Il superparere
Lunedì mattina. Mi sveglio dopo una sfilza di sogni stranissimi, però posso dire che ormai mi sono abituato a dormire in mezzo a milioni di vermi scatenati. Non sarà la vita delle star, ma è così.
E stamani dovevo tornare a scuola, ma sinceramente non mi sembrava il caso. Al concerto c’erano tutti i nostri compagni di classe, che già ci prendono per il culo di base, figuriamoci adesso con tutto questo materiale nuovo che gli abbiamo regalato.
No, oggi non è il giorno giusto per tornare al liceo, ma è perfetto per uscire e provare il superparere. E adesso posso pure spiegare cos’è.
Il superparere è un metodo perfetto in situazioni come questa, quando sono pieno di pensieri e mi servirebbe tanto il consiglio di una persona che stimo. Ma siccome una persona del genere non la conosco, mi affido alle parole casuali della gente che passa.
Frasi che sento in giro, mica rivolte a me, pezzi rubati di conversazione, spezzoni di telefonate, va bene tutto. Basta prenderli senza fermarsi, non vale ascoltare tutto un discorso e poi selezionare i passaggi più adatti. Deve essere tipo una rete buttata in acqua alla cieca, che alla fine tiri su e vedi quel che c’è rimasto.
Poi bisogna prendere il tutto e pulirlo dalle parti inutili, si montano i pezzi uno dietro l’altro, e giuro che se la cosa è fatta bene alla fine tutte le frasi si legano e viene fuori un consiglio che può funzionare.
Quindi stamani giro per Muglione, e appena trovo qualcuno gli passo accanto rapido, come uno che deve andare da qualche parte a fare qualche cosa. Ma io non so dove andare e nemmeno cosa fare. Ecco perché passo vicino a queste persone, sperando che mi aiutino in qualche modo.
E questi sono i pezzi di conversazione che ho raccolto:
1. Le tazzine sono meglio delle tazze (frase di bimbo sui cinque anni, al bar con la mamma, la ripete all’infinito: le tazzine sono meglio delle tazze
– le tazzine sono meglio delle tazze – le tazzine sono meglio delle tazze...).
2. Se lo ridici un’altra volta ti gonfio di colpi (mamma a figlio sui cinque anni).
3. A me mi piace più bagnata, più sugosa. Già il pane è secco, se è secca anche la porchetta è una tragedia (Mario dell’edicola che parla con un vigile).
4. Andiamo che è tardi, per piacere (donna filippina tra i venti e i cinquant’anni, che tira un canìno al guinzaglio).
5. A essere buoni non ci si guadagna nulla, siamo stati a guardare come degli scemi e ce l’hanno messo nel didietro, ora però basta! (il signore che una volta aggiustava i televisori, a un gruppo di altri vecchi davanti all’Informagiovani).
Oh, ecco, questa è la pesca di stamani, su questo devo lavorare...
Mi trovo in una situazione che è di merda: vivo in un ripostiglio delle esche, ho la maturità fra un mese e mezzo e forse non mi ammettono, la mia gioia è una band che l’unica volta che è salita su un palco il pubblico non ci ha nemmeno fatto iniziare, ho un babbo che mi manda via di casa per farci stare un bimbo malefico del Molise e la mia reazione furiosa è aiutare quel bimbo con i compiti.
Come le monto queste frasi raccattate, per tirarci fuori un bel consiglio?
Vediamo... le tazzine sono meglio delle tazze, ok, cosa vuol dire? Forse le tazzine sono le piccole soddisfazioni di ogni giorno, che sono meglio del successo clamoroso che invece è fasullo e ti rovina la vita? Oppure la tazzina è il Campioncino maledetto, che è meglio di me che sono una tazza grossa e inutile da buttare via?
E come mi devo comportare io, devo essere secco, duro e spietato? Ma già il mondo intorno a me è secco e duro, come il pane della porchetta, e allora io che sono la porchetta devo essere bagnato e sugoso? Oppure devo andarmene e basta, come il canìno della filippina, perché è tardi e da queste parti non c’è più niente per me, e...
No, mi sa che oggi il superparere non funziona. È colpa mia, sono troppo agitato e sbaglio da qualche parte. Così come lo sto montando mi consiglia qualsiasi cosa, mi dice tutto e nulla, come le persone vere quando gli chiedi un parere e loro, siccome non gliene frega nulla, ti dicono la prima cosa che gli viene in mente.
No, oggi non funziona, lo sento. E allora faccio così, non monto un cazzo, non interpreto, zero di zero. Io prendo solo l’ultima frase che ho sentito e vado dritto con quella: A essere buoni non ci si guadagna nulla, siamo stati a guardare come degli scemi e ce l’hanno messo nel didietro, ora però basta!
Esatto, ora basta. Quei vecchi all’Informagiovani la sapevano lunga, l’ho visto subito da come si guardavano tra loro. È gente che non scherza, e nemmeno io. Ora basta. Sennò tutti se ne approfittano, cazzo. Ma da oggi non si scherza più, e mi dispiace per quelli che da ora in poi si mettono in mezzo.
Il primo è il Campioncino del Molise, che viene in negozio alle due.
Ma per lui non mi dispiace zero.