tutto, una specie di cospirazione con gli alti ufficiali per non far comparire sui media la notizia che siamo in avaria. Potrebbe essere un gran bel colpo per me. Chiesto a Paulo se c’è qualche posto dove posso ricaricare il mio computer o il cellulare. Gli ho allungato 50 dollari per ungere le ruote.
Fatto un pisolo, svegliato da urli verso le 11:30. Non sono riuscito a capire da dove provenivano.
11.45: Tornato sul ponte Tranquillity (tranquillità? È un vero casino!) Lunghissime code per il buffet Lido: panini e hot-dog, no, grazie. Così ho mangiato un pacchetto di snack al formaggio che avevo comprato a bordo. Sono riuscito a tenerli nello stomaco.
I miei due obiettivi principali sono stanare l’Avvoltoio e scoprire perché diavolo non sono ancora arrivati i soccorsi. Dovrebbero esserci gli elicotteri, o almeno un rimorchiatore, forse un’altra nave da crociera Foveros. Tutti i passeggeri che ho sentito si lagnano per i voli persi, gli orridi pasti freddi, la mancanza di caffè e alcolici.
12.00: Deciso di dare un’occhiata alla sala Bingo. Sul palco c’è Damien. Di persona è più piccolo e con una barbetta tragica. Ha continuato a fare battute sui sacchetti per la pupù. Però gli va dato atto che è riuscito a tenere in mano tutto il suo pubblico. Ha detto che se non vengono a tirarci fuori in fretta ci saranno spettacoli extra. Fantastico!
13.00: Gironzolato un po’, dato un’occhiata alla Starlight Dreamer Lounge. C’era un sacco di gente col cartellino degli Amici di Celine. Mi sono accorto che mi hanno riconosciuto, così ho deciso di filarmela. Salito al percorso del minigolf, sono rimasto un po’ a ciondolare col gruppo dei single. Per la maggior parte sono alloggiati nei ponti ancora più in basso del mio. Dicono che alcune cabine sono allagate dall’acqua degli scarichi.
Da una dei single (Donna, di Providence) ho saputo che Celine del Ray terrà un evento aperto a tutti alle 14.00. Chiesto dove l’aveva saputo e mi ha spiegato che un paio di vecchi andavano in giro a dirlo a tutti. La ragazza che prima stava piangendo (Emma o Amanda o qualcosa del genere, un’inglese) dice che vuole tentare di «mettersi in contatto con Kelly per scoprire una volta per tutte com’è morta e se ha un messaggio per la sua mamma».
Ho cercato di spiegarle qualcosa sulle tecniche di «lettura a freddo» dei sensitivi, ma sembra che da quell’orecchio non ci voglia sentire.
Visto un tizio che pisciava fuori bordo.
14.00: Ho cercato di entrare nella Starlight Dreamer Lounge per vedere l’Avvoltoio che metteva in scena la sua truffa, ma sono stato bloccato alla porta da un paio di vecchi che mi avevano riconosciuto dall’altra sera. Ho pensato di mettermi a discutere, ma ero troppo stanco, senza un grammo di energia. Ci riprovo dopo. Guardato in giro per vedere se c’era l’assistente. Non l’ho vista. Rimasto un po’ nei dintorni nella speranza di beccare Celine all’uscita della sala. Non ho avuto fortuna.
16.00: Lunghe code per il cibo. Mi sono procurato un panino al prosciutto e una banana.
17.00: Okay, la cosa si sta facendo assurda. Non siamo mica nell’Antartico nel 1917. Siamo in pieno golfo del Messico, cazzo. Perché non è ancora arrivato nessuno?
18.30: Casini in vista. La gente non solo ha paura (perché, cavolo, dovevamo già essere in porto da quasi dodici ore), ma comincia anche a innervosirsi con chi ha attorno. Un paio di tizi sono quasi venuti alle mani per una sedia a sdraio.
Sono tornato a unirmi al «mio» gruppo.
Verso le 19.30: La gente si è affollata sul ponte Lido, sul ponte con la piscina e attorno alla pista da jogging e agli scivoli d’acqua, a guardare i razzi di segnalazione.
Quegli idioti continuavano ad applaudire.
Se mi serviva una prova che siamo nei casini, eccola. Parlato con un tizio dall’aria un po’ più sveglia, più anziano della media degli altri passeggeri, dice che secondo lui il comandante ci ha mandato fuori rotta, oppure siamo andati alla deriva uscendo dalla zona del traffico commerciale. Dice che, se è andata così, rischiamo di finire nella corrente del Golfo, che è piuttosto forte, e di venire trascinati fino al Triangolo delle Bermude. È stato allora che ha cominciato a sembrarmi un po’ strano e si è messo a blaterare di complotti. Ho cercato di spiegargli che la storia del Triangolo delle Bermude è solo un mito, sono tutte stronzate, ma lui ha continuato a vaneggiare di aerei della seconda guerra mondiale svaniti nel nulla.
Ci ho rinunciato.
Mai perdere troppo tempo coi pazzi.
20.30: Coda per la cena. Ci ho messo un’ora.
Ecco la scelta:
Hot-dog freddi
Panini col roast-beef
Gamberi e code d’aragosta precotte (e decongelate). A secchiate. La gente quasi si calpestava per aggiudicarsene una ciotola. Immagino che debbano far fuori quella roba. Non intendo correre rischi, dopo essermi appena ripreso.
Pomodori a fette
Insalata di patate
Pane, olive e peperoni
Cataste di dolci: cheesecake semisciolta e gateaux al cioccolato che sanguina succo di ciliegia. Finiti nel giro di trenta secondi.
21.30: Mi sono sistemato col gruppo di single, che ha deciso di dormire sul ponte. Credo che Donna mi stia puntando. Hanno fatto girare una bottiglia di vodka da quattro soldi. Io non ne ho bevuto neanche un goccio.
Mi sono di nuovo sentito poco bene, così sono tornato in cabina. Sono l’unica persona di tutto il ponte. Puzza, ma per adesso sono troppo stanco per muovermi.
Buonanotte.