Giacché la psicoanalisi non è stata menzionata nell’undicesima edizione dell’Encyclopaedia Britannica è impossibile limitarsi a descriverne i progressi a partire dal 1910. La parte più importante e interessante della sua storia appartiene al periodo che precede questa data.267
Negli anni tra il 1880 e il 1882 il medico viennese Josef Breuer (1842-1925) scoprì un nuovo procedimento per liberare una ragazza gravemente ammalata di isteria dai suoi numerosi e svariati sintomi. Egli dette seguito all’intuizione che questi sintomi potessero in qualche modo essere connessi con le impressioni di un periodo molto agitato che la giovanetta aveva trascorso al capezzale del padre infermo; dopo averla trasposta in stato di sonnambulismo ipnotico, Breuer la invitò a rintracciare nella propria memoria queste connessioni e a rivivere ancora una volta le scene “patogene”, sviluppandone senza inibizioni gli affetti corrispondenti. Dopo che la paziente ebbe fatto ciò, i suoi sintomi scomparvero definitivamente. A quel tempo i lavori di Charcot e di Janet sulla genesi dei sintomi isterici non erano ancora stati effettuati, sicché Breuer lavorò in modo del tutto indipendente da questi spunti. Tuttavia egli non procedette oltre nella propria scoperta e la riprese in mano soltanto un decennio più tardi, con la collaborazione di Sigmund Freud. Nell’anno 1895 i due autori pubblicarono un libro, Studi sull’isteria, nel quale venivano comunicati i risultati di Breuer e di essi si tentava una spiegazione mediante la teoria della catarsi. Negli Studi era espressa l’ipotesi che il sintomo isterico nasca perché l’energia di un processo psichico, anziché esser elaborata coscientemente, viene indirizzata nella innervazione somatica (conversione). Il sintomo isterico sarebbe quindi il sostituto di un atto psichico omesso e una reminiscenza del motivo che lo ha occasionato. La guarigione avverrebbe con la liberazione dell’affetto malamente indirizzato e con la scarica del medesimo per la via normale (abreazione). Il metodo catartico diede eccellenti risultati terapeutici, che però non si rivelarono né duraturi, né indipendenti dal rapporto personale che il malato aveva con il suo medico. Freud, che più tardi proseguì da solo queste indagini, ne modificò la tecnica applicando in luogo dell’ipnosi il metodo delle associazioni libere. Egli coniò il nome “psicoanalisi”, che, con il passare del tempo, assunse due significati. Oggi esso designa: 1) un particolare metodo di trattamento delle sofferenze nevrotiche; 2) la scienza dei processi psichici inconsci, alla quale viene dato anche l’appropriato nome di “psicologia del profondo”.
Nella sua veste di procedimento terapeutico la psicoanalisi vede crescere ogni giorno il numero dei suoi seguaci, giacché in effetti è in grado di aiutare i malati268 più di qualsiasi altro tipo di trattamento. Il suo campo di applicazione sono le nevrosi più leggere, l’isteria, le fobie e gli stati ossessivi; inoltre nelle distorsioni del carattere, nelle inibizioni e nelle anomalie sessuali si ottengono notevolissimi miglioramenti e persino guarigioni. Il suo influsso sulla dementia praecox e sulla paranoia è dubbio; in circostanze propizie può anche venire a capo di gravi depressioni.
In tutti i casi la psicoanalisi pretende molto, sia dal medico sia dal malato: dal primo esige una particolare preparazione professionale e un lungo approfondimento di ogni singolo malato, mentre a quest’ultimo chiede cospicui sacrifici materiali e psichici; generalmente però essa ricompensa tutti questi sforzi. Tuttavia la psicoanalisi non è certo una comoda panacea per malattie psichiche (cito, tute, jucunde [in fretta, sicuramente, lietamente]); al contrario, è stata proprio la sua applicazione a gettar luce sulle difficoltà e sui limiti che la terapia incontra in queste affezioni. Soltanto a Berlino e a Vienna esistono per il momento istituzioni private che rendono il trattamento psicoanalitico accessibile anche alla popolazione lavoratrice e priva di mezzi.269
L’influsso terapeutico della psicoanalisi si fonda sulla sostituzione degli atti psichici inconsci con atti psichici coscienti ed è tanto più efficace quanto più questo procedimento viene portato innanzi. La sostituzione viene prodotta grazie al superamento, nella vita psichica del malato, delle resistenze interne. Probabilmente il futuro stabilirà che l’importanza della psicoanalisi come scienza dell’inconscio oltrepassa di gran lunga la sua importanza terapeutica.
Come psicologia del profondo, la psicoanalisi considera la vita psichica da tre punti di vista: dinamico, economico e topico.
In relazione al primo punto di vista, quello dinamico, esso riconduce tutti i processi psichici – se si esclude la ricezione degli stimoli esterni – a un gioco di forze che si promuovono o s’inibiscono a vicenda, che s’associano le une con le altre, che entrano in compromesso eccetera. Originariamente tutte queste forze hanno la stessa natura delle pulsioni, e hanno quindi provenienza organica; sono caratterizzate da una grandiosa potenzialità (somatica) – la coazione a ripetere – e vengono psichicamente rappresentate sotto forma di immagini o idee affettivamente investite. Anche per la psicoanalisi la teoria delle pulsioni è un campo oscuro. L’analisi empirica porta a distinguere tra due gruppi di pulsioni, le cosiddette pulsioni dell’Io, la cui meta è l’autoaffermazione, e le pulsioni oggettuali, aventi per contenuto la relazione con l’oggetto. Le pulsioni sociali non vengono riconosciute come elementari e inderivabili. La speculazione teorica ci induce a supporre l’esistenza di due pulsioni fondamentali celantisi dietro alle manifeste pulsioni oggettuali e dell’Io; di esse l’una, detta Eros, tende a stabilire coesioni sempre più ampie, l’altra, la pulsione di distruzione, porta alla dissoluzione di tutto ciò che è vivente. In psicoanalisi l’espressione della forza dell’Eros è detta libido.
Il punto di vista economico ipotizza che le rappresentanze psichiche delle pulsioni abbiano un investimento (in inglese: cathexis) di una determinata quantità di energia, e che l’apparato psichico tenda a prevenire un ingorgo di queste energie mantenendo più basso possibile l’ammontare totale degli eccitamenti che lo aggravano. Il decorso dei processi psichici viene regolato automaticamente dal principio di piacere-dispiacere, laddove il dispiacere si connette in qualche maniera con un accrescimento, e il piacere con una riduzione dell’eccitamento. L’originario principio di piacere nel corso dello sviluppo subisce una modifica in riferimento al mondo esterno (principio di realtà); durante questo processo l’apparato psichico apprende a posticipare i soddisfacimenti del piacere e a tollerare per un certo periodo le sensazioni di dispiacere.
Il punto di vista topico concepisce l’apparato psichico come uno strumento composito, e tenta di stabilire in quali parti di esso si compiano i diversi processi psichici. In base alla nostra conoscenza odierna, l’apparato psichico si scompone in un Es, latore dei moti pulsionali, in un Io, che corrisponde alla parte più superficiale dell’Es modificata dall’influsso del mondo esterno, e in un Super-io che, traendo origine dall’Es, tiranneggia l’Io e rappresenta le inibizioni pulsionali tipiche degli uomini. Anche la qualità della coscienza è dotata di un riferimento topico; i processi che si svolgono nell’Es sono in tutto e per tutto inconsci, mentre la coscienza è la funzione degli strati più esterni dell’Io deputati alla percezione del mondo esterno.
È il momento di fare due osservazioni. Non è lecito ritenere che queste rappresentazioni di carattere generalissimo costituiscano le premesse del lavoro psicoanalitico. Ne sono piuttosto i risultati ultimi, comunque suscettibili di revisione (in inglese: open to revision270). La psicoanalisi si fonda certamente sull’osservazione dei dati di fatto della vita psichica; per questo motivo la sua sovrastruttura teorica è ancora incompiuta e in via di continue trasformazioni. Inoltre non c’è da meravigliarsi che la psicoanalisi, la quale in origine si proponeva soltanto di spiegare fenomeni psichici patologici, sia giunta a sviluppare una psicologia della vita psichica normale. A ciò fu autorizzata dalla scoperta che i sogni e gli atti mancati delle persone normali sono soggetti al medesimo meccanismo dei sintomi nevrotici.
Compito primo della psicoanalisi fu la spiegazione delle malattie nevrotiche. La dottrina analitica delle nevrosi poggia su tre pietre miliari: 1) la teoria della rimozione (in inglese: repression); 2) il significato delle pulsioni sessuali; 3) la traslazione (in inglese: transference).
1) Nella vita psichica esiste una forza censurante la quale impedisce che diventino coscienti e influiscano sull’azione le tendenze che non le vanno a genio. Noi diciamo che tali tendenze sono rimosse. Esse rimangono inconsce e il tentativo di renderle coscienti al malato evoca in lui una resistenza (in inglese: resistance). Tali moti pulsionali rimossi non sempre però vengono ridotti all’impotenza; anzi, in molti casi, essi riescono per vie traverse a far sentire il loro influsso sulla vita psichica e i soddisfacimenti sostitutivi del rimosso così ottenuti danno luogo ai sintomi nevrotici.
2) Per ragioni dovute alla civiltà le pulsioni sessuali vengono colpite dalla rimozione con intensità massima; ma proprio nel loro caso è più facile che la rimozione fallisca, ed è per questo che i sintomi nevrotici appaiono come il soddisfacimento sostitutivo della sessualità rimossa. Non è vero che la vita sessuale dell’uomo ha inizio soltanto con la pubertà; è vero invece che fin dagli esordi della vita extrauterina se ne possono seguire le tracce, che essa raggiunge il suo primo apice entro il quinto anno di vita (periodo infantile) per subire poi un’inibizione o interruzione (epoca di latenza) cui viene posto fine dalla pubertà, la quale rappresenta il secondo momento culminante dello sviluppo. Parrebbe che questo inizio in due tempi della vita sessuale sia una caratteristica del genus Homo. Tutte le esperienze del primo periodo infantile sono di grande importanza per l’individuo, e, unitamente alla costituzione sessuale che egli ha ereditato, instaurano le disposizioni per lo sviluppo successivo del carattere e della malattia. È inesatto far coincidere la sessualità con la “genialità”. Le pulsioni sessuali hanno un percorso evolutivo complicato, e solo al termine di esso si instaura il “primato dei genitali”. Durante il cammino si instaurano un certo numero di organizzazioni “pregenitali” sulle quali la libido può “fissarsi” e alle quali fa ritorno (regressione) nel caso di una successiva rimozione. Le fissazioni infantili della libido si rivelano determinanti per la futura scelta circa la forma morbosa. Le nevrosi si presentano quindi come inibizioni evolutive della libido. Non sono rintracciabili cause specifiche delle malattie nevrotiche; sono i rapporti quantitativi a decidere se l’esito del conflitto sarà la salute o l’inibizione nevrotica funzionale.
La più importante situazione conflittuale che il bambino si trova a dover risolvere è quella del rapporto con i suoi genitori, o complesso edipico; tutti coloro che sono destinati a diventare nevrotici subiscono invariabilmente uno scacco quando tentano di padroneggiare questo complesso. Dalle reazioni contro le esigenze pulsionali del complesso edipico traggono origine le prestazioni più preziose e socialmente più significative dello spirito umano, non solo nella vita del singolo, ma probabilmente anche nella storia dell’umanità in genere. Dal processo di superamento del complesso edipico nasce anche l’istanza etica del Super-io che domina l’Io.
3) Per traslazione si intende la sorprendente caratteristica propria dei nevrotici di sviluppare nei confronti del loro medico rapporti emotivi ora affettuosi ora ostili; questi rapporti non sono fondati sulla situazione reale e derivano piuttosto dal rapporto dei pazienti con i loro genitori (complesso edipico). La traslazione è una testimonianza del fatto che anche l’adulto non ha superato la propria passata dipendenza infantile; essa corrisponde perfettamente alla forza cui è stato dato il nome di “suggestione”; solo imparando a impiegare la traslazione il medico potrà indurre il malato a superare le proprie resistenze interne e a eliminare le proprie rimozioni. Il trattamento psicoanalitico si trasforma così in una post-educazione dell’adulto,271 in una rettifica dell’educazione che costui ha ricevuto da bambino.
In questo stringato compendio di psicoanalisi molti argomenti di interesse generalissimo, come ad esempio la sublimazione delle pulsioni, la funzione del simbolismo, il problema dell’ambivalenza e altri problemi ancora, non possono essere menzionati; né purtroppo è questa la sede per mettere nel dovuto rilievo le applicazioni della psicoanalisi (che è sorta sul terreno della medicina) alle scienze dello spirito, come la storia della civiltà e della letteratura, la scienza delle religioni e la pedagogia, applicazioni che di giorno in giorno acquistano maggiore importanza. Basti qui osservare che la psicoanalisi – in quanto psicologia dei profondi atti psichici inconsci – promette di diventare l’anello di congiunzione tra la psichiatria e tutte le sopra menzionate scienze dello spirito.
VICENDE ESTERNE DELLA PSICOANALISI
La psicoanalisi – per i cui inizi possono essere menzionate due date: 1895, pubblicazione degli Studi sull’isteria di Breuer e Freud e 1900, pubblicazione dell’Interpretazione dei sogni di Freud272 – non suscitò in un primo tempo l’interesse dei medici né del pubblico. Nel 1907 iniziò la partecipazione degli psichiatri svizzeri guidati da Eugen Bleuler e C. G. Jung di Zurigo. Nel 1908 a Salisburgo ebbe luogo il primo convegno dei seguaci provenienti dai diversi paesi. Nel 1909 Freud e Jung furono invitati da G. Stanley Hall a recarsi in America per tenere presso la Clark University di Worcester, Massachusetts, alcune conferenze sulla psicoanalisi. Da quel momento in poi l’interesse per la psicoanalisi aumentò rapidamente in Europa, manifestandosi però in un rifiuto assai energico, improntato sovente ad argomentazioni non scientifiche. Questa ostilità, per quel che riguarda i medici, era motivata dall’accento posto dalla psicoanalisi sul fattore psichico, mentre per i filosofi traeva origine dall’ipotesi concettuale di fondo di un’attività psichica inconscia; ma soprattutto essa derivava dall’avversione universalmente umana a concedere al fattore della sessualità quell’importanza che la psicoanalisi gli attribuiva. Nonostante l’opposizione generale il movimento in favore della psicoanalisi non poté essere frenato. I suoi aderenti si organizzarono in una Associazione internazionale che ha superato brillantemente la prova della grande guerra e che attualmente (1925) comprende i seguenti gruppi locali: Vienna, Berlino, Budapest, Londra, Svizzera, Olanda, Mosca, Calcutta, e due gruppi in America. Le pubblicazioni che sostengono i punti di vista di queste Società sono più d’una: la “Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse”, “Imago” (per l’applicazione della psicoanalisi alle scienze dello spirito), l’“International Journal of Psycho-Analysis”. Negli anni tra il 1911 e il 1913 Alfred Adler di Vienna, e C. G. Jung di Zurigo, un tempo aderenti al movimento, se ne staccarono per fondare indirizzi di pensiero propri. Tali indirizzi, cui la generale ostilità contro la psicoanalisi aveva assicurato benevola accoglienza, si sono però rivelati sterili sotto il profilo scientifico.273 Nel 1921 Max Eitingon fondò a Berlino il primo policlinico e il primo istituto pubblico per l’addestramento psicoanalitico, cui fece seguito ben presto la fondazione di un secondo istituto con sede a Vienna.
BIBLIOGRAFIA274
Breuer e Freud, Studi sull’isteria (1895); Freud, L’interpretazione dei sogni (1900); Psicopatologia della vita quotidiana (1904); Tre saggi sulla teoria sessuale (1905); Introduzione alla psicoanalisi (1916). Le opere di Freud sono apparse in Germania in una edizione completa (Gesammelte Schriften) del 1925; dal 1923 un’edizione completa delle sue opere esiste anche in Spagna (Obras completas); la maggior parte di esse è già stata tradotta in inglese e in altre lingue. Vanno inoltre menzionate alcune brevi esposizioni del contenuto e della storia della psicoanalisi. Vedi di Freud, Cinque conferenze sulla psicoanalisi (sono le lezioni tenute a Worcester nel 1909); Per la storia del movimento psicoanalitico (1914); Autobiografia, nella raccolta di Grote intitolata “Die Medizin der Gegenwart in Selbstdarstellungen” (1925). Sono particolarmente accessibili al lettore di lingua inglese i due testi seguenti: Ernest Jones, Collected Papers on Psycho-Analysis, e A. A. Brill, Psychoanalysis.