Quest’opera, intitolata Das Ich und das Es, è stata pubblicata presso l’Internationaler psychoanalytischer Verlag nell’aprile 1923. Era stata ideata fin dall’estate del 1922 e fu terminata entro l’anno; al settimo Congresso internazionale di psicoanalisi (Berlino, settembre 1922) alcuni dei pensieri in essa svolti erano stati anticipati (vedi sopra lo scritto Qualche parola sull’inconscio, in OSF, vol. 9).
L’opera è stata riprodotta in Gesammelte Schriften, vol. 6 (1925), pp. 351-405, in Theoretische Schriften (1911-1925) (Vienna 1931), pp. 338-91 e in Gesammelte Werke, vol. 13 (1940), pp. 237-89.
Il libro completa e conclude la serie degli scritti teoretici con i quali Freud, dal 1914 al 1922, ha elaborato la sua concezione del funzionamento dell’attività psichica. Si collega quindi alla Introduzione al narcisismo (1914, in OSF, vol. 7), agli scritti di Metapsicologia (1915, in OSF, vol. 8), ad Al di là del principio di piacere (1920) e a Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921) (vedi sopra in questo volume).
Il termine Es, che appare nel titolo del libro è tratto, come Freud stesso dice (vedi oltre cap. 2) da un’opera di Georg Walther Groddeck, Das Buch vom Es (Internationaler psychoanalytischer Verlag, Vienna 1923), trad. it. Il libro dell’Es (Adelphi, Milano 1966). Già Nietzsche aveva usato questa espressione; e si è supposto anche che Groddeck l’avesse assimilata attraverso il proprio maestro, Ernst Schweninger, rinomato medico tedesco che di Nietzsche era fervido ammiratore. Il termine “Es” viene usato da Groddeck, e qui da Freud, per indicare quanto, pur agendo nella persona umana e orientandone il comportamento, è vissuto come un che di estraneo, come una forza che si contrappone all’Io in cui la persona si riconosce. “Es” è il pronome neutro di terza persona che nella lingua tedesca è impiegato come soggetto dei verbi impersonali (corrisponde al latino “id”), ed esprime quindi bene in quella lingua il carattere oggettivo e impersonale dei bisogni pulsionali. Groddeck esercitava la medicina a Baden-Baden. Si era accostato alla psicoanalisi fin dal 1917 (tanto che partecipò ai Congressi, a partire da quello dell’Aia del 1920) pur conservando una propria indipendenza. Freud gli indirizzava anche qualche paziente che non poteva o voleva curare egli stesso (vedi ad esempio nel Carteggio Freud-Groddeck, Adelphi, Milano 1973, a p. 52 la lettera di Groddeck del 2 luglio 1921) ed ebbe sempre simpatia e stima per lui, anche se, dato il carattere dei due uomini, vi furono spesso oscillazioni nei loro rapporti. Va comunque rilevato che in una importante lettera che Freud scrisse a Groddeck il 17 aprile 1921 (vedila nel Carteggio cit., pp. 46 sgg.) è già contenuto un significativo riconoscimento della pregnanza del termine Es per designare le “profondità” della psiche. E segue, sempre in questa lettera, una rappresentazione grafica dell’apparato psichico che assomiglia molto a quella riportata più oltre nel cap. 2. (Vedi anche la lettera di Freud a Groddeck datata “Natale 1922”.)
Freud dunque, con questo libro, ha cercato di completare le sue precedenti dottrine, così da giungere a una visione sintetica e unitaria del funzionamento dell’apparato psichico. La difficoltà alla quale egli stesso fa riferimento nella breve premessa consisteva nel fatto che quelle dottrine si erano costituite in base a esigenze differenti, e ricorrendo a forme diverse di rappresentazione nelle quali era prevalso ora il punto di vista dinamico, ora quello topico, ora quello economico.
Riprendendo il problema già affrontato nel Progetto di una psicologia (1895, in OSF, vol. 2), nel capitolo 7 della Interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), e negli scritti di Metapsicologia cit., di una rappresentazione intuibile della struttura dell’apparato psichico, Freud cerca di accordare la sua prima teoria delle province psichiche con quella che ora diventa la teoria delle istanze.
A tale scopo egli esamina ancora una volta il concetto di inconscio, e respingendo la identificazione dell’Io con la coscienza, perviene alla dimostrazione che una parte dello stesso Io è inconscia. Analizza pure la modalità con la quale i contenuti inconsci si fanno coscienti, e discute se ciò avvenga per uno spostamento di tali contenuti dall’uno all’altro sistema, o in quale altro modo. Giunge così al concetto che il farsi cosciente si compia per il tramite dei residui mnestici verbali auditivi che si trovano nel preconscio. Per quanto riguarda le impressioni provenienti dall’interno (di cui sono particolarmente rappresentative le impressioni della serie piacere-dispiacere) esclude invece che abbia un significato un loro essere preconsce, cosicché esse o sono inconsce o sono coscienti.
Circa la dottrina della libido, vengono ripresi i concetti dell’Introduzione al narcisismo, i quali vengono però adattati alla nuova concezione derivante da una distinzione tra Io ed Es. Così vengono pure distinti un narcisismo primario, costituito dalla concentrazione della libido nell’Es, che diventa esso, in luogo dell’Io, il “grande serbatoio della libido” (vedi oltre nota 480), concetto, questo, che era stato introdotto nel 1914 in una nuova edizione dei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905, in OSF, vol. 4), Terzo saggio, par. 3, e un narcisismo secondario (in cui la libido risulta necessariamente desessualizzata, o sublimata) dovuto al sostituirsi dell’Io all’oggetto, per introiezione di quest’ultimo. La immagine che si trova per la prima volta in Introduzione al narcisismo cit., par. 1, dell’ameba la quale proietta al di fuori i propri pseudopodi, o li ritira all’interno della massa protoplasmatica, non è pertanto più utilizzabile.
Anche per le introiezioni dei vari oggetti, viene distinta una introiezione primaria per identificazione (che è alla base dell’ideale dell’Io o Super-io) e la introiezione per la perdita dell’oggetto (come indicato nel saggio metapsicologico Lutto e melanconia del 1915, pubblicato nel 1917). Le varie successive introiezioni concorrono alla formazione del carattere, e quando entrano fra loro in conflitto danno luogo ai fenomeni di scissione della personalità o di “personalità multipla”.
Nello sviluppare la dottrina delle istanze psichiche, Freud ha particolare cura di stabilire come le stesse istanze non si debbano concepire quali entità separate. L’Io è soltanto una parte differenziata (per l’azione esercitata dalla realtà, attraverso il sistema Percezione-Coscienza) dell’Es, ed è con l’Es sempre in diretto rapporto. A sua volta l’ideale dell’Io (o Super-io) è una differenziazione dell’Io. Il Super-io rimane però anch’esso in stretto contatto con l’Es per la sua derivazione dal complesso edipico, le cui componenti pulsionali hanno sede appunto nell’Es: tanto che il Super-io risulta talora l’avvocato, o il rappresentante dell’Es presso l’Io, e ciò anche se contiene gli imperativi con cui l’Io si difende dall’Es. Freud ci mette in guardia dal sostanzializzare le varie istanze psichiche.
I valori di cui il Super-io è rappresentante non derivano soltanto dall’autorità parentale, o dalle altre successive autorità introiettate, ma anche filogeneticamente da tutto un processo di trasmissione ereditaria. Nell’Es individuale, attraverso la sedimentazione di esperienze multigenerazionali, vengono conservati quegli elementi che poi – per i rapporti esistenti fra Es e Super-io – concorrono a configurare il Super-io in determinati modi. A proposito delle istanze psichiche, Freud osserva come anche in determinati animali si abbia una distinzione fra un Io e un Es.
La dottrina dualistica dell’attività pulsionale è ripresa da Al di là del principio di piacere (1920). Tuttavia nella presente nuova opera sono contenuti a questo proposito da un lato l’illustrazione del concetto di impasto e disimpasto (Mischung e Entmischung) delle pulsioni erotiche e di morte (anche in relazione allo sviluppo e alla regressione pulsionale), dall’altro un tentativo – attraverso l’analisi della trasformazione di una pulsione nel suo opposto – di superare e temperare il dualismo pulsionale nel concetto di un’unica tendenza conservatrice, volta a ripristinare un equilibrio turbato dall’apparire della vita nell’universo.
Tuttavia Freud ha cura di ribadire (vedi cap. 4) la differenza qualitativa tra le due specie di pulsioni anche di fronte a quelle situazioni in cui una pulsione cede improvvisamente il passo alla pulsione opposta. Egli sembra anzi preoccupato di differenziare la propria dottrina dualistica rispetto a quella monistica di Jung, che poco prima, in Tipi psicologici (1921), p. 437, si era rifatto al concetto eracliteo di Enantiodromia (o corsa nell’opposto) per sostenere la possibilità di una sostanziale tramutazione di una pulsione in quella contraria. [Vedi anche sopra Al di là del principio di piacere, par. 6.]
Nell’analisi dei rapporti di dipendenza dell’Io, ampio spazio è dedicato in quest’opera al senso di colpa inconscio, al suo manifestarsi sotto forma di resistenze, talora profondissime e irriducibili, all’azione terapeutica della psicoanalisi.
In relazione alla presente traduzione di Cesare L. Musatti, va richiamata l’attenzione su alcuni problemi di terminologia.
Freud usa in quest’opera indifferentemente, e con lo stesso significato Ichideal (ideale dell’Io), termine già introdotto nell’Introduzione al narcisismo (1914) e largamente impiegato in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921), e Über-Ich (Super-io), qui introdotto per la prima volta. Talora abbrevia Ichideal in Ideal. Una sola volta (vedi oltre cap. 3) è usato in questo scritto Ideal-Ich (Io ideale), ma nel senso stesso di Ichideal. L’ideale dell’Io deriva dalla introiezione nell’Io di una protofigura parentale, che Freud indica talora come Höheres Wesen (essere superiore).
Contrapponendo le impressioni provenienti dal mondo esterno (Sinneswahrnehmungen, o percezioni sensoriali) a quelle che provengono dall’interno dell’apparato psichico, Freud usa per queste ultime i termini Empfindungen und Gefühle (sensazioni e sentimenti). La parola “sensazione” in italiano rimane perciò ambigua, in quanto può indicare tanto impressioni ricevute attraverso i sensi, quanto impressioni di provenienza interiore. Perciò quando vi sia possibilità di equivoco Empfindungen viene tradotto “sensazioni interne”.
Gewissen è tradotto “coscienza morale” (qualche volta “voce della coscienza”) e non “coscienza” senz’altro, perché non si confonda con Bewusstsein (“coscienza” contrapposta a “inconscio”).
Lust e Unlust, come opposti termini di una serie continua, vengono tradotti “piacere” e “dispiacere”, per mantenere la contrapposizione fonetica tedesca, quantunque in tal modo risulti in italiano impropria la espressione “dispiacere” per una non appagata soddisfazione di un bisogno fisico, quale ad esempio la fame. È reso con “dolore” (fisico) il termine tedesco Schmerz.
Anlehnung è tradotto “appoggio” (e quindi Anlehnungstypus “tipo per appoggio”) per uniformità con altre traduzioni, quantunque Freud usi questo termine per indicare non tanto una situazione (di appoggio) quanto piuttosto una ricerca (di appoggio).
Le abbreviazioni usate da Freud in quest’opera vengono adattate alle parole italiane corrispondenti. Freud le aveva comunque già usate fin dall’epoca della sua corrispondenza con Fliess (vedi la lettera N. 64 e la Minuta teorica N, entrambe del 31 maggio 1897), e poi ancora nel cap. 7 dell’Interpretazione dei sogni (1899) e nello scritto metapsicologico L’inconscio (1915). W (Wahrnehmung) è reso con P (Percezione); W-Bw (Wahrnehmung-Bewusstsein) è reso con P-C (Percezione-Coscienza); Bw (Bewusstsein) è reso con C (Coscienza); Vbw (Vorbewusst) con Prec (Preconscio); Ubw (Unbewusst) con Inc (Inconscio).
Freud anche in queste abbreviazioni usa la maiuscola iniziale, secondo la norma della lingua tedesca, quando si tratta di un sostantivo (Ubw per l’inconscio ad esempio) e la minuscola iniziale quando si tratta di un aggettivo (ubw Vorstellung per “rappresentazione inconscia”). Anche nella traduzione italiana è seguito lo stesso criterio: Inc (l’inconscio) e inc (inconscio come aggettivo).
Secondo l’uso già affermato nelle traduzioni italiane Ich e Über-Ich vengono tradotti “Io” e “Super-io”. Es è lasciato nella forma tedesca.