2. Contese tra Pompeo e Metello.
Un fastidioso intermezzo nell'isola di Creta turbava frattanto non poco questo consolante successo delle armi romane. Era già il secondo anno che Quinto Metello stava là occupato a compiere la sottomissione dell'isola, ciò che in sostanza si era già effettuato, quando Pompeo, comparve nelle acque orientali.
Era inevitabile una collisione; poichè secondo la legge gabinia, il comando di Pompeo facendo concorrenza a quello di Metello, si estendeva su tutta l'isola, che è molto lunga, ma in nessun luogo larga oltre le venti miglia, tuttavia Pompeo ebbe tanto riguardo da non assegnare l'isola a nessuno de' suoi legati.
Ma i comuni cretensi ancora recalcitranti, che avevano visto come i loro compatriotti sottomessi fossero stati chiamati da Metello a rispondere della loro condotta colla più crudele severità, e avevano invece udito parlare delle miti condizioni che Pompeo soleva imporre ai paesi dell'Asia minore che gli si sottomettevano, preferirono di assoggettarsi tutti insieme a Pompeo, il quale, allora trovandosi nella Pamfilia, accettò l'offerta dei loro ambasciatori, e quando tornarono associò loro il suo legato Lucio Ottavio, affinchè partecipasse a Metello l'avvenuto trattato e prendesse possesso delle città sottomesse.
Veramente questo modo di procedere non era collegiale; ma il diritto formale era assolutamente dalla parte di Pompeo, e Metello aveva torto manifesto se, fingendo d'ignorare completamente la convenzione avvenuta tra le città e Pompeo, continuava a trattarle ostilmente.
Invano Ottavio protestò: invano fece venire dalla Acaia il legato di Pompeo, Lucio Sisenna, essendo egli stesso venuto senza truppe; Metello, non curandosi nè di Ottavio nè di Sisenna, strinse di assedio Eleuterna e prese Lappa d'assalto, ove fu fatto prigioniero Ottavio stesso, e lasciato libero dopo d'essere stato insultato, mentre i Cretesi presi con lui venivano consegnati al carnefice.
Così si venne a veri combattimenti fra le truppe di Sisenna, alla cui testa, rimasto questi ucciso, si pose Ottavio, e quelle di Metello. Ottavio, insieme al cretese Aristione continuò la guerra persino dopo che le schiere venute con Sisenna erano di nuovo state mandate nell'Acaia. Ierapitna, ove si trovavano i due condottieri, fu espugnata da Metello solo dopo un'ostinatissima difesa.
Lo zelante ottimate Metello aveva in realtà cominciato per proprio conto una vera guerra civile contro il supremo duce della democrazia; una prova dell'indescrivibile scompiglio a cui era ridotto il governo di Roma, fu che queste scene non ebbero altro risultato fuorchè un'amara corrispondenza fra i due generali, i quali un paio d'anni dopo sedevano di nuovo pacificamente, anzi, «amichevolmente» l'uno accanto all'altro in senato.