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SI sono fatti
tutti un bicchierino di quel liquore caldo. Tutti tranne Kael, per
la precisione. Hanno gridato «Ad Austin!» e «Bentornato, fratello!»
Austin ha finto di inchinarsi per rendere omaggio agli amici mentre
festeggiavano il suo ritorno. Non sapevo se qualcuno fosse al
corrente o meno del fatto che era stato arrestato. Guardando quei
ragazzi, be’, mi sono chiesta se qualcuno si preoccupasse di una
cosa banale come una notte in cella. Ma forse ero troppo dura con
loro.
Ci siamo spostati in
cucina per celebrare il ritorno di Austin a Fort Benning. Ho posato
il bicchierino nel lavandino e ne ho raccolti altri. Un ragazzo con
una maglietta azzurro vivo con su scritto BOTTOMS UP! ha recuperato il suo
dalle mie mani ed è andato a riempirselo di nuovo. Era un soldato,
non c’erano dubbi. Era insieme a un altro dall’aria più giovane che
indossava una t-shirt marrone della Murph. Anche lui un soldato.
Continuavo a dimenticarmi di quanto fossi ormai distante dalla vita
alla base. Certo, vedevo ancora i soldati al lavoro e al
supermercato. Sorridevo ancora quando superavo il cancello del
«Luogo Meraviglioso», però non avevo amici lì. Neanche
uno.
A meno di non contare
Stewart, in effetti. Era la cosa più vicina che avessi a un’amica
militare. Ma per quanto mi fosse simpatica e la rispettassi, e per
quanto mi sentissi affine a lei, non potevo considerarla veramente
un’amica. Come Mali amava ricordarci, i clienti non erano
amici.
Ho aperto il rubinetto
dell’acqua calda e sciacquato alcuni bicchierini, solo per tenermi
occupata. Ero contenta che Austin non mi stesse guardando. Avrebbe
fatto qualche battuta sul mio essere responsabile. E non sarebbe
stato un complimento. Dio, era così strano riaverlo qui, essere a
casa di papà, circondata da tutte queste persone. Non c’erano
dubbi: quello era il mondo di Austin e io ero soltanto in
visita.
Però non ero la stessa
di quando se n’era andato. Pensarci mi dava una bella sensazione. E
Austin, be’, era sempre circondato da persone, a cui lui a sua
volta si appiccicava. Molto rischioso nel suo caso, perché aveva
l’abitudine di scappare, come nostra madre. E come lei spesso si
lasciava dietro qualche cuore infranto.
Mi sono avvicinata ai
ragazzi: Kael, Austin e Mendoza.
«Un altro?» ha chiesto
Mendoza.
«Non esiste.» Ho scosso
la testa e sollevato la mano, gesto universale per dire «no,
grazie».
Mi bruciava lo stomaco
mentre la tequila decantava nel mio corpo. Il sapore era così
forte; era buono, ma davvero forte rispetto alla vodka scadente
diluita con il succo d’arancia che bevevo di solito.
«Forza. Qualcuno ne
vuole?»
Gli occhi di Austin
erano puntati su Kael che stava dicendo di no. Non ha avuto bisogno
di sollevare la mano o di scuotere la testa. A quanto pare «no» è
sufficiente come risposta se sei un ragazzo.
Austin si è voltato
verso Mendoza e gli ha riempito il bicchiere. «Cerca di scolarsi il
maggior numero possibile di bicchierini prima che la moglie lo
chiami per dirgli che bisogna andare a letto», lo ha punzecchiato
Austin.
Vedendo come Mendoza
sorrideva quando mio fratello lo prendeva in giro, ho capito che
erano molto legati. Era un ragazzo simpatico, quel Mendoza. Lo
sentivo. Non era mai facile prevedere che persone avrei conosciuto
grazie al mio gemello perché non aveva un tipo preciso. Di solito
erano soldati, ma questo poteva dipendere dalla geografia. In
genere erano spiriti girovaghi. Di solito cordiali. Ma in ogni
mazzo c’è qualche carta matta.
«Be’, questa settimana
lo ha lasciato uscire», ha scherzato un’altra voce maschile. Mi
sono girata e ho visto il ragazzo con la t-shirt
BOTTOMS UP! tenere il bicchierino in modo vagamente minaccioso.
Aveva la faccia squadrata, labbra minuscole e un brutto taglio
militare.
Mendoza rideva ancora,
ma la risata non gli è arrivata agli occhi. Non come quando aveva
scherzato con Austin. Il ragazzo con la t-shirt della Murph ha riso
sotto i baffi indicando Mendoza con una bottiglia di Bud Light.
«Quanti bambini hai adesso?» Ha domandato con aria
impassibile.
«Tre», ha risposto
Mendoza, senza alcuna ironia. Qualcosa nell’atmosfera della stanza
era cambiato. Lo sentivo. Kael si è irrigidito vicino a me. Austin
si è avvicinato a quei due idioti.
«Tre? E basta? Pensavo
di averti visto andare allo spaccio tipo con dieci…»
«Non sei spiritoso,
Jones. E neanche tu Dubrowski. La commedia non è il vostro genere.
Passate ad altro oppure uscite», ha detto brusco Austin indicando
la porta con il mento. Avrà anche avuto gli occhi appannati, ma era
assolutamente presente. Non avrebbe tollerato le loro
stronzate.
La stanza era
silenziosa, a eccezione della fastidiosa intro del videogioco che
si ripeteva continuamente in sottofondo.
«Tranquillo, ce ne
saremmo comunque andati», ha detto BOTTOMS UP!
Nessuno ha aperto bocca
mentre Jones e Dubrowski posavano le birre sul banco, aprivano la
porta posteriore e uscivano. Mendoza e Austin si sono fissati per
un istante. Io ho cercato di non guardarli, ma me ne sono
accorta.
«Chi erano quelli?» ho
chiesto ad Austin quando la porta si è chiusa.
«Sono nella mia nuova
compagnia», ha risposto Mendoza. «Credevo che fossero tipi a posto
e mi sentivo in colpa perché sono così giovani e sono appena
tornati a casa ma qui non hanno una famiglia,
capisci?»
«Piantala di essere così
maledettamente gentile!» Austin gli ha dato una pacca sulla schiena
e ci siamo messi tutti a ridere. «Vedi cosa ti capita. Adesso
facciamoci una bevuta e non sprechiamo altro tempo o tequila per
quegli stronzi.»
«Questa, amici, non è
una tequila qualsiasi.» Mendoza ha sollevato la bottiglia. «È una
Añejo, invecchiata alla perfezione. Va giù come l’olio.» Mi ha
mostrato l’etichetta e ho annuito leggendo quello che potevo mentre
mi osservava, poi l’ha avvicinata a Kael.
Añejo o no, sapevo di
dover smettere di bere. Anche con la tolleranza di mia madre per
tutti i vizi, percepivo già l’alcol nelle vene. Avevo le guance
rosse, le sentivo.
Però in qualche modo
Kael era meno sfocato.
Avete presente quei
momenti in cui qualcuno vi sembra semplicemente diverso? Come se
strisciaste il dito sullo schermo del telefono per applicare un
filtro? E tutto diventa di un colore un po’ più intenso, un po’ più
vivo?
Kael era appoggiato al
banco nella cucina di mio padre, e rispondeva alle domande banali
di mio fratello quand’è successo. È stato qualcosa nel vederlo lì
con Austin, nel modo in cui se ne stava con la schiena dritta, lo
sguardo un po’ più vivo del solito. Era sempre l’immagine della
compostezza, ma in quel momento emanava qualcosa.
Qualcosa di forte e di
oscuro.