Nella primavera del 1912 (mentre dunque stava scrivendo il secondo saggio di Totem e tabù) sorse in Freud (lettera ad Abraham del 14 giugno 1912) il pensiero che la scena del Mercante di Venezia di Shakespeare, in cui Bassanio sceglie fra i tre scrigni quello di piombo, e l’altra scena del Re Lear, in cui il re chiede amore alle sue tre figlie, avessero relazione con il giudizio di Paride, come ad esempio è stato descritto in La belle Hélène di Meilhac e Halévy, musicata da Offenbach. Col materiale mitologico che Rank e Sachs lo aiutarono a raccogliere in quei giorni, giunse rapidamente a formulare una soluzione che anticipò a Ferenczi in una lettera del 23 giugno, e che è sviluppata in questo lavoro pubblicato l’anno dopo, col titolo Das Motiv der Kästchenwahl, su “Imago”, vol. 2(3), 257-66 (1913). Esso fu riprodotto in Sammlung kleiner Schriften zur Neurosenlehre, vol. 4 (1918), pp. 470-85, in Gesammelte Schriften, vol. 10 (1924), pp. 243-56, in Psychoanalytische Studien an Werken der Dichtung und Kunst (Vienna 1924), pp. 15-28, e in Gesammelte Werke, vol. 10 (1946), pp. 24-37. Traduzione di Pietro Veltri.
Quando questo scritto, pervaso dal problema dell’amore e della morte, fu pubblicato, Freud scrisse a Ferenczi (lettera del 7 luglio 1913) che il suo interesse per l’argomento doveva connettersi con pensieri concernenti le sue tre figlie, la più giovane delle quali, Anna, stava maturandosi assai bene, mentre la seconda, Sophie, si era fidanzata proprio nell’estate del 1912.