2 Sistema decimale.
La più attendibile prova dell'età e dell'originaria esclusività del sistema decimale presso gli Indo-germani ci viene offerta dalla nota concordanza in tutte le lingue indo-germaniche delle voci numerali sino a cento inclusivamente. Per quel che riguarda l'Italia, vi si rinvengono radicati tutti i più antichi ragguagli del sistema decimale; e basterà ricordare la tanto comune decina dei testimoni, de' mallevadori, degli inviati, dei magistrati, il pareggiamento legale d'un bue con dieci pecore, la divisione del distretto in dieci curie, e in generale le istituzioni decurionali, la limitazione, la decima pei sacrifici e la decima dei campi, le decimazioni e il prenome Decimo.
Applicazioni di questo antichissimo sistema decimale rispetto alla misura, alla notazione e alla scrittura sono le cifre italiche degne di grande considerazione. All'epoca della separazione dei Greci e degli Italici è evidente che non esistevano ancora segni numerali. Noi troviamo invece per le tre più antiche e indispensabili cifre, l'uno, il cinque e il dieci, tre segni I, V ovvero Λ, e X, i quali sono manifeste rappresentazioni del dito solo, della mano aperta e d'entrambe le mani, che non sono tolte nè dagli Elleni, nè dai Fenici ma sono usate comunemente dai Romani, dai Sabelli e dagli Etruschi. Non si può non riconoscere in queste cifre i più antichi ed esclusivamente nazionali principii della scrittura italiana, e nello stesso tempo una prova dell'attività dell'antichissimo commercio interno degl'Italici nell'età in cui ancora non erano cominciati i commerci oltremarini. Quale tra le tribù italiche abbia inventato questi segni, o da chi li abbia presi, non si può sapere. Del resto sono scarse le traccie del sistema decimale puro. In generale tra quelle misure italiche che non si associano a istituzioni greche e che furono probabilmente sviluppate dagli Italici prima che essi entrassero in relazione coi Greci, è in generale predominante la divisione dell'intiero (as) in dodici «unità» (unciae). Secondo il numero dodici si ordinano appunto i più antichi sodalizi sacerdotali latini, i collegi dei Salii e degli Arvali e così pure la lega delle città etrusche. Nel sistema romano dei pesi, domina il numero dodici dividendosi la libbra in dodici parti come nella misura lineare il piede (pes) si divide egualmente in dodici parti; l'unità della misura romana della superfice è l'actus[1] di 120 piedi in quadro, composto del sistema decimale e duodecimale. Per la misura dei corpi questi sistemi di partizioni si saranno perduti. Quando si voglia por mente su di che si fondi il sistema duodecimale e come possa essere avvenuto che nell'egual serie di numeri sia sorto così presto e così generalmente accanto al numero dieci il numero dodici, non se ne potrà trovare la cagione se non nella comparazione del movimento del sole e della luna. Dalla doppia misura di dieci dita e dal giro del sole di circa dodici evoluzioni lunari è nata all'uomo la prima profonda immagine di una sopraunità composta di altre unità eguali fra loro, e con essa il concetto d'un sistema di cifre, e il primo principio di un'idea matematica. Sembra che il saldo sviluppo duodecimale di questo concetto sia proprio ed originario degli Italici ed avvenuto innanzi ch'essi praticassero gli Elleni.