Ma adesso con che coraggio parli
Domenica, mezzogiorno. Anzi, quasi mezzogiorno e mezzo. E se c’è una cosa che detesti è svegliarti tardi la mattina. Oggi poi non è nemmeno tardi, è oltre il tardi, praticamente è pomeriggio.
E in più non sei nemmeno riposata. Hai dormito insieme a Raffaella che non se la sentiva di stare sola, e appena entravi nel sonno lei ti prendeva e ti riportava fuori con un lamento, un singhiozzo, una mezza parola.
Pavel le ha detto che gli piace un’altra, una che lavora all’Esselunga insieme a lui. Non c’è ancora stato nulla ma ci sarà presto.
Stare a consolare un’amica per tutta la notte è difficile, e lo è ancora di più se non sai cosa dirle, perché tutto quello che pensi veramente lo devi tenere per te.
Che te ne frega di quello scemo, dovresti essere contenta che si leva di torno. Anzi, dovresti avere l’intelligenza di mandarlo via tu. Stai qui a piangere e a dire che non ti alzi più dal letto, invece dovresti saltare dalla gioia e andare a piedi fino al santuario di Montenero e accendere un cero alla Madonna per la grazia che ti ha fatto.
Ma appunto queste sono cose che a Raffaella non le puoi dire. Primo, perché Raffaella non le vuole sentire, e secondo perché queste opinioni sensate e lucide e severe le potevi dare una volta, ma adesso con che coraggio parli?
Adesso sei una che si porta a casa un ragazzino che ha tredici anni meno di te, e ci stai pure bene, e da quando sei tornata in questo cesso di paese è la prima sera che hai avuto una conversazione interessante. Per un attimo ti è schizzato quasi il pensiero di... cioè, non il pensiero, non è vero, sei troppo spietata con te stessa. Non è che hai pensato di farlo, questo no, però quando stavate in camera e ti sei sdraiata a cercare il dvd sotto al letto, per un attimo hai pensato alla situazione con lui lì in piedi e tu sul letto, e se lui ti saltava addosso non era proprio la cosa più imprevedibile del mondo.
Insomma, una volta a Berlino dopo una festa hai preso l’ascensore col fratello di un’amica, tu gli hai detto che il clima a Berlino non ti dispiaceva e lui ti è saltato addosso. Ecco, diciamo che ieri sera in camera tua sarebbe stata una cosa meno imprevedibile, e forse, se ci pensi bene, non sarebbe finita come quella volta con un calcio nelle palle.
Ma non ne sei sicura, e non vuoi nemmeno esserlo, tanto è arrivata Raffaella con la sua tragedia e ha bloccato tutto, quindi non ha senso che ci pensi.
Ha solo senso che ti concentri su quello che stai facendo adesso, perché sono venti minuti che cerchi di fasciarti la mano destra e non ci riesci.
E come mai lo stai facendo, Tiziana, che senso ha? È una cosa tua o lo fai per lui? E se lo fai per lui, il motivo è che ti dispiace, oppure che ti piace? E alla fine di questa prova che succede, lo chiami? Ok, non hai il numero del cellulare, ma se ce l’avessi cosa faresti? E cosa avresti fatto ieri sera se non tornava Raffaella?
Zitta e non pensarci, dài, e fasciati quella mano che è tardi. Fasciala stretta.