3. Provincia narbonese.
Il risultato di queste operazioni militari fu l'ordinamento d'una nuova provincia romana tra le Alpi marittime e i Pirenei.
Tutte le popolazioni residenti tra le Alpi e il Rodano divennero vassalle dei Romani e, probabilmente da questo momento, loro tributarie, se non lo erano già di Massalia.
Nel paese tra il Rodano e i Pirenei veramente gli Alverniati conservarono la libertà e non pagarono tributo ai Romani; ma essi furono costretti a cedere loro la parte più meridionale del proprio territorio mediato o immediato, la zona al mezzodì delle Cevenne sino al Mediterraneo e il corso superiore della Garonna sino a Tolosa.
Lo scopo principale di questa occupazione essendo quello di una comunicazione per terra tra l'Italia e la Spagna, non appena si entrò in possesso del paese fu iniziata la costruzione di una strada lungo il litorale.
A tale scopo fu ceduto ai Massalioti, i quali già possedevano su quel litorale una serie di stazioni marittime, una striscia di costa della larghezza da un quinto sino a tre decimi di miglio tedesco, con l'obbligo di mantenere in buono stato la strada.
Dal Rodano ai Pirenei costruirono i Romani stessi una via militare, che dal suo promotore Enobarbo fu detta via Domizia.
Come di solito, con la costruzione stradale andò di pari passo la costruzione di nuove fortezze. Nella regione orientale fu scelto il luogo dove Caio Sestio aveva sconfitto i Celti, e dove la bellezza del cielo e la fertilità del suolo, nonchè le numerose sorgenti calde e fredde, invitavano a fondare una colonia; qui sorse un villaggio romano, «Bagni di Sestio» Aquae Sextiae (Aix).
Ad occidente del Rodano i Romani si stabilirono in Narbona, antichissima città celtica sul fiume navigabile Atace (Aude), a poca distanza dal mare, già nominata da Ecateo e che già prima di essere occupata dai Romani gareggiava con Massalia come mercato fiorente dello zinco britannico. Aquae non ebbe il diritto di città, ma rimase un campo permanente[4]; al contrario Narbona, sebbene realmente costruita per servire di posto avanzato contro i Celti, divenne come «Città di Marte», una colonia di cittadini romani e la sede ordinaria del governatore della nuova provincia celtica transalpina, o della provincia narbonese, come è detta più comunemente.