2 Territorio dell'Anio.
I comuni latini d'Antemna, Crustumerio, Ficulnea, Medullia, Cenina, Corniculo, Cameria, Collazia posti sul Tevere superiore e tra il Tevere e l'Anio, per la loro vicinanza erano attratti da Roma come da un centro naturale, e pare che fin dai tempi remoti la loro indipendenza abbia dovuto cedere alla prevalenza militare dei Romani. In tutto il circondario non troviamo che un solo comune indipendente, Nomento, il quale probabilmente salvò la sua libertà alleandosi a tempo con i Romani. Lungamente e con alterne vicende si combattè tra Latini ed Etruschi, cioè tra Romani e Veienti pel possesso di Fidene, testa di ponte degli Etruschi sulla sinistra del Tevere. Intorno a Gabio, che teneva la pianura tra l'Anio ed i monti Albani, la lotta durò a lungo e con esito incerto. Le incursioni dei Gabini, che non erano lontani da Roma più di due miglia e mezzo, nel territorio romano erano così frequenti che fin quasi agli ultimi tempi, «mantello gabino» aveva lo stesso significato di abito guerresco, e il territorio gabino, per antonomasia, era considerato come il prototipo del paese nemico[2]. Per mezzo di queste conquiste il territorio di Roma si allargò fino ad occupare circa 500 Km. quadrati. Ma un antichissimo fatto d'armi, benchè sotto forma di leggenda, rimase impresso nella memoria dei posteri assai più vivamente che il ricordo delle prime oscure guerre di confine.
Alba, l'antichissima sacra metropoli del Lazio, fu conquistata e distrutta dalle legioni romane. Quale origine avesse il conflitto e come si conchiudesse con la radicale distruzione di Alba la tradizione non dice; la lotta dei tre gemelli romani con i tre gemelli albani non è altro che una personificazione simbolica della lotta di due distretti potenti e affini, dei quali almeno il romano era uno stato costituito di tre elementi. Noi non sappiamo altro che il puro fatto del soggiogamento e della distruzione della città d'Alba per opera di Roma[3]. E non è da considerarsi che come una semplice ipotesi il fatto che nello stesso tempo in cui Roma si estendeva fino all'Anio ed ai monti Albani, anche Praeneste, che più tardi appare signora di otto vichi, e Tibur e parecchi altri comuni latini estendessero nell'istesso modo il loro territorio e gettassero le basi di una potenza, relativamente considerevole.