TOP SECRET

 

 

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Di seguito gli estratti delle trascrizioni delle interviste ai cinque soggetti trovati a bordo della Beautiful Dreamer il 5 gennaio 2017.

 

Le trascrizioni sono in inglese. Altre due trascrizioni sono state distribuite come rapporti; si tratta dei sommari delle prime tre trascrizioni, che omettono le dichiarazioni ripetitive e non sostanziali. Alcune informazioni sono state censurate dagli allegati in quanto segretate, in osservanza dell’Executive Order 12988. Tali informazioni corrispondono ai criteri stabiliti al comma (c) e (g) della Sezione 1.4 e rimangono classificati TOP SECRET e SECRET come previsto dalla Sezione 1.2 dell’Executive Order. Le informazioni sono segretate perché la loro diffusione potrebbe provocare danni di eccezionale gravità alla sicurezza nazionale.

 

I resoconti sono stati elencati in ordine cronologico per facilitare il controllo incrociato. Seguirà un sommario delle risultanze.

 

L’intervista è avvenuta alla presenza di xxxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxx xxxxxxxx xxxxxxxx e xxxxxxxxxx , tutti addestrati nelle tecniche d’interrogatorio approvate. Erano inoltre presenti i parapsicologi xxxxxxxxx e xxxxxxx. Gli intervistatori hanno ricevuto istruzioni di estrapolare le informazioni in maniera non provocatoria e fisicamente non intrusiva, fintantoché possibile. Scopo primario era accertare la sorte e la localizzazione dei 2957 passeggeri e membri dell’equipaggio attualmente dispersi che si trovavano a bordo della Beautiful Dreamer alla sua partenza dal porto di Miami il 28 dicembre 2016.

 

I soggetti sono stati mantenuti separati presso la sede di xxxx, che gode di un grado di sicurezza pari a xxxx. Hanno avuto contatti esclusivamente col personale e sono stati costantemente monitorati.

 

 

Abbiamo preso in esame possibili correlazioni col recente Costa Rica Incident, in cui un peschereccio che si ritiene trasportasse 55 immigrati clandestini è scomparso al largo delle coste della Spagna, e con gli eventi noti come Giovedì Nero. [Vedi appendice 17a della Sezione 18c]

 

 

Si richiedono verifica del materiale e raccomandazioni su procedura successiva, entro e non oltre il 31/3/17.

 

 

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>>Smith, Xavier L / Interrogatorio #1 / Pagina 1

 

Nome: Xavier Llewellyn Smith

Data di nascita: 17/11/88

Indirizzo: 47 A Street, South Beach, Miami

Scrittore freelance. Tiene un blog quotidiano dal titolo The Wildcard Blog, che ha lo scopo di dimostrare la falsità di sensitivi e santoni. Sostiene di essere membro dell’American Society of Skeptics. Vedi appendice 34a per copie dei post estrapolati dal computer portatile di Smith. Smith trae il proprio sostegno economico da un fondo fiduciario stabilito a suo nome dal defunto nonno materno. Smith non ha rapporti coi genitori biologici.

Nota: Smith era inizialmente ostile. La valutazione psichiatrica non evidenzia segni di delirio né disturbi della personalità. Non ci sono precedenti di disturbi mentali. I test rivelano un uso occasionale di alcol e marijuana.

 

Mr Smith, la prego d’iniziare dichiarando il suo nome e la data di nascita per la registrazione.

 

XS: Gente, io ve l’ho detto e ripetuto, non dichiaro proprio niente senza la presenza di un avvocato. No, dico, ma voi chi siete? NSA? Homeland Security? Cosa?

 

Mr Smith, apprezzeremmo la sua collaborazione.

 

XS: Potete andare affanculo. Non sono mica un immigrato clandestino. Sono un cittadino americano. Non potete trattarmi così.

 

[Interrogatorio sospeso a causa dell’agitazione del soggetto]

 

[Riprende l’interrogatorio]

 

Mr Smith, in precedenza ha dichiarato che la nave è andata alla deriva per cinque giorni, con le comunicazioni e buona parte dei sistemi operativi fuori uso. In questo periodo, dove si trovava la nave?

 

XS: E come accidenti faccio a saperlo? Non sono mica un navigatore. La nave si è persa. Forse si è infilata nella corrente del Golfo. O nel Triangolo delle Bermude. Che cazzo ne so.

 

E lei era salito a bordo per affrontare Celine del Ray in merito al caso Lillian Small, è esatto?

 

XS: Sì.

 

Come mai s’interessa a Celine del Ray, Mr Smith?

 

XS: Non mi piace quello che fa. Raggira le persone.

 

Non ha avuto precedenti storie con lei?

 

XS: No.

 

Cos’ha suscitato il suo interesse per le attività di Mrs del Ray?

 

XS: L’ho sentita in quella trasmissione radio. Quella di Kavanaugh. Sosteneva di sapere che Bobby Small e sua madre erano vivi. Mi ha fatto incazzare.

 

E aveva intenzione di affrontarla sulla nave da crociera?

 

[Il soggetto tace per diversi secondi]

 

XS: Sì. Solo che la cosa mi si è rivoltata contro, no?

 

In che senso, Mr Smith?

 

XS: Cristo, gliel’ho già detto. Per quello che ha fatto. Ci ha sottoposti a un’ipnosi di gruppo o chissà che altro. Ve l’avevo già detto appena mi avete portato qui.

 

La prego, Mr Smith, si calmi. Stiamo solo cercando di aiutarla.

 

XS: Sì, come no. Credete che non lo sappia che mi sono procurato un biglietto di sola andata per Guantànamo? Nessuno sa che siamo qui, giusto? Il minimo che può fare è dirmi almeno questo.

 

Mr Smith, posso assicurarle che appena conclusa l’inchiesta sarà libero di tornare alla sua solita vita.

 

XS: [Ride] Sì, certo.

 

Ricapitolando: secondo lei tutto quello che ha sperimentato a partire dal quarto giorno della crociera è frutto di un’allucinazione?

 

XS: Ditemelo voi. Può essere. Quello che ho visto è impossibile.

 

Apprezzeremmo che ci raccontasse quello che ha visto.

 

XS: Ci scommetto.

 

Dove sono i passeggeri e i membri dell’equipaggio scomparsi?

 

XS: Vuole davvero saperlo?

 

[Il soggetto si sporge in avanti]

 

XS: Abbiamo avvelenato i loro Mai Tai con della vodka scadente. Abbiamo aggiunto zucchero super raffinato alla fontana di cioccolato. Sono morti a uno a uno, e non abbiamo avuto altra scelta che gettarli in mare.

 

Mr Smith, stiamo solo cercando di chiarire la situazione.

 

XS: Allora siamo in due. Non so dove siano.

 

[Il soggetto alza la voce e batte il pugno sul tavolo]

 

XS: Non lo so dove cazzo sono. Celine del Ray stava capeggiando un qualche culto suicida. Dopo che il comandante e l’equipaggio hanno abbandonato la nave durante la tempesta, può darsi che li abbia convinti a buttarsi tutti in mare. Non lo so. Cosa ci facciamo qui? Cos’è che non volete dirci?

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Gardner, Madeleine / Interrogatorio #1 / Pagina 2

 

... ma sì, lo sapevo che Celine era un’imbrogliona quando ho accettato il lavoro. Se vuole che glielo ripeta, posso anche sillabarglielo. E allora? Ma questo non spiega Lizzie Bean o Archie o quello che altra gente ha detto di aver visto su quella maledetta nave.

 

Lei crede che si trattasse di esseri reali, Ms Gardner?

 

MG: Crede che non sappia che effetto fa? Senta, mi ha chiesto di raccontare con parole mie quello che ho visto. Ecco cos’ho visto. Ho visto Lizzie Bean. È pazzesco? E allora sono pazza. Xavier ha le sue teorie in proposito, ipnosi di gruppo o roba del genere. Ma uno lo sente quando una cosa sembra vera. Lizzie Bean non dovrebbe esistere, pero c’era. Gli altri non dovevano esistere, però la gente li ha visti.

 

Ha chiesto di loro a Celine del Ray?

 

MG: No. Ma ho una mia teoria sul perché fossero lì.

 

E qual è?

 

MG: Lei se n’è servita per manipolarci. Spaventarci. Ci si divertiva. Se vuoi controllare qualcuno non c’è niente di più potente della paura. Xavier dice che ho visto quello che volevo vedere. Che ho creduto alle stronzate di Celine. Però... tutto quello che è successo dopo... Non c’è verso che fosse tutto solo nella mia testa.

 

A un certo punto lei ha detto che «Celine non era Celine».

 

MG: Tutte le sue azioni dopo che la nave si era fermata, dopo che aveva avuto quella specie di crisi o cosa diavolo era, non erano da lei. Quella non era Celine. La vecchia Celine, intendo. Parlava come Celine, aveva i suoi ricordi, ma... glielo si leggeva negli occhi. No. Non era Celine.

 

Intende dire che secondo lei era posseduta?

 

MG: Cielo, no. Forse. Io... senta, sto ancora cercando di capirci qualcosa, rendermi conto di cos’è successo.

Ci vorrà ancora molto tempo? Quando potrò andarmene?

 

Non è in arresto, Ms Gardner.

 

MG: Però non posso alzarmi e andarmene, giusto?

 

Come le abbiamo detto quand’è stata condotta qui, si tratta solo di un’inchiesta. Una formalità necessaria. Le persone che si trovavano con lei sulla nave risultano tuttora disperse.

 

MG: È che si sentono strane storie. Su quello che fa la gente come voi. [Ride] Agenzie ombra, persone che scompaiono, cose del genere.

 

Comprendiamo i suoi timori. Per tornare a Mrs del Ray, stava dicendo che era posseduta.

 

MG: Non è esattamente quello che ho detto.

 

Se era posseduta, potrebbe ipotizzare da parte di chi? O cosa?

 

MG: Non sono pronta a rispondere. Non so neppure se ho idea della risposta.

 

Torniamo indietro. Cos’è successo quando la Beautiful Dreamer è tornata operativa?

 

MG: Oh, Dio. Quando la nave ha ripreso a muoversi, io e Xavier siamo rimasti per un po’ nella suite di Celine. Suppongo che ci sentissimo al sicuro là dentro e... credo di non essere stata pronta a vedere dov’eravamo o cosa dovevamo affrontare. Non so Xavier, ma io a quel punto ero convinta che fosse successo qualcosa di orribile a terra che aveva impedito l’arrivo dei soccorsi. O che fossimo finiti in acque sconosciute, ma esistono ancora acque sconosciute, di questi tempi? E in effetti, sì... quel terrore all’inizio mi ha paralizzata.

Non so chi abbia preso la decisione di uscire di lì, alla fine. Non credo che ne avessimo neppure discusso, semplicemente ci siamo alzati e siamo usciti. Ho bussato di nuovo alla porta di Helen per controllare che non fosse dentro. Ci avevo già provato diverse volte, perciò a quel punto non sapevo se era salita su una delle scialuppe o no. Non capivo come avrebbe potuto, con Elise tanto malata. Era ancora buio, saranno state le quattro del mattino.

 

Chi c’era?

 

MG: Quasi tutti quelli che erano rimasti a bordo. Buona parte del gruppo di Celine, sulle duecento persone, direi. E una coppia che stava sullo stesso ponte di Celine. Si chiamavano Lineman, o Lineker, o qualcosa del genere. Ricordo di averli visti quando io e Xavier ci siamo messi a correre verso le scialuppe. Nessuno parlava. Innaturale, è la parola che mi viene spontanea. A quel punto avrei dovuto essere abituata a cose che mi spaventavano, eppure mi ha messo i brividi. Non c’era traccia di Celine. Poi una voce maschile, italiana, è uscita dagli altoparlanti, dicendo che ci stavamo avvicinando a Miami. Sembrava nervosa, esitava. In seguito ho saputo che si trattava di Baci. Era rimasto a bordo quando gli altri ufficiali avevano abbandonato la nave. Non so perché non se ne sia andato. Non ha mai fatto parte del gruppo di Celine. Credo che non l’avesse mai neppure incontrata, prima che le macchine riprendessero a funzionare.

 

Perché Miami? Perché non un altro porto?

 

MG: Non lo so. Forse era il porto più vicino. Xavier ha detto che l’equipaggio è riuscito a stabilire il punto nave manualmente, perciò è possibile. Forse Baci voleva semplicemente tornare a casa. Forse è stata un’idea di Celine.

 

Ha parlato con qualcuno, sul ponte?

 

MG: No, erano tutti sotto shock, dovevano ancora riprendersi dalla tempesta. Ho visto Jacob, uno dei primissimi seguaci di Celine, se così si possono chiamare, e lui ha visto me, ma io e Xavier non abbiamo avuto altri contatti con gli altri. A quel punto ne avevamo passate così tante che... ah, no, aspetti, ho detto una bugia. Xavier si è avvicinato a una ragazza che conosceva. Lisa, mi ha detto che si chiamava. Sembrava completamente assente, quasi non l’ha riconosciuto.

Abbiamo aspettato in silenzio. Sono passati cinque o dieci minuti, e Xavier ha detto che l’ufficiale doveva essersi sbagliato sulla nostra posizione.

 

Perché?

 

MG: Perché se fossimo stati vicini a Miami avrebbero dovuto esserci delle luci. Invece non se ne vedevano. La costa era completamente buia.

Sono stanca. Si potrebbe fare una pausa?

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Trazona, Althea / Interrogatorio #1 / Pagina 2

 

... con la compagnia di navigazione da cinque anni.

 

Ed era soddisfatta del suo incarico, Ms Trazona?

 

AT: Era un buon lavoro.

 

Ha avuto contatti con Celine del Ray mentre si trovava a bordo?

 

AT: Sì.

 

Potrebbe spiegarci che tipo di contatti?

 

AT: No. Non dirò altro a meno che non mi venga garantita una carta verde. Non potete costringermi a parlare.

 

[Il soggetto si è rifiutato di aggiungere altro in quell’occasione, nonostante i numerosi tentativi per incoraggiarlo]

 

[Interrogatorio sospeso]

 

 

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>>Zimri, Jesse C / Interrogatorio #1 / Pagina 1

 

Nome: Jesse Clarence Zimri

Data di nascita: 17/11/84

Indirizzo: 7 Acacia Road, Sun Valley, Cape Town

Occupazione: Medico generico. Il dottor Zimri ha volontariamente smesso di esercitare a Tokai, Cape Town, dopo un errore diagnostico commesso ai danni della sedicenne Sasha Lee Abrams. Ms Abrams lamentava dolori di stomaco, che il dottor Zimri aveva diagnosticato come colite. In seguito Abrams è deceduta per le complicanze di una gravidanza extrauterina. Il soggetto era dipendente dalla petidina, ma in seguito a quanto avvenuto non ha seguito nessun programma di disintossicazione.

Il soggetto è coniugato con Farouka Maijet, ma attualmente separato.

Note: Il primo colloquio col dottor Zimri è stato annullato. Il soggetto era delirante, vomitava e soffriva degli effetti di una crisi di astinenza da petidina.

 

>>Fall, Helen / Interrogatorio #1 / Pagina 2

 

... l’ambasciata britannica? Questa non è un’intervista. È un interrogatorio. Qualcuno sa che siamo qui?

 

Ms Fall, si tratta di una situazione particolare.

 

HF: Dove siamo? Immagino che ci troviamo ancora da qualche parte in Florida. Come avete fatto?

 

Fatto cosa, Ms Fall?

 

HF: A farci sparire così. Immagino che nessuno sappia che siamo qui. Fa molto Tom Clancy, sono molto colpita. Adesso vorrei mettere in chiaro una cosa: non parlerò con voi, qualunque cosa mi facciate.

 

Ms Fall, ha la nostra parola che, non appena avremo concluso con soddisfazione la nostra inchiesta, lei verrà rilasciata.

 

HF: E cosa intendente di preciso con «soddisfazione»?

 

Ci servono delle risposte, Ms Fall. Dobbiamo sapere che fine hanno fatto passeggeri ed equipaggio che non si trovavano sulla nave al momento del recupero.

 

HF: E come intendete farlo?

 

Fare cosa, Ms Fall?

 

HF: Liberarvi di noi dopo che avremo risposto alle vostre domande, ovviamente. Avete qualche sistema tipo la mafia? Ci darete in pasto ai maiali? Ci farete sparire nelle viscere di qualche suino? Immagino ci siano modi peggiori di andarsene.

 

Ms Fall, abbiamo il suo computer. Abbiamo motivo di credere che lei si trovasse in crociera per togliersi la vita.

 

[Il soggetto mostra segni di disagio]

 

HF: Sono questioni private. Non avete nessun diritto di accedere ai miei effetti personali.

 

Ci rendiamo conto che la cosa la disturba, Ms Fall. Ma là fuori ci sono molte famiglie in attesa di risposte.

 

HF: Non le avranno da me. Dove sono gli altri? Dov’è Maddie? E Althea?

 

Si sono mostrate molto disponibili e collaborative, Ms Fall.

 

HF: Allora non avete bisogno di me.

 

[Il soggetto si rifiuta di rispondere ad altre domande]

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Gardner, Madeleine / Interrogatorio #2 / Pagina 2

 

... e poi quand’è sorto il sole... be’, l’abbiamo visto per la prima volta.

 

Visto cosa, Ms Gardner?

 

MG: Senta, sto per raccontarle quello che ho visto. Ma voglio ribadirlo, lo so anch’io che è incredibile. È pura follia. Anche di più, in effetti, però mi ha chiesto di essere sincera su quello che ho visto, e intendo esserlo. Se dopo vorrete rinchiudermi in manicomio, fate pure.

 

Ne prendo atto. La prego di continuare. Cos’è che ha visto... o ritiene di aver visto?

 

MG: La nave si è diretta verso la costa, verso il canale che conduce in porto, e avvicinandoci riuscivamo a vedere meglio. Dio, credo che la prima cosa a colpirmi sia stata che non si vedeva segno di movimento. Nessuno sulla spiaggia, nessuna imbarcazione in mare. Niente.

Poi Eleanor, una del gruppo degli Amici di Celine, ha avuto l’idea di utilizzare un binocolo a moneta del ponte di atletica. Ma non c’era bisogno di guardare attraverso uno di quei cosi. Avvicinandoci ancora di più, abbiamo visto interi isolati di appartamenti per vacanze macchiati di fumo. C’erano dei veicoli, grossi camion militari, ed enormi tendoni bianchi lungo tutta la spiaggia.

Dio. Dev’essere stato allora che abbiamo cominciato a sentire l’odore. Mi basta solo ripensarci per sentirmi male. Ogni alito di brezza ce lo soffiava contro. Ha mai sentito l’odore di un cadavere? Io non l’avevo mai sentito. Fino a quel momento. Immagini quanto possano puzzare diecimila cadaveri lasciati a marcire al sole. La gente vomitava da tutte le parti. Ho avuto diversi conati anch’io, ma non avevo niente da vomitare.

Si è sentito di nuovo Baci dagli altoparlanti, ci ha detto che non poteva avvicinarsi di più senza un pilota del porto a guidarlo. Le macchine erano ancora in funzione, però la nave ha rallentato fino a fermarsi.

So che non mi credete, ma gli altri confermeranno la mia storia. E poi perché mai dovrei inventarmi una cosa così pazzesca?

 

E le altre persone a bordo? Come hanno reagito?

 

MG: Credo che all’inizio non riuscissimo a credere ai nostri occhi. La gente ha cominciato a piangere, qualcuno diceva che dovevano essere stati i terroristi. Sa cosa intendo: «Alla fine quei maledetti arabi ce l’hanno fatta», quel genere di stronzate. Mentre eravamo alla deriva sapevamo già che doveva essere successo qualcosa. Ce l’aspettavamo un po’ tutti. Però quando ce lo siamo trovato davanti... le nostre peggiori paure si erano realizzate. Dio. Era... posso avere un po’ di acqua, per favore?

 

[Interrogatorio sospeso per sette minuti]

 

A quel punto dove si trovava Celine del Ray?

 

MG: Era sul ponte principale, parcheggiata al Lido. Non so da quanto tempo fosse lì. Non l’ho vista arrivare. Jacob l’ha spinta fino al parapetto e tutti si sono voltati a guardarla. E poi ha detto... ha detto qualcosa come: «Che casino. Stavolta abbiamo combinato proprio un casino». Non so essere più precisa. Ero decisamente sconvolta in quel momento.

 

Cosa intendeva?

 

MG: Non lo so. Non sembrava troppo sorpresa per quello che vedeva.

Xavier era vicino a me e mi ha stretto la mano così forte da farmi scricchiolare le ossa. Uno di quei dettagli che rendono tutto reale. Continuava a dire: «Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo. Lo sapevo che era successo qualcosa».

Qualcuno – non so chi, forse era di nuovo Eleanor – ha detto: «Non sarà il caso di andare a vedere se ci sono dei superstiti?»

Per un minuto o due non le ha risposto nessuno. Era chiaro che Miami era fottuta... scusi. Non capivamo se ci trovavamo di fronte alle conseguenze di una guerra, o di un’epidemia, o cosa. Poi è arrivata l’ondata delle discussioni: qualcuno diceva che dovevamo andare a terra a vedere, altri dicevano che era una follia, se si fosse trattato di qualche arma biologica. Celine si è limitata a lasciarli fare. Immagino sapesse che dovevano sfogarsi.

Appena hanno smesso di urlare per un attimo, Celine ha detto: «Andate a vedere, se ci tenete. Io comunque non starei a perderci tempo».

Ci siamo voltati tutti a guardarla. E poi ha detto: «C’è qualche volontario?»

Nessuno ha aperto bocca per un bel po’, poi si è fatto avanti uno della sicurezza, Devi, e ha detto che ci andava lui. Aveva un aspetto orribile, sembrava fosse finito sotto un autobus, la faccia tutta pesta e ammaccata. Rogelio, uno degli assistenti del direttore di crociera, l’ha supplicato di non andare.

Credo che sia stato allora che la gente ha cominciato a rendersene conto, che ha cominciato a chiedersi: «E se non fosse solo Miami?» E a parlare di amici e parenti. Celine ha ripreso la parola e ha detto qualcosa del tipo: «Non è solo Miami, miei cari». E poi ha cominciato a... boh, predicare, direi. Ha parlato per una mezz’ora buona, promettendo a tutti che avrebbero rivisto i loro cari «in spirito» e rammentando che fino a quel momento li aveva tenuti al sicuro, quindi dovevano fidarsi di lei. Era quello che volevano sentirsi dire, volevano che qualcuno dicesse loro cosa fare. Erano terrorizzati, traumatizzati, distrutti. E lei era brava con le parole, era quello il suo vero dono. Quando parlava lei, la gente la stava a sentire. Nemmeno Xavier l’ha interrotta.

Devi insisteva a voler scendere dalla nave per andare a vedere cos’era successo a terra. E di punto in bianco Xavier ha detto: «Vado anch’io». Mi sono ricordata che abitava a South Beach, avevo visto l’indirizzo sulla sua patente. Celine gli ha fatto un gran sorriso e gli ha strizzato l’occhio. Sembrava quasi contenta che andasse. E poi mi sono ritrovata a fare un passo avanti anch’io, lo sa Dio perché.

Io non l’ho ancora capito.

Jacob ci ha chiesto come pensavamo di fare per raggiungere la spiaggia, e uno dei marinai ha detto che c’era ancora una scialuppa, che era rimasta bloccata perché avevano sbagliato ad azionare gli argani o qualcosa del genere. Ha detto che era rimasta appesa con un’angolazione assurda, ma pensava di poterla liberare. Devi allora ha suggerito di portare con noi anche il medico di bordo, e ha mandato me e Xavier a cercarlo. Nessuno l’aveva più visto da ore.

L’abbiamo trovato che dormiva su uno dei letti dell’infermeria. Sembrava ubriaco, e quasi non ha reagito vedendo la costa per la prima volta. Quando aveva avuto a che fare con Celine era stato un discreto stronzo, così non capivo perché dovessimo portarcelo appresso, ma Devi ha insistito. Anche un infermiere, Bin, che stava male da cani, ha detto di voler venire. E poi altra gente ha cominciato a offrirsi. Devi ha messo fine alla questione. Ha detto che chiunque volesse andare doveva indossare indumenti protettivi e respiratori per difendersi da un eventuale contagio. Ha recuperato le tute della squadra antincendio, che comprendevano anche caschi e bombole di ossigeno – Dio, se pesavano –, e ce n’erano solo cinque. Avevano appena un’ora di ossigeno, quindi comunque fossero andate le cose sarebbe stato un viaggio breve.

Mentre liberavano la scialuppa, io e Xavier aspettavamo appoggiati al parapetto del ponte. Lui era silenzioso, non aveva voglia di parlare. Continuava a guardare la costa. Celine era tutta presa a organizzare la gente, faceva raddrizzare le sedie che si erano rovesciate per la tempesta, mandava Althea e altre persone a cercare bottiglie di acqua e tutto quello che poteva tornare utile. Diceva a tutti di non preoccuparsi, che erano quelli fortunati. Erano al sicuro sulla nave, per il momento.

«Per il momento», così ha detto.

Le persone lavoravano tutte insieme, avere qualcosa da fare le aiutava. Uno dei passeggeri, una donna con cui non avevo mai parlato, ha chiesto a Celine se poteva organizzare un gruppo di preghiera, e lei le ha detto di fare pure. Paulo, uno degli steward, avrebbe pilotato la scialuppa, e Devi ci ha detto che per salirci dovevamo passare da una delle piattaforme di carico. Facile a dirsi. Paulo non aveva addosso una di quelle tute pesantissime eppure era terrorizzato, se la faceva letteralmente sotto. Ho cercato di rassicurarlo, ma che potevo dirgli? Non temere, non è la fine del mondo?

Xavier continuava ad avere quell’aria assente, e il dottore e Bin facevano a turno a vomitare fuori bordo. Io mi sentivo... be’, credo che vulnerabile sia la parola giusta, mentre ci staccavamo dalla Beautiful Dreamer che torreggiava sopra di noi con la sua ombra enorme.

È possibile avere un caffè?

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Trazona, Althea / Interrogatorio #2 / Pagina 2

 

AT: Avete la mia carta verde?

 

Ci stiamo lavorando, Ms Trazona. Per queste cose ci vuole un po’ di tempo. Sarebbe d’aiuto se lei si mostrasse disposta a collaborare.

 

AT: Non sono mica stupida. Lo so come funziona. Voi aiutate me, io aiuto voi. Ho visto troppa gente espulsa per fidarmi di voi.

 

Possiamo assicurarle che non succederà, Ms Trazona. Se collabora possiamo garantire che lei e il suo bambino sarete al sicuro.

 

AT: Il bambino? Avete trovato il bambino?

 

Quale bambino, Ms Trazona?

 

[Il soggetto si rifiuta di rispondere]

 

Ms Trazona, i nostri esami medici rivelano che è incinta di otto settimane. Le ripetiamo che può stare certa...

 

AT: Se vi aiuto, mi garantite la cittadinanza?

 

Sì.

 

AT: Voglio una conferma scritta.

 

[Interrogatorio sospeso per diverse ore]

 

[Riprende l’interrogatorio]

 

AT: Cosa volete sapere? Risponderò solo a quello che ritengo opportuno.

 

D’accordo. Ms Trazona, potrebbe per favore descriverci la sua relazione con Celine del Ray?

 

AT: In che senso?

 

Celine del Ray le piaceva, Ms Trazona?

 

AT: Piacermi? No, non mi piaceva.

 

Potrebbe spiegarci perché?

 

AT: Avevo capito cos’era. Non c’era da fidarsi di lei. Lo sapevo fin dall’inizio. E avevo ragione. Mi ha presa in giro. Mi ha usata. Proprio come faceva con tutti gli altri.

 

Prima ha accennato a un bambino con cui aveva parlato sulla nave.



AT: Non c’era nessun bambino.

 

Quand’è stata portata qui ha detto al nostro responsabile sanitario che i soccorritori dovevano tornare sulla nave a cercare il bambino.

 

AT: Non c’è nessun bambino.

 

[Il soggetto si rifiuta di aggiungere altro in questo momento]

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Smith, Xavier L / Interrogatorio #2 / Pagina 3

 

XS: Maddie è andata fuori di testa. Me ne sono accorto quando ci siamo ritrovati nella suite appena dopo la tempesta. Celine le aveva detto qualcosa. L’ha contagiata con le sue stronzate.

 

Mr Smith, prima ha detto «quello che ho visto è impossibile». Potrebbe chiarircelo?

 

XS: Non ho visto niente. Lo ripeto un’altra volta. La nave è andata alla deriva. C’è stata una tempesta terribile. Il comandante e l’equipaggio ci hanno abbandonati, la gente era in preda al panico ed è scappata sulle scialuppe di salvataggio. Tutti quelli che sono rimasti a bordo sono stati vittime di un’allucinazione di massa, e hanno creduto di essere tornati a una Miami alternativa. Ridotta in rovina. E poi... cazzo, non lo so. Celine ha convinto tutti a gettarsi in mare, chissà.

 

Perché avrebbe dovuto farlo, Mr Smith?

 

XS: Alle persone come lei piace far parlare di sé. Forse voleva passare alla storia, o roba del genere.

 

Mr Smith, ci ha detto che la nave è andata alla deriva per cinque giorni prima che le macchine riprendessero a funzionare. Dov’è stata la nave nei due giorni seguenti?

 

XS: Trascinata in giro dalla corrente del Golfo. Che ne so?

 

Nega categoricamente di essere mai sceso dalla nave?

 

XS: Cristo, ma quante volte ancora devo ripeterlo?

 

[Il soggetto comincia ad agitarsi. Interrogatorio sospeso]

 

>>Fall, Helen / Interrogatorio #2 / Pagina 5

 

Ho sentito che la nave si fermava. Per un po’ non mi sono mossa. Non volevo lasciarla.

 

Si riferisce a Elise Mayberry?

 

HF: Sì.

 

Quindi non si trovava sul ponte quando la nave ha raggiunto la sua prima destinazione?

 

HF: No.

 

Non ha visto niente? Non era curiosa?

 

HF: Ero in lutto. E avevo già visto abbastanza. Avevo visto fino a che punto possono abbassarsi le persone.

 

Le porgiamo le nostre condoglianze, e apprezziamo che abbia accettato di parlare con noi.

 

HF: Non lo faccio per voi, o per le famiglie che hanno perso i loro cari. Chiedo solo una cosa molto semplice: che, quando avrete finito coi vostri test o con qualunque cosa dobbiate fare, le ceneri di Elise vengano disperse accanto a quelle di suo marito.

 

E dove sarebbe?

 

HF: Non lo so. Ma voi potete scoprire queste cose, no? Che ne avete fatto del corpo di Elise?

 

Possiamo assicurarle che i resti di Ms Mayberry sono...

 

HF: Dovevo andarmene con lei. Me ne sarei dovuta andare con lei quando ne ho avuto la possibilità. Solo... solo...

 

[Il soggetto mostra evidenti segni di disagio]

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Zimri, Jesse C / Interrogatorio #2 / Pagina 2

 

JZ: Non mi sento bene. Non sono in condizioni di rispondere alle vostre domande. Devo... Credo di essermi beccato il noro. Era ora, cazzo.

 

Dottor Zimri, secondo Madeleine Gardner, lei faceva parte del gruppo che ha lasciato la nave. Ce lo può confermare?

 

[Il soggetto continua a chiedere di poter tornare nella sua stanza]

 

[L’interrogatorio riprende dopo l’assistenza medica]

 

JZ: Cristo. Cos’è che mi avete dato? Diazepam?

 

Si sente più in forze, dottor Zimri?

 

JZ: Ja. Molto. Indolenzito, però sto bene.

 

Dottor Zimri, secondo Madeleine Gardner, lei faceva parte del gruppo che ha lasciato la nave. Ce lo può confermare?

 

JZ: Ja.

 

Può confermarci chi c’era con lei?

 

JZ: Bin... Cristo, Bin... cazzo. Quel tizio della sicurezza, Devi, anche se era ancora messo male. Maddie, quella donna che lavorava con Celine del Ray. E uno che non avevo mai visto prima.

Paulo, lo steward della mia cabina, pilotava la barca, da non crederci. Non pensavo che avesse tanto fegato. Non che abbia avuto occasione di parlarci molto, perché anche se non dovevamo andare lontano, forse meno di mezzo miglio, ho cominciato a vomitare appena salito a bordo. E lo stesso Bin. Più ci avvicinavamo a riva, più tutto diventava reale. La prima volta che avevo visto la costa dalla nave ero fatto. Credevo di essermela immaginata. Adesso invece ci stavamo avvicinando a edifici con le finestre sventrate, niente auto, nessun rumore tranne quello del motore e una specie di ronzio di fondo che, l’ho scoperto dopo, veniva dalle mosche sulla spiaggia.

Il canale era bloccato da un’altra nave da crociera. Sembrava intatta, ma si era incastrata proprio all’imboccatura: era una cosa enorme e sono riuscito a leggere il nome, BEAUTIFUL WONDER. Paulo ha manovrato la barca verso l’estremità del molo e l’ha ormeggiata. Sembrava ancora terrorizzato. Devi ci ha ordinato d’indossare le tute. Ho cominciato a sudare appena me la sono infilata, era peggio che essere avvoltolati nell’amianto. Ha detto che sarebbe andato avanti lui, per vedere se riusciva a trovare una stazione di polizia o qualche militare... Ah, già, un’altra cosa, c’erano un paio di camion militari sul marciapiede. Vuoti, però si capiva che a un certo punto c’era stata una presenza militare.

L’amico di Maddie – un tipo particolare, con dei brutti tatuaggi celtici, non mi ricordo il nome – ha detto che voleva andare a controllare casa sua, lì vicino al porto. Sulla barca non aveva mai detto una parola. Maddie ha detto che lo accompagnava. Devi ha chiesto a me e Bin di andare sulla spiaggia a controllare a che diavolo servivano quelle tende bianche gigantesche. Io ero molto preoccupato per Bin e gli ho detto di restare con Paulo. Si è rifiutato. Avrei dovuto insistere.

 

[Il soggetto chiede cinque minuti di pausa]

 

[Riprende l’interrogatorio]

 

È poi andato sulla spiaggia, dottor Zimri?

 

JZ: Ja.

 

La prego di continuare, dottor Zimri.

 

JZ: Ma voi ci credete davvero alle cose che vi racconto?

 

La prego di continuare, dottor Zimri.

 

JZ: Cristo. Va bene. È stato un incubo fin dal primo momento. Tanto per cominciare ho rischiato di cadere dalla barca mentre scendevo. Le bombole e la tuta... diamine, bisogna essere in gran forma per portarsi appresso tutta quella roba, anche in condizioni ideali, e noi dovevamo scavalcare una recinzione e arrampicarci sulle rocce per arrivare a quella maledetta spiaggia. Faceva un caldo bestiale a camminare sulla sabbia con quella tuta. Non so se l’odore riusciva a penetrare anche attraverso il respiratore o ero solo io a immaginarmelo. Gesù, era peggio che... E Bin, mi dispiaceva davvero per lui. Si era riempito di Solu-Medrol e Imodium, ma non servivano a fermare il noro.

Dopo un paio di minuti non stavo nemmeno più pensando a quello che facevo. Camminavo e basta.

Poi siamo arrivati alla prima tenda. Ce n’erano sei, credo. Lungo tutta la spiaggia. Ho capito subito cos’erano. Era lì che dovevano aver trasportato i cadaveri per tenerli al riparo dalle mosche. Perché proprio lì, non ne avevo idea. Forse tutti gli altri posti erano già pieni. Evidentemente era stata un’operazione di massa. Forse pensavano di buttarli in mare. C’era una pila enorme di sacchi portasalma accatastati l’uno sull’altro, vicino all’ingresso. Qualcuno li aveva coperti di calce, e poi il vento ci aveva soffiato la sabbia e chissà che altro. Ma comunque non era servito a fermare le mosche. In certi punti erano così fitte che non ci si vedeva più.

Sapevo che dovevo aprirne uno, capire con cosa avevamo a che fare.

 

E l’ha fatto?

 

JZ: Ja.

 

Potrebbe descriverci le condizioni del cadavere?

 

JZ: Ja, era un macello.

 

Secondo lei, qual era la causa della morte?

 

JZ: Non sono un patologo.

 

Apprezzeremmo comunque la sua opinione.

 

JZ: Cristo, non lo so. Non volevo toccarlo. Era già pericoloso esserci avvicinati tanto. Le tute non ci avrebbero protetto da patogeni trasmessi per via aerea.

 

[Il soggetto sospira]

 

JZ: Senta, da quanto ho visto, sembrava una specie di super influenza o un’infezione del genere Ebola. Il cadavere era così gonfio che non si capiva nemmeno se fosse maschio o femmina. Si notavano lesioni e gonfiore delle ghiandole, ma poteva anche essere un effetto della putrefazione.

 

Secondo lei, da quanto tempo erano morti?

 

[Il soggetto rimane in silenzio]

 

È pregato di rispondere alla domanda, dottor Zimri.

 

JZ: Ho chiesto a Bin cosa ne pensava, ma ha solo scosso la testa. Senza una parola, si è incamminato lungo la spiaggia e gli ho urlato di fermarsi. Non mi ha sentito, oppure ha fatto finta di non sentirmi. Ci restavano appena quarantacinque minuti di ossigeno. Come dicevo, tutta quella spedizione era stata una grossa imprudenza.

E poi Bin si è messo a gridare indicando qualcosa. Sono corso da lui, e ci è mancato poco che ci restassi secco. La visiera del casco si è appannata e l’ossigeno che respiravo sapeva di gasolio. E poi l’ho visto anch’io. Un bagliore rosso sulla sabbia, a circa cinquecento metri da noi.

Bin ha detto che secondo lui poteva essere una scialuppa di salvataggio, ma era difficile esserne certi, con tutte quelle mosche e gli spruzzi sulla visiera. È partito di corsa e io dietro. Siamo passati accanto a un’altra di quelle tende, e lì attorno c’erano attrezzature per il movimento terra e una camionetta dell’esercito rovesciata.

Era proprio una scialuppa. Una di quelle triangolari, gonfiabili. Si era sgonfiata, e questo non dovrebbe succedere, chissà quante ne aveva passate, e il mare stava cercando di riprendersela. Bin ci è arrivato per primo. C’era qualcosa impigliato tra le cime attaccate alla scialuppa.

Un corpo.

 

L’ha riconosciuto?

 

JZ: Ja. Era Damien. Il direttore di crociera.

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Gardner, Madeleine / Interrogatorio #3 / Pagina 2

 

... tutto quello che diceva, di continuo: «È impossibile. È impossibile».

 

Perché impossibile?

 

MG: La nave era rimasta priva di comunicazioni per... Dio, per quanto è stato? Cinque giorni, a quel punto. Era evidente che, qualsiasi cosa fosse successa, doveva essere andata avanti per più di cinque giorni. E in realtà nessun cataclisma ha colpito Miami, giusto? Io sono qui... seduta davanti a lei. A chiacchierare. Siamo a Miami, no? O quantomeno nelle vicinanze.

 

Continui, Ms Gardner, prego.

 

MG: Ci siamo allontanati dalla spiaggia, puntando verso la strada. I condomini sulla nostra destra avevano delle barricate di filo spinato davanti. Non si capiva se per impedire alla gente di uscire o di entrare. Siamo passati davanti al cancello del porto. C’erano ancora delle barche, degli yacht, ma appena oltre il cancello ho visto... era steso in terra, coperto di mosche. Niente di quel che vedevo sembrava reale. Xavier faceva strada lungo il marciapiede, abbiamo svoltato l’angolo puntando verso un vialone. Dietro di noi, a qualche centinaio di metri, dove la strada principale s’immetteva nell’autostrada, sembrava che l’esercito avesse eretto una qualche barriera. Altro filo spinato, grossi camion militari, mi sembra ci fosse anche un carro armato. Non so. Il sudore mi colava negli occhi, diventava sempre più difficile vedere bene, e le spalle cominciavano a farmi male e non ce la facevano a reggere il peso delle bombole d’ossigeno. Ho cercato di vedere cosa c’era oltre, sperando di poter spingere lo sguardo verso l’aeroporto. Stupido, certo, sapevo benissimo che era a chilometri di distanza.

Siamo passati davanti a una fila di negozi. Dio, davvero allucinante. Un grosso negozio di animali, con tutte le vetrine ricoperte di scritte di ogni tipo. Una farmacia CVS che sembrava avessero trasformato in una specie di chiesa. E i cartelloni... invece delle pubblicità di MacDonald’s o roba del genere c’erano... mah... Su uno c’era scritto solo PENTITEVI in grossi caratteri che parevano tracciati col sangue. Un altro mostrava una serie di foto di adolescenti, e su ogni foto, di traverso, c’era la parola PECCATORE.

 

A quel punto come si sentiva?

 

MG: Stordita, credo. Mi girava la testa. In parte per via dell’equipaggiamento. Ero fradicia di sudore. Stavo perdendo le forze, e allora ho chiesto a Xavier quanta strada c’era ancora da fare. Mi ha detto che mancavano solo tre isolati. Lui ha continuato a camminare e io l’ho seguito. La strada era in parte allagata perché era scoppiato un tubo, e abbiamo dovuto girarci attorno. E... Dio. C’era così tanto da guardare. E mosche. Mosche ovunque. Dovevo spazzarle via di continuo dalla visiera.

Qualunque cosa avesse ucciso la gente non aveva ucciso le mosche.

Alla fine Xavier ha svoltato in una strada residenziale che a vederla sembrava normale, quasi rassicurante. Solo che... le finestre di diverse case erano sbarrate con le assi, e su tutte le porte d’ingresso o dei garage erano appiccicati degli avvisi. Molti erano strappati o rovinati, ma ne ho trovato uno coperto di plastica. L’avete visto?

 

[Il soggetto fa riferimento al documento scannerizzato qui di seguito:

 

Cosa fare se avete il sospetto che la vostra famiglia sia stata infettata dal virus Ishi.
NON rivolgetevi alle autorità e NON lasciate la zona.
Chiamate il numero di emergenza 0700:
VERREMO DA VOI.
Isolate le persone infette in una stanza e sigillate
e mettete in sicurezza ingresso e uscita.
Tutti gli oggetti toccati dalle persone infette
devono essere bruciati.
Chiunque tenti di sottrarsi alla quarantena
sarà perseguito.
Che Gesù Cristo e il Signore onnipotente abbiano pietà delle nostre anime.

 

NOTA: Non si ha nessuna notizia di un «virus Ishi». «Ishi» era il nome in codice dell’Unità 787, che si occupava della ricerca chimico-biologica segreta in Giappone durante la seconda guerra mondiale]

 

Alla fine Xavier si è fermato davanti a una casa poco più avanti, che aveva dietro una specie di parco. Una bifamiliare. Niente di lussuoso ma abbastanza carina. A parte il fatto che le finestre erano coperte con dei giornali. La porta era chiusa, ma lui ha recuperato la chiave nascosta sotto un vaso vicino alla porta.

Poi è entrato.

 

Secondo lei, qual era a quel punto lo stato mentale di Mr Smith?

 

MG: Di Xavier, intende?

 

Sì.

 

MG: Era difficile vederlo in faccia attraverso la visiera, ma si capiva che cercava di nascondere le sue emozioni. Però quando gli ho chiesto se era stato lui a coprire le finestre coi giornali è sbottato e mi ha risposto qualcosa del tipo: «Non essere così stupida, cazzo». Dentro era soffocante e buio. Abbiamo cercato di accendere la luce, ma non c’era elettricità: niente di strano, dopo tutto quello che avevamo visto. Cucina e soggiorno erano al pianterreno e sembrava ci fosse appena passato l’ufficiale giudiziario. Il pavimento era coperto di polvere e sudicio, non c’era un cazzo di mobile, solo una scrivania e una libreria vuote, e qualcuno aveva tracciato un simbolo di pace con la vernice spray sul frigo. Xavier mi aveva detto che campava con un fondo fiduciario. Non mi aspettavo che abitasse in un posto così squallido.

 

Mr Smith ha fatto qualche commento sulle condizioni della sua abitazione?

 

MG: Ha borbottato qualcosa come: «Non può essere». E poi è corso su per le scale. Non so come facesse a muoversi così in fretta con tutta quella roba addosso.

 

L’ha seguito?

 

MG: Non subito. Ho curiosato un po’ in giro, guardato negli armadietti in cucina – erano tutti vuoti – e nei cassetti della scrivania. È lì che ho trovato l’e-reader. Non so perché l’ho preso. Forse perché era l’unica cosa di valore in quel posto e ho pensato che magari Xavier lo voleva. A quel punto ci restava poco tempo e sinceramente cominciavo a essere terrorizzata. Mi sembrava di essere in una casa stregata. Ho gridato che dovevamo sbrigarci, perché l’ossigeno doveva bastarci fino alla barca, ma lui non mi ha risposto. Ho gridato di nuovo e ancora niente. Allora non ho avuto altra scelta che andare a cercarlo.

 

E dov’era?

 

MG: Era sulla porta di quella che doveva essere stata la camera da letto, e fissava qualcosa. L’ho toccato sulla spalla e ha cacciato un urlo. Gli ho ripetuto che dovevamo andarcene in fretta, e questa volta mi ha dato retta e si è avviato verso le scale.

 

Cosa stava guardando?

 

MG: La stanza era vuota. C’era solo un materasso per terra con sopra un piumino bitorzoluto. Senta, non sono sicura di niente, ma è possibile che ci fosse qualcosa... Dio, qualcuno – va bene? – là sotto. So solo che la cornice della finestra era nera di mosche morte.

 

Ha indagato oltre?

 

MG: Neanche per sogno. Le sembro pazza? No, me la sono svignata di lì. Posso avere un po’ di acqua, per favore? Mi fa male la gola.

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Fall, Helen / Interrogatorio #3 / Pagina 2

 

È venuta Althea a cercarmi. È stata gentile, devo ammetterlo. Per tutto il tempo che siamo rimaste a bordo, è sempre stata gentile con me ed Elise. Ha detto che Celine voleva vedermi. Ha detto che Celine mi aspettava al centro benessere.

 

È andata da Mrs del Ray, Ms Fall?

 

HF: Sì. Ero riluttante a lasciare Elise. Forse le sembro una vecchia un po’ suonata, ma pur sapendo che ormai se n’era andata, che non potevo fare altro per lei, non volevo lasciarla. Però l’ho fatto.

Ero curiosa. Immagino che volessi sentire cos’aveva da dirmi Celine.

I danni in giro per la nave non mi hanno sconvolto. Me li aspettavo. Quanto al centro benessere, sa una cosa? Per tutto il tempo che eravamo rimaste a bordo, io ed Elise non ci avevamo mai messo piede. Sembrava abbastanza a posto. Flaconi in frantumi, che lo facevano puzzare come il boudoir di una prostituta, e si vedeva che lo avevano saccheggiato, però era tutto tranquillo.

Lei mi aspettava dal parrucchiere. Sulla sua sedia a rotelle, sfogliava una rivista – giuro! – come se fosse una cliente in attesa di farsi i capelli.

Mi ha salutata come una vecchia amica. Era tutto... era... è una parola che non mi piace usare... ma non ce n’è un’altra. Surreale. Due vecchie signore dal parrucchiere, a fare quattro chiacchiere.

 

Continui, prego.

 

HF: Mi ha ringraziato per essere andata da lei. Le ho chiesto perché volesse vedermi. Ha detto che mi aveva presa in simpatia. Che le avevo fatto una buona impressione. Ha detto... di solito ho una memoria eccellente ma... ecco, sì. Ha detto: «Dopo un po’ ci si annoia. Sempre in giro, in continuazione. È sempre meglio essere un burattinaio piuttosto che un burattino. Distruggere mondi piuttosto che ricostruirli. Mettere in moto gli ingranaggi, per vedere dove porteranno».

Ha continuato in quel modo per un po’, parlando per cliché senza senso. Alquanto irritante, a dire il vero.

 

Sa cosa intendesse dire?

 

HF: Ho immaginato parlasse dei suoi trucchetti da salotto.

 

>>Smith, Xavier L / Interrogatorio #3 / Pagina 2

 

... e poi tutti quei controlli medici che ci avete fatto. Cos’è che avete controllato? Presenza di droghe? Allucinogeni?

 

Mr Smith, può confermarci di aver dichiarato che non è mai tornato in casa sua?

 

XS: Non sono mai tornato in casa mia! Chiedetelo ai miei vicini!

Non sono mai sceso da quella cazzo di nave.

Il comandante e l’equipaggio ci hanno piantati lì, la gente si è fatta prendere dal panico ed è scappata, solo per andare a morire in mezzo alla tempesta. Quanto a noi... Celine ci ha convinti di aver vissuto cose che non sono mai successe davvero.

 

[Al soggetto viene mostrato l’e-reader che Madeleine Gardner dichiara di aver preso in casa sua]

 

Può spiegarci cos’è questo, Mr Smith?

 

XS: È un Kobo. Ci si leggono i libri. È come un Kindle, ma più etico.

 

Mr Smith, le dispiacerebbe leggere l’elenco dei contenuti? Solo la prima pagina.

 

XS: Sì, mi dispiacerebbe.

 

[Al soggetto viene mostrato l’elenco dei libri contenuti nell’e-reader presumibilmente preso nel suo appartamento: Dal disastro al complotto, di Elspeth Martins; Oltre il Giovedì Nero, di Carter Edwards; La verità sul Giovedì Nero, di Ace Kelso; Fede pericolosa di Michael Shermer.

NOTA: È stato accertato senza ombra di dubbio che gli autori dei libri citati non hanno mai scritto né pubblicato questo materiale]

 

XS: Mai visti prima.

 

[Il soggetto si rifiuta di aggiungere altro]

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Gardner, Madeleine / Interrogatorio #4 / Pagina 7

 

... trascinarlo fino alla nave. A quel punto ero completamente esausta. Xavier continuava a dire: «Non sta succedendo, non sta succedendo». Non avevo voglia di mettermi a discutere con lui. Mi faceva male la schiena e morivo di sete. La Beautiful Dreamer si era allontanata dalla costa e ricordo quello strano terrore di non riuscire più a tornarci. Dopo tutto quello che avevamo passato a bordo!... Dio...

Devi è arrivato subito dopo. Era stato al cordone, quel posto che ho detto sembrava una barricata militare. Ha detto che aveva provato a far funzionare la radio, e che lì avevano telefoni satellitari e attrezzature di ogni genere ma, niente, non c’era segnale.

Nessuno di noi aveva il coraggio di dire la cosa più ovvia. Che una cosa del genere non poteva essere successa in cinque giorni. Per un disastro come quello ci sarebbero voluti dei mesi.

Il dottore è tornato da solo.

 

[Il soggetto chiede una pausa di dieci minuti]

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Trazona, Althea / Interrogatorio #4 / Pagina 2

 

... ha detto alla vecchia che poteva riavere suo marito. C’erano dei sistemi. Poteva avere tutto quello che voleva. Una come Helen poteva imparare a fare quello che faceva Mrs del Ray. Potevamo impararlo tutti. Difficile dare un senso a quello che stava dicendo. Per esempio, l’ho sentita dire che tutti noi potevamo imparare a tornare indietro, più volte, in un recipiente di nostra scelta. A me sembravano tutte cretinate religiose.

 

Come ha reagito Ms Fall?

 

AT: Guardava Mrs del Ray come se fosse pazza. Forse lo era. O lo è. Helen ed Elise mi piacevano. Ottime clienti, pulite, tranquille. Mi dispiaceva che Elise fosse morta. Poi Mrs del Ray ha detto che potevo andare. E così ho fatto.

 

Dov’è andata?

 

AT: Sono andata sul ponte principale. La gente lo stava sgomberando. Quasi tutti stavano dando una mano, ma Mr e Mrs Lineman, che avevano la cabina nel mio settore, se ne stavano seduti a un tavolo vicino al bar Lido. Mrs Lineman mi ha chiamata e mi ha chiesto di andare nella loro cabina a prendere le medicine di suo marito.

 

Lei cos’ha risposto?

 

AT: Ho avuto la tentazione di mandarli al diavolo, ma sembravano così sperduti che ho detto di sì. Erano già stati puniti a sufficienza. Mr Lineman si era rotto un braccio, lei era pallidissima e aveva la faccia rigata di lacrime. Mentre andavo nella loro cabina ho incontrato Rogelio, uno dei miei paisanos. Era molto preoccupato per un suo amico, il tizio della sicurezza che era sceso a terra con gli altri. Mi sono accorta che aveva voglia di parlare, e l’ho lasciato fare.

Sapeva che ero stata io a trovare il cadavere della ragazza.

 

Kelly Lewis?

 

AT: Sì. Rogelio mi ha detto che l’uomo che l’aveva uccisa era rinchiuso nell’obitorio. Ha detto che Devi, l’addetto alla sicurezza, voleva che ci restasse per punirlo di quello che aveva fatto.

 

Lei che ne pensava?

 

AT: Non conoscevo quell’uomo. Rogelio ha detto che era preoccupato per Devi, e per come si sarebbe sentito se quell’uomo ci moriva, là dentro. Ha detto che Devi era sensibile, e si sarebbe sentito in colpa e se ne sarebbe pentito, anche se quell’uomo era un maniaco.

Ho suggerito di andare a vedere se era ancora vivo.

Siamo scesi all’obitorio, e Rogelio ha battuto sulla porta per sentire se c’era qualche reazione.

 

E c’è stata?

 

AT: Sì, un colpetto. Debole. Non ho sentito piangere o gridare, ma sembrava che fosse ancora vivo.

 

E allora cos’avete fatto?

 

AT: Ho detto a Rogelio di aspettarmi lì e sono andata a chiedere a Mrs del Ray cosa dovevamo farne di lui. Se dovevamo lasciarlo dov’era o farlo uscire.

 

Mrs del Ray cos’ha risposto?

 

AT: Ha detto che stava a Rogelio decidere se volevamo che uno così si unisse a loro.

 

E lei le ha chiesto cosa voleva dire?

 

AT: No.

Io e Rogelio abbiamo discusso a lungo sul da farsi. Devi gli aveva lasciato il suo taser, e Rogelio lo teneva puntato davanti a sé mentre io aprivo lo sportello. Che odore! Credevo di vomitare. Quel tizio se l’era fatta addosso e mugolava e sudava e borbottava cose senza senso. Ha cercato di uscire e allora Rogelio ha sparato.

Quello ha fatto uno scatto come una marionetta, e poi sembrava svenuto.

Tirarlo fuori da lì non è stato facile. Abbiamo dovuto trascinarlo per un pezzo di corridoio. Pesava da morire. Ma quando siamo arrivati all’I-95 abbiamo potuto usare una delle lettighe dell’infermeria.

 

Dove volevate portarlo?

 

AT: Sapevo che l’equipaggio aveva aperto una delle piattaforme di carico. È stato facile. Rogelio l’ha preso per i piedi, io per le braccia, e l’abbiamo trasportato fino al bordo. A un certo punto si è lamentato e Rogelio si stava preparando a usare di nuovo il taser, invece poi si è calmato. L’abbiamo fatto rotolare in mare.

Voglio mettere in chiaro che non volevamo ucciderlo. Non era morto quando l’abbiamo gettato in acqua. Meritava una possibilità di sopravvivere. Tutti se la meritano. Poteva svegliarsi e cominciare a nuotare. Però ammetto che non abbiamo controllato se lo faceva. Forse non volevamo saperlo. Non eravamo lontani dalla riva. E Rogelio ha detto che così, se non altro, Devi non sarebbe stato perseguitato dal fantasma di quell’uomo e dalla sua coscienza. Ha detto che Devi avrebbe pensato che era riuscito a scappare e gettarsi in mare. Così non avrebbe avuto rimorsi.

 

E poi cos’ha fatto?

 

AT: C’era una cosa che dovevo fare. C’era qualcuno che dovevo trovare.

 

Chi?

 

AT: Trining. Una delle steward. Pensavo potesse essere ancora a bordo.

 

L’ha trovata?

 

AT: No, però mi sono ripromessa di continuare a cercarla. Mrs del Ray ha detto che lui – lei – non era più sulla nave, ma non sempre mi fidavo di quello che diceva. Volevo essere sicura.

 

>>Gardner, Madeleine / Interrogatorio #5 / Pagina 3

 

Perché da Miami non vi siete inoltrati verso l’interno per controllare se c’era qualche segno di vita altrove?

 

MG: Perché avevamo poca aria. E comunque era evidente che non c’era vita altrove. Una distruzione di quel genere non si limita a un posto solo. Era di dimensioni... gliel’ho detto quant’era terribile.

 

Come hanno reagito gli altri passeggeri quando avete riferito cos’avevate scoperto?

 

MG: Non bene. Ed è toccato a me e Devi raccontarlo. Nel momento stesso in cui abbiamo rimesso piede a bordo, Xavier se l’è svignata ed è andato a chiudersi nella cabina di Celine. Non riusciva ad accettare quello che aveva visto. Anche Jesse se n’è andato. Era distrutto per aver lasciato che l’infermiere si allontanasse da solo, senza cercare di fermarlo. Già, e così io e Devi abbiamo fatto del nostro meglio, ma loro non volevano saperne. Non avevano visto quello che avevamo visto noi, e così continuavano a insistere che ci eravamo sbagliati, che doveva essere successo da poco, mentre eravamo in mare, e che era per quello che nessuno era accorso in nostro aiuto. Qualcuno di loro, soprattutto Jacob, se l’è addirittura presa con noi. Celine si è limitata ad ascoltare, con un sorrisetto irritante in faccia.

 

Qual è la sua spiegazione di quello che ha visto a Miami, Ms Gardner?

 

MG: Ce n’è una sola, ed è completamente folle. Che in qualche modo siamo finiti in... come dire? Un’altra versione della realtà. In cui il mondo è stato vittima di qualche cataclisma. Con una storia che non si è mai verificata. Celine – o forse la nave – ci ha portati in qualche altro posto.

Sì. Mi creda, lo so che effetto fa.

 

Cos’è successo, dopo?

 

MG: Celine ha preso la parola e ha fatto un altro dei suoi discorsi. Ha detto che dovevamo spostarci da qualche altra parte, dove poter stare finché i cadaveri non avessero avuto il tempo di putrefarsi completamente e non costituissero più un rischio per la salute. E, guarda caso, sapeva esattamente dove potevamo andare.

Aveva programmato tutto per filo e per segno.

 

E dov’era questo posto?

 

MG: L’isola privata della Foveros. Dream Cay. Dove ci eravamo fermati il secondo giorno di crociera. Celine, la vecchia Celine, si era sbronzata al bar sulla spiaggia.

 

Perché proprio là?

 

MG: Secondo Celine ci viveva pochissima gente, quindi non sarebbe stato troppo complicato liberarsi dei cadaveri. Era grande abbastanza per tutti e disponeva di abbondanti risorse alimentari. C’erano cavalli e polli ovunque. E un bar sulla spiaggia che sembrava una nave pirata. Pesci. Per non dimenticare l’enorme duty-free. Se proprio si doveva trascorrere l’eternità da qualche parte, quello era il posto giusto. Sembrava fatto apposta.

 

>>Zimri, Jesse C / Interrogatorio #4 / Pagina 2

 

JZ: Mi sentivo proprio una kak. Anche peggio: non riuscivo a credere di aver lasciato andare Bin. Insomma, quel poveraccio non sarebbe neppure dovuto venire con noi. Ma continuava a dire che doveva tornare dalla sua famiglia, anche se non ho la più pallida idea di come cazzo pensasse di fare. Forse era solo che non sopportava l’idea di tornare sulla nave. Tutta quella storia della ragazza che riprendeva vita nell’obitorio lo aveva spaventato di brutto e, mentre succedeva, i passeggeri ci avevano trattati da cani. Però avrei dovuto fermarlo.

Quando siamo tornati... cazzo. Quando siamo tornati sono andato in infermeria a vedere di cosa potevo farmi. E non era solo per Bin. Non capivo com’era potuto succedere. I cadaveri, la devastazione. Era tutto... Cristo. Non lo so.

Baci mi ha beccato prima che potessi buttarmi sul Demerol. Era messo male. Era rimasto a bordo con Alfonso, quando il resto dell’equipaggio aveva abbandonato la nave, ed era venuto a chiedermi se avevo visto qualche traccia delle scialuppe. Gli ho mentito e gli ho detto di no. Gli ho detto che aveva preso la decisione giusta, a restare. Ho mentito anche su quello. Mi ha assicurato che le condizioni mentali di Alfonso erano migliorate, gli aveva detto che «l’uomo nero» – il fantasma, o il diavolo, o qualunque cosa comparisse nelle sue allucinazioni – se n’era andato.

Uno dei tecnici è venuto a cercare Baci per dirgli che Celine voleva parlare con lui. Sembrava che stessero progettando di spostarsi verso un altro porto, li ho sentiti discutere di quantità di carburante e potenza e bla bla bla, prima che se ne andassero. Non m’importava di sapere dove saremmo andati. Avevo altri programmi.

 

Vale a dire?

 

JZ: [Ride] Di escludere tutto il resto con l’aiuto della scienza medica. E ci sono riuscito proprio bene. Il ricordo successivo che ho sono due giganteschi marine che mi caricavano su un elicottero.

Ecco. È tutto quello che avevo da dire.

 

E desidera confermare la sua versione dei fatti, dottor Zimri?

 

JZ: Vi ho detto quello che ho visto. Niente di più e niente di meno. Se poi volete credere alle parole di un drogato, quello decidetelo voi.

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Fall, Helen / Interrogatorio #4 / Pagina 2

 

... in cabina. Ho preparato il corpo di Elise. L’ho lavata. In un certo senso mi è stato di aiuto.

 

Per quanto tempo è rimasta in cabina, Ms Fall?

 

HF: Ci sono rimasta finché non si è spalancata la porta e mi sono trovata davanti degli uomini in tenuta nera da SWAT. Mi hanno portata su un elicottero, a bordo del quale ho visto Althea e Maddie. Mi dispiaceva per Althea. Sembrava isterica, e uno dei vostri medici le ha dato un qualche tranquillante. Maddie non parlava, però stava sorridendo. Non era il sorriso di sollievo di chi viene tratto in salvo. Io... non so descriverlo. Mi ha detto che era venuta a bussare alla mia porta prima, e aveva creduto che io ed Elise avessimo lasciato la nave. Aveva ragione a metà. Una di noi l’aveva lasciata. Quantomeno in spirito.

Ed è tutto quello che posso dire. E, no, non farò altre supposizioni su Celine del Ray. Non che abbia qualche importanza quello che dico io, ormai.

 

Può spiegarci cosa intende, Ms Fall?

 

HF: Lo sapete benissimo, cosa intendo. Ci farete sparire. Non ci lascerete certo andare. Siete troppo furbi. Non siamo terroristi. Non rappresentiamo una minaccia. Ma c’è un motivo per cui non potete lasciarci andare.

 

Quale motivo?

 

HF: Non importa.

 

Cos’è che non importa?

 

HF: Niente di tutto questo. Questa sceneggiata. Forse credete al paradiso e all’inferno, o forse credete nel Nirvana, o in Narnia, o che quando si muore si muore e basta. Ecco cosa vi preoccupa. Ed è per questo che siamo qui, no? Forse, se la storia cominciasse a circolare, la gente non ci crederebbe. E se invece ci credesse? Come pensate che reagirebbe, se glielo portassero via? Se ne avessero la prova?

 

La prova di cosa, Ms Fall?

 

HF: Che è fuori dal nostro controllo. La vita. La morte. Che veniamo manipolati, presi in giro. Io sono una persona razionale, ma su quella nave ho visto cose che non possono – e non dovrebbero – esistere.

E continuo a pensare... Se avesse ragione lei? Se non finisse mai? Se la morte non ci fosse? Se non credo a quello che ho visto, allora perché adesso ho tanta paura di morire?

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Gardner, Madeleine / Interrogatorio #6 / Pagina 3

 

Quanto ci abbiamo impiegato ad arrivare là? Non molto. Lungo il percorso abbiamo visto altri segni di devastazione. Petroliere semisommerse, un paio di navi da crociera in lontananza che sembravano sul punto di rendere l’anima. Baci e il resto dell’equipaggio che mandava avanti la nave non sono riusciti ad arrivare proprio fino all’isola, e Celine ha detto che avremmo dovuto usare la barca di appoggio per traghettare le persone sulla spiaggia. Ha detto alla gente di prendere tutto quello che poteva servire e di affrettarsi sul ponte di carico.

Io ho cercato di convincere Xavier a uscire dalla cabina, ma mi ha risposto con un «Vaffanculo, non può essere successo». Non avevo idea che Helen fosse ancora a bordo. Mi sento in colpa, per quello. Gli Amici hanno organizzato tutto in un baleno. E si aiutavano a vicenda. Diversi passeggeri erano rimasti feriti durante la tempesta – quella coppia che stava sul ponte di Celine, per esempio – ed Eleanor ha fatto in modo che scendessero per primi, così da stare più comodi. A bordo erano rimasti ancora dei canotti di salvataggio gonfiabili, di quelli per l’equipaggio, e i marinai li hanno messi in mare e hanno usato quelli per andare a riva.

Mi sono sentita un po’ isolata. Quasi tutti mi tenevano alla larga per via di quello che io e Devi avevamo raccontato tornando da Miami. Devi è stato uno dei primi a scendere sull’isola. Non era riluttante. Sembrava... non è che sia mai arrivata a conoscerlo bene, ma sembrava felice. Sapeva la verità, che il mondo in cui ci trovavamo non era il nostro, ma, se anche Celine gli avesse offerto la stessa scelta che stava per proporre a me, avevo l’impressione che sarebbe rimasto.

Celine ha chiesto a Jimmy e Annabeth di portare la sua sedia a rotelle. E poi ha chiesto a me di aiutarla a scendere le scale.

 

E lei l’ha fatto?

 

MG: Sì. Credevo volesse restare sola con me, per dirmi qualcosa in privato. E allora mi ha detto che non dovevo per forza andare con lei sull’isola. Ha detto che potevo scegliere se restare sulla nave e correre il rischio.

Ha detto che sarei potuta «tornare indietro», se lo volevo.

 

Cosa intendeva con questo?

 

MG: Non me l’ha detto. Ma era abbastanza ovvio. Tornare indietro poteva riferirsi alla Miami distrutta, oppure tornare indietro a casa. Qui.

Ho detto di sì. Che avrei corso il rischio. Senza un momento di esitazione.

L’altra scelta – trascorrere l’eternità con gli Amici, per quanto piacevoli fossero, in un gigantesco duty-free – proprio non mi attirava.

 

E Celine come ha reagito?

 

MG: Ne è stata contenta. Non so se sapesse per certo chi altro c’era a bordo. Sono rimasta di sasso quando ho visto Althea e Helen sull’elicottero di soccorso. Sapevo che Xavier era nella cabina di Celine, ma ero convinta che tutti gli altri avessero lasciato la nave.

 

Come avreste dovuto fare a tornare?

 

MG: Celine ha detto di aver dato istruzioni ad Alfonso e a Baci di mettere la nave nella direzione giusta. Ha detto che il resto stava a me.

Quando l’ultimo degli Amici è sceso, Baci ha messo in movimento la nave. Credevo che forse sarebbe rimasto a bordo anche lui, invece no. La barca di appoggio procedeva accanto alla nave e, anche se non ho visto quando l’hanno fatto, lui e gli altri marinai ancora a bordo devono esserci saltati dentro dal ponte di carico.

 

Quindi eravate su una nave senza nessuno che ne controllasse rotta e velocità?

 

MG: Sì. Lo so. A dirlo sembra un suicidio.

 

Celine le ha detto più niente prima di partire per l’isola?

 

MG: No, nemmeno un saluto.

 

Perché l’ha rimandata indietro?

 

MG: Non lo so. Forse voleva che vi dicessimo cos’abbiamo visto.

 

Celine le ha detto come mai era stata scelta proprio la Beautiful Dreamer per questa «avventura»?

 

MG: Sì, gliel’ho chiesto quando mi ha offerto la possibilità di tornare indietro. Ha detto che avrebbe potuto essere qualsiasi cosa. Una barca carica di rifugiati cubani. Una nave di pirati somali. Un 767 carico di uomini di affari. Ma così era sembrato più divertente. «Così la vacanza non finisce mai.»

 

Secondo lei, chi o che cosa si è impadronito di Celine?

 

MG: Me l’ha detto lei cos’era, appena dopo la tempesta.

Ha detto che una volta era come noi. «Non si muore», ha detto. «Si va solo oltre.» Non è morta. Ha detto che l’unica differenza tra lei e chiunque altro era che lei poteva decidere come e quando tornare. Ha detto che era tutti noi. Ha detto che l’aveva già fatto prima. Innumerevoli volte.

Ha detto che loro lo rifaranno.

 

Loro?

 

MG: Sì. Loro.

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Smith, Xavier L / Interrogatorio #5 / Pagina 1

 

Ci sembra di capire che lei sia convinto di essersi trovato sotto l’effetto di un’allucinazione di massa, Mr Smith. Le saremmo grati se volesse chiarire di quale allucinazione si trattava, secondo lei.

 

XS: Cristo, e va bene. L’allucinazione era che Celine avesse in qualche modo trasportato la nave in una realtà alternativa. Una realtà orribile.

 

In via del tutto ipotetica, secondo lei come c’è riuscita?

 

XS: Come diavolo faccio a saperlo? Anche tirando a indovinare, non credo l’abbia fatto col potere della mente. Forse hanno ragione quei pazzoidi, siamo finiti nel Triangolo delle Bermude o come cavolo volete chiamarlo.

 

Sempre ipoteticamente, quali erano le sue intenzioni?

 

XS: Non è ovvio? Il mondo in cui ci aveva portati era morto. E la Beautiful Dreamer era la sua Arca di Noè.

 

[Il soggetto ride]

 

[Interrogatorio sospeso]

 

>>Trazona, Althea / Interrogatorio #6 / Pagina 3

 

Sono venuti a cercarmi nella mia cabina. Quegli uomini. I soldati. È stato allora che ho scoperto che Mrs del Ray se n’era andata. Mi aveva detto che avrei ottenuto quello che volevo, invece ha mentito. Mi ha usata.

 

Secondo lei, chi o cosa è Celine del Ray?

 

AT: Non lo so. Come faccio a saperlo? Era solo una vecchia che si serviva delle persone. Trining ha detto che era il diavolo.

 

Lei ci crede?

 

AT: No, era troppo crudele per essere il diavolo.

 

[Il soggetto rimane in silenzio per diversi secondi]

 

AT: Se proprio doveva essere qualcosa, allora sarebbe stata Dio.