35
SI sono fatti tutti un bicchierino di quel liquore caldo. Tutti tranne Kael, per la precisione. Hanno gridato «Ad Austin!» e «Bentornato, fratello!» Austin ha finto di inchinarsi per rendere omaggio agli amici mentre festeggiavano il suo ritorno. Non sapevo se qualcuno fosse al corrente o meno del fatto che era stato arrestato. Guardando quei ragazzi, be’, mi sono chiesta se qualcuno si preoccupasse di una cosa banale come una notte in cella. Ma forse ero troppo dura con loro.
Ci siamo spostati in cucina per celebrare il ritorno di Austin a Fort Benning. Ho posato il bicchierino nel lavandino e ne ho raccolti altri. Un ragazzo con una maglietta azzurro vivo con su scritto BOTTOMS UP! ha recuperato il suo dalle mie mani ed è andato a riempirselo di nuovo. Era un soldato, non c’erano dubbi. Era insieme a un altro dall’aria più giovane che indossava una t-shirt marrone della Murph. Anche lui un soldato. Continuavo a dimenticarmi di quanto fossi ormai distante dalla vita alla base. Certo, vedevo ancora i soldati al lavoro e al supermercato. Sorridevo ancora quando superavo il cancello del «Luogo Meraviglioso», però non avevo amici lì. Neanche uno.
A meno di non contare Stewart, in effetti. Era la cosa più vicina che avessi a un’amica militare. Ma per quanto mi fosse simpatica e la rispettassi, e per quanto mi sentissi affine a lei, non potevo considerarla veramente un’amica. Come Mali amava ricordarci, i clienti non erano amici.
Ho aperto il rubinetto dell’acqua calda e sciacquato alcuni bicchierini, solo per tenermi occupata. Ero contenta che Austin non mi stesse guardando. Avrebbe fatto qualche battuta sul mio essere responsabile. E non sarebbe stato un complimento. Dio, era così strano riaverlo qui, essere a casa di papà, circondata da tutte queste persone. Non c’erano dubbi: quello era il mondo di Austin e io ero soltanto in visita.
Però non ero la stessa di quando se n’era andato. Pensarci mi dava una bella sensazione. E Austin, be’, era sempre circondato da persone, a cui lui a sua volta si appiccicava. Molto rischioso nel suo caso, perché aveva l’abitudine di scappare, come nostra madre. E come lei spesso si lasciava dietro qualche cuore infranto.
Mi sono avvicinata ai ragazzi: Kael, Austin e Mendoza.
«Un altro?» ha chiesto Mendoza.
«Non esiste.» Ho scosso la testa e sollevato la mano, gesto universale per dire «no, grazie».
Mi bruciava lo stomaco mentre la tequila decantava nel mio corpo. Il sapore era così forte; era buono, ma davvero forte rispetto alla vodka scadente diluita con il succo d’arancia che bevevo di solito.
«Forza. Qualcuno ne vuole?»
Gli occhi di Austin erano puntati su Kael che stava dicendo di no. Non ha avuto bisogno di sollevare la mano o di scuotere la testa. A quanto pare «no» è sufficiente come risposta se sei un ragazzo.
Austin si è voltato verso Mendoza e gli ha riempito il bicchiere. «Cerca di scolarsi il maggior numero possibile di bicchierini prima che la moglie lo chiami per dirgli che bisogna andare a letto», lo ha punzecchiato Austin.
Vedendo come Mendoza sorrideva quando mio fratello lo prendeva in giro, ho capito che erano molto legati. Era un ragazzo simpatico, quel Mendoza. Lo sentivo. Non era mai facile prevedere che persone avrei conosciuto grazie al mio gemello perché non aveva un tipo preciso. Di solito erano soldati, ma questo poteva dipendere dalla geografia. In genere erano spiriti girovaghi. Di solito cordiali. Ma in ogni mazzo c’è qualche carta matta.
«Be’, questa settimana lo ha lasciato uscire», ha scherzato un’altra voce maschile. Mi sono girata e ho visto il ragazzo con la t-shirt BOTTOMS UP! tenere il bicchierino in modo vagamente minaccioso. Aveva la faccia squadrata, labbra minuscole e un brutto taglio militare.
Mendoza rideva ancora, ma la risata non gli è arrivata agli occhi. Non come quando aveva scherzato con Austin. Il ragazzo con la t-shirt della Murph ha riso sotto i baffi indicando Mendoza con una bottiglia di Bud Light. «Quanti bambini hai adesso?» Ha domandato con aria impassibile.
«Tre», ha risposto Mendoza, senza alcuna ironia. Qualcosa nell’atmosfera della stanza era cambiato. Lo sentivo. Kael si è irrigidito vicino a me. Austin si è avvicinato a quei due idioti.
«Tre? E basta? Pensavo di averti visto andare allo spaccio tipo con dieci…»
«Non sei spiritoso, Jones. E neanche tu Dubrowski. La commedia non è il vostro genere. Passate ad altro oppure uscite», ha detto brusco Austin indicando la porta con il mento. Avrà anche avuto gli occhi appannati, ma era assolutamente presente. Non avrebbe tollerato le loro stronzate.
La stanza era silenziosa, a eccezione della fastidiosa intro del videogioco che si ripeteva continuamente in sottofondo.
«Tranquillo, ce ne saremmo comunque andati», ha detto BOTTOMS UP!
Nessuno ha aperto bocca mentre Jones e Dubrowski posavano le birre sul banco, aprivano la porta posteriore e uscivano. Mendoza e Austin si sono fissati per un istante. Io ho cercato di non guardarli, ma me ne sono accorta.
«Chi erano quelli?» ho chiesto ad Austin quando la porta si è chiusa.
«Sono nella mia nuova compagnia», ha risposto Mendoza. «Credevo che fossero tipi a posto e mi sentivo in colpa perché sono così giovani e sono appena tornati a casa ma qui non hanno una famiglia, capisci?»
«Piantala di essere così maledettamente gentile!» Austin gli ha dato una pacca sulla schiena e ci siamo messi tutti a ridere. «Vedi cosa ti capita. Adesso facciamoci una bevuta e non sprechiamo altro tempo o tequila per quegli stronzi.»
«Questa, amici, non è una tequila qualsiasi.» Mendoza ha sollevato la bottiglia. «È una Añejo, invecchiata alla perfezione. Va giù come l’olio.» Mi ha mostrato l’etichetta e ho annuito leggendo quello che potevo mentre mi osservava, poi l’ha avvicinata a Kael.
Añejo o no, sapevo di dover smettere di bere. Anche con la tolleranza di mia madre per tutti i vizi, percepivo già l’alcol nelle vene. Avevo le guance rosse, le sentivo.
Però in qualche modo Kael era meno sfocato.
Avete presente quei momenti in cui qualcuno vi sembra semplicemente diverso? Come se strisciaste il dito sullo schermo del telefono per applicare un filtro? E tutto diventa di un colore un po’ più intenso, un po’ più vivo?
Kael era appoggiato al banco nella cucina di mio padre, e rispondeva alle domande banali di mio fratello quand’è successo. È stato qualcosa nel vederlo lì con Austin, nel modo in cui se ne stava con la schiena dritta, lo sguardo un po’ più vivo del solito. Era sempre l’immagine della compostezza, ma in quel momento emanava qualcosa.
Qualcosa di forte e di oscuro.