C. STIMOLI E FONTI DEL SOGNO

Se ci richiamiamo al detto popolare “i sogni vengono dallo stomaco”, ci può riuscire più chiaro che cosa si debba intendere per stimoli e fonti del sogno. Dietro questi concetti si cela una teoria che vede nel sogno la conseguenza di una perturbazione del sonno. Non avremmo sognato, se un elemento perturbatore qualsiasi non fosse insorto nel sonno: il sogno è appunto la reazione a questa perturbazione.

La discussione sulle cause che provocano i sogni costituisce una larghissima parte della letteratura sull’argomento. È evidente che il problema poté porsi solo quando il sogno divenne oggetto di ricerca biologica. Gli antichi, per i quali esso era un messaggio divino, non avevano bisogno di cercargli una fonte di stimoli: il sogno scaturiva dal volere della divinità o del dèmone, e il suo contenuto era in rapporto con il loro sapere e le loro intenzioni. La ricerca scientifica si pose ben presto il problema di sapere se lo stimolo a sognare sia sempre lo stesso oppure possa variare, e ci si chiese quindi se la spiegazione causale del sogno appartenga all’ambito della psicologia o della fisiologia. Per la maggior parte dei ricercatori, le cause delle perturbazioni del sonno, e quindi le fonti del sogno, possono essere di varia natura; determinanti del sogno possono essere stimoli sia somatici che psichici. È sulla preferenza da accordare all’una o all’altra serie di fonti del sogno e sul loro ordine gerarchico d’importanza che il disaccordo è totale.

Un’enumerazione completa di queste fonti permette di riconoscerne in ultima analisi quattro tipi differenti, che sono stati del resto utilizzati anche per la suddivisione dei sogni: 1) eccitamento sensoriale esterno (oggettivo); 2) eccitamento sensoriale interno (soggettivo); 3) stimolo corporeo interno (organico); 4) fonti di stimolo puramente psichiche.

1. Stimoli sensoriali esterni

Strümpell junior,69 il figlio del filosofo la cui opera sul sogno ci è servita molte volte da guida nei problemi onirici, ha pubblicato, com’è noto, il caso di un malato colpito da anestesia generale della superficie corporea e da paralisi di numerosi organi sensoriali superiori. Se si chiudevano le ultime porte sensoriali che rimanevano a quest’uomo, egli cadeva addormentato. Quando vogliamo addormentarci, tendiamo tutti a porci in una situazione simile a quella dell’esperienza di Strümpell: chiudiamo gli occhi – le nostre porte sensoriali più importanti – e ci sforziamo di allontanare ogni stimolo dagli altri sensi, oppure ogni variazione degli stimoli che agiscono su di essi. Poi ci addormentiamo, anche se il nostro sforzo non riesce mai completamente. Non possiamo tenere gli stimoli assolutamente lontani dagli organi di senso, e neppure sopprimere integralmente l’eccitabilità di questi ultimi. Stimoli più intensi riescono sempre a svegliarci, e ciò dimostra che “anche nel sonno la psiche permane in contatto continuo col mondo extracorporeo.”70 Gli stimoli sensoriali che ci pervengono durante il sonno possono facilmente dare origine a sogni.

Esistono in verità molti stimoli di questo tipo, da quelli che lo stato di sonno inevitabilmente comporta o deve solo casualmente ammettere, sino allo stimolo fortuito che risulta idoneo o destinato a svegliarci. Può essere una luce più intensa che penetra nei nostri occhi, un rumore che riesce a farsi udire, o una sostanza odorosa irritante per le nostre mucose nasali. Durante il sonno ci può capitare di scoprire con movimenti involontari una parte del nostro corpo, esponendola così a sensazioni di freddo; cambiando posizione possiamo provocarci noi stessi sensazioni di pressione e di contatto. Può pungerci una mosca, un piccolo incidente notturno può turbare contemporaneamente più sensi. Un’attenta osservazione ha permesso di raccogliere tutta una serie di sogni nei quali lo stimolo costatato al risveglio e un frammento del contenuto onirico corrispondevano perfettamente, al punto da poter indicare nello stimolo la fonte del sogno.

Riferisco qui, da Jessen, una serie di sogni di questo tipo, riconducibili a stimoli sensoriali oggettivi più o meno casuali.71

“Ogni rumore, percepito confusamente, determina immagini oniriche corrispondenti: il rimbombo del tuono ci porta nel cuore di una battaglia, il canto del gallo può diventare l’urlo d’angoscia di un uomo, il cigolio di una porta determina il sogno di un’irruzione di rapinatori. Se durante la notte perdiamo la coperta del letto, ci può capitare di sognare che andiamo in giro nudi o che siamo caduti in acqua. Distesi di sbieco con i piedi che sporgono dall’orlo del letto, possiamo sognare di trovarci sull’orlo di un pauroso precipizio o di precipitare da un’altura scoscesa. Se la testa ci va a finire sotto il cuscino, allora forse un’enorme roccia ci sovrasta e sta per seppellirci sotto il suo peso. L’accumulo del seme determina sogni voluttuosi, un dolore localizzato l’idea di maltrattamenti, di attacchi nemici, o di ferite inferte in quel momento...

Meier72 sognò una volta di essere aggredito da alcuni individui che lo stendevano a terra sulla schiena e gli conficcavano un palo tra l’alluce e il dito contiguo. Mentre si immaginava questa scena in sogno, si svegliò e si accorse d’avere un filo di paglia fra le dita del piede. Lo stesso Meier, secondo Hennings,73 un giorno in cui aveva il collo della camicia troppo stretto, sognò di venire impiccato. Hoffbauer74 sognò una volta da giovane di cadere giù da un alto muro; al suo risveglio vide il letto sfasciato e s’accorse d’essere realmente caduto... Gregory racconta che una volta, addormentatosi con una bottiglia d’acqua calda sui piedi, sognò di fare un’escursione sulla cima dell’Etna, dove il calore del suolo gli divenne quasi insopportabile. Un tale, dopo l’applicazione di un cataplasma bollente sulla testa, sognò d’essere scotennato dagli indiani, un altro ancora, che dormiva con una camicia umida addosso, credette d’esser trascinato via da una corrente impetuosa. Un ammalato di gotta, colpito da un attacco durante il sonno, sognò di essere caduto nelle mani dell’Inquisizione e di subirne le torture (Macnish)75.”

La tesi che si fonda sulla somiglianza fra stimolo e contenuto onirico può essere ulteriormente rafforzata, se si riesce a provocare in una persona che dorme, mediante l’applicazione sistematica di stimoli sensoriali, sogni corrispondenti agli stimoli stessi. Secondo Macnish, citato da Jessen,76 esperimenti di questo tipo vennero compiuti già da Girou de Bouzareinges.77 “Dormendo a ginocchia scoperte, gli parve di star viaggiando di notte in diligenza. Egli nota a questo proposito che ben sanno i viaggiatori come in diligenza, durante la notte, le ginocchia si raffreddino. Un’altra volta tenne il capo scoperto e sognò di assistere a una cerimonia religiosa all’aperto: infatti nel paese in cui allora viveva si aveva l’usanza di tenere sempre il capo coperto, tranne appunto in circostanze del genere.”

Maury78 ha pubblicato nuove osservazioni di sogni provocati su sé stesso (una serie di altri esperimenti non aveva dato risultati):

1) Gli si fa il solletico sulle labbra e sulla punta del naso con una piuma: sogna una tortura tremenda: gli viene applicata una maschera di pece sul viso, poi la si strappa portandogli via la pelle.

2) Si striscia una forbice su una pinza: sente un suono di campane. Poi le campane suonano a martello, ed egli si ritrova nei giorni di giugno del 1848.

3) Gli si fa odorare acqua di Colonia: si trova al Cairo nel negozio di Giovanni Maria Farina.79 Seguono a questo punto straordinarie avventure che non può riportare.

4) Gli si pizzica lievemente la nuca: sogna che gli applicano un cataplasma bollente e pensa a un medico che l’ha curato da bambino.

5) Un ferro rovente gli viene avvicinato al viso: sogna che una banda di chauffeurs80 è penetrata in casa e costringe gli inquilini a consegnare il denaro ficcando loro i piedi in un braciere. Poi compare la duchessa di Abrantès,81 di cui in sogno è segretario.

8) Gli versano una goccia d’acqua sulla fronte: si trova in Italia, suda abbondantemente e beve vino bianco d’Orvieto.

9) Gli si fa cadere ripetutamente sugli occhi, attraverso una carta rossa, la luce di una candela: sogna un temporale, un gran caldo e si ritrova nel bel mezzo di una tempesta occorsagli sulla Manica.

Altri tentativi di produrre sogni sperimentalmente sono stati fatti da Hervey de Saint-Denys, Weygandt82 e altri.

È stata da più parti notata la “straordinaria abilità con cui il sogno immette nelle sue immagini impressioni repentine provenienti dal mondo dei sensi, in modo che esse pervengano a creare, dopo lenta preparazione, una catastrofe.”83 “Quand’ero più giovane – nota questo studioso – per alzarmi regolarmente a una cert’ora del mattino mi servivo di una sveglia. Mi è capitato di costatare centinaia di volte che il suono della sveglia s’inseriva perfettamente nel decorso, apparentemente molto lungo e coerente, di un sogno, al punto che tutto il sogno pareva basarsi su di esso, trovandovi la sua conclusione vera e propria, logicamente coerente, e il suo sbocco naturale.”

Racconterò qui in seguito [nel cap. 1, par. C, sottopar. 1] per altri motivi tre di questi sogni determinati da una sveglia.

Volkelt riferisce:84 “Un compositore sognò una volta di tener lezione e di voler spiegare qualcosa ai suoi allievi. Appena finito, si rivolge a uno dei ragazzi e gli chiede: ‘Hai capito?’ Quello grida come un ossesso: ‘Oh ja’ [Oh sì]; irritato gli ordina di non gridare, ma già tutta la classe sta gridando: ‘Orja’, poi ‘Eurjo’ e finalmente: ‘Feuerjo!’.85 Si sveglia e sente che in strada stanno realmente gridando: ‘Feuerjo!’.”

Garnier86 racconta che Napoleone I, mentre stava dormendo in carrozza, venne bruscamente svegliato dall’esplosione della macchina infernale; in sogno stava rivivendo il passaggio del Tagliamento e il cannoneggiamento degli austriaci, e si destò mettendo paura a tutti col grido “Siamo minati!” [vedi cap. 5, par. C e cap. 6, par. I, in OSF, vol. 3].

Celebre è diventato un sogno di Maury.87 Era sofferente e stava a letto in camera sua; sua madre gli sedeva accanto. Egli sognò di trovarsi nel periodo del Terrore, durante la Rivoluzione francese, e di assistere a terrificanti scene di assassinio. Alla fine egli stesso venne chiamato dinanzi al tribunale, dove vide Robespierre, Marat, Fouquier-Tinville e tutti i tristi eroi di quell’epoca tremenda; rispose alle loro domande, e dopo vari incidenti che non si fissarono nella sua memoria venne condannato. Accompagnato da una folla immensa è condotto sul luogo dell’esecuzione, sale sulla ghigliottina e il carnefice lo lega alla tavola; questa si ribalta; la lama della ghigliottina cade, egli sente la sua testa staccarsi dal tronco e si sveglia in uno stato di angoscia indicibile: s’accorge ch’è caduta la spalliera del letto, colpendolo alla nuca proprio come la lama della ghigliottina.

Questo sogno offrì lo spunto a un’interessante discussione, iniziata da Le Lorrain ed Egger nella “Revue philosophique”,88 sulla possibilità per chi sogna di concentrare nel breve intervallo di tempo che va dalla percezione dello stimolo al risveglio un contenuto onirico così ricco. [Vedi cap. 1, par. E e cap. 6, par. I, in OSF, vol. 3.]

Sono gli esempi di questo tipo a far sì che gli stimoli sensoriali oggettivi sembrino le fonti del sogno stabilite con maggior sicurezza. Sono anche le sole che, per quel che ne sanno i profani, abbiano importanza. Si provi a chiedere a una persona colta, priva tuttavia di dimestichezza con la letteratura sul nostro argomento, qual è l’origine dei sogni: risponderà certamente citando qualche caso di sua conoscenza, la cui spiegazione venne trovata in uno stimolo sensoriale oggettivo, identificato al risveglio. Ma l’analisi scientifica non può fermarsi a questo punto; altri interrogativi sorgono dall’osservazione che lo stimolo, che agisce sui sensi durante il sogno, non compare nella sua forma vera, ma è sostituito da una rappresentazione diversa, che ha qualche rapporto con esso. È vero però che questo rapporto tra stimolo e risultato onirico è, per usare le parole di Maury, “un’affinità di qualche tipo, non però unica né esclusiva.”89 Ecco per esempio tre sogni determinati da una sveglia, raccontati da Hildebrandt:90 saremo costretti a chiederci perché mai lo stesso stimolo dia luogo a tre risultati diversi, e proprio a questi tre.

“Sogno dunque di andarmene pian piano a passeggio una mattina di primavera per i campi rigogliosi, finché arrivo a un villaggio lì vicino, dove vedo gli abitanti vestiti a festa, col libro di preghiere in mano, avviarsi in gran numero verso la chiesa. È vero! Oggi è domenica e sta per incominciare la funzione del mattino. Decido di assistervi ma prima, essendo un po’ accaldato, vado a prendere il fresco nel cimitero che circonda la chiesa. Mentre sto leggendo alcune epigrafi, sento il campanaro salire sul campanile e lassù scorgo la piccola campana del paese che segnerà l’inizio della funzione. Per un po’ rimane immobile, poi incomincia a dondolare: improvvisamente i suoi rintocchi risuonano chiari e penetranti, tanto chiari e penetranti da por fine al mio sonno. Ma lo scampanio proviene dalla sveglia.

“Seconda combinazione. È una chiara giornata d’inverno, le strade sono coperte da un alto strato di neve e io ho accettato di prender parte a una corsa in slitta, ma devo attendere a lungo, finché mi si dice che la slitta è alla porta. Ecco ora i preparativi per salirvi – indosso la pelliccia, tiro fuori il sacco a pelo per i piedi – e sono pronto, seduto al mio posto. La partenza ritarda ancora, ma finalmente le redini danno il via ai cavalli in attesa: i campanelli scossi con forza attaccano la loro ben nota musica turca con un’intensità che lacera immediatamente la lieve trama del mio sogno. Anche questa volta, è solo il trillo della sveglia.

“Ecco il terzo esempio. Vedo passare per il corridoio una sguattera che si dirige verso la stanza da pranzo con qualche dozzina di piatti messi l’uno sopra l’altro. Ho l’impressione che la colonna di porcellana ch’essa regge sulle braccia stia per perdere l’equilibrio. ‘Attenta – le grido – finirà tutto per terra.’ Naturalmente non manca la risposta d’obbligo: è già abituata a questi lavori, e così via. Preoccupato, continuo a seguirla con lo sguardo ed ecco, giunta davanti alla porta, la ragazza incespica, le fragili stoviglie cadono rovinando fragorosamente in mille pezzi sul pavimento. Ma il suono che si propaga senza fine non è, me n’accorgo ben presto, di stoviglie in frantumi, bensì un autentico trillo: il trillo, come ora chi è desto può riconoscere, della sveglia che fa il suo dovere.”

Ci si può chiedere perché in sogno la psiche non riconosca la natura dello stimolo sensoriale oggettivo. Strümpell – e, in fondo, anche Wundt91 – rispondono che la psiche, di fronte agli stimoli che la colpiscono nel sonno, si trova in condizioni tali da favorire il formarsi di illusioni. Noi riconosciamo, interpretiamo esattamente, un’impressione sensoriale, cioè l’inseriamo nella serie dei ricordi a cui appartiene secondo tutte le nostre precedenti esperienze, solo se l’impressione è sufficientemente intensa, chiara e duratura, e se abbiamo a disposizione il tempo necessario. Se non si danno queste condizioni, non riconosciamo l’oggetto da cui proviene l’impressione e formiamo un’illusione: “Se una persona va a passeggio in aperta campagna e percepisce con poca chiarezza un oggetto lontano, può credere da principio che si tratti di un cavallo.” Guardando più da vicino, potrà sembrarle di scorgere una mucca in riposo e infine riconoscerà con sicurezza che si tratta di un gruppo di persone sedute. Altrettanto confuse sono le impressioni che la psiche riceve in sogno dagli stimoli esterni sulla cui base forma delle illusioni, perché l’impressione riceve il proprio valore psichico dalle immagini mnestiche che essa richiama in numero più o meno grande. Non è possibile precisare – anche secondo Strümpell – da quale cerchia di ricordi, tra le molte possibili, vengano evocate le immagini dei sogni e quale dei possibili rapporti associativi entri in gioco: in certo qual modo tutto ciò è lasciato all’arbitrio della vita psichica.

A questo punto ci troviamo di fronte a una scelta. Possiamo ammettere che effettivamente non si può andare oltre nella ricerca di norme che regolino la formazione onirica, e rinunciare a chiederci se esistono altre condizioni sottostanti a questo tipo di interpretazione (illusione provocata da un’impressione sensoriale), oppure possiamo supporre che lo stimolo sensoriale oggettivo abbia solo un valore limitato come fonte del sogno, e che altri momenti siano determinanti nella scelta delle immagini mnestiche evocabili. In realtà, esaminando i sogni di Maury sperimentalmente indotti – ho dato loro ampio rilievo appunto per questo motivo, – si è tentati di dire che l’esperimento fatto non copre propriamente che uno solo degli elementi dell’origine del sogno, mentre il resto del contenuto onirico sembra, piuttosto, troppo indipendente e particolareggiato per poter essere spiegato secondo la sola concordanza con l’elemento indotto sperimentalmente. S’incomincia persino a dubitare della teoria basata sull’illusione, e della capacità dell’impressione obiettiva di formare un sogno, osservando come quest’impressione subisca nel sogno le interpretazioni più strane e divergenti. Così, per esempio, Simon92 racconta di aver visto in sogno persone di proporzioni gigantesche sedute a tavola, e di avere udito distintamente il rumore terrorizzante che le loro mascelle facevano battendo l’una contro l’altra nella masticazione. Al suo risveglio, riconobbe lo scalpitio di un cavallo che galoppava di fronte alla sua finestra. Se, in questo caso, il rumore degli zoccoli è riuscito a evocare proprio le immagini che appartengono all’ambito mnestico dei Viaggi di Gulliver, cioè del suo soggiorno presso i giganti di Brobdingnag e i cavalli virtuosi, – senza interpellare l’autore, sarei tentato di interpretare in questo modo – non è forse necessario ammettere che altri motivi abbiano facilitato la scelta di una cerchia di ricordi così remota dallo stimolo?93

2. Stimoli sensoriali interni (soggettivi)

Contro ogni obiezione bisogna ammettere che gli stimoli sensoriali oggettivi, come suscitatori di sogni, svolgono una funzione indiscutibile, e, se essa appare insufficiente (vista la loro natura e il loro numero) a spiegare la totalità delle immagini oniriche, dobbiamo ricorrere ad altre fonti del sogno, dotate però di effetto analogo. Ora io non so chi abbia avuto per primo l’idea di considerare, oltre agli stimoli sensoriali esterni, anche gli eccitamenti interni (soggettivi) degli organi di senso; sta di fatto però che quest’idea si trova più o meno esplicitamente in tutte le più recenti ricerche sull’etiologia del sogno. “Nelle illusioni oniriche hanno una parte essenziale, a mio parere – dice Wundt94 – quelle percezioni soggettive di tipo visivo o uditivo che tutti noi conosciamo da svegli, come il caos luminoso nel campo visivo al buio, il ronzio o tintinnio nelle orecchie e così via, e in modo particolare gli eccitamenti soggettivi della retina. Così si spiega la strana tendenza del sogno a evocare magicamente davanti ai nostri occhi molteplici oggetti simili o del tutto identici fra loro: vediamo innanzi a noi innumerevoli uccelli, farfalle, pesci, perle variopinte, fiori, e simili. Il pulviscolo luminoso del campo visivo al buio ha assunto forme fantastiche, i numerosi punti luminosi di cui si compone si sono incarnati nel sogno in altrettante immagini singole, che noi vediamo come oggetti mossi per la mobilità del caos luminoso. Di qui ha origine anche, probabilmente, la chiara tendenza del sogno a creare le più svariate figure animali, la cui ricchezza formale si accorda facilmente con la forma particolare delle immagini luminose soggettive.”

Evidentemente, gli eccitamenti sensoriali soggettivi hanno su quelli oggettivi il vantaggio di non dipendere, come fonte di immagini oniriche, dalla casualità esteriore. Sono, per così dire, sempre a disposizione, ogni volta che se ne abbia bisogno per la spiegazione. Hanno, però, lo svantaggio di non essere accessibili, o di esserlo solo difficilmente, all’osservazione e alla verifica sperimentale che dovrebbero confermare, come nel caso degli stimoli oggettivi, la loro funzione di suscitatori del sogno. La principale dimostrazione della loro efficacia nella genesi del sogno è costituita dalle cosiddette allucinazioni ipnagogiche, descritte da Johannes Müller sotto il nome di phantastische Gesichtserscheinungen [fenomeni visivi fantastici].95 Si tratta di immagini spesso molto vivaci e mutevoli, che si producono regolarmente in molte persone al momento di addormentarsi e che possono durare per un certo tempo anche dopo aver aperti gli occhi. Furono attentamente studiate da Maury (il fenomeno si presentava in lui con grande intensità), per il quale esiste un rapporto stretto fra esse e le immagini oniriche, anzi persino un’identità (come del resto era già stato sostenuto da Müller).96 Perché compaiano, afferma Maury,97 occorre una certa passività psichica, una caduta di tensione dell’attenzione. Basta cadere in questa sorta di letargo, anche per un secondo, per riuscire ad avere, purché se ne abbia naturalmente la disposizione, un’allucinazione ipnagogica. Poi ci si risveglia e si ricomincia daccapo, e questo molte volte, finché il giuoco termina nel sonno. Sempre secondo Maury,98 è spesso possibile, a condizione di svegliarsi poco tempo dopo, costatare l’esistenza nel sogno di quelle stesse immagini che si erano presentate prima, nel dormiveglia, in forma di allucinazioni ipnagogiche. È quel che gli accadde una volta con una serie di figure grottesche dai lineamenti stravolti, acconciate in modo bizzarro, che lo disturbarono con inaudita insistenza poco prima di prendere sonno: al risveglio, si ricordò di averle sognate. Un’altra volta, mentre era in preda alla fame per via di una dieta rigorosa che s’era imposto, ebbe la visione ipnagogica di un piatto e di una mano, munita di forchetta, che prendeva un po’ di cibo: in sogno si vide seduto a una tavola riccamente imbandita, ed ebbe nelle orecchie il ticchettio delle forchette dei commensali. Un’altra volta ancora, addormentatosi con gli occhi irritati e dolenti, ebbe l’allucinazione ipnagogica di segni microscopici che gli toccava decifrare con grande sforzo uno per uno; un’ora dopo, al suo risveglio, si ricordò d’aver sognato tra l’altro un libro aperto, stampato con caratteri minuscoli, ch’egli era costretto a leggere con notevole fatica.

Nello stesso modo, si possono avere allucinazioni ipnagogiche uditive di parole, nomi e così via, che si ripetono più tardi in sogno, come l’Ouverture che preannuncia i motivi principali dell’opera che si inizia con essa.

Più recentemente, anche G. Trumbull Ladd ha fatto osservazioni simili a quelle di Müller e di Maury.99 Questo studioso, a forza di esercizi, imparò a svegliarsi di colpo, senza aprire gli occhi, due-cinque minuti dopo essersi lentamente addormentato, e ottenne così la possibilità di confrontare le sensazioni retiniche sul punto di svanire con le immagini oniriche che continuavano a vivere nella sua memoria. Secondo lui, è possibile riconoscere in ogni singolo caso uno stretto rapporto fra i due fenomeni: vale a dire i punti e le linee luminose della “luce propria” retinica forniscono in certo qual modo il disegno di contorno e lo schema alle immagini oniriche percepite psichicamente. Per esempio, un sogno in cui vedeva chiaramente davanti a sé alcune righe stampate, che egli veniva leggendo e studiando, corrispondeva a una particolare disposizione a linee parallele dei punti luminosi sulla retina. Per esprimerci nei suoi termini: la pagina chiaramente stampata, ch’egli aveva letto in sogno, si dissolse in un oggetto che, alla sua coscienza vigile, apparve come il frammento di una vera pagina a stampa, posto a troppo grande distanza per poterne distinguere chiaramente qualcosa, e osservato attraverso il forellino di un pezzo di carta. Pur non sottovalutando la componente centrale del fenomeno, Ladd ritiene che non possa quasi darsi sogno visivo cui non partecipi un materiale dovuto allo stato di eccitamento interno della retina. Ciò vale in particolare per i sogni fatti in una stanza buia, subito dopo l’inizio del sonno, mentre, per i sogni fatti al mattino poco prima del risveglio, la fonte di stimolo è costituita a suo parere dalla luce del giorno, che rischiara la stanza e colpisce gli occhi di chi dorme. La confusa fuga d’immagini offertaci dal sogno corrisponde esattamente all’aspetto mutevole e infinitamente cangiante dell’eccitazione di “luce propria” della retina. Se le osservazioni di Ladd meritano fiducia, non si può non tener conto dell’importanza che questa fonte soggettiva di stimoli assume nei confronti dei sogni, dato che i sogni, come sappiamo, sono per la maggior parte costituiti da immagini visive. Il contributo degli altri ambiti sensoriali, tranne quello uditivo, è meno significativo e costante.

3. Stimolo corporeo interno (organico)

La ricerca delle fonti del sogno non fuori ma dentro l’organismo ci obbliga a ricordare un altro fatto: quasi tutti gli organi interni, che in condizioni di buona salute non ci danno segno della loro esistenza, negli stati di eccitamento – chiamiamoli così – o di malattia diventano per noi una fonte di sensazioni (solitamente penose), interamente paragonabile a quella costituita da suscitatori esterni di stimoli dolorosi e di sensazioni. Sono osservazioni note da molto tempo, che fanno dire per esempio a Strümpell:100 “Nel sonno, la psiche perviene a una consapevolezza sensoriale del corpo assai più vasta e profonda di quella raggiunta durante la veglia, ed è costretta a ricevere e subire certi eccitamenti provenienti da organi e mutamenti corporei, del tutto inavvertiti durante la veglia.” Già secondo Aristotele è molto probabile che il sogno ci renda consapevoli di stati morbosi in incubazione, di cui durante il giorno non ci accorgiamo, grazie all’amplificazione cui esso sottopone le impressioni (vedi cap. 1, in OSF, vol. 3); alcuni scrittori di medicina, che per le loro convinzioni sono certamente molto lontani dal credere nelle virtù profetiche del sogno, le accettano almeno per ciò che si riferisce al preannuncio delle malattie (vedi Simon101 e molti altri autori antichi).102

A quanto pare, non mancano esempi sicuri di questa capacità diagnostica anche in epoca più recente: Tissié riferisce per esempio, citando Artigues,103 il caso di una donna quarantatreenne, apparentemente in perfetta salute, che per parecchi anni di seguito ebbe dei sogni angosciosi, finché i medici visitandola riscontrarono l’inizio di un’affezione cardiaca di cui poco tempo dopo morì.

In tutta una serie di persone, disturbi avanzati degli organi interni sono evidentemente in grado di provocare sogni. La frequenza dei sogni angosciosi negli ammalati di cuore e di polmoni è generalmente ammessa: quest’aspetto della vita onirica è messo, anzi, in particolare rilievo da molti studiosi, sicché posso limitarmi a un semplice rimando bibliografico.104 Tissié arriva a dire che gli organi malati conferiscono al contenuto onirico un’impronta caratteristica. I sogni degli ammalati di cuore sono di solito molto brevi e si concludono in un risveglio carico d’angoscia; quasi sempre fa parte del loro contenuto una situazione di morte in circostanze atroci. I tubercolotici hanno sogni di soffocamento, di mischia e di fuga, e buona parte di essi va soggetta al noto incubo di soffocamento, che Börner è riuscito a riprodurre sperimentalmente dormendo a viso in giù e turandosi bocca e naso.105 Nei sofferenti per disturbi della digestione, il sogno contiene rappresentazioni gustative o di nausea. E per finire, l’influenza sul contenuto onirico dell’eccitamento sessuale è abbastanza nota a tutti per diretta esperienza e costituisce il sostegno più valido per l’intera teoria dello stimolo organico come suscitatore del sogno.

Studiando attentamente la letteratura, si può costatare in modo certo che alcuni studiosi sono giunti a questo tipo di ricerca per l’influsso che le loro stesse condizioni di salute esercitavano sul contenuto dei sogni.106

Del resto, l’aumento del numero delle fonti del sogno basato su questi fatti assolutamente certi, riveste minore importanza di quel che si potrebbe credere. Difatti il sogno è un fenomeno che si manifesta nelle persone sane, forse in tutte, forse ogni notte, ed è quindi evidente che la malattia di un organo non ne rappresenta una premessa indispensabile. Ma a noi non interessa sapere quale sia l’origine di determinati sogni particolari, bensì quale sia la fonte stimolante dei sogni comuni delle persone normali.

Basta però fare un solo passo avanti per imbattersi in una fonte di sogni che sgorga più abbondante di tutte quelle sinora descritte, e che anzi promette di non esaurirsi mai. Se diamo per accertato che l’interno del corpo può dar luogo agli stimoli del sogno in condizioni patologiche e se ammettiamo che la psiche, estraniata dal mondo esterno durante il sonno, può rivolgere all’interno dell’organismo un’attenzione maggiore, risulta ovvio ammettere che gli organi non hanno bisogno di ammalarsi per dare origine durante il sonno a eccitamenti che, giunti alla psiche dormiente, si trasformeranno poi, in un modo qualsiasi, in immagini oniriche. La sensibilità generale, che durante il giorno avvertiamo solo vagamente e qualitativamente e che secondo i medici riceve un contributo da tutti i sistemi organici, costituirebbe di notte – avendo raggiunto una energica capacità d’azione e agendo con le sue singole componenti – la fonte più ricca e nello stesso tempo più comune per l’istigazione delle rappresentazioni oniriche. Se così fosse, rimarrebbe solo da ricercare secondo quali regole gli stimoli organici si trasformano in rappresentazioni oniriche.

Questa è la teoria sull’origine del sogno prediletta da tutti gli autori medici. L’oscurità che vela alle nostre cognizioni il nucleo del nostro essere (il moi splanchnique, come lo chiama Tissié)107 e quella che circonda l’origine del sogno corrispondono troppo bene l’una all’altra perché non si cerchi fra esse un rapporto. Per di più, la tesi dell’origine organica vegetativa del sogno ha un altro motivo di fascino per il medico: permette il collegamento sul piano dell’etiologia tra sogno e disturbo mentale, le cui manifestazioni presentano già tante concordanze. È noto infatti che alle alterazioni della sensibilità generale e agli stimoli provenienti dagli organi interni si attribuisce anche un’estrema importanza nella genesi delle psicosi. Non è quindi sorprendente che la teoria dello stimolo somatico sia stata enunciata da numerosi scienziati in modo del tutto indipendente.

Per alcuni studiosi, ebbe importanza decisiva l’argomentazione sviluppata dal filosofo Schopenhauer nel 1851. La rappresentazione del mondo si crea in noi, in quanto l’intelletto trasferisce nelle categorie di tempo, spazio e causalità le impressioni che lo colpiscono dall’esterno. Gli stimoli che provengono dall’interno dell’organismo, dal sistema nervoso simpatico, esercitano tutt’al più durante il giorno un’influenza inconscia sul nostro umore. Ma di notte, cessato l’effetto assordante delle impressioni diurne, quelle che emergono dall’interno dell’organismo riescono ad attirare su di sé l’attenzione della psiche, allo stesso modo che di notte udiamo il mormorio di una sorgente che il rumore del giorno ci impediva di sentire. Ma come dovrebbe reagire l’intelletto a questi stimoli, se non secondo la funzione che gli è propria? Esso trasformerà dunque gli stimoli in figure che occupano lo spazio e il tempo, che si muovono sul filo conduttore della causalità: così nasce il sogno.108 Più tardi Scherner e dopo di lui Volkelt tentarono di penetrare il rapporto più stretto esistente fra stimolo corporeo e immagine onirica.109 Discuteremo la loro concezione nel capitolo dedicato alle teorie del sogno [cap. 1, par. G].

In una ricerca particolarmente rigorosa, lo psichiatra Krauss ha ricondotto l’origine del sogno, insieme a quella dei deliri e delle idee deliranti, a uno stesso elemento, la sensazione organicamente condizionata.110 Non si può quasi immaginare parte dell’organismo, egli dice, che non sia in grado di diventare punto di partenza per un sogno o un’immagine delirante. La sensazione organicamente condizionata “si può dividere in due serie: 1) stati d’animo globali (sensibilità generale) e 2) sensazioni specifiche, appartenenti ai sistemi principali della vita vegetativa, a loro volta distinte in cinque gruppi: a) sensazioni muscolari; b) pneumatiche; c) gastriche; d) sessuali; e) periferiche.” Il processo di formazione dell’immagine onirica sulla base delle stimolazioni organiche avviene, secondo Krauss, nel modo seguente: la sensazione destata evoca, secondo una legge associativa qualsiasi, un’immagine affine e si unisce a essa formando un complesso organico, rispetto al quale, però, la coscienza si comporta in modo diverso dal normale, in quanto trascura completamente la sensazione stessa e si rivolge interamente alle rappresentazioni che l’accompagnano. Questo spiega anche come mai questa situazione abbia potuto essere misconosciuta così a lungo. Krauss dà a questo processo un nome particolare, la “transustanziazione” delle sensazioni in immagini oniriche.

L’influenza degli stimoli organici sulla formazione del sogno è oggi quasi generalmente ammessa; però al problema della legge che regola il loro rapporto si danno soluzioni molto varie e spiegazioni spesso oscure. All’interpretazione del sogno spetta ora, nell’ambito della teoria degli stimoli organici, il compito particolare di ricondurre il contenuto del sogno agli stimoli organici che lo producono. Se però non si accettano le regole d’interpretazione stabilite da Scherner,111 ci si trova spesso costretti a costatare con imbarazzo che la fonte di stimolo organico si rivela unicamente nel contenuto onirico.

Alcuni sogni, tuttavia, che si definiscono “tipici”, perché ricorrono in molte persone con contenuti pressoché identici, hanno trovato un’interpretazione abbastanza concorde. Sono i sogni, ben noti a tutti, di caduta da un’altura, di perdita dei denti, di volo, i sogni d’imbarazzo per il fatto di ritrovarsi nudi o poco vestiti. Quest’ultimo sogno, a quanto si dice, deriverebbe semplicemente dal fatto che nel sogno ci accorgiamo di aver perduto la coperta e di giacere nudi. Il sogno di perdita dei denti vien ricondotto alla presenza di uno “stimolo dentario”, che non corrisponde necessariamente a un eccitamento dei denti di natura patologica. Quello di volare, secondo Strümpell,112 rappresenta l’immagine efficace impiegata dalla psiche per interpretare l’eccitamento proveniente dai lobi polmonari che si alzano e si abbassano durante la respirazione, mentre contemporaneamente la sensibilità cutanea del torace risulta diminuita sino alla totale esclusione dalla coscienza. Da quest’ultima circostanza deriva quella sensazione che in condizioni normali è associata alla rappresentazione del volare. La caduta dall’alto dipenderebbe dal fatto che la sensibilità cutanea alla pressione, abolita nel sonno, si fa nuovamente cosciente quando ci cade un braccio e rimane pencolante, oppure quando un ginocchio piegato si raddrizza bruscamente: l’eccitamento passa nella coscienza e si tramuta nel sogno di cadere.113 Questi tentativi di spiegazione sono plausibili ma evidentemente insufficienti, perché fanno sparire o emergere gruppi determinati di sensazioni dalla percezione psichica, sino a raggiungere la costellazione favorevole per la spiegazione. Ritornerò in seguito su questi sogni tipici e sulla loro origine [cap. 5, par. D, sottoparr. α, β, γ, δ e cap. 6, par. E, sottopar. 12].

Dal confronto di una serie di sogni simili tra loro, Simon ha tentato di ricavare alcune regole valide per dedurre l’influsso degli stimoli organici sulla determinazione dei loro esiti onirici.114 Egli afferma: se un apparato organico, che normalmente contribuisce all’espressione di uno stato emozionale, viene a trovarsi durante il sonno per un altro motivo qualsiasi nello stato di eccitamento che di solito gli corrisponde, il sogno comporterà rappresentazioni adeguate allo stato in questione. Un’altra regola è questa: se un apparato organico viene a trovarsi nel sonno in stato di attività, eccitamento o perturbazione, il sogno conterrà rappresentazioni che si riferiscono all’esercizio della funzione organica propria di quell’apparato.

Mourly Vold115 ha tentato di dimostrare sperimentalmente, per un singolo settore, l’influsso sulla produzione del sogno supposto dalla teoria dello stimolo organico, cambiando la posizione degli arti di persone addormentate e confrontando gli esiti onirici ottenuti con i cambiamenti effettuati. Egli riassume i suoi risultati in questi termini:

1) la posizione di un arto durante il sogno corrisponde approssimativamente a quella reale, vale a dire si sogna la posizione statica dell’arto corrispondente a quella reale;

2) se si sogna il movimento di un arto, di regola una delle posizioni necessarie per effettuarlo corrisponde alla posizione reale;

3) in sogno la posizione del proprio arto può anche essere attribuita a persona estranea;

4) si può anche sognare che quel movimento dell’arto venga ostacolato;

5) l’arto disposto in una certa posizione può apparire in sogno sotto forma di animale o di mostro, dove fra l’animale e l’arto si determina una certa analogia;

6) la posizione dell’arto può indurre nel sogno una serie di pensieri che hanno con esso un riferimento qualsiasi. Così per esempio se si tratta delle dita, si sognano numeri.

Da questi risultati mi sembra legittimo dedurre che neppure la teoria dello stimolo organico è in grado di sopprimere interamente l’apparente libertà di determinazione delle immagini oniriche ridestabili.116

4. Fonti di stimolo psichiche

Trattando i rapporti del sogno con lo stato vigile e l’origine del materiale onirico, si è visto [cap. 1, par. A] che per tutti gli studiosi del sogno, dai più antichi ai moderni, gli uomini sognano ciò che fanno di giorno, ciò che li interessa da svegli. Questo interesse dello stato vigile che si prolunga nel sonno costituirebbe, oltre che un legame psichico che congiunge il sogno alla vita, anche una fonte non trascurabile di sogni. Insieme con gli interessi che si sviluppano durante il sonno – gli stimoli che ci colpiscono durante il sonno – esso dovrebbe bastare a spiegare l’origine di tutte le immagini oniriche. Ma abbiamo anche visto l’opinione contraria, cioè che il sogno distoglie chi dorme dagli interessi diurni, e che di solito i fatti che più ci hanno colpito vengono sognati solo quando nella vita vigile hanno perduto lo stimolo dell’attualità [cap. 1, par. A e cap. 1, par. B]. In questo modo si ricava l’impressione, ad ogni momento dell’analisi della vita onirica, che non sia lecito stabilire regole generali senza predisporre limitazioni come “spesso”, “di regola”, “perlopiù”, e senza prepararci a riconoscere la validità delle eccezioni.

Se gli interessi diurni, insieme agli stimoli interni ed esterni del sonno, bastassero a coprire integralmente l’etiologia del sogno, dovremmo essere in grado di spiegare in modo soddisfacente l’origine di tutti gli elementi di un sogno: l’enigma delle sue fonti sarebbe risolto e ci rimarrebbe soltanto il compito di delimitare, in ogni singolo sogno, la parte assunta rispettivamente dagli stimoli psichici e somatici. Ma in realtà questa risoluzione integrale di un sogno non è mai riuscita, e a chi l’ha tentata sono rimasti disponibili elementi onirici, spesso molto numerosi, della cui origine non sapeva dire proprio niente. Gli interessi diurni non hanno evidentemente, come fonte psichica del sogno, la rilevanza ch’era logico attendersi dopo le drastiche affermazioni secondo le quali in sogno ciascuno seguita a occuparsi delle proprie faccende.

Altre fonti psichiche del sogno non si conoscono. Tutte le spiegazioni che figurano nella letteratura sull’argomento, a eccezione forse di quella di Scherner, di cui tratteremo in seguito [cap. 1, par. G], presentano quindi una grossa lacuna per quanto riguarda l’origine del materiale immaginativo-rappresentativo, il più tipico del sogno. In questa situazione imbarazzante, quasi tutti gli autori hanno mostrato la tendenza a ridurre il più possibile la partecipazione della psiche (così difficile da afferrare) all’induzione del sogno. È vero ch’essi fanno una distinzione, fondamentale, tra sogno determinato da stimolo nervoso e sogno d’associazione, che ha la sua fonte esclusiva nella riproduzione,117 ma non riescono a stabilire con certezza “se questi sogni si manifestano senza la spinta di uno stimolo organico.”118 Anche per il sogno di pura associazione manca una caratterizzazione precisa: “Nei sogni d’associazione veri e propri non si può più parlare di un nucleo compatto. Il raggruppamento libero penetra sino al centro del sogno. La vita immaginativa, già di per sé indipendente dalla ragione e dall’intelletto, non è più tenuta a bada neppure dagli eccitamenti organici e psichici e risulta quindi abbandonata al suo caleidoscopico movimento, al suo confuso barcollare.”119 Per tentare di ridurre la partecipazione psichica alla induzione del sogno, Wundt dichiara che “a torto i fantasmi del sogno sono considerati pure allucinazioni. Probabilmente la maggior parte delle rappresentazioni oniriche sono in realtà illusioni, in quanto derivano da quelle lievi impressioni sensoriali che non si estinguono mai nel sonno.”120 Weygandt fa sua quest’opinione e la generalizza.121 Egli afferma che per tutte le rappresentazioni oniriche “la causa immediata è costituita dagli stimoli sensoriali, ai quali in seguito si uniscono le associazioni riproduttive.” Tissié si spinge ancora più in là nel respingere le fonti di stimolo psichiche: “Non esistono sogni d’origine assolutamente psichica”; e altrove: “I pensieri dei nostri sogni ci vengono dal di fuori...”122

Chi, come il molto influente filosofo Wundt,123 mantiene una posizione intermedia, non manca di notare che nella maggior parte dei sogni agiscono contemporaneamente stimoli somatici e sollecitazioni psichiche sconosciute o riconosciute come interessi diurni.

Apprenderemo in seguito che è possibile sciogliere l’enigma della formazione del sogno portando alla luce una fonte di stimolo psichico sinora insospettata. Per ora non sorprendiamoci di questa sopravvalutazione degli stimoli extrapsichici a proposito della formazione del sogno. Non solo sono gli unici facilmente reperibili e dimostrabili persino sperimentalmente; ma la concezione somatica dell’origine del sogno corrisponde anche esattamente alla tendenza attualmente prevalente in psichiatria. È vero che si pone in particolare rilievo il dominio del cervello sull’organismo, ma tutto ciò che potrebbe dimostrare un’indipendenza della vita psichica da mutamenti organici dimostrabili, oppure una spontaneità delle sue manifestazioni turba attualmente lo psichiatra, come se il riconoscerlo significasse far ritorno ai tempi della filosofia della natura124 e dello psichismo metafisico. La diffidenza degli psichiatri ha messo la psiche, per così dire, sotto tutela ed esige ora che nessuno dei suoi moti riveli una capacità propria. Questo comportamento è soltanto indice tuttavia di scarsa fiducia nella validità della concatenazione causale che si estende tra il fisico e lo psichico. Persino là dove l’indagine permette di riconoscere lo psichico come causa primaria di un fenomeno, sarà possibile con un esame più approfondito trovare la strada che porta al fondamento organico dello psichico. Ma non per questo mi par necessario negare lo psichico, là dove esso appare, per le nostre attuali conoscenze, termine finale.125

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