3. Cacciata dei Tarquini da Roma.
Che per quanto sia ricamata con particolarità poetiche e ridotta a leggenda la storia della cacciata dell'ultimo Tarquinio detto «Il Superbo», non può certo muoversi alcun dubbio ragionevole sulla sostanza di questo fatto. La tradizione accenna in modo credibile alle cause di questo fatto: avere cioè il re omesso d'interpellare il senato e di mantenerlo in numero; avere pronunciato pene di morte e di confische senza consultare i senatori; avere ammassato nei propri granai immense provvigioni di cereali ed imposto ai cittadini, oltre ogni giusto limite, carichi di milizia e di servigi manuali. Prova dell'irritazione del popolo è la promessa formale pronunziata per sè e per i suoi discendenti da ogni romano, di non voler d'ora innanzi tollerare alcun re, e l'odio implacabile che d'allora in poi perseguì sempre il nome regio, ma più di tutto la disposizione che il Rex sacrificulus (che si credette dover creare affinchè gli Dei non si avvedessero della mancanza del consueto mediatore) non potesse coprire altro ufficio e che egli fosse bensì il primo, ma anche il più impotente di tutti gli ufficiali romani.
Coll'ultimo re fu bandita tutta la sua famiglia, prova dello strettissimo vincolo che allora teneva ancora insieme i consorzi gentilizi. La schiatta dei Tarquini si trasferì a Cere, forse antica loro patria, ove recentemente fu scoperta la loro tomba. In luogo della signoria d'un uomo eletto a vita si misero poi a capo del comune romano due signori annuali. Questo è ciò che si può, con certezza, ritenere per istorico nell'importante avvenimento[1].
È naturale che in una repubblica vasta come la romana il regio potere, particolarmente quando fu concentrato per molte generazioni nella medesima dinastia, dovesse presentarsi meglio preparato a resistere e che perciò la lotta ne riuscisse più aspra e più lunga che negli stati minori; ma non vi è alcun sicuro indizio che vi si immischiassero altri stati. La grande guerra coll'Etruria, che unicamente a causa della confusione cronologica negli annali è riportata così prossima alla cacciata dei Tarquini, non può considerarsi come un intervento dell'Etruria a favore di un compatriota danneggiato in Roma, pel semplice motivo che, malgrado la segnalata vittoria degli Etruschi, essi non restaurarono in Roma la dignità reale, nè vi ricondussero i Tarquini.