Capitolo 4
La deformazione nel sogno
Se ora io affermo che il senso di ogni sogno è l’appagamento di un desiderio, vale a dire che non esistono altri sogni oltre ai sogni di desiderio, sono convinto a priori d’incontrare l’opposizione più decisa. Mi si obietterà: “Che esistano sogni da intendersi come appagamento di desideri non è fatto nuovo, è stato osservato già da tempo dagli studiosi.351 Ma che esistano soltanto sogni di appagamento di un desiderio, questa è una generalizzazione ingiustificata, che per fortuna può essere facilmente contestata. Esistono infatti molti sogni nei quali si riconosce un contenuto penosissimo, e nessun segno di un qualsiasi appagamento di desiderio. Il filosofo Eduard von Hartmann è probabilmente ben lontano dall’accettare la teoria dell’appagamento di desiderio se nella sua Filosofia dell’inconscio scrive: “Per venire al sogno, troviamo penetrate nello stato di sonno tutte le noie dello stato di veglia, ma non vi ritroviamo l’unica cosa che possa in qualche modo riconciliare con la vita l’uomo colto: il godimento scientifico e artistico...”352 Ma anche osservatori più concilianti, per esempio Scholz, Volkelt, e altri, hanno rilevato che nel sogno il dolore e la ripugnanza sono più frequenti del piacere.353 Anzi, Florence Hallam e Sarah Weed, elaborando i loro sogni, hanno persino espresso statisticamente la preponderanza del dispiacere nei sogni.354 Esse affermano che il 57,2 per cento dei sogni è “penoso” e soltanto il 28,6 per cento sicuramente “piacevole.” Oltre a questi sogni, che prolungano nel sonno le varie sensazioni penose della vita, esistono anche sogni d’angoscia, nei quali questa, che è la più tremenda di tutte le sensazioni spiacevoli, ci scuote sino a risvegliarci. E sono proprio i bambini,355 che presentano inequivocabili sogni di desiderio, a cadere più facilmente preda di questi sogni d’angoscia.”
Effettivamente, proprio i sogni d’angoscia sembrano non consentire la generalizzazione assiomatica dell’asserto, basato sugli esempi da noi addotti nel precedente capitolo, che i sogni siano appagamenti di desideri; sembrano anzi autorizzare a definire assurda tale tesi.
Eppure non è molto difficile controbattere queste obiezioni, apparentemente definitive. Basta tener presente che la nostra teoria non si basa sulla valutazione del contenuto onirico manifesto, ma si basa sul contenuto di pensieri che il lavoro d’interpretazione riconosce dietro il sogno. Noi contrapponiamo contenuto manifesto a contenuto latente. È vero che esistono sogni il cui contenuto manifesto è decisamente penoso. Ma qualcuno ha forse tentato di interpretare questi sogni, di scoprire il loro contenuto latente? In caso negativo, le due obiezioni non ci colpiscono più: rimane pur sempre la possibilità che, una volta interpretati, anche i sogni penosi e angosciosi si rivelino appagamenti di desideri.356
Quando, nel corso di una ricerca scientifica, un problema si presenta di difficile soluzione, è spesso opportuno accostare a quello originario, un secondo problema, così come è più facile schiacciare due noci l’una contro l’altra che schiacciarne una sola. Quindi non solo poniamo il problema di come possano essere appagamenti di desideri certi sogni penosi e angosciosi, ma solleviamo, in base a quanto detto finora sul sogno, una seconda domanda: perché i sogni di contenuto indifferente, che si rivelano in seguito appagamenti di desideri, non manifestano apertamente il loro significato? Prendiamo per esempio il sogno dell’iniezione a Irma, già ampiamente trattato. Esso non è affatto di natura penosa, e dalla sua interpretazione risulta anzi un chiarissimo esempio di appagamento di desiderio. Ma perché mai c’è bisogno di un’interpretazione? Perché il sogno non dice direttamente ciò che significa? In realtà, anche il sogno dell’iniezione a Irma non desta a prima vista l’impressione di rappresentare un desiderio appagato del sognatore. Il lettore non avrà avuto questa impressione, e io stesso lo ignoravo prima d’averne fatta l’analisi. Se il fatto che il sogno esige una spiegazione lo definiamo fenomeno della deformazione del sogno, si pone allora anche il secondo problema: donde proviene questa deformazione?
Attenendoci alle prime idee che ci passano per la mente, potremmo giungere a diverse soluzioni possibili, per esempio che durante il sonno esiste un’incapacità di dare ai pensieri del sogno un’espressione adeguata. Ma basta l’analisi di certi sogni a indurci a proporre una spiegazione diversa della deformazione onirica. Voglio dimostrarlo con un altro mio sogno, che richiede anch’esso numerose indiscrezioni da parte mia: ma il mio sacrificio personale ha come compenso una chiarificazione fondamentale del problema.
Premessa. Nella primavera del 1897 venni a sapere che due professori della nostra università avevano proposto la mia nomina a professor extraordinarius.357 La notizia mi giunse inattesa e mi fece molto piacere, perché significava un riconoscimento, da parte di due uomini insigni, che non poteva ascriversi a rapporti personali. Mi dissi però subito che non potevo riporre alcuna speranza nell’avvenimento. Negli ultimi anni il ministero non aveva preso in considerazione proposte di questo tipo, e parecchi colleghi, più anziani di me e perlomeno di pari merito, attendevano invano la loro nomina. Non avevo quindi alcuna ragione di pensare che per me le cose sarebbero andate in modo migliore. Decisi di rassegnarmi. Per quel che ne so, non sono ambizioso, esercito la mia attività medica con soddisfacente successo, anche senza un titolo che mi raccomandi. Del resto non era il caso che io dichiarassi l’uva matura o acerba, visto che senza dubbio stava troppo in alto per me.
Una sera venne a trovarmi un collega mio amico, uno di coloro il cui destino mi era servito di monito. Candidato da tempo alla promozione a professore, qualifica che nella nostra società fa del medico un semidio per i suoi ammalati, e meno rassegnato di me, era solito farsi vivo di tanto in tanto al ministero per accelerare la sua pratica. Reduce appunto da una di queste visite, venne da me, mi raccontò di aver messo alle strette l’alto funzionario e di avergli chiesto molto schiettamente se il ritardo della sua nomina fosse dovuto in realtà a motivi confessionali. La risposta suonò che, nel clima d’opinione attuale, era certamente vero che Sua Eccellenza non era in grado, eccetera. “Ora almeno so a che punto sono”, aveva concluso l’amico. Non mi diceva nulla che già non sapessi, ma il resoconto rafforzò la mia rassegnazione: infatti gli stessi motivi confessionali valgono anche nel mio caso.358
La mattina dopo questa visita ebbi il sogno seguente, notevole anche dal punto di vista formale. Esso consisteva di due pensieri e di due immagini, disposte in modo tale che un pensiero si alternava a un’immagine. Trascrivo tuttavia solo la prima metà del sogno, dato che la seconda metà non ha nulla a che vedere con la ragione che mi induce a comunicare il sogno.
I. ...L’amico R. è mio zio. Provo per lui una grande tenerezza.
II. Vedo davanti a me il suo volto un po’ mutato: come fosse allungato, incorniciato da una barba gialla che spicca con particolare chiarezza.
Seguono gli altri due brani, sempre un pensiero seguito da un’immagine, che tralascio.
L’interpretazione di questo sogno si svolse nel modo seguente:
Ricordando il sogno, nel corso della mattinata, ne risi dicendo: “È un’assurdità.” Ma esso non si lasciò respingere, e mi perseguitò per tutto il giorno, finché la sera mi mossi dei rimproveri: “Se uno dei tuoi pazienti per interpretare un sogno non sapesse dire altro che ‘è un’assurdità’, lo rimprovereresti e supporresti che dietro il sogno si celi una storia spiacevole di cui non vuole venire a conoscenza. Comportati con te stesso nello stesso modo. La tua opinione che il sogno sia assurdo altro non è che una resistenza interiore all’interpretazione del sogno stesso. Non permetterle di trattenerti.” Mi accinsi dunque all’interpretazione.
R. è mio zio. Che cosa può voler dire? Ho avuto soltanto uno zio, lo zio Josef.359 A lui è legata una triste storia. Un tempo, più di trent’anni fa, egli si era lasciato andare per lucro a un’azione che la legge punisce severamente; e infatti fu punito. Mio padre, che per il dolore incanutì in pochi giorni, aveva l’abitudine di dire che lo zio Josef non era stato un uomo cattivo, ma soltanto un deficiente. Così si esprimeva. Se dunque l’amico R. è mio zio Josef, intendo dire con ciò che R. è un deficiente. Quasi incredibile e molto spiacevole! Ma ecco quel viso che vedo in sogno, con i tratti allungati e la barba gialla. Mio zio aveva effettivamente un viso così, allungato, incorniciato da una bella barba bionda. Il mio amico R. è stato nerissimo, ma quando le persone nere di capelli incominciano a incanutire, scontano lo splendore degli anni giovanili. La loro barba nera subisce pelo per pelo uno spiacevole mutamento di colore: diventa dapprima di un bruno rossiccio, poi gialliccia, e solo in seguito definitivamente grigia. In questo stadio si trova attualmente la barba del mio amico R.; del resto anche la mia, noto con rincrescimento. Il viso che vedo in sogno è, nello stesso tempo, quello del mio amico R. e quello di mio zio. È come una delle fotografie sovrapposte di Galton, che per stabilire somiglianze familiari faceva fotografare più visi sulla stessa lastra.360 Non c’è più dubbio, dunque: sono veramente dell’opinione che l’amico R. sia un deficiente, come mio zio Josef.
Non intuisco ancora a che scopo io abbia stabilito questo rapporto, contro il quale sento la necessità di ribellarmi. Rapporto non ancora molto profondo, dal momento che lo zio era un colpevole, l’amico R. invece è incensurato. A parte la condanna per aver buttato a terra con la bicicletta un garzone. Che io mi riferisca a questo misfatto? Ciò significherebbe spingere il paragone fino al ridicolo. Ora però mi viene in mente un’altra conversazione, e sempre sullo stesso argomento, che ho avuto giorni fa con il collega N. L’avevo incontrato per strada; anch’egli era stato proposto per la nomina a professore; sapeva dell’onore che mi era stato fatto e mi fece le congratulazioni. Le rifiutai decisamente: “Proprio lei, che conosce per esperienza il valore di questa proposta, non dovrebbe scherzare!” Egli replicò, probabilmente non sul serio: “Non si può mai sapere. Il mio è un caso particolare. Non sa che una persona ha sporto querela contro di me? Non ho bisogno di dirle che l’istruttoria è stata sospesa: si trattava di un volgare tentativo di ricatto; per di più ho dovuto darmi da fare per salvare la mia accusatrice dalle conseguenze giudiziarie. Ma forse il ministero si serve di questa faccenda per bocciare la mia proposta. Lei invece è incensurato.” Ecco trovato il colpevole, e nello stesso tempo l’interpretazione e il proposito del sogno. Mio zio Josef rappresenta i due colleghi che non sono stati promossi, uno perché deficiente, l’altro perché colpevole. Ora conosco anche il motivo per cui ho bisogno di questa rappresentazione. Se per il rinvio della nomina dei miei colleghi sono determinanti i motivi confessionali, anche la mia nomina è messa in discussione; se invece posso trovare per i loro casi altre ragioni che non valgono per me, posso continuare a sperare. Il sogno procede in questo modo: fa di R. un deficiente, di N. un colpevole, mentre io non sono né l’una né l’altra cosa, quindi non abbiamo più nulla in comune: posso aspettare con gioia la mia nomina e sfuggo alle penose conseguenze che avrei dovuto trarre per la mia persona da quanto l’alto funzionario ha reso noto a R.
Debbo però procedere oltre nell’interpretazione di questo sogno: sento che non ho ancora trovato una conclusione soddisfacente, e non mi dà pace la leggerezza con cui avvilisco due colleghi che stimo, per dar via libera alla mia nomina a professore. L’insoddisfazione per il mio comportamento è però già un po’ diminuita, da quando so quale valore sia da attribuirsi alle affermazioni fatte in sogno. Negherei di fronte a chiunque di ritenere veramente R. un deficiente e di dubitare della versione datami da N. sul tentativo di ricatto, come del resto non credo che davvero Irma si sia ammalata gravemente in seguito a un’infezione causatale da Otto con un preparato di propilene. In entrambi i casi i sogni esprimono solo il mio desiderio che le cose stiano così. L’affermazione in cui si realizza il mio desiderio appare nel secondo sogno meno assurda rispetto al primo; nel secondo sogno essa è costituita dall’abile sfruttamento di certi dati reali, all’incirca come una diffamazione ben fatta, in cui c’è “qualche cosa di vero.” L’amico R. infatti ha avuto a suo tempo il voto contrario di un professore di facoltà e l’amico N., ingenuamente, mi ha fornito di persona il materiale per la mia calunnia. Eppure, ripeto, il mio sogno sembra richiedere ulteriori spiegazioni.
Ricordo ora che esso conteneva un altro brano che finora non ho preso in considerazione nell’interpretazione. Dopo che mi è passato per la mente che R. è mio zio, provo in sogno una grande tenerezza per lui. In che punto va inserita questa sensazione? Naturalmente, non ho mai provato teneri sentimenti per mio zio Josef. L’amico R. mi è carissimo da anni, ma se andassi da lui e gli esprimessi il mio affetto con parole approssimativamente corrispondenti al grado di tenerezza provato in sogno, rimarrebbe indubbiamente sorpreso. La mia tenerezza verso di lui mi appare falsa ed esagerata, un po’ come il mio giudizio sulle sue capacità intellettuali, che esprimo nella compenetrazione della sua personalità con quella dello zio; ma esagerata in senso inverso. Ora però intravedo un nuovo rapporto di fatti. La tenerezza del sogno non fa parte del contenuto latente, dei pensieri situati dietro il sogno; essa è in contrasto con questo contenuto, e serve a celarmi la vera interpretazione del sogno. Probabilmente è proprio questa la sua destinazione. Ricordo con che resistenza mi sono accinto all’interpretazione di questo sogno, per quanto tempo l’ho differita dicendomi che il sogno era semplicemente senza senso. L’esperienza dei miei trattamenti psicoanalitici mi permette di interpretare una simile posizione negativa. Essa non ha valore di conoscenza, esprime soltanto un moto affettivo. Quando la mia bambina non vuole una mela che le si offre, dice che la mela è amara, senza neanche assaggiarla. Quando i miei pazienti si comportano come la bambina, so che si tratta in loro di una rappresentazione che intendono rimuovere. Lo stesso vale per il mio sogno. Non voglio interpretarlo, perché l’interpretazione contiene qualche cosa a cui mi ribello. Finita l’interpretazione, so a che cosa mi ero opposto: l’affermazione che R. è un deficiente. La tenerezza che provo per lui non può essere ricondotta ai pensieri latenti del sogno, bensì a questa mia ribellione. Se in questo punto il mio sogno risulta, rispetto al contenuto latente, deformato – e precisamente deformato nel suo contrario – allora la tenerezza manifesta del sogno serve a questa deformazione: in altre parole, la deformazione risulta qui intenzionale, risulta un mezzo di dissimulazione. I pensieri del sogno contengono un’offesa per R.; perché io non la noti, appare nel sogno qualcosa di opposto, un sentimento di tenerezza per lui.
Questa potrebbe essere un’acquisizione di validità generale. Come si è visto dagli esempi del terzo capitolo, esistono sogni che sono palesi appagamenti di desideri. Dove l’appagamento di desiderio è irriconoscibile, dove è travestito, là dovrebbe esistere una tendenza alla difesa contro il desiderio, e in seguito a questa difesa il desiderio non potrebbe esprimersi se non deformato. Voglio cercare nella vita sociale un corrispettivo di questo fenomeno della vita psichica intima. Dove troviamo, nella vita sociale, una deformazione analoga di un atto psichico? Soltanto là dove esistono due persone, di cui una possiede un certo potere e l’altra, a causa di questo potere, deve usare qualche riguardo. Questa seconda persona allora deforma i suoi atti psichici, oppure, come si potrebbe anche dire, dissimula. La cortesia di cui faccio quotidianamente uso è in buona parte una dissimulazione di questo tipo. Quando interpreto i miei sogni per il lettore, sono costretto a dissimulazioni analoghe. Anche il poeta si lamenta d’esservi costretto:
Das
Beste, was du wissen kannst,
Darfst du den Buben doch nicht sagen.
[Tanto quel che sai di meglio
Non puoi dirlo ai tuoi alunni.]361
In situazione analoga si trova lo scrittore politico che deve dire spiacevoli verità a chi detiene il potere. Se le dice apertamente, chi detiene il potere ne reprimerà prima o poi l’espressione: in seguito, se si tratta di affermazioni orali, preventivamente, se l’intenzione dello scrittore è di diffonderle mediante la stampa. Lo scrittore è cioè costretto a temere la censura,362 perciò modera e deforma l’espressione delle proprie opinioni. In rapporto alla forza e alla suscettibilità di questa censura, si vede costretto o a tenersi semplicemente nei limiti di determinate forme di polemica o a parlare per allusioni anziché chiamare le cose col loro nome o a celare il suo messaggio scandaloso dietro una maschera apparentemente innocua: egli può narrare per esempio un fatto accaduto tra due mandarini nel Regno di Mezzo mentre intende riferirsi ai funzionari della sua patria. Quanto più severa è la censura, tanto più esteso è il travestimento e tanto più arguti, spesso, i mezzi che comunque guidano il lettore sulle tracce del vero significato delle sue parole.363 La concordanza, che si spinge sino ai minimi particolari, tra i fenomeni della censura e quelli della deformazione onirica ci autorizza a supporre per essi condizioni determinanti analoghe. Possiamo dunque supporre nell’individuo, come cause della strutturazione del sogno, due forze [istanze] psichiche (correnti, sistemi), una delle quali plasma il desiderio espresso dal sogno, mentre l’altra esercita una censura su questo desiderio, provocando necessariamente una deformazione della sua espressione. Ci chiediamo soltanto in base a quale potere questa seconda istanza possa esercitare la sua censura. Ricordando che i pensieri latenti del sogno non sono coscienti prima dell’analisi, mentre il contenuto manifesto che da essi deriva viene ricordato coscientemente, risulta ovvio supporre che la prerogativa della seconda istanza consista appunto nel consentirne l’ammissione alla coscienza. Nulla giungerebbe alla coscienza del primo sistema che non sia passato prima attraverso la seconda istanza, mentre quest’ultima nulla lascerebbe passare senza esercitare i suoi diritti e imporre all’elemento che vuol entrare nella coscienza i mutamenti che le sono più graditi. Riveliamo con ciò una ben determinata concezione dell’“essenza” della coscienza; il diventar cosciente è per noi un particolare atto psichico, diverso e indipendente dal processo di fissazione e rappresentazione, e la coscienza ci appare come un organo di senso che percepisce un contenuto che si dà altrove. Si può dimostrare che la psicopatologia non può assolutamente fare a meno di queste ipotesi fondamentali. Ci riserviamo di svilupparle più a fondo in seguito [vedi cap. 7, par. F, in OSF, vol. 3].
Tenendo presente la rappresentazione delle due istanze psichiche e dei loro rapporti con la coscienza, alla palese tenerezza da me provata in sogno per l’amico R., che è stato così sminuito nell’interpretazione del sogno, corrisponde una perfetta analogia nella vita politica. Immaginiamo la vita di uno Stato in cui un sovrano geloso del suo potere e un’opinione pubblica consapevole e attiva siano in lotta fra loro. Il popolo si ribella a un funzionario sgradito e ne pretende l’allontanamento; per mostrare di non dover tener conto della volontà popolare, il sovrano sceglierà proprio quel momento per conferire al funzionario un’alta onorificenza altrimenti non motivata. In modo analogo, la mia seconda istanza – che regola l’accesso alla coscienza – gratifica l’amico R. di un’effusione di tenerezza eccessiva, perché il primo sistema aspirerebbe, per un proprio particolare interesse del momento, a vituperarlo come deficiente.364
A questo punto forse incominciamo a intuire che l’interpretazione del sogno è in grado di fornirci chiarimenti sulla struttura del nostro apparato psichico, che finora abbiamo atteso invano dalla filosofia. Non seguiremo però questa traccia365 e torneremo, avendo chiarito la deformazione del sogno, al nostro problema di partenza. Ci si chiedeva in che modo possano venir spiegati come appagamenti di desideri i sogni di contenuto penoso. Ora vediamo che ciò è possibile se si è verificata una deformazione del sogno e se il contenuto penoso serve soltanto a mascherarne un altro desiderato. Tenendo presente l’ipotesi delle due istanze psichiche, possiamo anche dire: i sogni penosi contengono effettivamente qualche cosa che è spiacevole per la seconda istanza, ma che contemporaneamente soddisfa un desiderio della prima. Sono sogni di desiderio, in quanto ogni singolo sogno sorge dalla prima istanza, mentre la seconda ha soltanto una funzione di difesa, non creativa, rispetto al sogno.366 Se ci limitassimo a considerare il contributo onirico della seconda istanza, non riusciremmo mai a comprendere il sogno. Continuerebbero infatti a rimanere irrisolti tutti gli enigmi già osservati dagli studiosi.
L’analisi dovrà dimostrare, da parte sua, per ogni singolo caso, il fatto che il sogno abbia effettivamente un significato segreto, da cui risulta un appagamento di desiderio. Sceglierò perciò alcuni sogni di contenuto penoso e ne tenterò l’analisi. Alcuni sono sogni di isterici, che richiedono una lunga premessa e in alcuni punti una qualche digressione sui processi psichici dell’isteria. Ma non posso evitare quest’accresciuta difficoltà dell’esposizione [vedi nel cap. 2, in OSF, vol. 3].
Quando prendo in trattamento analitico uno psiconevrotico, i suoi sogni diventano regolarmente, come ho già detto [vedi cap. 2, in OSF, vol. 3], l’argomento dei nostri colloqui, nel corso dei quali devo dargli tutte le spiegazioni psicologiche di cui io stesso mi sono servito per giungere alla comprensione dei suoi sintomi. In questo modo mi espongo inevitabilmente a una critica certo non meno spietata di quella che potrebbe venirmi dai colleghi. Regolarmente, in particolare, i miei pazienti si oppongono alla tesi che i sogni siano tutti appagamenti di desideri. Ecco alcuni esempi del materiale onirico presentatomi come controprova.
“Lei dice sempre che il sogno è un desiderio esaudito”, incomincia a dire una mia spiritosa paziente: “Ora le voglio raccontare un sogno il cui contenuto rivela invece un desiderio non esaudito. Come lo mette d’accordo con la sua teoria? Il sogno è questo:
Voglio offrire una cena, ma non ho altre provviste tranne un po’ di salmone affumicato. Penso di uscire a comprare qualcosa, ma mi ricordo che è domenica pomeriggio e che tutti i negozi sono chiusi. Voglio telefonare a qualche fornitore, ma il telefono è guasto. Così devo rinunciare al mio desiderio di fare un invito a cena.”
Naturalmente io rispondo che soltanto l’analisi può decidere del significato del sogno, anche ammettendo che a prima vista esso appare ragionevole, coerente e somigliante al contrario di un appagamento di desiderio. “Ma da quale materiale proviene il sogno? Lei sa che lo spunto di un sogno si trova sempre nelle esperienze del giorno prima.”
Analisi. Il marito della paziente, un bravo e onesto macellaio all’ingrosso, le ha detto il giorno prima che sta diventando troppo grasso e che intende quindi iniziare una cura dimagrante. Si alzerà presto, farà del moto, osserverà una dieta rigorosa e soprattutto non accetterà più inviti a cena. Ridendo, la paziente continua a parlare del marito, dice ch’egli ha conosciuto al suo tavolo abituale in birreria un pittore che voleva a tutti i costi fargli il ritratto, perché non aveva mai visto una testa così espressiva. Ma suo marito, con il suo schietto modo di fare, lo ha ringraziato dicendosi convinto che il pittore avrebbe preferito all’intera sua faccia un pezzo di sedere di una bella figliola.367 Attualmente è molto innamorata del marito e lo tormenta amorevolmente. Lo ha anche pregato di non regalarle del caviale. Le chiedo cosa significa e lei mi risponde che da molto tempo desidera poter mangiare ogni mattina un panino con caviale, ma non si concede questo lusso. Naturalmente, suo marito le farebbe avere subito del caviale, se lei glielo chiedesse, invece l’ha pregato di non regalargliene per poter continuare a stuzzicarlo.
Questa motivazione mi sembra debole. Dietro queste informazioni poco soddisfacenti, si celano di solito motivi inconfessati. Basti pensare ai soggetti ipnotizzati di Bernheim, che eseguono un compito postipnotico e che, richiesti dei motivi delle loro azioni, invece di rispondere che non li sanno, si trovano costretti a inventare una motivazione palesemente insufficiente. Qualche cosa di simile ci sarà nel caso del caviale della mia paziente. Noto che è costretta a crearsi nella vita un desiderio inappagato e che il suo sogno le dà per esaudita questa rinuncia. Ma perché ha bisogno di un desiderio inappagato?
Ciò che le è venuto in mente sinora non è stato sufficiente per l’interpretazione del sogno. Insisto per sapere qualcos’altro. Dopo una breve pausa, che corrisponde appunto al superamento di una resistenza, ella mi riferisce di aver fatto visita ieri a un’amica, di cui in fondo in fondo è gelosa perché suo marito non fa che lodarla. Per fortuna quest’amica è molto secca e magra e a suo marito piacciono le bellezze formose. Di che cosa ha dunque parlato quest’amica magra? Naturalmente del suo desiderio di diventare un po’ più formosa. Le ha anche chiesto: “Quand’è che ci invita di nuovo? Da lei si mangia sempre tanto bene.”
Ora il significato del sogno è chiaro. Posso dire alla paziente: “È proprio come se lei, di fronte a quella sollecitazione, avesse pensato: ‘Proprio te inviterò, perché tu possa farti una bella mangiata, ingrassare e piacere ancora di più a mio marito. Preferisco non dare più cene.’ Infatti il sogno le dice che non può offrire nessuna cena ed esaudisce quindi il suo desiderio di non contribuire all’arrotondamento dell’amica. Il proponimento di suo marito di non accettare più inviti a cena per riuscire a dimagrire, le insegna che i cibi offerti nei pranzi di società fanno ingrassare.” Alla conferma della soluzione manca ora soltanto una coincidenza qualsiasi. Anche il salmone affumicato del contenuto del sogno non ha ancora trovato la sua derivazione. “Come arriva al salmone citato in sogno?” “Il salmone affumicato è il cibo preferito della mia amica”, risponde. Casualmente, anch’io conosco la signora e posso confermare che si concede il salmone non più di quanto la mia paziente si conceda il caviale.
Lo stesso sogno ammette anche un’altra e più sottile interpretazione, resa addirittura necessaria da una circostanza accessoria. Le due interpretazioni non si contraddicono tra loro, anzi si sovrappongono e costituiscono un bell’esempio del consueto doppio senso dei sogni e di tutte le altre formazioni psicopatologiche. Abbiamo appreso che, contemporaneamente al sogno del suo desiderio non esaudito, la paziente si sforzava di procurarsi nella realtà un desiderio inappagato (il panino col caviale). Anche l’amica aveva espresso un desiderio, e precisamente quello di ingrassare, e non ci meraviglieremmo se la nostra paziente avesse sognato che il desiderio dell’amica non viene appagato. Infatti è desiderio della paziente che un desiderio dell’amica – precisamente quello d’ingrassare – non si realizzi. Ma invece ella sogna che è il suo desiderio a non realizzarsi. Si ottiene così una nuova interpretazione, se supponiamo che nel sogno ella non intenda sé stessa bensì l’amica, che si sia sostituita all’amica o, in altre parole, si sia identificata con lei.
Penso che ella abbia realmente agito così e che il fatto di essersi costruita un desiderio inappagato nella vita reale costituisca una prova di questa identificazione.
Ma che significato ha l’identificazione isterica? Per chiarirlo, occorre un’esposizione più approfondita. L’identificazione è un momento estremamente importante nel meccanismo dei sintomi isterici; per mezzo suo gli ammalati riescono a esprimere nei loro sintomi non soltanto le esperienze proprie, ma quelle di molte persone, a soffrire, in un certo senso, per un’intera moltitudine e a rappresentare, senz’altrui concorso, tutte le parti di una commedia. Mi si obietterà che questa è la ben nota imitazione isterica, la capacità da parte degli isterici di imitare tutti i sintomi altrui che li hanno colpiti, una simpatia, per così dire, spinta sino alla riproduzione. Con ciò, però, è indicata soltanto la via sulla quale si svolge il processo psichico dell’imitazione isterica; ma una cosa è la via, un’altra l’atto psichico che la percorre. È un atto un po’ più complicato di quello che si ama indicare come imitazione isterica e corrisponde, come chiarirà un esempio, a un processo deduttivo inconscio. Il medico che ha una paziente con un certo tipo di convulsioni all’ospedale, in una stanza con altre malate, non si meraviglierà venendo a sapere una mattina che quel particolare attacco isterico è stato imitato dalle altre malate. La sua reazione sarà semplice: esse hanno visto e imitato; si tratta di infezione psichica. Sì, ma l’infezione psichica si svolge pressappoco in questo modo. Di solito le ammalate sanno l’una dell’altra più di quanto sappia il medico e, quando la visita è terminata, si interessano l’una dell’altra. Se una di loro presenta oggi il suo attacco, le altre sapranno immediatamente che esso è provocato da una lettera giunta da casa, da un ridestato dispiacere amoroso, e così via. La loro simpatia si desta e si compie in loro una deduzione, che però non giunge alla coscienza: “Se una causa come questa può provocare un attacco di questo tipo, anch’io posso avere lo stesso tipo di attacco perché cause come questa sono valide anche per me.” Se tale conclusione potesse diventare cosciente, sfocerebbe forse nell’angoscia di avere un attacco del genere; ma di fatto la deduzione si svolge su un terreno psichico diverso, e sfocia quindi nella realizzazione del sintomo temuto. L’identificazione non è dunque semplice imitazione, bensì appropriazione in base alla stessa pretesa etiologica. Essa esprime un “come”, e si riferisce a qualche cosa di comune che permane nell’inconscio.
Di solito, l’identificazione viene utilizzata nell’isteria come espressione di una comunanza sessuale. Nei suoi sintomi l’isterica si identifica di preferenza – anche se non in modo esclusivo – con persone con le quali ha avuto un rapporto sessuale, oppure che hanno rapporti sessuali con le stesse persone che ne hanno con lei stessa. Anche il linguaggio tien conto di questa concezione: due amanti sono “una cosa sola.” Nella fantasia isterica, come nel sogno, è sufficiente per l’identificazione pensare a rapporti sessuali, senza che essi debbano per questo avere valore di realtà. La mia paziente segue dunque unicamente le regole dei processi ideativi isterici, quando dà sfogo alla sua gelosia verso l’amica (che peraltro riconosce ingiustificata) ponendosi in sogno al suo posto e identificandosi con lei attraverso la creazione di un sintomo (quello del desiderio inappagato). In altre parole, si potrebbe enunciare il procedimento anche in questo modo: in sogno ella si sostituisce all’amica perché questa si sostituisce a lei presso il marito e perché lei vorrebbe prendere il posto dell’amica nell’apprezzamento del marito.368
In modo più semplice, eppure sempre secondo lo schema per il quale il mancato appagamento di un desiderio ne comporta l’appagamento di un altro, si risolse l’obiezione alla mia teoria del sogno formulata da un’altra paziente, la più spiritosa fra tutte le mie sognatrici. Le avevo spiegato un giorno che il sogno è l’appagamento di un desiderio. Il giorno dopo mi raccontò un sogno in cui andava con la suocera in un luogo di villeggiatura per trascorrervi insieme le vacanze. Orbene, io sapevo che lei si era violentemente opposta a passare l’estate vicino alla suocera, e sapevo pure che, pochi giorni prima, era riuscita felicemente a evitare la temuta vita in comune prendendo in affitto una casa molto distante dal luogo di villeggiatura della suocera. Ora il sogno aboliva questa soluzione desiderata; non si trattava quindi forse della più chiara contraddizione alla mia teoria dell’appagamento di un desiderio mediante il sogno? Certo, bastava trarre la conclusione logica di questo sogno per averne l’interpretazione. Secondo questo sogno io avevo torto: era dunque suo desiderio che io avessi torto e il sogno le mostrava questo desiderio appagato. Il desiderio che io avessi torto, appagato a proposito della villeggiatura, si riferiva in realtà a un argomento diverso e più serio. In quel tempo avevo dedotto, dal materiale offertomi nell’analisi, che in un certo periodo della sua vita doveva esser accaduto qualche cosa di rilevante per la sua malattia. Ella aveva negato la cosa, perché non riusciva a rintracciarla nel suo ricordo, ma poco dopo apparve chiaro che avevo ragione. Il suo desiderio che io potessi aver torto, trasformato nel sogno del viaggio in campagna con la suocera, corrispondeva dunque al giustificato desiderio che quei fatti, di cui allora esisteva soltanto il sospetto, non si fossero mai verificati.
Senza analisi, solo mediante una supposizione ho potuto interpretare un piccolo episodio occorso a un mio amico, già mio compagno di ginnasio per otto anni. Una volta, in una piccola cerchia di amici, egli aveva ascoltato una mia relazione sulla novità che il sogno è l’appagamento di un desiderio. Tornato a casa, sognò di aver perduto tutti i suoi processi – era avvocato – e più tardi se ne lamentò con me. Me la sbrigai evasivamente dicendogli che dopo tutto non è possibile vincere tutti i processi, pensando invece nel mio intimo: se per otto anni sono stato seduto come primo della classe nel primo banco, mentre lui si spostava qua e là al centro della classe, è mai possibile che non gli sia rimasto da quegli anni il desiderio di un fiasco solenne da parte mia?
Un altro sogno, di carattere più tetro, mi venne raccontato da una paziente, sempre come obiezione alla mia teoria del sogno come desiderio. La paziente, una giovane ragazza, incominciò: “Lei si ricorderà che mia sorella ha ora un figlio solo, Karl; il maggiore, Otto, l’ha perduto quando stavo ancora a casa sua. Otto era il mio prediletto, praticamente l’ho allevato io. Voglio bene anche al piccolo, ma naturalmente mai quanto al morto. Ora stanotte ho sognato di vedere davanti a me Karl morto. Giace nella sua piccola bara, con le mani giunte, le candele tutt’attorno, insomma proprio come allora il piccolo Otto, la cui morte mi ha così colpita. Mi dica, che cosa significa? Lei mi conosce bene; sono così cattiva da augurare a mia sorella la perdita dell’unico figlio che le è rimasto? O forse significa che desideravo la morte di Karl al posto di quella di Otto, cui ero molto più affezionata?”
Le assicurai che quest’ultima interpretazione era esclusa. Dopo una breve riflessione, potei darle l’esatta interpretazione del sogno, che mi fu poi confermata da lei. Vi riuscii perché ero a conoscenza di tutta la sua storia precedente.
Rimasta orfana assai presto, la ragazza era stata allevata in casa della sorella, molto più anziana. Tra gli amici e i visitatori della casa incontrò anche l’uomo che lasciò un’impronta duratura nel suo cuore. Per un po’ di tempo sembrò che questi rapporti, quasi inespressi, dovessero concludersi in un matrimonio. Ma l’esito felice fu sventato dalla sorella, i cui moventi non vennero mai interamente chiariti. Dopo la rottura, l’uomo amato dalla nostra paziente non frequentò più quella casa, e la ragazza stessa, qualche tempo dopo la morte del piccolo Otto, sul quale nel frattempo aveva riversato la sua tenerezza, si rese indipendente. Ma non riuscì a liberarsi dallo stato di dipendenza cui l’aveva portata l’inclinazione per l’amico della sorella. Il suo orgoglio le imponeva di evitarlo, ma non le fu possibile trasferire il suo amore sui corteggiatori che si presentarono in seguito. Quando veniva annunciata in qualche luogo una conferenza dell’amato, che apparteneva al mondo letterario, lei si trovava immancabilmente tra gli ascoltatori, e del resto coglieva ogni occasione per vederlo di lontano, in ambiente neutrale. Mi ricordai che il giorno precedente mi aveva detto che il professore sarebbe andato a un concerto, e che lei stessa vi si sarebbe recata per gioire ancora una volta della sua vista. Questo era successo il giorno prima e il concerto doveva aver luogo nel giorno in cui mi raccontò il sogno. Mi era quindi facile ricostruire l’esatta interpretazione, e le chiesi se si ricordava qualche avvenimento verificatosi dopo la morte del piccolo Otto. Mi disse immediatamente: “Certo, il professore tornò allora a trovarci dopo una lunga assenza e lo rividi ancora una volta presso la bara del piccolo Otto.” Era precisamente quel che mi aspettavo. Interpretai dunque il sogno nel modo seguente: “Se ora morisse l’altro bambino, si ripeterebbe la stessa cosa. Lei passerebbe la giornata presso sua sorella, il professore verrebbe certamente a far le condoglianze e lei lo rivedrebbe come allora, nelle medesime circostanze. Il sogno non significa altro che questo suo desiderio di rivederlo, un desiderio contro il quale lei sta lottando intimamente. So che lei ha nella borsetta il biglietto per il concerto di oggi. Il suo è un sogno di impazienza, che anticipa di qualche ora lo sguardo fugace che lei getterà su di lui, oggi.”
Per mascherare il suo desiderio, ella aveva evidentemente scelto una situazione in cui di solito si reprimono desideri di questo genere, una situazione in cui si è talmente presi dal dolore da non pensare all’amore. Eppure è ben possibile che anche nella situazione reale riprodotta fedelmente dal sogno, dinanzi alla bara del primo bambino che amava più intensamente, ella non abbia potuto reprimere un sentimento di tenerezza per il visitatore che tanto le era mancato.369
Spiegazione diversa trovò il sogno, analogo a questo, di una paziente che anni prima eccelleva per prontezza di spirito e buon umore e che manifestava tuttora queste doti, perlomeno in ciò che le veniva in mente nel corso del trattamento. Durante un sogno piuttosto lungo, a questa signora sembrò di vedere in una scatola, morta, l’unica figliola quindicenne. Era molto tentata di fare di questa immagine del sogno un’obiezione alla teoria dell’appagamento di desiderio, ma essa stessa intuiva che il particolare della scatola doveva aprire la via a una diversa concezione del sogno.370 Nel corso dell’analisi le venne in mente che la sera precedente, in società, s’era parlato della parola inglese box e dei vari modi di tradurla, come: scatola, palco, cassa, schiaffo e così via. Altri elementi dello stesso sogno permisero di aggiungere che la signora aveva indovinato l’affinità dell’inglese box con il tedesco Büchse [barattolo] e che si era poi ricordata che la parola Büchse veniva anche usata volgarmente per definire i genitali femminili. Con una certa indulgenza per le sue cognizioni di anatomia topografica, si poteva dunque supporre che la figlia nella “scatola” significasse un frutto nel ventre materno. Ciò chiarito, ella non negò che l’immagine del sogno corrispondesse effettivamente a un suo desiderio. Come molte giovani donne, non era stata affatto felice di essere incinta, e più di una volta aveva confessato a sé stessa il desiderio che il bambino nel suo grembo morisse; anzi, in una crisi di rabbia, dopo una violenta scenata col marito, s’era percossa il ventre con i pugni per colpire il bambino. Quindi la figlia morta era effettivamente l’appagamento di un desiderio, anche se di un desiderio respinto da quindici anni, e non c’è da stupirsi che non venga riconosciuto come tale un desiderio che viene appagato con tanto ritardo. Nel frattempo, infatti, molte cose sono cambiate.371
Il gruppo cui appartengono gli ultimi due sogni, aventi per contenuto la morte di cari congiunti, verrà preso in considerazione più tardi quando mi occuperò dei sogni tipici [cap. 5, par. D]. Potrò allora servirmi di nuovi esempi per dimostrare come, nonostante il loro contenuto indesiderato, tutti questi sogni debbano essere interpretati come appagamenti di desideri.
Non a un paziente, ma a un intelligente giurista di mia conoscenza, debbo il sogno seguente, che mi venne anch’esso raccontato con l’intenzione di mettermi in guardia da una prematura generalizzazione della teoria del sogno come desiderio. “Sogno – racconta il mio conoscente – di arrivare davanti a casa mia con una signora sottobraccio. C’è lì ad attendere una carrozza chiusa e un signore mi viene incontro, si presenta come agente di polizia e m’invita a seguirlo. Gli chiedo soltanto un po’ di tempo per mettere a posto le mie faccende. Crede che sia forse mio desiderio essere arrestato?” “Certamente no, devo ammetterlo. Sa forse sotto quale accusa veniva arrestato?” “Sì, per infanticidio, credo.” “Infanticidio? Ma lei sa, vero, che questo reato può essere commesso soltanto da una madre sul suo neonato?”372 “Certamente.” “E in che circostanze ha sognato? Che cosa è accaduto la sera prima?” “Preferirei non dirlo, è una faccenda delicata.” “Ma mi serve, altrimenti dobbiamo rinunciare all’interpretazione del sogno.” “E va bene, stia a sentire. Non ho trascorso la notte a casa, ma presso una signora che conta moltissimo per me. Quando al mattino ci siamo destati, c’è stato di nuovo qualcosa fra noi. Mi sono riaddormentato e ho sognato ciò che lei sa.” “È una donna sposata?” “Sì.” “E lei non vuole avere un figlio con lei?” “Oh no, la cosa potrebbe tradirci.” “Dunque lei non pratica un coito normale?” “Ho la precauzione di ritrarmi prima dell’eiaculazione.” “Posso supporre che lei abbia ripetuto la cosa più volte durante la notte e che, rifacendola al mattino, sia rimasto un po’ incerto sulla sua riuscita?” “Potrebbe darsi.” “Allora il suo sogno è l’appagamento di un desiderio. Con esso lei raggiunge la sicurezza di non aver generato un bambino oppure, il che è lo stesso, di aver ucciso un bambino. Mi è facile dimostrarle gli anelli intermedi. Ricordi, dunque: alcuni giorni fa abbiamo parlato delle difficoltà del matrimonio e di come sia incongruente il fatto che sia consentito di praticare un coito che non dia frutto mentre, appena uovo e seme si sono incontrati e hanno formato un feto, qualsiasi intervento viene punito come reato. A questo proposito ci siamo ricordati della disputa medievale sul momento esatto in cui l’anima entra nel feto, perché soltanto a partire da quel momento si può applicare il concetto di omicidio. Lei conosce certamente quella cupa poesia di Lenau [Das tote Glück] che pone sullo stesso piano infanticidio e precauzioni anticoncezionali.” “È strano, proprio stamane ho pensato a Lenau.” “Anche questa è una risonanza del suo sogno. Le voglio ora mostrare un altro piccolo appagamento collaterale di desiderio. Con la signora sottobraccio lei arriva davanti a casa sua. Lei dunque la porta a casa373 invece di passare la notte in casa di lei, come nella realtà. Esistono forse più ragioni perché l’appagamento di desiderio, che costituisce il nucleo del sogno, si celi in forma così spiacevole. In base al mio lavoro sull’etiologia delle nevrosi d’angoscia,374 lei potrebbe sapere che ritengo il coitus interruptus uno dei fattori causali dell’angoscia nevrotica. La mia tesi sarebbe confermata se in lei, dopo ripetuti rapporti di questo tipo, rimanesse un senso di disagio che diventa poi uno degli elementi che compongono il suo sogno. Di questo stesso disagio inoltre lei si serve per non confessare a sé stesso l’appagamento di un desiderio [vedi cap. 6, par. H, in OSF, vol. 3]. Del resto, non è chiarito il riferimento all’infanticidio. Come giunge a questo reato tipicamente femminile?” “Le voglio confidare che anni fa sono stato coinvolto in una faccenda del genere. Per colpa mia una ragazza tentò di evitare con un aborto le conseguenze di una sua relazione con me. Io ero del tutto estraneo all’attuazione di quella decisione, ma vissi a lungo nella comprensibile angoscia che la cosa venisse scoperta.” “Capisco, questo ricordo ha dato luogo a un secondo motivo, per cui la supposizione di non aver fatto bene le cose doveva riuscirle penosa.”375
Un giovane medico, che mi udì raccontare questo sogno nelle mie lezioni, dovette rimanerne colpito, perché si affrettò a imitarlo applicandone lo schema a un altro argomento. Il giorno prima aveva consegnato la denuncia dei redditi, denuncia perfettamente onesta, visto che aveva ben poco da dichiarare. Sognò dunque che un conoscente, uscendo dalla seduta presso la commissione per le imposte, venisse da lui e gli dicesse che tutte le altre denunce erano state accolte senza commenti, la sua invece aveva destato una diffidenza generale e gli sarebbe costata una forte multa. Il sogno è l’appagamento, appena velato, del desiderio di passare per un medico con alti redditi. Esso ricorda inoltre la nota storia della giovane cui sconsigliano di sposare il suo corteggiatore perché è un uomo violento che, una volta sposata, di certo la picchierebbe. La fanciulla risponde: “Magari mi bastonasse fin d’ora!” Il suo desiderio di essere sposata è così vivo da farle accettare anche i probabili inconvenienti di quel matrimonio, non solo, ma da farglieli addirittura desiderare.
Raccogliendo i frequentissimi sogni di questo tipo376 – che sembrano contraddire direttamente la mia teoria, avendo essi per contenuto lo scacco di un desiderio oppure qualche cosa di palesemente indesiderabile – sotto la denominazione di sogni di controdesiderio, noto che essi sono generalmente riportabili a due princìpi, uno dei quali non è stato ancora citato, anche se svolge una parte di rilievo sia nei sogni sia nella vita degli uomini. Una delle forze motrici di questi sogni è il desiderio che io abbia torto. Essi si presentano regolarmente nel corso dei miei trattamenti, quando il paziente si trova in stato di resistenza verso di me, e posso essere certissimo di provocarne uno, dopo aver illustrato all’ammalato per la prima volta la mia teoria del sogno come appagamento di desiderio.377 Anzi, prevedo che a molti lettori succederà lo stesso: in sogno saranno pronti a negarsi un desiderio, pur di soddisfare il desiderio che io possa aver torto.
Lo stesso fenomeno è illustrato da un ultimo sogno di questo tipo, che ora riferirò, espostomi da una paziente in cura. È il sogno di una giovane, che ha dovuto superare molte difficoltà per poter continuare la cura con me, contro la volontà dei suoi e di persone autorevoli chiamate a consulto. A casa le proibiscono di continuare a venire da me. La ragazza allora fa appello alla promessa che le avevo fatto di curarla, in caso di bisogno, anche gratuitamente e io le rispondo: “Non posso avere riguardi in fatto di denaro.” Si deve riconoscere che non è proprio facile dimostrare, in questo caso, l’appagamento di un desiderio, ma in tutti i casi simili esiste un secondo enigma la cui soluzione contribuisce a risolvere anche il primo. Donde provengono le parole che mi mette in bocca? Naturalmente non le ho mai detto nulla di simile, ma uno dei suoi fratelli, e precisamente quello che ha su di lei la maggiore influenza, ha avuto la cortesia di attribuirmi un’opinione del genere. Il sogno dunque tende a dar ragione al fratello e non soltanto nel sogno ella tende a dargli ragione: questo atteggiamento è il motivo dominante della sua vita e della sua malattia.
Un medico378 ha avuto e interpretato un sogno che a prima vista crea particolari difficoltà alla teoria dell’appagamento di desiderio: “Ho e vedo nell’ultima falange del mio indice sinistro un’affezione sifilitica primaria.” Forse la considerazione che, persino nel contenuto indesiderato, il sogno appare chiaro e coerente, ci tratterrà dall’analizzarlo. Ma, se non si teme la fatica di un’analisi, si apprende che “affezione primaria” equivale a una prima affectio (primo amore) e che, secondo le parole di Stärcke, il ripugnante tumore risulta “rappresentativo di appagamenti di desiderio dotati di grande intensità affettiva.”
L’altro motivo dei sogni di “controdesiderio”379 è così ovvio che si corre il rischio di non avvedersene, com’è successo a me per molto tempo. Nella costituzione sessuale di molte persone, esiste una componente masochistica che proviene dalla trasformazione nel suo contrario della componente aggressiva, sadica.380 Vengono chiamati masochisti “ideali” coloro che non cercano il piacere nel dolore fisico loro inflitto, bensì nell’umiliazione e nella sofferenza psichica. È immediatamente chiaro che queste persone possono avere sogni di “controdesiderio”, nonché sogni spiacevoli, che tuttavia per loro altro non sono se non appagamenti di desideri, in quanto soddisfano le loro tendenze masochistiche. Ecco uno di questi sogni. Un giovane che anni prima aveva molto tormentato il fratello maggiore, per il quale nutriva un affetto omosessuale, dopo un radicale cambiamento di carattere fa un sogno composto di tre parti: 1) Suo fratello maggiore lo tormenta; 2) due adulti si vezzeggiano fra loro con intenzione omosessuale; 3) suo fratello ha venduto l’impresa di cui egli si era riservata la direzione per l’avvenire. Da quest’ultimo sogno egli si risveglia con sensazioni spiacevolissime, eppure si tratta di un sogno di desiderio masochistico che si potrebbe tradurre in questo modo: “Mi starebbe bene che mio fratello facesse quella vendita, se non altro per punirmi di tutti i tormenti che gli ho inflitto.”
Spero che questi esempi bastino – fino a nuove obiezioni – a rendere plausibile l’affermazione che anche i sogni di contenuto penoso vanno risolti come appagamenti di desideri.381 E nessuno vedrà una pura casualità nel fatto che l’interpretazione di questi sogni tocchi ogni volta argomenti di cui non si parla volentieri e ai quali non si desidera pensare. La sensazione spiacevole determinata da tali sogni si identifica probabilmente con la ripugnanza che vorrebbe trattenerci – di solito con successo – dal trattare o considerare questi argomenti, ripugnanza che dobbiamo superare quando ci vediamo costretti ad affrontarli. Questa sensazione penosa, che ritorna anche in sogno, non esclude però l’esistenza di un desiderio. In ogni uomo esistono desideri che non vorrebbe comunicare agli altri e desideri che non vuole neppure confessare a sé stesso. D’altra parte ci sentiamo autorizzati a trovare un nesso tra il carattere penoso di questi sogni e il dato di fatto della deformazione onirica, e a concludere che questi sogni sono così deformati e l’appagamento del desiderio è mascherato sino al punto da essere irriconoscibile, perché esiste una ripugnanza, un’intenzione di rimozione, di fronte all’argomento del sogno o al desiderio che da esso deriva. La deformazione onirica si rivela quindi, in realtà, un atto della censura.
Rendiamo però conto di tutto ciò che l’analisi dei sogni penosi ha portato alla luce, se mutiamo la formula in cui abbiamo cercato di esprimere l’essenza del sogno nel modo seguente: il sogno è l’appagamento (mascherato) di un desiderio (represso, rimosso).382
Rimangono ora i sogni d’angoscia, come particolare sottospecie dei sogni di contenuto penoso, e sarà molto difficile per i profani concepirli come sogni di desiderio. Basterà qui un brevissimo accenno: non si tratta di un nuovo aspetto del problema del sogno, che si rivelerebbe in essi; si tratta piuttosto, in questo caso, di comprendere l’angoscia nevrotica in generale. L’angoscia che proviamo in sogno si spiega solo in apparenza col contenuto del sogno. Se questo contenuto viene sottoposto all’interpretazione, notiamo che l’angoscia non è meglio giustificata dal contenuto del sogno di quel che l’angoscia di una fobia sia giustificata dalla rappresentazione cui la fobia è legata. Per esempio, è vero che si può cadere dalla finestra, e quindi si ha ragione di usare una certa prudenza vicino alla finestra; non si capisce invece perché, nella fobia corrispondente, l’angoscia sia così grande e perseguiti l’ammalato molto al di là della sua ragione concreta. La stessa spiegazione risulta quindi valida sia per la fobia sia per il sogno d’angoscia. In entrambi i casi l’angoscia è soltanto saldata alla rappresentazione che l’accompagna e ha un’altra origine.
A causa di questa intima connessione fra angoscia onirica e angoscia nevrotica, per spiegare la prima son costretto a rinviare alla spiegazione della seconda. In un piccolo saggio sulla nevrosi d’angoscia,383 ho sostenuto a suo tempo che l’angoscia nevrotica proviene dalla vita sessuale e corrisponde a una libido deviata dalla sua destinazione e non utilizzata.384 In seguito, questa formula si è dimostrata sempre più valida. Se ne può dedurre l’assioma che i sogni d’angoscia sono sogni di contenuto sessuale, la cui libido si è trasformata in angoscia. In seguito si presenterà l’occasione di convalidare quest’affermazione con l’analisi di alcuni sogni di nevrotici.385 Inoltre, in ulteriori tentativi di pervenire a una teoria del sogno, avrò ancora modo di parlare delle condizioni determinanti dei sogni d’angoscia e della loro compatibilità con la teoria dell’appagamento di desiderio.