14. Armamenti di Mitridate.
Con tutta l'energia che gli era propria, Mitridate spinse i preparativi politici e militari per la guerra che gli era stata imposta.
Anzitutto egli strinse più salda alleanza col re di Armenia, Tigrane, e ottenne da lui la promessa di un esercito ausiliario che doveva penetrare nell'Asia anteriore impossessandosi del territorio per il re Mitridate, e dei beni mobili per il re Tigrane.
Il re dei Parti, offeso dal superbo contegno di Silla, se non si fece innanzi proprio come avversario, non apparve neppure come alleato dei Romani.
Mitridate intanto brigava per recitare la parte di Filippo e di Perseo, come rappresentante della nazione greca contro la signoria straniera dei Romani. Ambasciatori del Ponto si presentarono al re d'Egitto e all'ultimo rimasuglio della libera Grecia, la confederazione delle città cretesi, e li scongiurarono, essi, per cui Roma aveva già preparato le catene, ora nell'ultimo momento, di star saldi per la salvezza della nazionalità ellenica; almeno in Creta ciò non fu intieramente vano e numerosi Cretesi presero servizio nell'esercito del Ponto. Si sperava nell'insurrezione successiva degli stati protetti minori e minimi, della Numidia, della Siria, delle repubbliche elleniche; sulla rivolta delle province e specialmente dell'Asia minore smisuratamente oppressa. Si lavorava per la ribellione tracica, anzi per l'insurrezione della Macedonia.
La pirateria, già prima fiorente, venne ora sguinzagliata dappertutto come alleata benvenuta, e con terribile rapidità squadre di corsari in nome dei capi del Ponto infestarono tutto il Mediterraneo.
Con gioia fu appresa l'attesa notizia delle lotte intestine della cittadinanza romana e dell'insurrezione italica, vinta sì ma assai lontana dall'essere domata.
Immediati rapporti tra i malcontenti e gli insorti d'Italia non esistevano ancora; soltanto venne formato in Asia un corpo straniero armato e organizzato alla romana, il cui nerbo erano i fuggiaschi romani e italici.
Dal tempo delle guerre dei Persiani non si erano vedute nell'Asia forze belligeranti pari a quelle di Mitridate. Le notizie che egli, senza contare l'esercito ausiliario armeno, abbia preso campo con 250.000 fanti, 40.000 cavalieri, e che in mare vi fossero trecento navi pontiche coperte e cento scoperte, non sembrano esagerate per un generale che disponeva degli innumerevoli abitatori della steppa.
I capitani erano Greci e, specialmente i fratelli Neoptolemo e Archelao, esperti ed intelligenti; anche tra i soldati del re non mancavano uomini valorosi che disprezzavano la morte, e le armature lucenti d'oro e d'argento, le ricche vesti degli Sciti e dei Medii si mescolavano gaiamente col bronzo e con l'acciaio dei soldati greci.
Naturalmente nessun saldo organismo militare teneva insieme queste variopinte schiere; anche l'esercito di Mitridate non era altro che una di quelle enormi macchine da guerra asiatiche, proprio come quelle che assai spesso e proprio un secolo prima avevano soggiaciuto a Magnesia ad una più elevata organizzazione militare; tuttavia l'oriente era ancora in armi contro i Romani, mentre nella metà occidentale del regno v'era tutt'altro che pace.