4. Espansione di Roma.
Consolidata così e cresciuta in vigoria, la nazione latina si sentì in grado non solo di mantenere da ogni parte i suoi confini, ma anche di allargarli.
Abbiamo già notato che gli Etruschi tennero solo per breve tempo la supremazia sul Lazio e che le condizioni di questo paese non tardarono a ridursi allo stato in cui esso si trovava al tempo dei re, e da questo lato non si mutarono nè si estesero i confini se non più d'un secolo dopo la cacciata dei re. Il Lazio, nei primi tempi repubblicani, così come ai tempi dei re, si volse più volentieri, o meglio quasi esclusivamente, alla conquista dei popoli finitimi, di oriente e mezzogiorno, cioè dei Sabini che occupavano le terre fra il Tevere e l'Aniene, degli Equi sull'Aniene superiore, e dei Volsci sulla costa del mare Tirreno.
Quanto rapidamente il paese dei Sabini venisse ridotto alla dipendenza di Roma lo dimostra la posizione in cui lo troviamo nei tempi successivi.
Durante le guerre sannitiche eserciti romani traversavano la Sabina come un paese compiutamente e da lungo tempo pacificato; e quanto alla lingua la Sabina sostituì molto presto, e certo molto prima che non i paesi dei Volsci, il proprio dialetto col dialetto romano.
Pare che l'occupazione della Sabina per parte dei Romani non incontrasse che lieve difficoltà; e dagli stessi annali risulta la debolissima parte che i Sabini presero alla disperata resistenza degli Equi e dei Volsci, e, ciò che è più importante, nella Sabina non s'incontrarono piazze forti, come invece ne troviamo in gran numero particolarmente nel piano dei Volsci.
Questa facilità di occupare la Sabina si potrebbe forse attribuire alla singolare coincidenza che, intorno a questi tempi, le schiere sabine si erano sparse nella bassa Italia, dove, furono talmente attirate dalla fertilità ed amenità del paese posto tra le rive del Tiferno e del Volturno, che appena, a quanto pare, si curarono di contendere la loro patria ai Romani.
Assai più vigorosa e tenace fu la resistenza opposta dagli Equi e dai Volsci. Noi non ci attarderemo a narrare in queste pagine le guerre che ogni anno si rinnovavano tra questi due popoli, raccontate nella cronaca romana in modo da non distinguere la più insignificante scorreria dalla guerra devastatrice, ed il cui nesso storico è completamente trascurato; ci limiteremo ad accennare i durevoli successi. È agevole rilevare dallo studio dei fatti, quanto ai Romani ed ai Latini stesse a cuore di separare prima di ogni altra cosa gli Equi dai Volsci e di assicurarsi le vie di comunicazione. In questa contrada i Latini fecero i primi passi fuori del loro confine e fondarono le più antiche piazze forti federali, le così dette colonie latine, Velitrae, nella pianura sotto i monti albani, probabilmente nel 260 = 294, Suessa nella pianura pontinia, Norba sui monti (si suppone nel 262 = 492) e Signia rinforzata nel 259 = 495, tutte situate nei punti di comunicazione tra i paesi degli Equi e dei Volsci[7].
E ancora più compiutamente fu raggiunto lo scopo coll'accesso degli Ernici nella lega dei Latini e dei Romani (268 = 486), per la quale i Volsci rimasero interamente isolati e la lega si procurò così un baluardo contro le genti sabelliche che occuparono le terre verso mezzogiorno e verso oriente: non è difficile comprendere la causa per cui, a questo piccolo popolo, si accordasse piena parità cogli altri due, sia nel consiglio, sia nella spartizione del bottino. Da quel tempo i deboli Equi non offrivano alcun pericolo, e bastava, di tanto in tanto, di far contro di loro una scorreria e a metterne a sacco il territorio.
Con maggiore energia resistettero i Volsci, il cui paese fu conquistato lentamente col mezzo di castelli, attorno ai quali, a mano a mano che si andava guadagnando terreno, sorsero città. A Velletri tennero dietro Suessa Pomezia, Ardea (312 = 442) e, cosa di non poca meraviglia, l'estrema Circei (fondata o per lo meno fortificata nel 311 = 443), di modo che, fino a tanto che durarono in libertà Anzio e Terracina, le comunicazioni con la più meridionale fortezza latina non avranno potuto essere mantenute che per mare.
Si erano fatti parecchi tentativi per occupare Anzio e vi si riuscì nel 287 = 467; ma nell'anno 295 = 459 la città ricuperò di nuovo la sua libertà, e non fu che dopo l'incendio dei Galli e dopo una guerra accanita di tredici anni (dal 365 = 389 al 377 = 377) che i Romani riuscirono a conquistarla unitamente al territorio pontino, il quale colla fondazione delle piazze forti di Satricum, poco distante da Anzio (369 = 385) e di Setia (371 = 383) fortificata nel 375 = 379 fu assicurato e, nell'anno 371 e seguenti, diviso in lotti agrari e distretti cittadini.
Da quel tempo in poi i Volsci si sono ribellati ancora qualche volta, ma non hanno mai più potuto sostenere una guerra contro Roma.