A. IL MATERIALE RECENTE E INDIFFERENTE NEL SOGNO
Se ora, a proposito dell’origine degli elementi che si presentano nel contenuto onirico, ricorro alla mia personale esperienza, devo cominciare con l’affermare, in primo luogo, che in ogni sogno è possibile ritrovare un collegamento con le vicende del giorno precedente. Qualsiasi sogno io esamini, sia mio che di altri, trovo ogni volta confermata questa esperienza. Basandomi sulla conoscenza di questo dato di fatto, posso dunque iniziare l’interpretazione, indagando in primo luogo sull’evento della giornata che ha dato lo spunto al sogno; in molti casi questa è addirittura la via più breve.387 Nei due sogni che ho sottoposto ad analisi accurata nel capitolo precedente (iniezione a Irma, mio zio con la barba gialla), il collegamento con il giorno precedente è così palese da non richiedere ulteriori chiarimenti. Ma, per mostrare con quale regolarità si possa ottenere la conferma di questo rapporto, prenderò in esame una parte della mia personale cronaca onirica. Dei miei sogni comunico solo quel tanto che mi serve per scoprire la fonte del sogno che sto cercando.
1) Faccio una visita in una casa dove mi fanno entrare soltanto con difficoltà..., e intanto faccio attendere una donna.
Fonte: la sera prima, conversazione con una parente su un’ordinazione da lei fatta che deve attendere fino a... eccetera.
2) Ho scritto una monografia su una certa (poco chiaro) specie di piante.
Fonte: ho visto la mattina nella vetrina di una libreria una monografia sul genere ciclamino [vedi nel cap. 5, par. A, Sogno della monografia botanica. Analisi, in OSF, vol. 3].
3) Vedo per la strada due donne, madre e figlia; quest’ultima è stata mia paziente.
Fonte: una paziente in cura mi ha raccontato la sera prima le difficoltà che sua madre oppone alla continuazione della cura.
4) Nella libreria di S. e R. faccio un abbonamento a una pubblicazione periodica che costa venti fiorini l’anno.
Fonte: durante il giorno mia moglie mi ha ricordato che le devo ancora venti fiorini del bilancio settimanale.
5) Ricevo una circolare del Comitato socialdemocratico in cui mi si tratta come socio.
Fonte: ho ricevuto una circolare dalla commissione elettorale liberale e contemporaneamente una circolare dalla presidenza dell’associazione umanitaria, di cui sono effettivamente socio.
6) Un uomo su una rupe scoscesa in mezzo al mare, alla maniera di Böcklin.388
Fonte: Dreyfus all’Isola del Diavolo,389 e contemporaneamente notizie dai miei parenti in Inghilterra e così via.
Potremmo chiederci se i sogni si collegano immancabilmente agli avvenimenti del giorno precedente o se possono riferirsi a impressioni di un periodo di tempo più lontano nell’immediato passato. Probabilmente, quest’alternativa non implica importanti questioni di principio: io opterei comunque per una prerogativa esclusiva a favore del giorno che precede il sogno (ovvero giorno del sogno). Ogni volta che ho creduto di scoprire la fonte del sogno in un’impressione di due o tre giorni prima, a un esame più accurato sono riuscito a convincermi che quella impressione era stata di nuovo ricordata il giorno prima, e che quindi una riproduzione dimostrabile s’era inserita tra il giorno dell’evento e il momento del sogno; sono riuscito inoltre a dimostrare lo spunto recente che poteva aver dato luogo al ricordo dell’impressione più lontana.
Invece390 non sono riuscito a convincermi che tra l’impressione diurna – provocatrice del sogno – e il suo ritorno nel sogno sia inserito un intervallo regolare di significato biologico (il primo intervallo di questo genere ha una durata, secondo Hermann Swoboda, di diciotto ore).391
Anche Havelock Ellis,392 che si è occupato del problema, dichiara di non aver potuto riscontrare questa periodicità nella riproduzione dei sogni, pur ponendovi attenzione. Egli racconta un sogno in cui si trovava in Spagna e voleva andare in un luogo: Daraus, Varaus o Zaraus. Al risveglio non riuscì a ricordare una località con questo nome e mise da parte il sogno. Alcuni mesi dopo trovò che effettivamente il nome Zaraus corrispondeva a una stazione tra San Sebastiano e Bilbao, da dove era passato in treno 250 giorni prima del sogno.
Penso dunque che per ogni sogno esista uno stimolo tratto dalle vicende per le quali si può dire che non ci si è ancora “dormito sopra.”
Le impressioni del passato più recente (escluso il giorno che precede la notte del sogno) non presentano dunque, rispetto al contenuto onirico, rapporto diverso da quello di altre impressioni appartenenti a periodi più lontani. Il sogno può scegliere il suo materiale da qualsivoglia momento della vita, purché esista un filo di collegamento fra le esperienze del giorno del sogno (le impressioni “recenti”) e quelle più lontane.
Ma da dove proviene la preferenza per le impressioni recenti? Giungeremo a qualche supposizione sull’argomento sottoponendo ad analisi più accurata uno dei sogni citati. Scelgo il
Sogno della monografia botanica
Ho scritto una monografia su una certa pianta. Il libro mi sta davanti, sto appunto voltando una tavola a colori ripiegata. Ad ogni esemplare è allegato un campione secco della pianta, come se fosse preso da un erbario.
La mattina ho visto nella vetrina di una libreria un nuovo libro intitolato Il genere ciclamino, evidentemente una monografia su questa pianta.
Il ciclamino è il fiore preferito di mia moglie. Mi rimprovero di ricordarmi così di rado di portarle dei fiori, com’è suo desiderio. A proposito di questo argomento: portare dei fiori, ricordo una storia che ho raccontato poco tempo fa in un gruppo di amici, come prova della mia affermazione che la dimenticanza è molto spesso l’attuazione di un’intenzione inconscia e permette comunque di trarre delle deduzioni sui sentimenti segreti di chi dimentica.393 Una giovane signora era abituata a ricevere dal marito per il suo compleanno un mazzo di fiori. Un anno questo segno di tenerezza non c’è e la giovane scoppia a piangere. Il marito le si avvicina, non sa darsi ragione del suo pianto finché lei gli dice: “Oggi è il mio compleanno.” Lui si batte la fronte esclamando: “Scusa, l’avevo completamente scordato”, e fa per andare a prendere dei fiori. Ma lei rimane inconsolabile perché nella dimenticanza del marito vede la prova di non essere più presente, come una volta, nei pensieri di lui. Due giorni fa questa signora L. ha incontrato mia moglie, le ha detto che si sente bene e le ha chiesto notizie di me. Anni fa è stata mia paziente.
Altro spunto: una volta ho scritto veramente una specie di monografia su una pianta, e precisamente un saggio sulla coca,394 che ha richiamato l’attenzione di Karl Koller sulle proprietà anestetizzanti della cocaina. Io stesso avevo accennato nella mia pubblicazione all’impiego dell’alcaloide, ma non ero abbastanza preparato per approfondire la cosa.395 A questo proposito mi viene in mente che la mattina dopo il sogno (ho trovato il tempo di interpretarlo soltanto la sera) avevo pensato alla cocaina in una specie di sogno diurno. Se dovessi mai avere un glaucoma, andrei a Berlino e mi farei operare in incognito da un medico consigliatomi dal mio amico berlinese [Fliess]. Il chirurgo, che non saprebbe chi sta operando, proclamerebbe ancora una volta la facilità di certe operazioni, da quando è stata introdotta la cocaina; non un muscolo della mia faccia rivelerebbe che io stesso ho contribuito alla scoperta. A questa fantasia si collegavano alcune considerazioni su come sia scomodo per il medico ricorrere per sé stesso alle prestazioni mediche dei colleghi. Potrei ricompensare l’oculista berlinese, che non mi conosce, come un qualsiasi altro paziente. Soltanto dopo essermi ricordato di questo sogno a occhi aperti, mi accorgo che dietro di esso si cela il ricordo di un preciso episodio. Poco dopo la scoperta di Koller, mio padre ebbe effettivamente un glaucoma; venne operato dal mio amico, l’oculista dottor Königstein. Il dottor Koller fece l’anestesia con la cocaina, osservando che in quella circostanza si trovavano riunite tutte e tre le persone che avevano contribuito all’introduzione della cocaina.
Procedo ora col pensiero, per sapere quando mi son ricordato per l’ultima volta di questa storia della cocaina. È stato pochi giorni fa, quando mi è passata per le mani una pubblicazione, nella quale discepoli riconoscenti celebrano il giubileo del loro maestro e direttore di laboratorio.396 Fra i titoli di gloria del laboratorio, ho trovato citato anche il fatto che lì è avvenuta la scoperta delle proprietà anestetizzanti della cocaina, per opera di Koller. Noto ora improvvisamente che il mio sogno è legato a un episodio della sera precedente. Avevo accompagnato a casa il dottor Königstein, col quale mi ero trovato a discutere una questione che ogni volta mi scuote fortemente. Mentre m’intrattenevo con lui nell’atrio, ci raggiunse il professor Gärtner [Gärtner = giardiniere] con la sua giovane moglie. Non potei astenermi dal fare a entrambi i miei rallegramenti per il loro fiorente aspetto. Il professor Gärtner è uno degli autori della pubblicazione celebrativa di cui ho parlato poco fa, e io ebbi quindi la possibilità di ricordarmene. Nel discorso col dottor Königstein era stata citata, seppure in un diverso contesto, anche la signora L., di cui ho descritto poco fa la delusione nel giorno del compleanno.
Tenterò di interpretare anche le altre determinanti del contenuto onirico. Un campione secco della pianta è allegato alla monografia, come se si trattasse di un erbario. All’erbario si collega un ricordo di ginnasio. Un giorno il nostro direttore radunò gli allievi delle classi superiori e consegnò loro l’erbario dell’istituto, perché lo esaminassero e lo pulissero. Vi si erano annidati dei piccoli vermi – tignuole.397 Non sembrò aver troppa fiducia nel mio aiuto, perché mi affidò soltanto pochi fogli. So ancor oggi che contenevano delle crocifere. Non avevo mai avuto rapporti particolarmente stretti con la botanica. All’esame preliminare di botanica mi toccò di nuovo individuare una crocifera, e non la riconobbi. Mi sarebbe andata male, se non fossi stato tratto d’impaccio dalle mie cognizioni teoriche. Dalle crocifere passo alle composite. In fondo anche il carciofo è una composita, e precisamente la composita che potrei chiamare il mio fiore preferito. Più generosa di me, mia moglie ha l’abitudine di portarmi dal mercato questo mio fiore preferito.
Vedo dinanzi a me la monografia che ho scritto. Anche qui non manca un riferimento. Il mio amico, evidentemente preveggente, mi ha scritto ieri da Berlino: “Mi interesso moltissimo del tuo libro sui sogni. Lo vedo terminato dinanzi a me e lo sfoglio.”398 Come l’ho invidiato per questo suo dono di preveggenza! Se anch’io potessi vederlo davanti a me già terminato!
La tavola a colori ripiegata. Quand’ero studente in medicina, ero afflitto dalla tendenza a studiare unicamente su monografie. Nonostante i miei mezzi limitati, in quel tempo ero riuscito ad abbonarmi a numerose rassegne mediche le cui tavole a colori mi incantavano addirittura. Ero fiero di questa mia brama di perfezione. Quando poi io stesso incominciai a scrivere delle pubblicazioni, fui anche costretto a disegnarmi le tavole illustrative e mi ricordo che una di esse riuscì così misera che un collega, se pur benevolmente, mi prese in giro. A ciò si aggiunge, non so bene come, un ricordo della primissima infanzia. Una volta mio padre si era divertito a dare da strappare a me e alla maggiore delle mie sorelle un libro con tavole a colori (era il resoconto di un viaggio in Persia). Da un punto di vista didattico il fatto era difficilmente giustificabile. Avevo allora cinque anni, mia sorella meno di tre e l’immagine di noi bambini che beati sfogliamo quel libro strappandolo, foglio a foglio, proprio come un carciofo, mi ritrovo a dire, è praticamente l’unica di quel periodo di cui abbia conservato un ricordo plastico. Più tardi, studente, mi si sviluppò una predilezione spiccata a raccogliere e possedere libri, analoga alla tendenza a studiare su monografie (l’idea di qualcosa di preferito compare già nei pensieri del sogno a proposito dei ciclamini e dei carciofi). Divenni un topo di biblioteca. Da quando rifletto su me stesso, ho sempre ricondotto questa prima passione della mia vita a quell’impressione infantile, o meglio ho riconosciuto in quella scena dell’infanzia un “ricordo di copertura” della mia successiva bibliofilia.399 Naturalmente ho anche imparato presto che dalle passioni facilmente nascono dolori. All’età di diciassette anni avevo un notevole conto presso il libraio, ma non i mezzi per saldarlo, e di fronte a mio padre ebbe scarso valore la scusa che queste mie tendenze non si erano volte a qualche cosa di peggio. L’accenno a questa vicenda giovanile mi riporta subito alla discussione con il mio amico dottor Königstein. Infatti, nella discussione della sera precedente il sogno, si trattava degli stessi rimproveri di allora: io concedevo troppo alle mie attività preferite.
Per ragioni non inerenti all’argomento, non voglio continuare l’interpretazione di questo sogno, ma indicarne semplicemente l’orientamento. Nel corso del lavoro d’interpretazione sono stato condotto a ricordare, e da vari punti di vista, la discussione con il dottor Königstein. Se tengo presenti gli argomenti toccati nella discussione, il significato del sogno mi si rivela comprensibile. Tutte le successioni d’idee che sono state accennate – i fiori preferiti di mia moglie, i miei, la cocaina, le difficoltà dell’assistenza medica da parte dei colleghi, la mia predilezione per gli studi monografici, la mia negligenza in altri campi, come la botanica – tutto dunque trova una continuazione e sbocca in qualche filo di quella intricata discussione. Ancora una volta il sogno assume il carattere di una giustificazione, di una difesa del mio diritto, come il primo sogno analizzato, quello dell’iniezione a Irma; anzi esso continua l’argomento allora iniziato e lo discute in base al nuovo materiale aggiuntosi nell’intervallo fra i due sogni. Perfino la forma espressiva, apparentemente indifferente, acquista un accento particolare e sta a significare in questo caso: “Eppure sono io che ho scritto il prezioso e fortunato trattato sulla cocaina”, così come a suo tempo avevo addotto a mia giustificazione: “Sono uno studente bravo e diligente.” In ambedue i casi, quindi: “Me lo posso permettere.” Ma posso rinunciare a proseguire l’interpretazione di questo sogno, perché mi ha indotto a comunicarlo soltanto l’intenzione di stabilire, in base a un esempio, il rapporto fra contenuto onirico ed esperienza del giorno precedente, che funge da stimolo. Finché di questo sogno io conoscevo soltanto il contenuto manifesto, mi si rivelava un solo riferimento a un’impressione diurna; ad analisi compiuta, risulta una seconda fonte, che deriva da un’altra esperienza dello stesso giorno. La prima delle impressioni cui si riferisce il sogno è insignificante, è una circostanza secondaria: ho visto nella vetrina un libro il cui titolo mi colpisce fugacemente, e il cui contenuto non dovrebbe interessarmi. Il secondo episodio è invece di alto valore psichico: ho discusso calorosamente per un’ora con il mio amico oculista, gli ho accennato cose che ci toccano entrambi, e ho ridestato in me ricordi che mi hanno variamente turbato. Inoltre, questo discorso è stato troncato prima della conclusione dall’arrivo di conoscenti. Qual è dunque il nesso tra le due impressioni diurne e quale il loro rapporto con il sogno avvenuto nella notte?
Il contenuto onirico allude soltanto all’impressione indifferente, e posso quindi confermare la tendenza del sogno ad accogliere nel suo contenuto soprattutto gli eventi marginali della vita. Nell’interpretazione invece tutto tende all’esperienza significativa, che giustamente mi ha colpito. Se giudico il significato del sogno nel solo modo esatto, vale a dire in base al contenuto latente affiorato attraverso l’analisi, giungo improvvisamente a una nuova importante conoscenza. Sparisce l’enigma, per cui il sogno si occuperebbe soltanto delle briciole insignificanti della vita diurna, e mi vedo costretto a smentire l’affermazione che la vita psichica della veglia non continui nel sogno, e che quindi il sogno sperperi attività psichica per un materiale irrisorio. È vero il contrario: ciò che ci impegna di giorno domina anche il pensiero del sogno e noi ci sforziamo di sognare soltanto di ciò che durante il giorno ha offerto spunto al nostro pensiero.
La spiegazione più ovvia del fatto che io ciononostante sogni l’impressione diurna indifferente, mentre il sogno è stato provocato da quella che mi ha a buon diritto turbato, è che anche in questo caso esiste il fenomeno di deformazione che abbiamo precedentemente ricondotto a una forza psichica con potere di censura. Il ricordo della monografia sul genere ciclamino viene utilizzato come un’allusione al discorso con l’amico; in modo analogo, nel sogno della cena mancata, l’accenno all’amica è sostituito dall’allusione “salmone affumicato.” Resta ora da chiedersi attraverso quali anelli intermedi l’impressione della monografia possa entrare in rapporto allusivo con la discussione con l’oculista, dato che a prima vista tale rapporto non è chiaro. Nell’esempio della cena mancata, il rapporto è dato sin dall’inizio: “salmone affumicato” fa parte senz’altro, come cibo preferito dell’amica, della cerchia di rappresentazioni che la personalità dell’amica è in grado di evocare nella sognatrice. Nel nostro nuovo esempio si tratta di due impressioni distinte, che non hanno nulla in comune se non il fatto d’essersi verificate nello stesso giorno. Noto la monografia nella mattinata, faccio il discorso la sera. La risposta che mi viene offerta dall’analisi è la seguente: tali rapporti, inizialmente inesistenti, fra le due impressioni, vengono istituiti più tardi fra il contenuto rappresentativo dell’una e il contenuto rappresentativo dell’altra. Già durante la stesura dell’analisi ho posto in rilievo i rispettivi anelli intermedi. Escludendo altre interferenze, alla rappresentazione della monografia sui ciclamini si collegherebbe soltanto l’idea che si tratta del fiore preferito di mia moglie e in più, eventualmente, il ricordo del mazzo di fiori che non è stato inviato alla signora L. Non credo che questi pensieri sottintesi sarebbero bastati a provocare un sogno.
There
needs no ghost, my lord, come from the grave
To tell us this
[Ma non è necessario, signor mio, che uno spettro sorga dalla sua
tomba,
Per dirci questo]
è detto nell’Amleto.400 Ma ecco che nell’analisi mi vien fatto di ricordare che l’uomo che disturbò il nostro discorso si chiamava Gärtner [Giardiniere] e che trovai sua moglie fiorente; anzi, ora ricordo a posteriori che una delle mie pazienti, che ha il bel nome di Flora, era stata a un certo momento al centro della nostra conversazione. Attraverso questi passaggi intermedi, appartenenti alla cerchia delle rappresentazioni botaniche, deve essersi verificato il collegamento fra i due episodi diurni, l’uno indifferente, l’altro perturbante. Subentrarono poi altri rapporti, come quello della cocaina – che a buon diritto può fare da anello intermedio fra la persona del dottor Königstein e una monografia botanica da me scritta – consolidando la fusione delle due sfere di rappresentazione. In tal modo un brano del primo episodio poté servire da allusione al secondo.
Mi si obietterà che la spiegazione è arbitraria oppure artificiosa. Che cosa sarebbe successo se il professor Gärtner non fosse sopraggiunto con la sua fiorente signora, se la paziente della nostra conversazione non si fosse chiamata Flora ma Anna? Eppure la risposta è facile. Se non si fossero verificati questi rapporti di idee, sarebbero stati scelti probabilmente altri rapporti. È molto facile istituire rapporti di questo tipo, come dimostrano le facezie e gli indovinelli che ci rallegrano la giornata. L’ambito del motto di spirito è illimitato. Oppure, per andare un poco oltre, ove non fosse stato possibile creare dei rapporti di collegamento sufficienti, il sogno sarebbe riuscito diverso. Un’altra impressione indifferente, come infinite altre che si presentano e vengono dimenticate, avrebbe preso il posto della monografia, sarebbe entrata in rapporto col contenuto della conversazione e l’avrebbe rappresentata nel contenuto onirico. Dal momento che solo l’impressione della monografia ha avuto questa sorte, deve essere ritenuta la più adatta a stabilire il collegamento. Non bisogna mai meravigliarsi, come “Giovannino il furbo” di Lessing, “che al mondo soltanto i ricchi abbiano tanto denaro.”401
Il procedimento psicologico per cui, sempre secondo la nostra esposizione, l’episodio insignificante viene a sostituire quello psichicamente prezioso, non può non sembrarci ancora dubbio e strano. In un capitolo successivo [cap. 6, par. B] ci troveremo di fronte al compito di rendere più comprensibili le particolarità di quest’operazione, apparentemente scorretta. Qui invece abbiamo di fronte soltanto l’esito di un processo, la cui esistenza dobbiamo ammettere in seguito a numerosissime osservazioni che si ripetono regolarmente nell’analisi dei sogni. È come se si verificasse uno spostamento – dell’accento psichico, diremmo quasi – nel corso dei passaggi intermedi sopraddetti, sinché rappresentazioni inizialmente poco intense, facendosi carico dell’investimento originariamente più intenso di altre rappresentazioni, ottengono una forza che permette loro di aprirsi l’accesso alla coscienza. Tali spostamenti non ci sorprendono affatto, quando si tratta di trasferire una certa quantità di affetto, o in genere quando si tratta di azioni motorie. La zitella solitaria che trasferisce il suo affetto sugli animali, lo scapolo che diventa un fanatico collezionista, il soldato che difende con il suo sangue una striscia di tela colorata, la bandiera, una stretta di mano che prolungata di qualche secondo crea la felicità nel rapporto d’amore oppure, nell’Otello, un fazzoletto perduto che provoca uno scoppio d’ira: sono tutti esempi di spostamenti psichici che ci sembrano indiscutibili. Ma che, allo stesso modo e secondo gli stessi princìpi, si giunga alla decisione di cosa debba pervenire alla nostra coscienza e cosa debba rimanerne estraneo – e dunque in breve cosa dobbiamo pensare – questo ci dà l’impressione di qualcosa di patologico e, quando si verifica nella vita reale, lo definiamo errore del pensiero. Riveliamo fin d’ora il risultato di considerazioni ulteriori, e cioè che il procedimento psichico da noi riconosciuto operante nello spostamento onirico, benché non si possa descrivere come un disturbo patologico, differisce tuttavia dalla norma e può essere considerato come un processo di natura più primaria [vedi cap. 7, par. E].
In tal modo, il fatto che il contenuto del sogno accolga residui di esperienze secondarie noi lo interpretiamo come un’espressione della deformazione onirica (mediante spostamento), rammentando che nella deformazione abbiamo riconosciuto [cap. 4] una censura operante nella transizione fra due istanze psichiche. Ci aspettiamo con ciò che l’analisi ci riveli regolarmente la vera fonte del sogno, quella psichicamente importante nella vita diurna, benché l’accento si sia spostato dal ricordo di quella fonte su un ricordo indifferente. Questa nostra concezione si pone in netto contrasto con la teoria di Robert [cap. 1, par. G], divenuta per noi inutilizzabile. Il fatto che Robert intendeva spiegare non esiste; si tratta di una supposizione basata su un equivoco, sulla mancata sostituzione del significato reale al contenuto apparente del sogno. E alla teoria di Robert si può ulteriormente obiettare che se il sogno avesse effettivamente il compito di liberare la nostra memoria, tramite un particolare lavoro psichico, dalle “scorie” del ricordo diurno, il nostro sonno dovrebbe essere più tormentato e sottoposto a un lavoro molto più faticoso di quello della nostra vita intellettuale durante la veglia. Infatti il numero delle impressioni indifferenti diurne, dalle quali dovremmo difendere la nostra memoria, è evidentemente smisurato: la notte non basterebbe per venirne a capo. È molto più probabile che il processo di oblio delle impressioni indifferenti si svolga senza intervento attivo delle nostre forze psichiche.
Eppure qualche cosa ci dice di non aver fretta di abbandonare la teoria di Robert, senza qualche altra considerazione [vedi nel cap. 7, par. E, in OSF, vol. 3]. Non abbiamo ancora chiarito il fatto che una tra le impressioni diurne indifferenti, e precisamente un’impressione dell’ultimo giorno, fornisce regolarmente un contributo al contenuto onirico. I rapporti fra quest’impressione e la vera e propria fonte del sogno nell’inconscio non sempre sono dati in partenza; vengono istituiti, come abbiamo visto, soltanto in un secondo tempo, durante il lavoro onirico,402 come al servizio dello spostamento prefissato. Ci dev’essere dunque una costrizione ad avviare dei collegamenti proprio in direzione dell’impressione recente, anche se indifferente; e questa deve rivelarsi, attraverso un attributo qualsiasi, particolarmente idonea. In caso contrario, potrebbe succedere con altrettanta facilità che i pensieri del sogno spostassero il loro accento su una componente inessenziale della loro cerchia di rappresentazioni.
Le osservazioni seguenti possono avviarci alla spiegazione. Se durante il giorno abbiamo avuto due o più esperienze atte a provocare sogni, il sogno si riferisce congiuntamente a entrambe come a una sola: obbedisce alla costrizione di farne un’unità. Per esempio: un pomeriggio d’estate entrai in uno scompartimento ferroviario e vi trovai due miei conoscenti, però sconosciuti l’uno all’altro. Il primo era un mio influente collega, il secondo apparteneva a una distinta famiglia di cui ero medico. Feci le presentazioni; ma durante tutto il lungo viaggio i loro rapporti si svolsero per mezzo mio, per cui discorrevo ora con l’uno ora con l’altro. Pregai il collega di usare la sua influenza per favorire un nostro comune conoscente, che proprio allora aveva iniziato la sua attività di medico. Egli mi rispose ch’era convinto della bravura del giovane, ma che il suo aspetto dimesso non gli avrebbe facilitato l’ingresso in case distinte. Risposi: “Appunto per questo ha bisogno di essere raccomandato.” All’altro mio compagno di viaggio chiesi poco dopo notizie della salute di sua zia – madre d’una delle mie pazienti – che in quel periodo era a letto gravemente ammalata. La notte successiva al viaggio sognai che il giovane amico, a favore del quale avevo interceduto, si trovava in un elegante salotto dove, circondato da una scelta società – in cui avevo collocato tutti i ricchi e i nobili di mia conoscenza – pronunciava con una sicurezza da uomo di mondo l’orazione funebre per la vecchia signora (zia del mio secondo compagno di viaggio), che nel sogno era già morta. (Confesso apertamente di non essere stato in buoni rapporti con questa signora.) Il mio sogno aveva dunque ancora una volta operato dei collegamenti fra le due impressioni del giorno precedente, e ne aveva composto una situazione unitaria.
In base a molte esperienze analoghe, sono costretto ad asserire che nel lavoro onirico sussiste una specie di coazione a comporre in unità nel sogno tutte le fonti di stimolo esistenti.403
Voglio ora esaminare questo problema: la fonte del sogno, cui giungiamo con l’analisi, dev’essere ogni volta un evento recente (e significativo), oppure la parte di suscitatore del sogno può essere assunta da un’esperienza intima, cioè dal ricordo di un evento psichicamente significativo, da una successione d’idee? La risposta – in base a numerose analisi – risulta decisamente a favore della seconda ipotesi. Il sogno può essere provocato da un processo intimo, divenuto in un certo senso recente attraverso il lavoro mentale diurno.
Sarà quindi tempo, ora, di riassumere in uno schema le diverse condizioni che ci permettono di riconoscere le fonti del sogno.
Fonte del sogno può essere:
a) un’esperienza recente e psichicamente significativa, rappresentata direttamente nel sogno;404
b) numerose esperienze recenti, significative, che il sogno fonde in unità;405
c) una o più esperienze recenti e significative che vengono rappresentate, nel contenuto onirico, dall’accenno a un’esperienza dello stesso periodo, ma indifferente;406
d) un’esperienza intima, significativa (ricordo o successione d’idee) rappresentata regolarmente nel sogno da un’impressione recente ma indifferente.407
Come si vede, condizione invariabile per l’interpretazione rimane che una componente del contenuto onirico ripeta un’impressione recente, del giorno prima. Questa parte, destinata a funzione di rappresentanza, può appartenere alla cerchia di rappresentazioni dell’elemento suscitatore del sogno – come sua componente essenziale o irrilevante – o derivare dalla sfera di un’impressione indifferente che, mediante una serie più o meno numerosa di collegamenti, è stata posta in rapporto con la sfera dell’elemento suscitatore. L’apparente pluralità delle condizioni si deve qui soltanto all’alternativa: spostamento avvenuto o non avvenuto; e osserviamo qui come quest’alternativa ci faciliti la spiegazione delle contraddizioni del sogno nella stessa misura in cui la serie di stati di progressivo risveglio delle cellule cerebrali agevola la teoria medica (vedi nel cap. 1, par. G, in OSF, vol. 3).
In questa serie si rileva inoltre che, ai fini della formazione del sogno, l’elemento psichicamente significativo ma non recente (la successione d’idee, il ricordo) può essere sostituito da un elemento recente ma psichicamente indifferente, purché si osservino le due condizioni seguenti: 1) che il contenuto onirico si allacci all’esperienza recente; 2) che l’elemento suscitatore rimanga un processo psichicamente significativo. In un solo caso (il caso a) le due condizioni risultano osservate dalla stessa impressione. Se si tien conto, inoltre, che le stesse impressioni indifferenti, che sono utilizzate nel sogno finché sono recenti, perdono questa capacità dopo un (al massimo qualche) giorno, si deve ammettere che la freschezza conferisce all’impressione un certo valore psichico ai fini della formazione del sogno, equivalente in certo modo al valore dei ricordi e processi ideativi dotati di tonalità affettiva. Solo con ulteriori considerazioni psicologiche potremo scoprire su che cosa possa fondarsi il valore delle impressioni recenti nella formazione del sogno.408
Noteremo inoltre, in questo contesto, che durante la notte, inosservati dalla nostra coscienza, possono verificarsi importanti mutamenti nel nostro patrimonio di ricordi e di rappresentazioni. Evidentemente l’esigenza di fronte a un problema di “dormirci su” una notte, prima di prendere una decisione definitiva, è pienamente giustificata. Ci accorgiamo, però, di essere sconfinati, a questo punto, dalla psicologia del sogno a quella del sonno, uno sconfinamento che avremo occasione di ripetere.409
A questo punto si presenta un’obiezione che minaccia di rovesciare le ultime conclusioni. Se le impressioni indifferenti possono penetrare nel contenuto onirico finché sono recenti, come mai vi ritroviamo anche elementi appartenenti a periodi precedenti, che all’epoca in cui erano recenti non avevano – secondo le parole di Strümpell410 – alcun valore psichico, e dovrebbero quindi esser stati dimenticati da molto tempo, elementi dunque che non sono né freschi né psichicamente significativi?
Possiamo respingere definitivamente quest’obiezione fondandoci sui risultati della psicoanalisi in soggetti nevrotici. Si giunge infatti alla conclusione che lo spostamento – che sostituisce il materiale psichicamente significativo con materiale indifferente (sia nell’attività del sognare sia in quella del pensare) – ha avuto luogo in questo caso in qualche periodo precedente, ed è rimasto fissato da allora nella memoria. Questi elementi che erano in origine indifferenti, non sono più indifferenti, da quando appunto hanno assunto, mediante lo spostamento, valore di materiale psichicamente significativo. Ciò che è effettivamente rimasto indifferente non può più essere riprodotto neppure nel sogno.
Dalle precedenti considerazioni si dedurrà, giustamente, che io affermo che non esistono suscitatori indifferenti di sogni e quindi sogni innocenti. Questa è di fatto la mia opinione nel suo più assoluto rigore, fatta eccezione per i sogni dei bambini e forse per le brevi reazioni oniriche a sensazioni notturne. Tutto il resto va riconosciuto o come evidentemente significativo dal punto di vista psichico, o come deformato, e quindi valutabile solo al termine dell’interpretazione, quando a sua volta sarà riconosciuto come significativo. Il sogno non si occupa mai di inezie; non permettiamo alle quisquilie di disturbarci nel sonno.411 I sogni apparentemente innocenti si rivelano maliziosi, quando ci si sforza di interpretarli; sono, se mi si concede il modo di dire, dei “furboni di tre cotte.” Poiché questo è di nuovo un punto in cui è lecito che io mi aspetti delle obiezioni, e poiché mi è grata l’occasione di mostrare come opera la deformazione onirica, sceglierò dalla mia raccolta un certo numero di sogni “innocenti” e li sottoporrò ad analisi.
Una giovane signora, intelligente, colta, molto riservata, “un’acqua cheta”, racconta: Ho sognato di arrivare troppo tardi al mercato e di non trovare più nulla né dal macellaio né dall’erbivendola. Certo, un sogno innocente, ma un sogno non può avere un carattere così semplice, e quindi la invito a descrivermelo con maggiori particolari. Ed ecco allora che cosa diventa: Sogna di andare al mercato con la cuoca che porta il cesto. Chiede qualcosa al macellaio che le risponde: “Non ne può più avere”, e le vuol dare qualcos’altro dicendo: “Anche questo è buono.” Lei rifiuta e va dall’erbivendola che le vuol vendere uno strano legume legato a mazzetti, ma di colore nero. Lei dice: “Non lo conosco, non lo prendo.”
Il riferimento diurno del sogno è abbastanza semplice. Effettivamente era andata troppo tardi al mercato, e non aveva trovato più nulla. “La macelleria era già chiusa”: questa frase s’impone, per descrivere l’accaduto. Ma, attenzione: non è questo un modo di dire, o meglio il contrario del modo di dire molto volgare, per indicare una trascuratezza dell’abbigliamento maschile?412 Del resto la sognatrice non ha usato queste parole, forse le ha evitate; cerchiamo di interpretare i particolari contenuti nel sogno.
Quando nel sogno qualche cosa ha carattere di discorso diretto, vale a dire vien detto o udito, non soltanto pensato – cosa che in genere si distingue con sicurezza – ciò proviene da discorsi della vita reale che naturalmente sono stati trattati come materiale grezzo, e possono quindi presentarsi frammentariamente, leggermente mutati, ma soprattutto strappati dal loro contesto.413 Nel lavoro d’interpretazione si può partire da questi discorsi. Da dove viene dunque la frase del macellaio: “Non ne può più avere”? Da me stesso: alcuni giorni prima le avevo spiegato che i più remoti episodi infantili “non si possono più avere come tali”, ma vengono sostituiti nell’analisi da “traslazioni” e da sogni.414 Sono dunque io il macellaio e lei rifiuta queste traslazioni nel presente di vecchi modi di pensare e di sentire. Da dove viene la sua frase del sogno: “Non lo conosco, non lo prendo”? Ai fini dell’analisi dobbiamo suddividerla: “Non lo conosco”: l’ha detto lei stessa il giorno prima alla cuoca con cui aveva avuto un diverbio. Ma aveva soggiunto: “Si comporti bene!” Qui si può notare uno spostamento. Delle due frasi usate con la cuoca, lei ha trasferito nel sogno quella insignificante, ma soltanto quella repressa (“Si comporti bene!”) concorda con il resto del contenuto onirico. Così ci si potrebbe rivolgere a chi azzardasse pretese scorrette e dimenticasse di “chiudere la bottega.” La concordanza con le allusioni contenute nell’episodio dell’erbivendola ci dimostra che siamo effettivamente sulla buona strada. Un legume che si vende legato a mazzetti (di forma oblunga, come lei aggiungerà in seguito) e insieme nero, che cosa può essere se non la combinazione onirica di asparago e rapa nera? Credo di non dover interpretare per nessuno, uomo o donna che sia, gli asparagi, ma anche l’altro legume mi sembra alludere, nella pronuncia tedesca,415 al medesimo tema sessuale che abbiamo sospettato fin da principio quando volevamo inserire nel racconto del sogno l’espressione sulla macelleria chiusa. Non importa qui conoscere integralmente il significato di questo sogno: sta di fatto ch’esso è significativo e per nulla innocente.416
Un altro sogno innocente della stessa paziente, che costituisce, in certo senso, il corrispettivo del precedente: Suo marito chiede: “Non è il caso di far accordare il pianoforte?” Lei: “Non ne vale la pena; tanto bisogna far ricoprire i martelletti.”
Di nuovo la ripetizione di un avvenimento reale del giorno prima. Suo marito le ha rivolto quella domanda e lei ha risposto in modo analogo. Ma che cosa significa il fatto che lei lo sogni? Parlando del pianoforte dice, sì, che è una cassa schifosa, che ha un brutto suono, una cosa che suo marito possedeva già prima del matrimonio, e così via;417 ma solo la frase “non ne vale la pena” ci offre la chiave della soluzione. Questa frase deriva da una visita fatta a una sua amica il giorno prima. Era stata invitata a togliersi la giacca e aveva rifiutato dicendo: “Grazie, non ne vale la pena, debbo andarmene subito.” Durante questo racconto mi viene in mente che nel corso dell’analisi, ieri, aveva improvvisamente portato le mani alla giacca, un bottone della quale s’era slacciato. Dunque è come se volesse dire: “Per favore non guardi, non ne vale la pena.” In questo modo la cassa sta per cassa toracica e l’interpretazione del sogno porta direttamente all’epoca del suo sviluppo fisico, quando incominciò a essere scontenta delle forme del suo corpo. Porta anche a periodi precedenti, se prendiamo in considerazione la parola schifosa e il brutto suono e se ricordiamo la frequenza con cui i piccoli emisferi del corpo femminile rappresentano, nell’allusione e nel sogno, come contrapposto e come sostituto, gli emisferi maggiori.
Interrompo questa serie per inserire il breve sogno innocente di un giovane. Ha sognato che indossa di nuovo il cappotto e questo fatto è terribile. Lo spunto del sogno è dato, a quel che dice, dal freddo tornato improvvisamente. A un esame più sottile si noterà che i due brevi brani del sogno non si accordano tra loro, perché che cosa mai dovrebbe esserci di terribile nel fatto di portare, quando fa freddo, il cappotto pesante o spesso? Contro l’innocenza del sogno, parla già la prima idea venutagli in mente durante l’analisi: il ricordo di una signora che ieri gli ha confidato che il suo ultimo figlio deve la propria esistenza a un preservativo strappato. Ricostruisce ora i pensieri avuti in quella occasione. Un preservativo sottile è pericoloso, uno spesso è scadente. Giustamente, il preservativo è un “soprabito”, difatti “ci si ricopre” con esso: si chiama soprabito anche un pastrano leggero. Un episodio come quello raccontato dalla signora sarebbe certo “terribile” per lui che non è sposato.
E ora ritorniamo alla nostra innocente sognatrice.
Ella dispone una candela nel candeliere, ma la candela è rotta e non sta ben diritta. Le bambine a scuola dicono che è maldestra, ma la signorina dice che non è colpa sua.
Anche qui uno spunto reale. Ieri effettivamente ha messo una candela nel candeliere, ma la candela non era rotta. Il simbolismo usato è trasparente. La candela è un oggetto che eccita i genitali femminili e se la candela è rotta, per cui non sta diritta, ciò significa impotenza del marito (“non è colpa sua”). Ma potrà mai questa giovane signora, educata con tanta cura e rimasta estranea a qualsiasi bruttura, conoscere siffatto uso della candela? Per combinazione, è tuttora in grado di indicare l’episodio che gliel’ha fatto conoscere. Nel corso di una gita in barca sul Reno, passò loro accanto una barca carica di studenti che con gran divertimento cantavano o meglio urlavano una canzone:
Wenn die
Königin von Schweden,
Bei geschlossenen Fensterläden
Mit Apollokerzen...
[Quando la regina di
Svezia,
A imposte chiuse,
Con candele d’Apollo...]418
Ella non udì o non capì le ultime parole e fu suo marito a doverle dare i chiarimenti richiesti. Nel contenuto del sogno i versi sono sostituiti da un ricordo innocente: un incarico ch’ella una volta, in collegio, aveva eseguito in modo maldestro. L’elemento comune è costituito dalle imposte chiuse. Il collegamento fra il tema della masturbazione e l’impotenza è chiarissimo. L’Apollo del contenuto latente del sogno collega questo a un altro sogno precedente, in cui si trattava della vergine Pallade. Tutto in verità poco innocente.
Perché non s’immagini di poter facilmente dedurre dai sogni le reali condizioni di vita di chi sogna, riporto un altro esempio che sembra anch’esso innocente e proviene dalla stessa persona. “Ho sognato qualche cosa – racconta – che ho effettivamente fatto durante il giorno, e precisamente che riempivo di tanti libri una valigetta da far fatica a chiuderla. E ho sognato esattamente ciò che è avvenuto.” In questo caso è la narratrice stessa a dare il massimo peso alla concordanza fra sogno e realtà.419 Tutti i giudizi e le osservazioni di questo tipo sul sogno, quantunque abbiano trovato posto nel pensiero vigile, pure appartengono regolarmente al contenuto latente del sogno, come ci verrà confermato da altri esempi [vedi nel cap. 6, par. G, sottoparr. 2, 3, in OSF, vol. 3]. Ci vien detto dunque che la cosa raccontata dal sogno è effettivamente accaduta il giorno prima. Sarebbe troppo lungo descrivere per quale via ci sia venuta l’idea di ricorrere all’inglese per l’interpretazione. Si tratta ancora una volta di un piccolo box (confronta [cap. 4, Analisi] il sogno della figlia morta nella scatola) che è stato tanto riempito da non poterci più fare stare nulla. Questa volta perlomeno nulla di male.
In tutti questi sogni “innocenti”, il momento sessuale spicca in modo molto visibile come motivo della censura. Ma questo è un tema di particolare importanza che per ora dobbiamo tralasciare.