Concorso di scrittura al femminile «Quello che ti vorrei dire», Comune di Casciana Terme, edizione 2008. Elaborato n. 15, Irene Guerrieri:
Ho trentacinque anni, ho cominciato a lavorare a quattordici anni in catena di montaggio, poi sono stata quindici anni in fabbrica. A diciannove mi sono fidanzata, a trentun anni (dopo dodici di fidanzamento) mi sono sposata. Al rientro dal viaggio di nozze ero incinta ... Quella mattina andai al lavoro con la gioia nel cuore, volevo dirlo a tutti. I miei colleghi si congratularono con me. Poi andai in ufficio dai titolari. «Accidenti, avevi paura di non essere in tempo?» Questa fu la reazione, mi gettò nello sconforto. Avrei dovuto aspettare, avevano ragione, dopo il matrimonio altre assenze. Avevano ragione loro, avrei dovuto aspettare ...
Vado alla Asl, faccio tutte le analisi, il libretto di gravidanza. Riempio moduli coi dati miei e dell’azienda. Torno al lavoro come sempre. Molto tempo dopo, ormai a novembre, mi chiamano dalla direzione provinciale del lavoro. «Pronto, come procede la sua gravidanza? Lo sa che il suo lavoro è nella categoria a rischio? Che ruolo ha in azienda?» Sono all’incollaggio, rispondo. Ma chi avrebbe dovuto dirmi del rischio? «La ditta. Domani vada, dica che l’abbiamo chiamata e si faccia assegnare un’altra mansione.
Lei non può stare alle colle.» Al lavoro, il giorno dopo, non mi hanno neppure ascoltata. Il tuo posto è quello e basta con le storie, hanno detto. La direzione provinciale continuava a chiamarmi, non sapevo più cosa fare. Dovevo dire che sì, mi avevano spostata? Dovevo mentire? Siamo andati avanti così una settimana, poi loro hanno detto: «Signora, bisogna che sia rispettata la legge. Lei deve cambiare mansione, si faccia trasferire in un altro reparto se no interveniamo noi». Al lavoro però mi hanno detto: «Ci stai infangando, con questa storia. Ci stai mettendo in mezzo. Perdi tempo e ce lo fai perdere. È una vergogna». Non sapevo più cosa fare...
Ho avuto il bambino, è bellissimo. Mi sono licenziata. «Volontariamente», sì. Ho lasciato il lavoro e ho avuto mio figlio.