13. Scienze.
Quanto alla letteratura scientifica troviamo nella raccolta dei pareri giuridici di Marco Bruto, pubblicati verso l'anno 600 = 154, un tentativo degno di essere notato, quello di introdurre in Roma il modo usato dai Greci di trattare dialogate le materie dei diversi rami della scienza e di dare alla dissertazione con una sceneggiatura del dialogo determinata dalle persone del tempo e dal luogo, una forma artistica semidrammatica.
Senonchè gli scienziati che vennero poi, e fra quelli il filologo Stilone e il giurista Scevola, tralasciarono questo metodo più poetico che pratico tanto nelle scienze generali istruttive, quanto nelle più speciali tecniche.
Il crescente pregio della scienza come tale, e il prevalente interesse materiale esistente in Roma, si rilevano chiaramente in questa rapida emancipazione dal vincolo della forma artistica.
Si è già parlato in particolare delle scienze umane in generale, della grammatica o piuttosto della filologia, della retorica e della filosofia, in quanto esse ora divennero essenzialmente parti integrali della comune educazione romana, e perciò ora incominciarono a staccarsi dalle scienze tecniche.
Nella letteratura la filologia latina è in gran fiore, in stretto nesso col trattamento filologico da lungo tempo stabilito dalla letteratura greca.
Si è già osservato che verso il principio di questo secolo anche gli epici latini trovarono i loro ordinatori e i loro correttori del testo; e così fu rilevato che non solo il circolo di Scipione insisteva in generale prima di tutt'altro sulla correttezza, ma vi furono anche alcuni dei più segnalati poeti, come ad es. Accio e Lucilio, che impiegarono le loro cure a ordinare l'ortografia e la grammatica.
Nello stesso tempo furono fatti dei parziali tentativi, dal lato storico, di dare sviluppo alla reale filologia; si deve però ritenere per certo che le dissertazioni dei goffi annalisti dell'epoca, come quella di Emina «sui censori», di Tuditano «sui magistrati», saranno difficilmente riuscite migliori delle loro cronache.
Maggior interesse destano i libri sugli uffici, scritti da Marco Giunio, amico di Caio Gracco, considerati come primo tentativo di usufruire delle ricerche delle antichità per scopi politici[24], e la didascalica del tragico Accio composta in versi è un avviamento alla storia letteraria del dramma latino.
Però queste primizie di maneggio scientifico della lingua patria hanno ancora un'impronta poco scientifica e ricordano vivamente la letteratura tedesca ortografica, e così, senza commettere ingiustizia, si potrà assegnare un posto modesto anche alle ricerche archeologiche.