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L’ACQUA è tornata poco dopo che Stewart se n’è andata. Ho lavato teli e asciugamani, poi, mentre aspettavo il cliente successivo o che ne entrasse uno senza appuntamento, ho lavorato a una nuova playlist.
Elodie era sempre impegnata quando finivo una seduta. Morivo dalla voglia di chiederle come facesse a conoscere quel soldato dallo strano nome ma non riuscivamo mai a incrociarci. Di solito non mi impicciavo degli affari degli altri, ne avevo abbastanza dei miei, ma Elodie non conosceva molte persone qui. Le uniche altre mogli di soldati con cui parlava erano su Facebook.
Il mio cliente era un dormiglione. In genere crollava nel giro di cinque minuti. Mi è rimasta così un’ora intera per pensare a mio fratello. Oh… e per tremare all’idea della cena di quella sera. Invidiavo vagamente Austin perché era lontano, nella Carolina del Sud.
Dormiva fin dopo mezzogiorno e lavorava part-time in un centro commerciale.
Ho pensato anche all’amico di Elodie, al fatto che avesse tenuto i pantaloni addosso durante il trattamento e che tutta quella tensione che aveva in corpo non facesse bene a un ragazzo così giovane. Non poteva avere più di ventidue anni. A dir tanto.
L’ultima cliente della giornata è arrivata senza appuntamento e mi ha lasciato una mancia generosa per un massaggio prenatale di trenta minuti. Aveva un pancione enorme e sembrava molto stanca. Volevo quasi chiederle se si sentisse bene, ma non volevo essere sgarbata.
Sono passata di nuovo davanti alla cabina di Elodie. Era chiusa e per un secondo ho pensato che con lei ci fosse il suo amico soldato. Ho un’immaginazione sfrenata, non c’è dubbio.
Prima di tornare a casa, ho aiutato Mali a rifornire il magazzino, a riempire gli scaldasciugamani e a piegare la biancheria. Non avevo fretta di andare, soprattutto perché mi aspettava la cosiddetta cena di famiglia.
Quando infine ho dovuto farlo, mi sono portata via i deliziosi avanzi di Mali. Quel detto sulle donne incinte che mangiano per due sarà anche stato una frottola, ma era comunque importante che Elodie facesse pasti sostanziosi. Tenendo il cibo con una mano, con l’altra ho tentato di chiamare mio fratello. Segreteria telefonica.
«Ehi, sono io. Volevo solo sapere come stavi. Non ti sento da qualche giorno. Richiamami. Sto andando da papà per la cena del martedì. Tu non ci sei, fai proprio schifo.»
Ho chiuso e messo il telefono nella tasca anteriore. Dall’aspetto del cielo attorno a me sembrava che il sole non riuscisse a decidere se tramontare o no, era di quel color arancione che rende tutto un po’ più bello.
I parcheggi nel vicolo erano occupati. Il furgone bianco di Bradley era là – di traverso, occupava due posti – e il pianale era così carico di materassi che mi è venuta in mente la fiaba della principessa sul pisello. Bradley è uscito dalla porta posteriore e ha gettato un cuscino sul mucchio.
«L’acqua è tornata!» ha esclamato agitando la mano.
«Sì…» ho risposto sorridendo. «Grazie per essere stato addosso all’azienda idrica!
Okay, quella frase era stata piuttosto imbarazzante. Sentivo e sapevo che più tardi quella sera ci avrei rimuginato sopra. Il mio cervello di solito funzionava così. Bradley non ha apparentemente dato peso né pensato troppo alle mie parole come invece avevo fatto io, mi ha augurato semplicemente una buona serata, ha chiuso la porta del negozio ed è salito sul furgone.
Rumori di portiere, scricchiolii di pneumatici sui rami e voci mi hanno accompagnato nel breve tratto verso casa. Ho pensato alla cena di stasera e ai discorsi forzati che avremmo fatto per almeno tre portate.
Dovevo essere da papà alle sette, il che significava essere pronta a uscire di casa alle sei e quaranta.
Dovevo farmi una doccia e mettermi dei vestiti veri, anche se generalmente facevo il minimo sforzo per curare il mio aspetto. La moglie di mio padre aveva smesso di fare commenti a riguardo quando, per compiacerla, avevo perso parecchi «chili in più». Un piccolo dono del cielo, direi.
Sarei rimasta volentieri a casa a mangiare gli avanzi con Elodie. Quel pensiero, in una delle sue numerose varianti, mi veniva ogni settimana da quando ero andata via di casa. Pensavo che sarebbe scomparso, che mi sarei abituata alla routine, invece no. Non l’ho fatto e credo che non lo farò mai.
Certo, una cena una volta alla settimana era di gran lunga meglio che vivere là.
Però detestavo quella tassa fissa e che l’intera settimana ruotasse attorno all’appuntamento delle sette del martedì. Quando facevo il bucato, quando mi lavavo i capelli, quando lavoravo, tutto ruotava attorno a quella cena. Forse non ero così adulta come pensavo.