5. Il governo romano e i Barca.
Anche a Roma non fu presa alcuna misura per dare energicamente una diversa direzione agli affari di Spagna. La prima e più attendibile ragione dell'indifferenza dei Romani fu indubbiamente la loro ignoranza delle condizioni della lontana penisola, e questa fu anche la causa principale che decise Amilcare a scegliere la Spagna e non l'Africa per compiere i suoi progetti. È impossibile che gli schiarimenti, con i quali i comandanti cartaginesi prevennero i commissari romani spediti in Spagna per raccogliere sul luogo precise notizie, e le assicurazioni, che quanto avveniva non aveva altro fine che quello di pagare prontamente le contribuzioni di guerra dovute ai Romani, potessero trovar fede nel senato. Probabilmente nei progetti d'Amilcare non si vide altro scopo che quello di trovare in Spagna il risarcimento dei tributi e del commercio perduti con le isole, ritenendo assolutamente impossibile una guerra aggressiva da parte dei Cartaginesi, e non meno impossibile una invasione in Italia partendo dalla Spagna, per quanto ciò apparisse da positive informazioni e dallo stato stesso delle cose.
Che alcuni cartaginesi del partito della pace vedessero più in là non si può dubitare; ma con tutto il loro modo di pensare essi non potevano essere disposti a dare degli schiarimenti ai loro amici romani intorno alla procella che si addensava e che il governo cartaginese da lungo tempo non era in grado di scongiurare.
Con tali comunicazioni essi avrebbero accelerata la crisi invece d'impedirla, e quando pure l'avessero fatto, queste denunzie di parte, sarebbero state accolte in Roma, e non a torto, con una certa riserva.
Ad ogni modo, il rapido e violento estendersi della potenza cartaginese in Spagna doveva finalmente destare l'attenzione ed il timore dei Romani; di fatti essi negli ultimi anni che precedettero lo scoppio della guerra cercarono di porvi un limite.
Verso l'anno 528=226, memori della recente loro amicizia per i Greci, i Romani strinsero alleanza colle due città greche o semigreche Zacinto o Sagunto (Murviedro, non lungi da Valenza) ed Emporia (Ampurias) sulla costa orientale della Spagna; e, dandone avviso al comandante cartaginese Asdrubale, gli imposero nel tempo stesso di non varcare nelle sue conquiste l'Ebro, ciò che fu anche promesso.
Questo non fu fatto certamente all'intento d'impedire una invasione in Italia per la via di terra, poichè il generale che l'avesse intrapresa, non poteva essere trattenuto da un trattato, ma per porre un limite alle forze materiali dei Cartaginesi spagnuoli, che cominciavano a divenire pericolose, e per assicurarsi un appoggio sicuro nei liberi comuni posti tra l'Ebro e i Pirenei, che Roma prese così sotto la sua protezione per il caso in cui si rendesse necessario uno sbarco ed una guerra in Spagna.
Per la imminente guerra con Cartagine, sulla cui inevitabilità il senato non si fece mai illusioni, i Romani non prevedevano dagli avvenimenti in Spagna altro inconveniente che quello di dovervi mandare alcune legioni e di trovarvi il nemico meglio provveduto di denaro e di soldati di quello che lo sarebbe stato senza la Spagna.
Essendo essi fermamente decisi (come lo prova il piano della campagna del 536=218 e come non poteva essere altrimenti) a cominciare e terminare la prossima guerra in Africa, l'esito di questa avrebbe nello stesso tempo deciso delle sorti della Spagna.
A procrastinare la dichiarazione di guerra contribuì il desiderio di incassare le contribuzioni di guerra, che in caso di rottura sarebbero state sospese, poscia la morte di Amilcare, per cui tutti ritenevano che con lui sarebbero periti anche i suoi progetti, e finalmente – allorquando negli ultimi anni il senato si accorse che non era prudente indugiare più lungamente a ricominciare la guerra – il desiderio, facile a comprendersi, di farla prima finita con i Galli della valle del Po, poichè essi, minacciati di esterminio, avrebbero certamente approfittato di qualunque guerra importante intrapresa dai Romani per chiamare di nuovo in Italia le popolazioni transalpine e rinnovare le incursioni celtiche sempre molto pericolose.
Non occorre dire che i Romani non si lasciavano imporre nè da riguardi verso il partito cartaginese, nè dai vigenti trattati; del resto, volendo la guerra, le faccende della Spagna ne fornivano ad ogni istante il pretesto.
Il contegno di Roma non è perciò incomprensibile; ma in pari tempo non si può negare che il senato ha trattato queste occorrenze con poco accorgimento e con molta fiacchezza, errore che diviene ancora più imperdonabile per il modo di condurre, in quest'epoca stessa, le cose in Gallia.
La politica dei Romani si manifesta ovunque per tenacia, logica e scaltrezza più che per grandiosi concetti e pronto ordinamento degli affari, nelle quali doti i nemici di Roma, da Pirro a Mitridate, l'hanno spesso superata.