15. Leggi delle dodici tavole.
Se questo è proprio stato il disegno degli statisti romani, non se ne potrebbe negare la saviezza; ma resta a vedere se gli animi, tanto acerbamente eccitati da ambe le parti, avrebbero potuto accettare un tal componimento. I decemviri dell'anno 303 = 451 portarono il codice che avevano compilato, innanzi al popolo che lo accettò; onde il codice fu inciso sopra dieci tavole di rame ed affisso nel foro sulla tribuna dinanzi alla curia. Sembrando poi essere necessario un supplemento, si nominarono per l'anno 304 = 450 nuovi decemviri, i quali aggiunsero altre due tavole. Così nacque il primo ed unico codice romano: la legge delle dodici tavole. Nacque da un compromesso delle parti contendenti, ed appunto per ciò non può aver contenuto alcuna importante modificazione all'esistente diritto che uscisse dalla sfera delle misure di convenienza e di poliza. Persino negli affari di credito non fu introdotta altra modificazione se non quella che fissava il massimo degli interessi al 10%, e per cui gli usurai furono minacciati di dura pena: pena, giova notare, molto più aspra per l'usura che non per il furto. Il processo per debiti rimase, almeno nei suoi tratti caratteristici, rigido e crudele come era prima. E ancor meno s'introdussero cambiamenti nelle relazioni e nei diritti politici; la differenza tra i cittadini che pagavano le tasse e i nullatenenti, l'invalidità del matrimonio tra nobili e plebei furono riconfermate nel nuovo codice urbano, e allo scopo di stabilire un limite negli arbitrii dei magistrati e una tutela per i cittadini, fu prescritto espressamente che la legge più recente dovesse sempre prevalere sulla più antica, e che nessun plebiscito potesse promuoversi contro un singolo cittadino. Ciò che merita la massima attenzione è l'esclusione dell'appello in affari capitali ai comizi tributi, mentre fu mantenuto l'appello alle centurie: fatto che non si saprebbe spiegare altrimenti se non supponendo che si avesse di mira la soppressione del potere tribunizio e quindi anche quella dei processi criminali tribunizi. L'essenziale importanza politica del codice era non tanto nella sostanza delle disposizioni, quanto nell'obbligo che veniva di necessità imposto ai consoli di amministrare la giustizia secondo prestabilite forme di procedura e comuni norme di diritto, e nella pubblica affissione del codice delle leggi, per cui l'amministrazione della giustizia fu assoggettata al controllo del pubblico ed il console fu costretto a rendere a tutti indistintamente eguale giustizia.