25
LA mattinata è passata uguale a tante altre: due anziani in pensione e un soldato sposato che veniva alla stessa ora quasi ogni settimana. Non prendeva mai appuntamento, ma tenevo sempre un posto libero per lui. Era gentile, dava buone mance, non gemeva né mugolava mentre facevo il mio lavoro.
Avevo del «tempo libero» per dare una mano a pulire la spa ed evitare, se possibile, che entrassero persone senza appuntamento. Non mi piaceva la loro incertezza. Erano sempre a disagio e raramente tornavano. Anche i corpi più in forma rivelavano le loro insicurezze nella mia cabina.
Rendermi conto che gli altri guardavano il proprio corpo in modo negativo, come facevo io, era confortante e nello stesso tempo scoraggiante.
Togliendo il secondo carico di asciugamani dall’asciugatrice mi è tornato in mente quando facevo la cameriera in una steakhouse e dovevo arrotolare le posate nei tovaglioli. Immagino che in ogni impiego ci siano dei lavoretti addizionali.
«Quell’uomo è venuto qui per te», mi ha detto Mali mentre piegavamo gli asciugamani.
«Quale uomo?»
«Quello che ti piaceva», ha risposto. Il modo in cui ha pronunciato «piaceva», quasi avvolgendoci attorno la lingua, mi ha fatto sentire una bambina.
Oh. Brien. Fantastico.
«Quando?»
«Circa dieci minuti prima che arrivassi.»
Ho gettato un asciugamano sulla pila prima di piegarlo. «Cosa? Perché non me lo hai detto?»
Ha sogghignato. «Perché avevo paura che lo chiamassi e non potevamo permettercelo.» Ha alzato le spalle. L’ho guardata a bocca aperta, ho afferrato l’asciugamano e gliel’ho tirato.
«Tra parentesi, non lo avrei chiamato.» Forse ero un po’ sulle difensive. Comunque non pensavo che lo avrei chiamato, anche se ero curiosa di sapere perché fosse passato. So di non aver perso uno dei miei orecchini nel suo letto, questo è certo. Avrei potuto chiamarlo dopo la pausa pranzo, suppongo.
Okay, forse Mali aveva ragione.
«Mmm.» Ha annuito con le labbra sporgenti in modo sarcastico. Le profonde rughe sulla pelle color bronzo le davano un’aria super seria, malgrado sapessi che stava scherzando. Brien non le era mai piaciuto e quando era venuto a trovarmi la prima volta dopo la nostra rottura, aveva addirittura tolto l’elettricità nell’atrio. A sua difesa aveva detto che stavo piangendo e lui mi stava accusando di qualcosa, non ricordo cosa. Questo significa che ero innocente, giusto?
La verità era che, quando ci siamo lasciati, non ero triste come tutti pensavano. Ma lo avevo usato per rimpiazzare qualcosa che si era rotto dentro di me. In effetti, a questo si riduce la maggior parte della relazioni.
Mali ha interrotto il filo dei miei amari ricordi. «C’è un cliente senza appuntamento», ha annunciato.
Aveva la schiena curva, quindi riusciva a vedere il piccolo monitor di sicurezza. Non riuscivo a capire se fosse un uomo o una donna, ma sapevo che Elodie aveva già iniziato il suo trattamento delle due e trenta e che, fino alle quattro, ora in cui sarebbero arrivate altre tre colleghe per il turno serale, c’eravamo solo noi due.
«Lo prendo io. Oggi non ho altri appuntamenti.»
Onestamente speravo che non arrivassero clienti senza appuntamento e di poter fare il bucato, pulire la cabina e aiutare Mali con la contabilità, invece di fare un massaggio, ma quello era il mio lavoro. Lo avevo scelto. Mi ripetevo questa cosa ogni volta che le dita mi facevano male o che la testa mi martellava per l’odore di candeggina degli asciugamani appena lavati.
Ho scostato la tenda dell’atrio e nel piccolo spazio ho trovato Kael. Stava camminando avanti e indietro. C’erano soltanto poche sedie, ma insieme al banco occupavano parecchio spazio. L’ho guardato andare su e giù prima di superare completamente la tenda.
«Ehi?» L’ho salutato, lo stomaco contratto.
«Ehi.»
Siamo rimasti là in piedi, avvolti dall’odore intenso dell’incenso e dalle luci fioche della sala. Il vecchio computer a torre ronzava in mezzo a noi.
«Tutto bene?» Mentre lo chiedevo, mi è venuto in mente che poteva essere venuto per una ragione.
«Sì, sì. Sono venuto a farmi un massaggio.» Ha sollevato le mani.
«Sul serio?»
«Sì. È possibile?» La sua domanda lasciava trapelare incertezza.
Ho annuito e mi sono portata la mano alla bocca. Non sapevo perché stessi sorridendo, ma lo stavo facendo e non riuscivo a smettere.