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I JEANS neri sono i migliori amici di una ragazza. Spiccano rispetto ai soliti blu indaco. Fanno sembrare le gambe più lunghe. E il loro colore scuro è favoloso quando esci con un ragazzo e devi fare qualcosa per le dita unte di pizza. Non che io fossi uscita con un ragazzo. Oppure sì?
Il modo in cui Kael mi guardava mi faceva venire qualche dubbio. Anche il fatto stesso che avesse accettato di venire alla festa. Però non potevo esserne sicura. Come per tutto quello che lo riguardava.
Eravamo ancora seduti vicini sul divano. Il piatto vuoto di Kael era posato su un tovagliolo sulle sue ginocchia. Il piatto era pulito e il tovagliolo immacolato. Il mio aveva un pezzetto di crosta dura e una fettina vagante di salame. Il tovagliolo bianco era sporco di salsa. I miei jeans neri, però, nascondevano le impronte delle mani unte. Una piccola fortuna. Non ero pulita e in ordine. Non come Kael. E sicuramente non come Estelle, la casalinga perfetta la cui foto era appesa in una pesante cornice scura sopra di noi. Sembrava più che altro una nube nera. Non vedevo il suo volto, ma lo sentivo incombere minaccioso su di me. Conoscevo bene quella foto: era stata scattata in una delle loro numerose vacanze. Papà era accanto a lei con un bel sorriso e un’abbronzatura da Florida. Lungomare in stile gotico americano.
Kael si è allungato per prendere un cartone della pizza. «Puoi passarmi un tovagliolo?» ho chiesto.
Un altro avrebbe fatto una battuta sul disastro che avevo combinato con la salsa, lui invece non ha detto niente, ha solo preso un po’ di pizza e dei tovagliolini per risprofondare nel divano. Sentivo il calore che emanava. La mia immaginazione ci giocava. E anche il mio corpo.
«Ne vuoi un po’?» ha chiesto offrendomi il suo piatto con due grosse fette luccicanti piene di formaggio.
Ho scosso la testa ringraziandolo.
«Vedo che hai un nuovo gemello.» Austin ha indicato Kael, e quasi tutti hanno guardato lui e poi me. La sua maglietta e i suoi jeans erano quasi uguali ai miei. Ho ripensato alla fotografia di papà ed Estelle, in piedi fianco a fianco con le loro camicie hawaiane e mi sono sentita avvampare dall’imbarazzo. Però Kael ha abbozzato un sorriso. Un sorriso molto lieve ma c’era.
«Ah, ah», ho detto alzando gli occhi al cielo. «Tu te ne sei andato per un po’, così…»
Una risata è rimbalzata nella stanza.
«Mi sembra giusto.» Austin ha dato un morso alla sua pizza al salame piccante.
Il formaggio è colato e lui lo ha preso con la lingua. A volte sembrava proprio un adolescente, come se dopo il secondo anno delle superiori avesse smesso di maturare. Quell’ingenuità faceva parte del suo fascino, suppongo. Aveva davvero un animo buono, ed era facile notarlo. Era il tipo di ragazzo capace di appiccare un incendio e poi salvarti.
Mi sono chiesta se la sua nuova ragazza sapesse cosa la aspettasse, se sapeva di giocare sotto al sole in una giornata rovente. Era una graziosa mora con una spolverata di lentiggini sulle guance e con due occhi azzurro intenso, quasi blu. La camicetta ne esaltava il colorito, e lo stile folk richiamava i capelli: le maniche increspate le ricadevano sulle braccia come le lunghe ciocche sulle spalle. Era seduta per terra vicino ai piedi di Austin e guardava in alto, un fiore piegato verso il sole. L’attrazione che provava per lui era più che evidente. Il modo in cui aspettava che si girasse verso di lei, che le dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, teneva le spalle girate verso di lui, tirate indietro per mettere in mostra il collo lungo, aggraziato. Non era seduta con le gambe incrociate come gli altri. Quella posa goffa, infantile non era per lei. Aveva piegato le gambe tenendole l’una sull’altra e stava seduta di lato, tanto che queste formavano una specie di freccia puntata verso mio fratello. Quella ragazza era vulnerabile e aperta. E anche calcolatrice.
Il linguaggio del corpo può essere così ovvio.
Austin sapeva che lei aveva in programma un primo bacio, un primo appuntamento?
Il piatto di carta che teneva in mano gli è scivolato un po’ e lei glielo ha sollevato. L’ha guardata sorridendo, per ringraziarla, e dopo lei ha fatto quella cosa increspando le labbra e gettandosi indietro i capelli. Accidenti se sapeva farci. Aveva effetto persino su di me, che non ero il bersaglio. Poi ho distolto lo sguardo. Avevo già visto quel film.