13. Invasioni e lotte coi Cimbri.
Questo popolo di Cimbri, senza patria, che sino allora era stato impedito dai Celti stanziati sul Danubio, e specialmente dai Boi, di penetrare verso sud, fu indotto a rompere questa barriera dalle aggressioni dei Romani contro i Celti danubiani, sia che questi chiamassero gli avversari cimbrici in aiuto contro le irrompenti legioni romane o che ai Celti fosse vietato dall'avanzarsi dei Romani di difendere i loro confini settentrionali come avevano fatto sino allora.
Attraversando il territorio degli Scordisci e penetrati nel paese dei Taurisci nel 641 = 113 si avvicinarono al passo delle Alpi della Carniola, che il console Gneo Papirio Carbone rinforzò occupando le alture non lungi da Aquileia.
Settant'anni prima alcune tribù celtiche avevano tentato di stabilirsi al di qua delle Alpi, ma per ordine dei Romani abbandonarono il paese senza opporre resistenza; anche ora appare chiaro il grande timore dei popoli transalpini per la maestà del nome romano.
I Cimbri non aggredirono, anzi piegarono il capo al comando di Carbone che loro ingiungeva di sgombrare il territorio dei Taurisci, amici dei Romani, e seguirono le guide loro date da Romani per accompagnarli oltre il confine.
Ma queste guide avevano l'incarico di condurre i Cimbri in un agguato, dove il console li attendeva. Così presso Noreia, nell'odierna Carinzia, si venne a battaglia; i traditi vinsero il traditore che soffrì gravi perdite. Solo un temporale, che separò i combattenti, impedì il completo annientamento dell'esercito romano.
I Cimbri avrebbero potuto marciare contro l'Italia; preferirono volgere i loro passi ad occidente. Più per accordo con gli Elvezii e coi Sequani che per forza d'armi, si aprirono la via sulla sinistra del Reno e attraverso il Giura, e poi di nuovo minacciando, alcuni anni dopo la sconfitta di Carbone, il territorio romano.
A difesa del confine renano e del territorio più vicino degli Allobrogi comparve nel 645 = 109 nella Gallia meridionale un esercito romano capitanato da Marco Giunio Silano. I Cimbri chiesero che si assegnassero a loro delle terre; richiesta che non poteva assolutamente accordarsi. Il console per tutta risposta li assalì, ma fu completamente sconfitto e il campo romano espugnato.
Le nuove leve, rese necessarie da questo infortunio, erano già tanto contrastate che il senato ottenne perciò l'abrogazione delle leggi, dovute probabilmente a Caio Gracco, che limitavano la durata del servizio militare.
Ma i Cimbri, invece di approfittare della vittoria sui Romani, mandarono ambasciatori a Roma rinnovando la preghiera di accordare loro un territorio, e intanto pare che soggiogassero i circostanti cantoni celtici.