14.La guerra siro-egizia.
Per ciò che concerne la Siria e l'Egitto i Romani poterono procedere più sommariamente.
I due stati erano fra loro in guerra ancora una volta per la Celesiria e la Palestina.
Secondo quanto affermavano gli Egiziani, queste province, in occasione del matrimonio di Cleopatra di Siria, erano state cedute all'Egitto; ciò che negava la corte di Babilonia, la quale ne era di fatto in possesso. Fu, come pare, l'assegnazione della dote sulle imposte delle città della Celesiria la causa della contestazione, e la ragione era della parte della Siria; la morte di Cleopatra, avvenuta l'anno 581=163, nel quale anno appunto cessarono i pagamenti delle rendite, diede motivo alla guerra.
Sembra che l'incominciasse l'Egitto, ma anche Antioco Epifane colse volentieri l'occasione per tentare ancora una volta – e doveva essere l'ultima – di raggiungere lo scopo tradizionale della politica dei Seleucidi, cioè la conquista dell'Egitto, mentre i Romani erano occupati negli affari della Macedonia.
La fortuna parve sorridergli. Il re d'Egitto, Tolomeo VI Filometore, figlio di Cleopatra, aveva appena oltrepassato l'età infantile, ed era circondato da cattivi consiglieri; dopo una grande vittoria riportata sul confine siro-egizio, Antioco potè, nello stesso anno in cui le legioni sbarcarono (583=171) in Grecia, entrare nel territorio di suo nipote, del quale rapidamente si impossessò.
Sembrava quasi che Antioco pensasse di estendere la occupazione su tutto l'Egitto in nome di Filometore; Alessandria gli chiuse perciò le sue porte, depose Filometore e nominò re, al posto di questi, il fratello minore Evergete II detto il Grosso.
Agitazioni avvenute nel suo regno richiamarono il re di Siria dall'Egitto. Quando vi fece ritorno trovò che durante la sua assenza i due fratelli si erano accordati e allora continuò la guerra contro entrambi.
Mentre si trovava appunto sotto Alessandria, non molto dopo la battaglia di Pidna (586=168), lo raggiunse l'ambasciatore romano Gaio Popilio, uomo di modi rozzi e duri, che gli comunicò l'ordine del senato di restituire tutto il paese conquistato e di sgomberare l'Egitto entro un dato tempo.
Antioco chiese tempo per risolversi; ma il consolare tracciò col bastone un circolo intorno al re e gl'impose di dichiararsi prima di oltrepassarlo. Antioco rispose che ubbidiva, e Popilio partì per la sua residenza per celebrare quale «dio e brillante apportatore di vittoria» il soggiogamento dell'Egitto al modo dei Romani, parodiando il trionfo di Paolo.
L'Egitto si sottomise spontaneamente al protettorato romano; nello stesso tempo anche i re di Babilonia rinunciarono con questo ultimo tentativo a mantenere la loro indipendenza verso Roma.
Come la Macedonia nella guerra di Perseo, così i Seleucidi fecero nella guerra celeserica l'ultimo sforzo per riguadagnare l'antica loro potenza; merita però considerazione, per la diversità che passava tra i due regni, il fatto che là fu decisa dalle legioni e qui dall'aspra parola di un diplomatico.