21. Consegna e supplizio di Giugurta.
Giugurta fu immolato. Col pretesto che tutte le sue richieste sarebbero state soddisfatte, fu attratto dal suocero in un agguato, ove il suo seguito fu tagliato a pezzi ed egli fatto prigioniero.
Così, tradito dai suoi, cadde il gran traditore.
Carico di ferri, lo scaltro ed infaticabile africano fu condotto da Silla nel quartier generale dei Romani. Con ciò fu posto fine alla guerra dei sette anni.
La vittoria fu attribuita principalmente a Mario; e quando il vincitore, il 1° gennaio 650 = 104, fece il suo ingresso in Roma, il suo carro trionfale era preceduto da Giugurta adorno delle gemme reali e dai suoi due figli tutti carichi di catene; per suo ordine questo figlio del deserto pochi giorni dopo moriva nelle carceri sotterranee della città, nell'antica casa del pozzo, nel Campidoglio, nel bagno gelato, come l'africano lo chiamò quando vi pose il piede, per morirvi di fame e di freddo e finir poi strozzato.
Ma è certo che Mario di questi grandi successi ebbe la parte minore, poichè la conquista della Numidia sino al confine del deserto era opera di Metello, la presa di Giugurta opera di Silla, e fra questi due toccava a Mario una parte alquanto compromettente per un ambizioso uomo nuovo.
Mario sopportò a malincuore che il suo predecessore assumesse il nome di vincitore della Numidia; sbuffò di rabbia, quando poi il re Bocco fece mettere in Campidoglio un gruppo statuario d'oro che ricordava la consegna di Giugurta a Silla; e quanto aveva operato Silla ad occhi dei giudici imparziali offuscava non poco i fasti militari di Mario, più di tutto la brillante spedizione di Silla nel deserto, che mostrò il suo coraggio, il suo spirito e la sua perspicacia, il suo potere sugli uomini dinanzi al supremo duce ed all'intero esercito.
Queste rivalità militari avrebbero per sè stesse avuta poca importanza, se non vi si fosse inserito l'antagonismo politico dei partiti, se l'opposizione col mezzo di Mario non avesse soppiantato il generale di nomina senatoria, se il partito del governo non avesse con pungente calcolo festeggiato Metello e più ancora Silla come corifei militari e preferiti i medesimi al vincitore di nome, a Mario. Ritorneremo sulle fatali conseguenze di queste provocazioni nella narrazione della storia interna.
Del resto questa insurrezione dello stato vassallo numida non fu causa di alcun cambiamento notevole nelle condizioni politiche in generale nè in quelle della provincia d'Africa in particolare. Contro la politica seguita ordinariamente in questo tempo, la Numidia non fu convertita in provincia romana; senza dubbio perchè il paese non si poteva conservare senza un esercito che difendesse i confini contro i selvaggi del deserto e non si aveva intenzione di mantenere in Africa un esercito.
Roma si limitò per conseguenza a incorporare col regno di Bocco la parte occidentale della Numidia, probabilmente il paese tra Molocath e il porto di Salda (Bugia) – paese chiamato in seguito Mauritania Cesariense (provincia d'Algeri) –, e a dare il resto del regno di Numidia così ridotto, all'ultimo nipote superstite legittimo di Massinissa, fratellastro di Giugurta, per nome Gauda, il quale sin dal 646 = 108, per suggerimento di Mario, aveva fatto valere le sue pretese al senato[9].
Nello stesso tempo i Getuli che abitavano nell'interno dell'Africa come liberi confederati, entrarono nel numero delle nazioni indipendenti che erano venute a patti coi Romani.