23. La Cappadocia.
Gli altri numerosi piccoli stati e le città dell'Asia minore, il regno della Bitinia, i principati della Paflagonia e della Galazia, la federazione licia e panfilica, le città libere di Cizico e di Rodi rimasero nelle loro modeste posizioni. Oltre il fiume Ali, la Cappadocia, dopo che il re Ariarate V Filopatore (591-624 = 163-130), specialmente con l'appoggio degli Attalidi aveva resistito al suo fratello e rivale Oloferne aiutato dalla Siria, seguiva essenzialmente la politica pergamense tanto nell'assoluto abbandono a Roma, quanto relativamente alla civiltà ellenica. Per essa questa civiltà si insinuò nella quasi barbara Cappadocia, sebbene con essa vi penetrassero anche i suoi vizi, come per esempio i baccanali e la dissolutezza delle truppe dei commedianti nomadi, chiamati «artisti».
In premio della fedeltà mantenuta verso i Romani, fedeltà che questo principe nella lotta contro il pretendente al trono di Pergamo aveva pagato con la propria vita, il suo erede minorenne Ariarate VI, fu non solo protetto dai Romani contro l'usurpazione tentata dal re del Ponto, ma gli fu anche data la parte sud-est del regno degli Attalidi, la Licaonia col territorio orientale limitrofo, che anticamente faceva parte della Cilicia.