Lezione 7
Contenuto manifesto del sogno e pensieri onirici latenti

Signore e signori, vedete bene che lo studio degli atti mancati non è stato inutile. Grazie ai nostri sforzi siamo approdati – sulla base delle premesse che vi ho indicato [vedi Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno], in OSF, vol. 8 – a due risultati: a una concezione dell’elemento onirico e a una tecnica dell’interpretazione dei sogni. La nostra concezione dell’elemento onirico afferma che esso è qualcosa di inautentico, un sostituto di qualcos’altro [vedi lez. 6, in OSF, vol. 8] che al sognatore è sconosciuto (simile in ciò alla tendenza dell’atto mancato), un sostituto di qualcosa la cui conoscenza è presente nel sognatore ma gli è inaccessibile. Secondo noi, dev’essere possibile trasporre la stessa concezione a tutto il sogno, il quale si compone di elementi siffatti. La nostra tecnica consiste nel far emergere, per mezzo di associazioni libere con questi elementi, altre formazioni sostitutive che ci permettano di scoprire ciò che è nascosto.

Vi propongo ora di introdurre un cambiamento nella nostra nomenclatura, il quale ci faciliterà la libertà di movimento. Invece di “nascosto”, “inaccessibile”, “inautentico”,344 diremo, dandone la descrizione esatta, “inaccessibile alla coscienza del sognatore” o “inconscio”.345 Con questo termine intendiamo esclusivamente ciò che può suggerirvi il far riferimento alla parola che vi è sfuggita o alla tendenza perturbatrice dell’atto mancato, intendiamo cioè “inconscio in un determinato momento”. Naturalmente, per contrapposizione a ciò, possiamo chiamare “consci” gli elementi onirici stessi e le nuove rappresentazioni sostitutive acquisite mediante associazione. Per ora nessuna costruzione teorica è collegata con questa nomenclatura. L’impiego della parola “inconscio” quale descrizione adeguata e facilmente comprensibile è ineccepibile.

Se dal singolo elemento trasponiamo la nostra concezione all’intero sogno, ne risulta allora che il sogno nel suo complesso è il sostituto deformato di qualcos’altro, di qualcosa d’inconscio, e che il compito dell’interpretazione del sogno è scoprire questo materiale inconscio. Ne conseguono però subito tre regole importanti cui deve uniformarsi il nostro lavoro di interpretazione onirica:

1) non ci si preoccupi di ciò che il sogno sembra dire, sia esso intelligibile o assurdo, chiaro o confuso, poiché ciò non è in alcun caso il materiale inconscio da noi cercato (un’ovvia restrizione di questa regola ci si imporrà in seguito [vedi lez. 8, in OSF, vol. 8]); 2) si limiti il lavoro a destare le rappresentazioni sostitutive per ogni elemento, non si rifletta su di esse, non le si esamini per vedere se contengano qualcosa di adatto, non ci si preoccupi di quanto ci portino lontano dall’elemento onirico; 3) si aspetti finché il materiale inconscio nascosto e cercato si presenti da sé, così come fece la parola “Monaco” che mi era sfuggita, nei tentativi sopra descritti [vedi lez. 6, in OSF, vol. 8].

A questo punto comprendiamo anche che è del tutto indifferente se il sogno viene ricordato poco o molto e, soprattutto, fedelmente o in maniera incerta. Il sogno ricordato non è infatti il materiale autentico, ma un suo sostituto deformato che deve aiutarci (destando altre formazioni sostitutive) a giungere più vicino al materiale vero e proprio, a rendere conscio ciò che vi è di inconscio nel sogno. Se dunque il nostro ricordo era infedele, esso ha semplicemente operato un’ulteriore deformazione di questo sostituto, deformazione che d’altronde non può essere immotivata.

Il lavoro interpretativo può essere compiuto sia su sogni propri sia su sogni altrui. Sui propri si impara persino di più; il procedimento riesce più convincente. Facendo questo tentativo, si osserva che qualcosa si oppone al lavoro. All’interprete dei propri sogni vengono in mente parecchie idee, ma egli non le lascia agire tutte. In lui si fanno valere certi influssi che vagliano e selezionano. Di una data idea dice: “No, questa non va bene, non c’entra”; di un’altra: “non ha nessun senso”; di una terza: “è del tutto secondaria”. Si può inoltre osservare come, con tali obiezioni, egli soffoca le idee ancor prima che siano diventate del tutto chiare e alla fine le scaccia addirittura. Quindi, da una parte egli si tiene troppo attaccato alla rappresentazione iniziale, all’elemento onirico e dall’altra turba, compiendo una scelta, l’esito dell’associazione libera. Se non siamo soli durante l’interpretazione del sogno, se ci facciamo interpretare il nostro sogno da un altro, ci rendiamo conto chiaramente che un altro motivo si fa valere in noi per compiere questa illecita scelta, giacché in certi casi diciamo a noi stessi: “No, è un’idea troppo sgradevole, non voglio o non posso riferirla.”

Queste obiezioni minacciano palesemente di guastare il successo del nostro lavoro. Ci si deve proteggere contro di esse. Se si tratta della propria persona, lo si fa mediante il fermo proposito di non assecondarle; se si interpreta il sogno di un altro, occorre prescrivergli la regola inviolabile di non escludere dalla comunicazione nulla di quanto gli passa per la mente, anche se si presta a una delle quattro obiezioni: che è irrilevante, che non ha senso, che non c’entra o che è spiacevole da riferirsi.346 Egli prometterà di osservare questa regola e noi avremo probabilmente ragione di arrabbiarci per il pessimo modo in cui, alla prima occasione, terrà fede alla parola data. Dapprima, a mo’ di spiegazione, ricorreremo all’ipotesi che, nonostante le nostre autorevoli assicurazioni, non gli è parsa plausibile la fondatezza dell’associazione libera, e ci illuderemo forse di cominciare a conquistarlo per via teorica, dandogli scritti da leggere o mandandolo a qualche conferenza, nella speranza di trasformarlo in un fautore delle nostre vedute sull’associazione libera. Per evitare di prendere questa cantonata, ci basterà osservare che anche in noi stessi – e qui possiamo esser certi della convinzione in merito – vengono a galla le medesime obiezioni critiche contro certe idee che ci vengono in mente, e queste obiezioni vengono eliminate solo in seguito, in certo qual modo in seconda istanza.

Invece di arrabbiarci per la disobbedienza del sognatore, facciamo tesoro di questa esperienza per imparare qualcosa di nuovo, che è tanto più importante quanto meno vi eravamo preparati. Rendiamoci conto che il lavoro di interpretazione del sogno si effettua contro una resistenza che s’oppone a questo lavoro e che si esprime mediante le obiezioni critiche di cui abbiamo parlato.347 Questa resistenza è indipendente dal convincimento teorico del sognatore. Anzi, impariamo qualcosa di più; apprendiamo cioè che nessuna obiezione critica del genere è mai giustificata. Al contrario, le idee che si vorrebbero in tal modo reprimere si rivelano senza eccezione le più importanti, quelle decisive per la scoperta del materiale inconscio. Anzi, se un’idea viene accompagnata da un’obiezione del genere, ciò costituisce un suo segno distintivo particolare.

Questa resistenza è qualcosa di completamente nuovo, un fenomeno di cui siamo venuti a conoscenza in base alle nostre premesse [vedi lez. 6, in OSF, vol. 8] senza che fosse implicito in esse. Non è una sorpresa piacevole, questo nuovo fattore che entra in gioco. Presagiamo che non ci faciliterà il lavoro. Anzi potrebbe indurci nella tentazione di abbandonare tutti i nostri sforzi intorno al sogno. Già il sogno è così irrilevante, e per giunta tutte queste difficoltà, invece di una tecnica agevole! Ma, per altro verso, chissà che queste difficoltà non ci stimolino e non ci facciano venire il sospetto che il lavoro meriti lo sforzo. Le resistenze ci si fanno innanzi invariabilmente quando vogliamo procedere dal sostituto, ossia dall’elemento onirico, al materiale inconscio nascosto dietro di esso. Possiamo quindi pensare che dietro al sostituto si celi qualcosa di importante. A che scopo, altrimenti, tutte queste difficoltà intese a tenerlo nascosto? Quando un bambino non vuol aprire il pugno chiuso, per far vedere che cosa c’è dentro, certamente si tratta di qualcosa che non va e che non dovrebbe avere.

Nel momento stesso in cui introduciamo nel nostro contesto la rappresentazione dinamica di una resistenza dobbiamo anche pensare che questo fattore sia qualcosa di quantitativamente variabile. Le resistenze possono essere più o meno cospicue, e siamo preparati all’evenienza che queste differenze si presentino anche nel corso del nostro lavoro. A questo fatto possiamo forse collegare un’altra esperienza, che pure facciamo durante il lavoro di interpretazione dei sogni. Talvolta, cioè, una sola o poche idee improvvise bastano a portarci dall’elemento onirico al suo materiale inconscio, mentre altre volte, per ottenere questo risultato, sono necessarie lunghe catene di associazioni e il superamento di molte obiezioni critiche. Queste diversità, diremo a noi stessi, sono connesse con le grandezze variabili della resistenza, e probabilmente avremo colto nel segno.348 Quando la resistenza è scarsa, anche il sostituto non è molto lontano dal materiale inconscio; una cospicua resistenza implica invece grandi deformazioni del materiale inconscio e quindi un lungo cammino a ritroso dal sostituto verso il materiale inconscio.

È forse giunto il momento di prendere in esame un sogno e di sperimentare su di esso la nostra tecnica, per vedere se le nostre aspettative trovano conferma. Già, ma che sogno dobbiamo scegliere a questo scopo? Non potete immaginare quanto difficile mi riesca questa decisione, anche se non è ancora possibile farvi vedere dove stia la difficoltà. Evidentemente devono esserci sogni che in complesso hanno subito una piccola deformazione, e meglio di tutto sarebbe cominciare con questi. Ma quali sono i sogni meno deformati? Quelli intelligibili e non confusi, di cui vi ho già presentato due esempi [vedi lez. 5, in OSF, vol. 8]? Saremmo totalmente fuori strada. L’indagine mostra che questi sogni hanno subito un grado di deformazione eccezionalmente elevato. Se invece, rinunciando a particolari condizioni, scegliessi un sogno qualsiasi, sareste probabilmente molto delusi. Magari ci toccherebbe notare o registrare una tal abbondanza di idee a proposito dei singoli elementi onirici, che diverrebbe impossibile raccapezzarsi nel lavoro. Quando mettiamo per iscritto un sogno e lo confrontiamo con l’annotazione di tutte le idee che si presentano in associazione ad esso, è facile che, dei due testi, il secondo sia notevolmente più lungo. Sembrerebbe quindi preferibile scegliere per l’analisi parecchi sogni brevi, ciascuno dei quali possa almeno dirci o confermarci qualcosa. E a questo ci risolveremo, a meno che l’esperienza ci indichi dove possiamo trovare realmente sogni poco deformati.349

Conosco tuttavia un modo di semplificare le cose che, per giunta, si trova sul nostro cammino. Invece di affrontare l’interpretazione di interi sogni, limitiamoci a singoli elementi onirici e vediamo, in una serie di esempi, come essi trovino spiegazione applicando la nostra tecnica.

a) Una signora racconta di aver sognato molto spesso da bambina che il buon Dio aveva in testa un cappello di carta a punta. Come capirci qualcosa senza l’aiuto della sognatrice? Ha tutta l’aria di non aver senso. Comincia ad averlo quando la signora ci riferisce che da bambina, a tavola, solevano metterle in testa un cappello simile, perché non la smetteva di sbirciare nei piatti dei fratelli e delle sorelle per vedere se qualcuno avesse ricevuto più cibo di lei. Il cappello doveva quindi funzionare da paraocchi. Per inciso, si tratta di un’informazione “storica” [vedi lez. 6, in OSF, vol. 8], data senza alcuna difficoltà. L’interpretazione di questo elemento e al tempo stesso di tutto il breve sogno risulta facilitata da una successiva affermazione della sognatrice. “Poiché avevo sentito dire che il buon Dio è onnisciente e vede tutto – dice – il sogno non può significare altro se non che io so tutto e vedo tutto come il buon Dio, anche se si vuole impedirmelo.”350 Questo esempio è fin troppo semplice.

b) Una paziente scettica [nei confronti della psicoanalisi] fa un sogno piuttosto lungo, nel quale capita che certe persone le parlino del mio libro sul Motto di spirito [1905] lodandolo molto. Poi si accenna a qualche cosa di un “canale”, forse un altro libro nel quale si parla di un canale, o altrimenti qualche cosa con un canale... lei non lo sa... è molto confuso...

Ora sarete di certo propensi a credere che l’elemento “canale” si sottrarrà all’interpretazione, essendo tanto indeterminato. Avete ragione nel supporre una difficoltà, ma la cosa non è difficile perché poco chiara, ma è poco chiara per un altro motivo, quello stesso che rende difficile anche l’interpretazione. Alla sognatrice non viene in mente nulla per “canale”, e anch’io naturalmente, non so cosa dire. Qualche tempo dopo, per la verità il giorno dopo, racconta che le è venuto in mente qualche cosa che forse è in rapporto con quest’elemento. Si tratta precisamente di un motto di spirito che ha sentito raccontare. Su una nave tra Dover e Calais, un noto scrittore s’intrattiene con un inglese che a un certo punto cita la frase: “Du sublime au ridicule il n’y a qu’un pas” [Dal sublime al ridicolo non c’è che un passo]. “Oui, le pas de Calais” [Sì, il passo di Calais], risponde lo scrittore, intendendo dire che per lui la Francia è sublime e l’Inghilterra ridicola. Ma il Pas de Calais è pure un “canale” e precisamente il Canale della Manica.

Penso forse che quest’associazione abbia a che vedere col sogno? Penso proprio di sì; essa in verità fornisce la soluzione dell’enigmatico elemento onirico.351 O forse volete mettere in dubbio che questo motto di spirito sia esistito già prima del sogno, quale base inconscia dell’elemento “canale”? Preferite supporre che esso si sia aggiunto come invenzione successiva? In realtà, è un’idea che rivela lo scetticismo che si cela nella paziente dietro un’ammirazione ostentata; e la resistenza è di certo il motivo comune sia del fatto che l’associazione si presenta in lei in modo tanto esitante, sia della forma così indeterminata in cui si è realizzato l’elemento onirico. Osservate anche a questo punto la relazione dell’elemento onirico con la sua base inconscia. Esso ne è in certo modo una particella, un’allusione; per essersi così frammentato è diventato incomprensibile.352

c) Un paziente sogna in un contesto più ampio: intorno a un tavolo di forma particolare sono seduti alcuni membri della sua famiglia ecc. A proposito di questo tavolo gli viene in mente di aver visto un mobile simile in occasione di una visita a una determinata famiglia. Poi i suoi pensieri proseguono: in questa famiglia vi è stato un particolare rapporto tra padre e figlio; e subito aggiunge che, in effetti, tra lui e suo padre le cose vanno allo stesso modo. Il tavolo è stato quindi accolto nel sogno per designare questo parallelo.

Questo paziente conosceva da tempo ciò che è richiesto dall’interpretazione dei sogni. Un altro si sarebbe forse scandalizzato che un dettaglio così futile come la forma di un tavolo fosse fatto oggetto di un’indagine. In verità secondo noi nulla è casuale o indifferente nel sogno e ci attendiamo di trarre informazioni proprio dalla spiegazione di dettagli così futili e apparentemente senza scopo. Vi meraviglierà forse anche che per esprimere il pensiero “da noi le cose vanno tali e quali come da loro” il lavoro onirico scelga proprio il tavolo [Tisch]. Anche questo però si spiega, allorché si apprende che il cognome della famiglia dei conoscenti è Tischler. Facendo prendere posto ai suoi familiari attorno a questo tavolo, il sognatore dice che sono anch’essi dei Tischler. Notate, tra l’altro, come nel riferire simili interpretazioni di sogni si deve per forza diventare indiscreti. Non vi sfuggirà che è questa una delle difficoltà cui ho accennato a proposito della scelta degli esempi. Avrei potuto facilmente sostituire questo esempio con un altro, ma avrei probabilmente evitato questa indiscrezione solo a costo di commetterne un’altra.

Mi sembra giunto il momento di introdurre due termini che avremmo potuto usare da molto tempo. Chiameremo contenuto onirico manifesto ciò che il sogno racconta, e pensieri onirici latenti ciò che è nascosto, cui dobbiamo giungere seguendo le idee che vengono in mente al sognatore. Vi prego di fare attenzione alle relazioni tra il contenuto onirico manifesto e i pensieri onirici latenti, quali si mostrano negli esempi citati. Possono esistere svariatissime relazioni di questo genere. Negli esempi a e b l’elemento manifesto è anche una parte costitutiva dei pensieri latenti, ma solo un piccolo brano di questi pensieri. Un pezzettino di una grande e complicata struttura psichica presente nei pensieri onirici inconsci è pervenuto nel sogno manifesto, come un frammento di essi o, in altri casi, come un’allusione ad essi, come un richiamo, un’abbreviazione in stile telegrafico. Il lavoro d’interpretazione ha il compito di riportare a unità, integrandole, queste briciole o questi accenni, come è riuscito particolarmente bene nell’esempio b. Un tipo di deformazione, nella quale consiste il “lavoro onirico”, è quindi la sostituzione mediante un frammento o un’allusione. In c è riconoscibile anche un’altra relazione, che vediamo espressa più nettamente e chiaramente negli esempi seguenti.

d) Il sognatore estrae una signora (ben individuata, a lui conosciuta) da dietro il letto. Egli trova da sé, con la prima cosa che gli viene in mente, il senso di questo elemento onirico. Significa: preferisce questa signora [hervorziehen = estrarre; vorziehen = preferire].353

e) Un altro sogna che suo fratello sta in un armadio. La prima idea venutagli in mente sostituisce “armadio” con stipo, e la seconda dà quindi l’interpretazione: il fratello è stipato in ristrettezze.354

f) Il sognatore sale su una montagna, da cui gode una vista straordinaria, amplissima. Qui tutto appare razionale: forse non vi è nulla da interpretare, ma solo da appurare da quale reminiscenza proviene il sogno e per quale motivo essa si è risvegliata a questo punto. Ma vi sbagliate; risulta che questo sogno ha bisogno di essere interpretato come qualsiasi altro ben più confuso. Al sognatore, infatti, non viene in mente nulla che riguardi proprie escursioni in montagna; si rammenta invece della circostanza che un suo conoscente pubblica una rivista che si occupa delle nostre relazioni con le parti estreme della terra. Il pensiero onirico latente quindi, in questo caso, è una identificazione del sognatore con chi pubblica la rivista.355

Trovate qui un nuovo tipo di relazione tra l’elemento onirico manifesto e quello latente. Il primo non è tanto una deformazione del secondo quanto una sua raffigurazione, un modo immaginifico, plastico, concreto di rappresentarlo, che prende lo spunto dal significato letterale della parola. In verità è proprio per questo che si tratta pur sempre di una deformazione, perché da molto tempo abbiamo dimenticato da quale immagine concreta sia scaturita la parola e, di conseguenza, non la riconosciamo nell’immagine che ne prende il posto. Considerando che il sogno manifesto consiste prevalentemente di immagini visive e più raramente di pensieri e di parole, si vede subito che a questo tipo di relazione spetta una particolare importanza per la formazione del sogno. Vedete anche che diventa possibile, in questo modo, creare nel sogno manifesto immagini sostitutive per tutta una serie di pensieri astratti, immagini che servono contemporaneamente all’intento di nascondere. È questa la tecnica del ben noto rebus. Donde provenga quel certo che di spiritoso che è proprio di simili figurazioni, è una questione particolare che non occorre toccare qui.356

C’è un quarto tipo di relazione tra elemento manifesto ed elemento latente di cui per ora non posso ancora parlarvi, ma che verrà richiamato [vedi lez. 10, in OSF, vol. 8] quando considereremo la tecnica. Neppure allora la nostra enumerazione sarà completa, ma per i nostri scopi potrà bastare.

Ve la sentite ora di cimentarvi nell’interpretazione di un sogno intero? Proviamo a vedere se siamo sufficientemente preparati per questo compito. Naturalmente non sceglierò uno dei sogni più oscuri, ma uno che mostri in maniera ben spiccata le proprietà del sogno.357

Dunque, una giovane signora, che però è già sposata da molti anni, sogna: Si trova con suo marito a teatro, una parte della platea è completamente vuota. Suo marito le racconta che anche Elise L. e il suo fidanzato avrebbero voluto venirci, ma avevano trovato solo brutti posti, tre per 1 fiorino e 50 centesimi, e non potevano certo prenderli. Lei è del parere che non sarebbe poi stata una disgrazia.

La prima cosa che la sognatrice ci riferisce è che lo spunto del sogno è accennato nel suo contenuto manifesto. Suo marito le aveva effettivamente raccontato che Elise L., una conoscente a lei pressappoco coetanea, si era appena fidanzata allora. Il sogno è la reazione a questa comunicazione. Sappiamo già [vedi lez. 6, in OSF, vol. 8] che per molti sogni è facile indicare uno spunto come questo tratto dal giorno prima e che questa provenienza viene riferita spesso senza difficoltà dal sognatore. Informazioni dello stesso genere ci vengono messe a disposizione dalla sognatrice anche per altri elementi del sogno manifesto. Da dove proviene il particolare che una parte della platea è vuota? Si tratta di un’allusione a un fatto reale della settimana precedente. Essa si era proposta di andare a una certa rappresentazione teatrale e a tal fine aveva preso i biglietti per tempo, tanto per tempo che dovette pagare la tariffa di prenotazione. Quando giunsero a teatro, si dimostrò quanto superflua era stata la sua preoccupazione, perché un lato della platea era quasi vuoto. Avrebbe fatto in tempo se avesse comperato i biglietti il giorno stesso della rappresentazione. Il marito non tralasciò di punzecchiarla per questa precipitazione.

Da dove vengono le cifre 1 fiorino e 50 centesimi? Da un nesso del tutto diverso, che non ha nulla a che vedere col precedente, ma che allude ugualmente a una notizia del giorno prima. Sua cognata aveva ricevuto in dono dal marito 150 fiorini e non aveva trovato nulla di più urgente da fare, quell’oca, che correre dal gioielliere e farsi dare un gioiello al posto del denaro. Da dove viene il “tre”? A questo proposito essa non sa nulla, a meno che non si voglia accettare per buona l’idea che la fidanzata, Elise L., è di soli tre mesi più giovane di lei, sposata ormai da quasi dieci anni. E l’assurdità di prendere tre biglietti se si è solo in due? Riguardo a ciò essa non dice nulla e rifiuta ogni ulteriore associazione e informazione.

Tuttavia, nelle sue poche associazioni, la sognatrice ci ha fornito tanto materiale che in base ad esso diventa possibile individuare i pensieri onirici latenti. Non può non colpirci il fatto che in parecchi punti delle sue comunicazioni relative al sogno appaiono determinazioni di tempo, le quali attestano l’esistenza di un carattere comune tra diverse parti del materiale. Essa ha provveduto ai biglietti per il teatro troppo presto, li ha presi precipitosamente, tanto da doverli pagare di più; similmente, la cognata si è affrettata a portare il suo denaro dal gioielliere per comperarsi un gioiello, quasi che questo altrimenti le sfuggisse. Se al tanto accentuato “troppo presto”, “precipitosamente” aggiungiamo lo spunto del sogno – la notizia che l’amica più giovane di soli tre mesi ha tuttavia trovato ora un buon marito – e la critica espressa nell’ingiuria rivolta alla cognata, cioè che era stato assurdo precipitarsi a quel modo, ci si presenta quasi spontaneamente la seguente ricostruzione dei pensieri onirici latenti, dei quali il sogno manifesto è un sostituto fortemente deformato:

“È stato assurdo da parte mia affrettarmi tanto a sposarmi! L’esempio di Elise mi fa vedere che avrei trovato un marito anche più tardi.” (La precipitazione è rappresentata dal suo comportamento nell’acquisto dei biglietti e da quello della cognata nell’acquisto del gioiello. Come sostituto dello sposarsi subentra l’andare a teatro.) Questo sarebbe il pensiero principale; forse possiamo proseguire – benché con minor sicurezza perché l’analisi dovrebbe basarsi anche in questi punti su osservazioni della sognatrice –: “E con quel denaro ne avrei trovato uno cento volte migliore!” (150 fiorini è cento volte 1 fiorino e 50 centesimi). Se al posto del denaro potessimo mettere la dote, ciò significherebbe che ci si compra il marito con la dote; tanto il gioiello quanto i cattivi biglietti starebbero al posto del marito. Sarebbe ancora più desiderabile se proprio l’elemento “tre biglietti” avesse qualcosa a che fare con un uomo [vedi lez. 14, in OSF, vol. 8]. Ma la nostra comprensione non giunge ancora fino a questo punto. Abbiamo scoperto soltanto che il sogno esprime la svalutazione del proprio marito e il rimpianto di essersi sposata tanto presto.

A mio giudizio, più che soddisfatti saremo sorpresi e sconcertati dal risultato di questa prima interpretazione onirica. Troppe cose in una sola volta ci piombano addosso, più di quante possiamo per ora padroneggiarne. Ci rendiamo subito conto che non riusciremo a sfruttare tutti gli insegnamenti di questa interpretazione. Affrettiamoci a sceverare gli elementi conoscitivi nuovi che riusciamo a individuare con certezza.

Primo: è strano come nei pensieri latenti l’accento cada principalmente sull’elemento della precipitazione; nel sogno manifesto non ve n’è traccia. Senza l’analisi non avremmo potuto avere alcun sospetto che questo fattore svolga un qualsiasi ruolo. Sembra dunque possibile che nel sogno manifesto manchi proprio la cosa principale, il punto centrale dei pensieri inconsci. Ciò non può non mutare sostanzialmente l’impressione suscitata dal sogno nel suo complesso. Secondo: nel sogno si trova una combinazione assurda, tre per 1 fiorino e 50 centesimi; nei pensieri onirici indoviniamo la proposizione: “è stato assurdo (sposarsi così presto)”. Si può negare forse che questo pensiero, “è stato assurdo”, venga raffigurato nel sogno manifesto proprio per mezzo dell’introduzione di un elemento assurdo? Terzo: uno sguardo comparativo insegna che la relazione tra elementi manifesti e latenti non è semplice, in nessun caso è una relazione tale per cui un elemento manifesto sostituisce sempre un elemento latente. Tra i due campi deve piuttosto esserci una relazione d’insieme, entro la quale un elemento manifesto può rappresentare vari elementi latenti e uno latente può essere sostituito da più elementi manifesti [vedi lez. 11, in OSF, vol. 8].

Per quanto riguarda il senso del sogno e l’atteggiamento della sognatrice nei suoi confronti, ci sarebbero ugualmente molte cose sorprendenti da dire. Ella accetta l’interpretazione, ma se ne meraviglia. Non sapeva di aver così poca stima per suo marito e non sa nemmeno perché dovrebbe stimarlo così poco. Rimangono quindi molti aspetti incomprensibili. Credo davvero che non abbiamo ancora un’attrezzatura sufficiente per interpretare un sogno e che ci occorre un’ulteriore istruzione e preparazione.

Opere complete
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