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Durante il resto del weekend, pur sentendo terribilmente la mancanza di mio marito, conosco meglio il ragazzo di mia figlia, trovo adorabile il modo in cui le sorride e la segue sempre con gli occhi. Ben presto impara a destreggiarsi nella nostra cucina e ci prepara il tè. Sabato sera, prenoto un tavolo vicino al camino nel pub della zona e mangiamo mentre ogni imbarazzo scivola via.
Più li guardo insieme, più vorrei che Angus fosse qui a condividere questo momento – anche se cerco di non pensarci.
Arriviamo a casa e invece di buttarmi sul divano a guardare un film con Grace e Ned, vado dritta nel mio studio. Mi chiudo la porta alle spalle e gli telefono. Spero con tutto il cuore che risponda, che stia zitto e ascolti quello che ho da dire – e cioè che mi dispiace, che lo amo e che non voglio mai più stare lontana da lui.
Ma non risponde.
Quando torno dai ragazzi, gli occhi di Grace mi scrutano con ansia. «Tutto bene, mamma?»
«Sì, certo. Mi sono solo ricordata di una cosa che dovevo fare, tutto qui. A chi va del tè?»
«Lo preparo io se vuole». Ned stende le braccia e si stacca da Grace.
«No, tranquillo. Voi due state qui, ci penso io. Se volete, accendete il fuoco». Me la do a gambe prima che gli occhi a raggi X di Grace scavino dentro di me.
Sono distrutta quando ripartono. Anche troppo, considerando che Grace tornerà tra una settimana appena. Ma mi sento addosso una profonda malinconia e mi sembra di percepire il sapore del mio futuro. Sta’ tranquilla, mi dico. In fondo, averla avuta qui insieme a Ned è una doppia fortuna, anche se è durato poco e ho dovuto dividerla con lui.
Resto un’oretta insieme ai cavalli che, percependo il mio umore, sono guardinghi. Solo Oz viene avanti e mi sfiora il fianco con il naso, cercando di capire qual è la radice dei miei problemi. Risalgo i campi fino a casa, non mi sento affatto meglio. Mi asciugo da sola le lacrime che mi offuscano la vista.
Sono davanti alla porta sul retro e mi sto togliendo gli stivali quando sento il rumore di una macchina sul vialetto. Immediatamente corro dentro, tamponandomi gli occhi – non voglio che qualcuno mi veda così – e allo stesso tempo chiedendomi chi possa essere. Il battito accelera quando sento il rumore di passi che si avvicinano e quella voce maschile che riconoscerei ovunque.
«Kate?»
«Angus?».
Viene in cucina e io gli corro incontro, stringendogli le braccia intorno al collo e affondando il mio viso sul suo petto. Lentamente sento le sue braccia che si chiudono intorno a me, e tutte le lacrime che avevo represso escono fuori una dopo l’altra.
All’inizio non se ne accorge, ma poi con dolcezza si stacca per guardarmi in volto.
«Stai piangendo», dice. «Non piangere, ti prego. Mi sei mancata così tanto».
«Mi sei mancato anche tu», dico tra i singhiozzi, ma è troppo per me, non ce la faccio. «Angus, mi dispiace tanto… Non ho fatto nulla, ma mi dispiace di averti ferito».
«Shh». Mi stringe di nuovo e appoggia il mento sulla mia nuca. «Sono io che devo chiederti scusa, non dovevo lasciarti qui ad affrontare tutto quanto…».
«Ma alla fine, non c’era niente da affrontare, o no? Solo un’amica con una vita incasinata a cui non riesco proprio a stare lontano e Zappa…».
Il pensiero di Zappa mi mette definitivamente KO. Riesco a malapena a pronunciare il suo nome prima che le emozioni mi sovrastino.
Scopro che il cuore di mio marito è davvero immenso. E che siamo fortunati, noi due, perché stiamo meglio insieme che divisi.
«Per quanto tempo starai a casa?», glielo chiedo solo molto più tardi – non volevo rovinare il piacere di sentire il suo corpo contro il mio a letto, dove non sono mai servite tante parole.
«Tutto il tempo che mi vorrai», dice dolcemente, scostandomi un ciuffo di capelli dal viso.
«E questo che significa?», mi alzo sui gomiti e lo guardo bene in faccia. «Ovvio che ti voglio qui, sempre».
Ha il volto serio, dubbioso. «Per un periodo non ne sono più stato così sicuro».
Mi chino verso di lui e lo bacio. «Odio quando non ci sei».
«Bene», dice. I suoi occhi sono un misto d’ansia e sollievo. «Perché ho finito lassù. Magari dovrò tornare per un paio di giorni ogni tanto, ma tutto qui. E la prossima volta, che ci mandino qualcun altro».
Lo guardo e mentre le sue parole affondano dentro di me, sento che il mio mondo può finalmente trovare pace.