12.Risultato estetico.
Tale era la commedia romana del sesto secolo.
La maniera con cui gli spettacoli greci si portarono a Roma, ci offre un prezioso mezzo di paragone storico per misurare il diverso grado di coltura delle due nazioni; ma sotto il punto di vista estetico e morale, se l'originale non raggiungeva una grande elevatezza, la copia ne era molto inferiore.
La classe del popolino era in Roma una classe trascurata ed eterogenea, priva di ogni delicatezza, a cui non interessava la fine rappresentazione dei caratteri e perciò la commedia non s'appoggiava più sulla realtà, ma le persone e le situazioni sembravano messe insieme arbitrariamente come in un mazzo di carte. L'originale era un quadro della vita, l'imitazione una caricatura.
Con una direzione capace di annunziare un agone greco a suon di flauto, con cori di danzatori, con tragedi, con atleti, e di mutarlo poi in una bastonatura, con un pubblico, il quale, come lamentano anche poeti d'età meno remota, abbandonava in massa il teatro per accorrere allo spettacolo dei pugilatori, dei funamboli e persino dei gladiatori, i poeti romani, che erano mercenari di bassa condizione sociale, dovevano più o meno adattarsi, contro le proprie convinzioni e contro il loro buon gusto, alla dominante frivolezza e rozzezza.
Ciò nonostante fu possibile che fra di loro sorgessero alcuni vitali e vigorosi ingegni; i quali ebbero almeno il coraggio di respingere l'elemento straniero dalla poesia, e, una volta trovata la via, produrre piacevoli ed anche importanti creazioni.