30. Risveglio di Mitridate.
Nemmeno in oriente le armi avevano riposato dopo l'imbarco di Silla nella primavera del 671 = 83.
La restaurazione delle antiche condizioni e la sommissione di singole città, costò anche in Africa come già in Italia più di una lotta sanguinosa; specialmente contro la libera città di Mitilene, Lucio Lucullo dopo avere esaurito tutti i mezzi più miti dovette finalmente condurre le truppe, sino a che una vittoria in campo aperto non pose fine all'ostinata resistenza della cittadinanza.
Frattanto il governatore romano d'Asia, Lucio Murena, si era implicato in nuove difficoltà col re Mitridate.
Questi si era occupato dopo la pace a ristabilire il suo dominio anche nelle province dei nord; egli aveva pacificato la Colchide, mettendo come governatore il suo proprio valido figliuolo Mitridate; quindi si era sbarazzato anche di questi ed ora si preparava, pare, ad una spedizione nel suo regno bosporanico.
Dietro le assicurazioni di Archelao, il quale frattanto era costretto a cercare ricovero presso Murena, che questi armamenti erano diretti verso Roma, Murena si mosse con le sue truppe verso la Comana di Cappadocia col pretesto che Mitridate possedeva ancora distretti di confine nella Cappadocia, e violò così il confine del Ponto (671 = 83).
Mitridate si accontentò di muovere querela a Murena, e poichè ciò era inutile, al governo romano. Infatti apparvero alcuni inviati romani di Silla per ammonire il governatore; ma egli non si piegò, anzi attraversò l'Alys ed entrò nel territorio indiscusso del Ponto, per cui Mitridate decise di respingere la violenza con la violenza.
Il suo generale Gordio dovette trattenere l'esercito romano finchè il re venne con forze assai superiori e lo costrinse a battaglia; Murena fu sconfitto e respinto con gravi perdite al di là del confine romano nella Frigia, le guarnigioni romane furono respinte da tutta la Cappadocia. Murena ebbe bensì la sfacciataggine di chiamarsi vincitore in seguito a tali avvenimenti e di accettare il titolo di imperatore (672 = 82); tuttavia la dura lezione e un secondo ammonimento di Silla lo persuasero finalmente a non spingere oltre la cosa; la pace fra Roma e Mitridate fu rinnovata (673 = 81).
Per questa pazza guerra era stata differita la presa di Mitilene; solo al successore di Murena venne fatto, dopo un lungo assedio per mare e per terra, nella quale circostanza la flotta bitinica prestò buoni servigi, di prenderla d'assalto (675).
La decennale rivoluzione e l'insurrezione in oriente ed occidente erano finite; lo stato era di nuovo retto da un governo unitario e all'interno e al di fuori regnava la pace. Dopo gli spaventosi sconvolgimenti degli ultimi anni, questa tregua era già per sè stessa un benefico sollievo; fra poco si doveva decidere, se qualche cosa di più se ne dovesse attendere, se quel grande, che aveva raggiunto il difficile scopo di vincere il nemico interno e quello difficilissimo di domare la rivoluzione, sarebbe bastato a quello ancora più difficile, quello cioè di ristabilire l'ordine sociale e politico allora vacillante nelle sue fondamenta.
* Nell'edizione Dall'Oglio 1962: "È di questo Bruto che si tratta".