Parallelo mitologico
con una rappresentazione ossessiva plastica
In un paziente di circa ventun anni i prodotti dell’attività psichica inconscia non diventano coscienti solo in qualità di pensieri ossessivi, ma anche di immagini ossessive. Le due forme di ossessione possono apparire insieme o indipendentemente una dall’altra. In un certo periodo, quando il mio paziente vedeva entrare suo padre nella stanza, si presentavano alla sua mente una parola ossessiva e un’immagine ossessiva strettamente congiunte fra loro. La parola era Vaterarsch [“padre-culo”] e l’immagine che l’accompagnava rappresentava il padre come la parte inferiore di un corpo, nuda, provvista di braccia e gambe, ma senza la testa e la parte superiore. I genitali non erano indicati, i tratti del volto erano dipinti sul ventre.
Per spiegare questo simbolo più stravagante del solito dobbiamo osservare che quest’uomo intellettualmente perfettamente sviluppato e di alte aspirazioni morali aveva praticato nelle forme più diverse un erotismo anale vivacissimo fino a dieci anni e oltre. Superato questo periodo, la sua vita sessuale fu nuovamente ricacciata nella fase anale preliminare per la lotta ingaggiata in seguito contro l’erotismo genitale. Egli amava e rispettava molto suo padre, e lo temeva anche non poco; ma dal punto di vista delle proprie grandi pretese quanto a repressione pulsionale e vita ascetica, il padre gli appariva il campione di un’esistenza dedita alla gozzoviglia e alla ricerca di godimenti materiali.
La parola “Vaterarsch” si rivelò presto una maliziosa germanizzazione del titolo onorifico di “Patriarch” [patriarca]. L’immagine ossessiva è un’evidente caricatura. Ci fa venire in mente altre raffigurazioni che in segno di disprezzo sostituiscono l’intera persona con un unico organo, per esempio con i genitali, o certe fantasie inconsce che portano all’identificazione dell’organo genitale con la persona intera, nonché determinate locuzioni scherzose come ad esempio “Sono tutt’orecchi”.
In un primo tempo il fatto che i tratti del volto si trovassero sul ventre della caricatura mi parve molto strano. Ma ben presto mi ricordai di aver visto delle caricature francesi dello stesso genere.734 Il caso ha poi voluto che venissi a conoscenza di un’antica raffigurazione che si accorda perfettamente con l’immagine ossessiva del mio paziente.
Secondo la leggenda greca, mentre andava in cerca della figlia rapita, Demetra era giunta a Eleusi, ivi era stata ospitata da Disaule e dalla moglie di lui Baubo, ma nella sua profonda afflizione non aveva voluto toccare né cibo né bevande. Al che la sua ospite Baubo la fece ridere, alzando improvvisamente la veste e scoprendo il corpo nudo. La discussione di questo aneddoto, che probabilmente doveva servire a spiegare un cerimoniale magico di cui non si capiva più il senso, si trova nel quarto volume dell’opera di Salomon Reinach.735 L’autore ci segnala inoltre che gli scavi di Priene, nell’Asia Minore, hanno portato alla luce delle terrecotte che rappresentano Baubo. Esse mostrano il corpo di una donna senza testa e senza petto e sul cui ventre è disegnato un volto; la veste, sollevata, incornicia questo volto come una capigliatura.736