19. L'assassinio di Druso.
Con calore sempre crescente Filippo si sforzava di ottenere che la legge livia fosse annullata; la maggioranza si mostrava sempre più fredda nel difenderla. Il ritorno allo stato di prima fu ben presto considerato dalla grande moltitudine dei timidi e dei dubbiosi del senato come unico scampo, e la cassazione della legge per vizio di forma venne decretata.
Druso, a ciò acconsentendo con l'usata gravità, si limitò a ricordare, che era il senato stesso che restaurava gli odiosi tribunali dei cavalieri e usò del suo diritto di invalidare il decreto di cassazione mediante il suo veto.
L'attacco del senato contro il partito dei capitalisti fu respinto completamente e di buona o di mala voglia convenne piegare di nuovo il collo al giogo sino allora portato.
Ma i finanzieri non furono paghi di aver vinto. Mentre Druso stava una sera nel vestibolo per congedare il popolo, che come al solito lo aveva accompagnato a casa, egli cadde d'un tratto dinanzi alla statua di suo padre: una mano omicida lo aveva colpito, e così bene, che poche ore dopo morì.
Nelle ombre della sera l'assassino senza essere riconosciuto scomparve, nè si diè luogo ad alcuna investigazione giudiziaria; ma non ve ne era bisogno per riconoscere in quel colpo il pugnale con cui l'aristocrazia dilaniava sè stessa.
La fine violenta ed orribile toccata ai riformatori democratici fu pure destinata al Gracco dell'aristocrazia. Vi era in ciò un insegnamento triste e profondo.
Contro la resistenza o la fiacchezza dell'aristocrazia naufragò la riforma, anche quando i tentativi di riformare partirono dalle sue proprie mani.
Druso aveva impiegato tutte le sue forze e la propria vita per abbattere il dominio della classe mercantile; per organizzare l'emigrazione, per prevenire la minacciante guerra civile; egli stesso fu costretto a vedere ancora i mercanti governare più dispoticamente che mai, ed andare a monte tutti i suoi pensieri di riforma, e morì con la coscienza che la repentina sua morte sarebbe stata il segnale della più terribile guerra civile che mai avesse devastato il bel paese italico.